A Ramon: no tranquillo non ho nessuna intenzione di mollare... è che, volendo mantenere un simile livello di dettaglio nella narrazione, mi occorre tempo.
A Jean: grazie e... per catturare le immagini uso un programmino chiamato GameCam, simile a Fraps ma con meno limitazioni nella versione Free... è vero che perdo un po' di qualità, ma è molto, molto comodo, e posso gustarmi il gioco senza troppi "sbattimenti"...
Comunque, torniamo ai Piast...
Capitolo 3. Il conflitto boemo (1162 - 1166).
3.1. Preparativi.
Al tempo della nostra simulazione il Regno di Boemia, che comprende le regioni della Cechia e della Moravia, conserva solo un'indipendenza formale nei confronti del Sacro Romano Impero, rappresentandone, in verità, una mera appendice.
Vladislao II, della Dinastia dei Premyslidi, salito al trono nel 1158 per volontà dello stesso Barbarossa, è subito preoccupato di mostrarsi suo fedele alleato, prendendo parte alle famose Spedizioni italiane contro i Comuni.
Boleslao IV è sempilcemente nauseato dal volgare processo di germanizzazione che la Boemia è costretta a subire in questi anni.
Sentendosi politicamente forte, decide di intervenire militarmente, per liberare dal giogo tedesco i numerosi Slavi che ancora abitano quei territori (soprattutto fra gli strati più poveri della popolazione).
Il Piano d'invasione è tanto semplice quanto brutale: colpire per primo il cuore del Regno... Praga.
E' nell'ottobre del 1160 che il Principe Casimiro II lascia Breslavia, alla testa delle sue truppe di veterani, accampandosi sul confine sud-occidentale della Slesia, nella valle che separa i Sudeti dai Monti Metalliferi.
L'amministrazione del Ducato è quindi affidata al giovane Odon I (primogenito di Mieszko III Duca della Gran Polonia), educato alla corte di Cracovia, ed ormai avviato ad una brillante carriera politica.
Per non tradire la fiducia del Principe, vistosi spogliare del titolo faticosamente guadagnato nel '56, il sensibile Boleslao provvede immediatamente a riconoscerlo (almeno a livello nominale) Duca della Piccola Polonia.
Praga, sul cui territorio opera da anni una fitta rete di informatori slavi, pare una difficile conquista.
La massiccia presenza imperiale sulle sponde occidentali dell'Elba, unita alla guarnigione molto numerosa della cittadina, rendono consigliabile l'attesa di rinforzi da Gniezno.
Di seguito la mappa pervenuta all'accampamento del Principe nel marzo del '62...
3.2. L'invasione.
Con l'arrivo dell'inverno i Tedeschi riducono la consistenza dei presidi sull'Elba e lasciano ad Ovest di Praga la sola retroguardia del Capitano Nikolaus; per Casimiro è il momento di affondare il colpo.
Sorprendentemente, nel '63 anche l'ultimo contingente tedesco ripiega nel Brandeburgo...
Il "Sacro" Impero teme forse il rinnovato vigore dei Piast?
Nella placida notte dell'11 marzo, l'Armata di Casimiro sferra l'attacco.
La Polonia schiera, oltre ai veterani di Breslavia, circa 500 reclute di fanteria addestrate a Gniezno, 120 ulteriori Balestrieri professionisti e, addirittura, 125 Zwei Hander svevi mercenari (forse unica conseguenza positiva della presenza tedesca in Boemia).
La guarnigione di Praga, guidata dal misconosciuto ed inesperto capitano Jan (mentre il Re "fantoccio" Vladislao II, all'oscuro di tutto, marcia ancora al fianco dell'Imperatore, forse in Italia), consiste di un'enorme massa di contadini e rudi boscaioli armati di lance, asce e balestre.
Casimiro si affida alla tattica vincente di Breslavia, e divide le Forze in più Battaglioni:
settentrionale (costituito da buona parte della fanteria -leggera e pesante-, per l'assalto con le scale e torre mobile, + 2 unità di balestrieri ad offrire copertura nelle fasi iniziali);
occidentale (Fanti della Sudovia con ariete + tutta la cavalleria); orientale di riserva (40 Fanti leggeri muniti di scale + 120 Balestrieri mercenari).
A nord avanzano le macchine d'assedio, protette dai tiratori.
I Fanti leggeri slavi, agili e dotati di buona resistenza, sono i primi a scalare le mura, e si preparano ad affrontare la mischia.
In breve gli scontri si fanno cruenti su tutto il fronte
settentrionale, con l'arrivo di Zwei Hander e Lancieri. Balestrieri e miliziani nemici difendono fino allo stremo delle forze ogni centimetro di quegli spalti maledetti.
Ad Ovest i fanti della Sudovia, abbattuti come birilli dalle torri di guardia boeme, non indietreggiano ma sfondano la porta, permettendo l'intervento della cavalleria, guidata dal Casimiro in persona.
Varcata la soglia, uno spettacolo agghiacciante si presenta agli occhi del prode Generale: da ogni angolo, da ogni buio viottolo della città, sbuca un'orribile moltitudine di contadini, come un brulicare infinito di sudici insetti.
Sono addosso ai Polacchi...
Casimiro combatte, macella, impreca, sotto un cielo boemo bellissimo e impassibile...
E' uno scontro impari. Poco prima di venire completamente accerchiato dalla travolgente fiumana nemica, richiama gli uomini della sua Guardia e ripiega verso nord, lungo la strada interna che fiancheggia le mura.
I Fanti della Sudovia, i mercenari tedeschi a cavallo, gli Strezlcy, periranno tutti in quel carnaio, pur di consentire all'amato Generale di aprirsi un varco, districarsi dalla mischia e avere salva la vita.
Il loro estremo sacrificio sarà celebrato e cantato, nei secoli a venire, dai migliori poeti del Regno...
A nord, nel frattempo, la situazione è decisamente migliorata: con l'arrivo delle seconde linee polacche gli spalti sono stati a poco a poco dominati, la resistenza dei difensori fiaccata.
Le prime unità di lancieri possono scendere a terra, a protezione del Casimiro che sfila veloce, con le Guardie del corpo superstiti, alle loro spalle.
I miliziani boemi che hanno avuto l'ardire di rincorrere il Principe in ritirata, sbigottiti riceveranno la "puntuta accoglienza" dei lancieri mercenari già schierati dietro l'angolo.
Romperanno i ranghi all'istante.
Di conseguenza la massa dei fanti nemici si dilegua nell'oscurità del centro di Praga, dove il Capitano Jan riorganizza le difese boeme.
I Polacchi, dal canto loro, hanno il pieno controllo delle mura, della porta e delle strade settentrionali: Casimiro divide nuovamente gli uomini in 2 grandi Battaglioni.
Il primo raggiungerà il centro partendo dalla Periferia Nord; il secondo dovrà occupare i quartieri orientali e da lì convergere verso la piazza.
Sono mobilitate anche le truppe del Contingente di riserva, che andranno ad infoltire i ranghi del Battaglione orientale.
I Polacchi avanzano in colonna su entrambi i fronti, veementi.
A Nord...
... e ad Est.
Come da copione, sulla piazza principale si consuma l'ultimo massacro...
Praga, infine, si arrende, sfinita...
Ancora una volta il Nobile Principe risparmia i civili e si limita ad occupare, con i suoi uomini, gli edifici amministrativi e militari dell'insediamento.
In inverno viene raggiunto dal giovane Boleslao di Polonia, secondogenito di Mieszko III, fresco di investitura cavalleresca...
... e presto nominato Duca di Praga.
3.3. L'insurrezione morava e le interferenze imperiali.
Subito dopo la caduta della Capitale ceca, la Moravia insorge e proclama la propria indipendenza dal Regno di Boemia, rinnega ovviamente gli obblighi di vassallaggio contratti dal "Re fantoccio" nei confronti del Sacro Romano Impero e, infine, non riconosce l'autorità polacca.
E' ricostituito, in buona sostanza, il Principato Indipendente di Moravia.
In questa delicata situazione, i Tedeschi assumono un atteggiamento ambiguo: richiamano dal Brandeburgo i contingenti dei capitani Nikolaus e Fritz, stanziando il primo alle porte di Praga, e inviando il secondo sulle sponde occidentali del fiume Morava.
Mantengono e consolidano la posizione, senza attaccare...
Probabilmente supplicato dall'alleato e amico Vladislao II (divenuto ormai "Re senza Regno"), il Barbarossa deve essersi trovato nella difficile posizione di chi non può rifiutare l'intervento armato... e neppure mettere a repentaglio il proprio prestigio internazionale... Egli, dimostrando arguzia e lungimiranza, si è quindi limitato ad abbozzare un'offensiva in Boemia, senza azzardare un controproducente attacco alla Polonia (il cui peso politico è indubbiamente cresciuto negli ultimi anni), e senza nemmeno affondare il colpo in Moravia, dove un esercito ribelle determinato e numeroso, e oltretutto protetto dalle spesse mura del Castello di Olomoc, si sarebbe di certo rivelato nemico coriaceo e "duro a morire".
La mossa dell'Imperatore assume, per il momento, il significato di semplice provocazione, di pura dimostrazione di forza, allo scopo di intimorire gli avversari e di bloccarne l'iniziativa e la libertà d'azione...
Il Principe Casimiro II non si lascia impressionare da questa "guerra dei nervi" iniziata dai Tedeschi, e adotta le contromisure del caso: pur mantenendo a Praga una nutrita guarnigione (che deve avere un effetto deterrente per l'Armata di Nikolaus), non rinuncia a spedire sul confine orientale della Cechia il giovane Duca Boleslao, con una discreta quantità di uomini al seguito. Quest'ultimo, eludendo la "sorveglianza" imperiale, avrà il difficile compito di preparare e condurre la Campagna di Moravia.
Nell'inverno del '64 è il Papa stesso che, con una donazione spontanea di 2.000 Fiorini, sembra incoraggiare i progetti di conquista polacchi ...
...L'iniezione di fiducia pontificia spinge il Giovane Boleslao all'azione...
Raggiunto dai rinforzi e dal fratello minore Mieszko di Polonia (giovane Generale istruito a Gniezno), il Duca di Praga sconfina in Moravia...
E nel dicembre del '65 la sua Armata (poco più di 1.300 uomini) è ad un centinaio di Km. da Olomoc.
Con l'avvento della nuova Primavera le maetranze boeme completano (nonostante "l'ostruzionismo" del Capitano Nikolaus) le fondamentali Miniere d'oro, che garantiscono introiti fissi semestrali pari a 600 Fiorini...
... contemporaneamente i servizi segreti polacchi registrano il ripiegamento dell'inconcludente capitano Fritz (ora sostituito da Rainaldo) dalla Moravia all'Austria.
Rincuorato dalle buone nuove, il giovane Boleslao, coadiuvato dal promettente Mieszko di Polonia, colma la breve distanza che ancora lo separa dal Castello ribelle, e lo stringe d'assedio nei primi giorni d'aprile.
... Se poi si volessero cercare i motivi della prudente condotta imperiale, basterebbe riportare alcuni degli avvenimenti che hanno recentemente animato la Comunità cattolica.
Il devoto Sigismund di Lussemburgo (tedesco) ha sostituito il defunto Brian Maknab (scozzese, scomparso nell'ottobre del '65) nel Collegio Cardinalizio.
L' evento, in apparenza banale, assume rilevanza quando si scopre che l'Impero è ora l'unica Fazione cattolica a "disporre" di 2 Cardinali (oltre a Sigismund c'è l'anziano Peter Scherer, già dal '55) .
Considerando che uno dei punti salienti del programma di Restaurazione Fredericiana è proprio il controllo dell'elezione pontificia, il Barbarossa qui coglie un piccolo ma significativo successo.
Conseguenza inevitabile dell'ottimo lavoro svolto dai suoi prelati è il miglioramento dei rapporti con la Chiesa.
In conclusione, la scelta di rinunciare alla sovranità sulla Moravia, ritirando le truppe per non interferire con i progetti di conquista polacchi (Boleslao IV rimane pur sempre il Difensore della Fede), pare oggi perfettamente comprensibile.
3.4. La presa di Olomoc.
Dopo circa 6 mesi di assedio, e nonostante le proibitive condizioni climatiche, un impaziente Boleslao assalta le mura della capitale ribelle.
E' il bianco mattino del 16 ottobre 1166.
Sono essenzialmente 2 i vantaggi tattici del nemico: la netta superiorità numerica; la rassicurante solidità delle mura.
I Polacchi puntano tutto sul migliore equipaggiamento e sul temperamento dei loro soldati.
Fame, freddo e malattie hanno mietuto le prime vittime tra gli assediati, che schierano, comunque, la solita massa di contadini.
La prima "ondata" di unità d'assalto è pronta a riversarsi su tutta la sezione sud-occidentale delle mura (sono disponibili 3 scale, una torre mobile e un ariete).
Solo gli Zwei Hander, che spingono l'ingombrante e poco manovrabile torre, si trovano in imbarazzante difficoltà...
Subiranno gravissime perdite lungo il tragitto (perchè costretti a zigzagare come idioti a causa della ripida salita e della spessa coltre di neve che blocca le ruote del loro strumento d'assedio).
I difensori concentrano gran parte degli uomini sugli spalti, sicchè per i Fanti della Sudovia è oltremodo semplice conquistare la porta sguarnita...
I reparti di cavalleria (Streczly e Guardie del Corpo dei Generali) approfittano immediatamente della ghiotta opportunità di insinuarsi incolumi all'interno del castello...
...mentre sugli spalti il nemico è sul punto di soccombere (a terra la cavalleria è pronta a sterminare i superstiti ribelli in fuga)...
Ottenuto il totale annientamento dei moravi sulle mura, anche la fanteria può scendere ad occupare le strade...
Ci si muove in direzione del mastio ma, prima della carica finale, i Balestrieri provvedono a sfoltire i ranghi dei miliziani ammassatisi sul piazzale...
Giunge quindi il momento dell'attacco risolutivo...
Unica nota stonata della giornata...la morte del giovane Mieszko di Polonia, tradito dall'inesperienza...
Olomoc è così espugnata!... Pur non avendo mai dubitato della vittoria finale, Boleslao, desolato, prende atto della perdita di più della metà degli uomini...
Molto meno cavalleresco dello zio Casimiro e, infuriato e addolorato al contempo per la morte del fratello minore, Boleslao non riesce a frenare la "catartica" tentazione di abbandonarsi al barbarico saccheggio.
L'insurrezione morava è così sedata... il regno di Boemia liberato dal giogo imperiale... uno dei Sogni del Re Ricciuto divenuto realtà...