Royaume de Jerusalem - DEUS LO VULT

cheNNN
00mercoledì 5 ottobre 2011 01:35
BC 6.2 Difficile - Estrema con recruitment mod
Premessa:
Sarà un aar fuori dalle righe, cercherò di metterci sotto una storia di tradimenti e inganni di palazzo. [SM=g27973]

Anno 1555 d.C.
Era stanco. Le sue mani e i suoi abiti erano inzuppati di sangue fresco, la maggior parte dei suoi nemici. Rigirò la spada ancora una volta nel ventre dell'uomo che era a terra, non tanto per assicurargli una morte certa, ma piuttosto perchè ne traeva un certo piacere.
Cadaveri. Ce n'erano a migliaia. Gli avvoltoi volavano in cerchio molto al di sopra nella sua testa, in attesa che il loro massiccio pranzo potesse essere libero da coloro che erano sopravvissuti; il loro gracchiare quasi assomigliava a una spada che veniva affilata da un fabbro ormai vecchio e stanco per continuare a lavorare.
- MIO RE! - una voce provenne alla sua sinistra, lui girò lo sguardo nel tentativo di distinguere la persona che lo stava chiamando. Era alto più o meno come lui, puzzava di morte e il suo braccio sinistro pendeva inerte.
- Il giorno è nostro mio re! La strada per la città è finalmente libera da ulteriori ostacoli. Possiamo procedere come avevate ordinato, sempre che lei non ordini diversamente, sua maestà. -
Tossendo nel tentativo di rispondere al suo interlocutore, gracchiò alcuni versi che avrebbero dovuto significare "Procedete".
La figura incappucciata si voltò dopo aver recepito il suo comando, facendo un segno alla cavalleria in attesa più avanti sulla prateria. Ogni cavaliere aveva in mano due fiaccole o più, di cui una già accesa.
"Cosa ci dovranno mai fare con tutte quelle torce?" Si chiese.
Appena il soldato raggiunse i suoi commilitoni riferendo gli ultimi ordini, un boato di gioia maligna si diffose nell'aria, e i cavalieri partirono alla carica sulla città ormai indifesa. Lui restò a guardare, non ricordava cosa avesse ordinato, e non ricordava assolutamente chi lui fosse e dove si trovasse.
Passati pochi minuti dall'ingresso in città dei cavalieri e un'immensa nube di fumo si innalzò dalla città. Grida di donne, lamenti di bambini iniziarono piano piano ad arrivare dalla città fino alle sue orecchie. Urla disperate, pianti, voci di agonia terribili si sentivano dentro la città; quasi in contrasto a queste voci, si poteva ancora udire la gioia perversa e le grida di esultanza dei soldati che stavano perpretando il massacro.
Adesso le fiamme avvolgevano la città e la nube di fumo sopra di essa aveva assunto la forma di un teschio umano. Rimase sconvolto, era proprio lui il mandante di quel massacro così disumano?
Non aveva ancora finito di capire chi lui era e cosa stesse ancora facendo lì, quando la nube a forma di teschio avanzò improvvisamente verso di lui. Il teschiò aprì la bocca: la sua azione necessitava di qualcosa in cambio, e questo tributo era la sua vita. Non riuscì neanche a correre indietro che l'immensa nube a forma di teschio chiuse le sue grandi fauci su di lui.


Si svegliò di soprassalto sudato, con il respiro affannato e il cuore che batteva all'impazzata.
Un brutto sogno. E oggi sarebbe stata un'altra giornata piena di noia e responsabilità che a lui, Re Baldovino III d'Angiò, non andavano a genio. Pochi anni di regno, e già era stanco di quella vita. Aveva fatto di tutto per difendere e far prosperare quel piccolo regno crociato continuamente preso di mira dagli infedeli, ma qualsiasi cosa lui facesse per il suo popolo sembrava che gli si rivoltasse contro. Mercanti avidi e empi invadevano le strade sante di Gerusalemme, contenti di poter portare la ricchezza di quelle terre nei loro poveri regni in Occidente, ormai nella quasi totale povertà.
Ogni mattiva, poco prima dell'alba, era suo solito passeggare entro le mura della sua residenza per fare mente locale sulle sue responsabilità di Sovrano di un regno ormai instabile e sull'orlo del collasso.
Quella mattina però, accadde l'evento che il Re stesso chiamerà in seguito "l'ispirazione divina". Come suo solito passeggiava nel parco di quercie della sua residenza, il sole non era ancora sorto, ma piano piano la luce stava avendo la meglio sulle tenebre della notte.
Un rumore improvviso lungo la murata attirò l'attenzione del re: un paio di ombre, o forse di più, avevano scavalcato piccola muraglia a difesa della reggia, ed erano in cerca di qualcosa.
I loro sguardi si incontrarono. Le due figure nere iniziarono una corsa folle verso il re, ancora sbalordito dalla situazione. Un pugnale sibilò nell'aria, mancando di poco l'orecchio di Baldovino, ma recando comunque un taglio sulla guancia sinistra. Lui sguainò la spada corta, che portava con sè sin da quando suo padre gliela regalò come regalo per la sua carriera militare, si mise in posizione di combattimento e attese i suoi due avversari.
Le lame dei 3 guerrieri cozzarono, provocando delle scintille non appena si scontrarono. L'assassino che era sulla sinistra del Re, probabilmente colui che aveva lanciato maldestramente il pugnale, tentò di inserirsi sotto la guardia del re con una finta di lato alla quale seguì immediatamente un affondo che mirava dritto al cuore del ragazzo. Non cadendo nella sua iniziale finta, Baldovino indietreggio di un passo facendo sbilanciare goffamente il suo avversario e mandandolo quasi a ruzzolare per terra. Improvvisamente l'altro, approfittando della momentanea distrazione, fece volare un fendente sul braccio destro del re, nella speranza di recidergli il braccio.
Ma Baldivino era giovane, esperto, e soprattutto aveva visto e vinto tante di quelle battaglie che ormai quegli attacchi ai suoi occhi sembravano miseri tentativi disperati di ingaggio da parte di un principiante: con una piroetta verso destra, evitò il fendente nemico e contemporaneamente si portò sotto la sua guardia assestando nello stesso tempo un poderoso colpo con l'elsa della spada sulla testa del suo avversario il quale, non aspettandosi l'improvviso ed esperto contrattacco, finì a terra privo di sensi.
Subito l'altro assassino si gettò con una carica disperata verso il re menando fendenti all'impazzata. Baldovino assecondò il suo attacco, fino a quando gli attacchi del suo nemico non iniziarono a risultare lenti e impacciati a causa della stanchezza: parando un fendente con il filo della spada, si inserì nel centro della sua guardia con uno scatto improvviso menando dapprima un calcio alle sue parti intime, e finendo infine con un affondo preciso e ben mirato della sua spada verso il petto del suo nemico. Un esplosione di sangue acciecò momentaneamente il re, che indietreggiò al fine di pulirsi il viso. L'assassino ormai morto, crollò sul suo compagno ancora svenuto per terra.
Avvicinandosi ai sicari, Il re si assicurò che anche l'altro non si svegliasse più: avrebbero risposto insieme davanti a Dio dei loro peccati.

Dopo essersi lavato e dopo aver fatto rimuovere i 2 corpi dal giardino, Baldovino ripensò al combattimento: se avesse indossato l'armatura da cerimonia che indossava tutte le mattine e per tutto il giorno anche quella mattina, sarebbe sicuramente morto poichè i suoi movimenti sarebbero stati troppo lenti per rispondere agli attacchi dei suoi 2 assassini: calma e velocità erano state le chiavi della sua sopravvivenza quella mattina.
Calma e velocità...quelle parole continuavano a rimbombargli nella testa. Velocità. Calma. Ma certo!
- PIERRE! PIERRE! VIENI SUBITO QUI! - Urlò improvvisamente il re.
Si udì un uomo che correva freneticamente nel corridoio antistante la camera regale. Un servitore entrò dalla porta:
- Vostra Altezza, desiderate? -
- Manda un messaggio a tutti i Nobili, Generali, Vassalli, e GranMaestri degli ordini: digli che tra 5 giorni devono essere TUTTI presenti a palazzo poichè devo dar loro delle direttive da eseguire il più velocemente possibile! Vai, sbrigati! -
- Ai suoi ordini maestà. -
- Ah, Pierre...- disse Baldovino prima che il suo servitore uscisse - ...fai venire qui il prete: devo confessarmi. -


[FINE PRIMA PARTE. Nella seconda inizierò a narrare le gesta della campagna coi crociati, non temete [SM=g27964] ]
calf11
00mercoledì 5 ottobre 2011 09:10
Re: BC 6.2 Difficile - Estrema con recruitment mod
cheNNN, 05/10/2011 01.35:


Anno 1555 d.C.


Ciao, mi piace [SM=x1140522] ...
...ma mi sa che sei partito un po' troppo in là con gli anni [SM=x1140519]

Bye


cheNNN
00mercoledì 5 ottobre 2011 10:46
Argh, vabeh, appena inserisco il primo capitolo mi correggerò ç_ç
Crusades96
00mercoledì 5 ottobre 2011 16:33
continua così

P.S. bella firma, l'avevo messa anche io qualche mese fa
cheNNN
00giovedì 6 ottobre 2011 01:29
Capitolo 1 - Prima parte: una nuova era



L'agitazione cresceva nella sala. La riunione era stata convocata così all'improvviso, e senza alcuna emergenza di cui occuparsi. Il vocio continuo tra nobili e generali, vassalli e granmaestri continuava senza sosta, e si iniziava a sentire una certa aria di impazienza, poichè il Re, colui che li aveva convocati così d'urgenza, ancora non si era visto.
Le porte si spalancarono di colpo, e un ragazzo con un bianco mantello di seta pregiata entrò nella sala. Era il re, e al suo ingresso le voci immediatamente cessarono.
- Buona giornata a voi signori. Perdonate la mia chiamata così inaspettata e probabilmente fuori luogo, ma tra poco le vostre domande avranno finalmente una risposta. Vi ho convocati qui per discutere del futuro del nostro regno, un futuro finalmente diverso, del quale si riesce a scorgerne il profilo. Tutti noi sappiamo che il Regno Latino di Gerusalemme non sta attraversando il suo periodo più roseo, a causa delle continue guerre con i nostri temibili vicini e causa della nostra scarsa gestione delle immense risorse economiche che la nostra terra ci offre. Da ora in avanti, dovrete seguire queste due parole guida, sia nelle faccende economiche, sia nelle faccende militari: Calma e Velocità. -
Un mormorio di sorpresa si levò dal concilio:
- Signori, ho finalmente trovato il modo ideale per battere i saraceni sul loro luogo natio: ci vuole un punto saldo, dove attirare i loro attacchi, e un punto veloce rapido, ma soprattutto letale, che li spazzi via prima che la loro esperienza e la loro resistenza possano annientarci. Da ora in poi, l'esercito verrà composto da fanti esperti per tenere la posizione, arcieri di ottima esperienza e, soprattutto, la nostre unità di cavalleria dovranno assolutamente dividersi in leggera e pesante. Questo perchè abbiamo bisogno di mobilità per prendere nelle retrovie i nostri odiati nemici, e soprattutto abbiamo bisogno di rapidità per vincere le battaglie e, quindi, le guerre. Una guerra di posizione e di logoramento è disastrosa per le nostre armate e maggiormente per la nostra fragile economia; agiremo così quindi: da oggi stesso investiremo le nostre ricchezze per rinsaldare le falle delle casse del regno e per avere una ricchezza forte, invidiabile e soprattutto inattaccabile dalle potenze dell'Occidente. Terminata la risanatura economica, ci dedicheremo totalmente sulle nostre future conquiste militari. Qualche domanda? -
Il concilio rimase sorpreso, non tanto per il discorso, ma piuttosto per l'audace intervento del loro giovane e inesperto sovrano. Ogni membro della riunione era come se fosse stato rapito da quelle parole, come se fossero state percepito un comandamento divino. -
- Mio re, se posso permettermi di suggerirvi un obiettivo per rinsaldare la nostra economia... Il regno armeno è ricco e potente, e presenta delle vene minerarie di argento che fanno gola sia ai saraceni, sia ai romei. Per il nostro regno prendere possesso di quelle ricchezze sarebbe come manna dal cielo, vostra altezza. -
- Bene Rinaldo di Antiochia, metterai tu stesso in atto il tuo audace piano: prepara le armate settenrionali per l'invasione dell'armenia. Io guiderò un armata alla conquista di Medina, per far capire ai nostri "amati" vicini che noi siamo ancora presenti sul loro territorio, e non siamo affatto in decandenza! -
- Ma mio Signore...stiamo parlando di Medina! E' una delle città indipendenti meglio difese della zona, sarebbe azzardato tentare una campagna di conquista così prematuramente. L'ira attraverserà il mondo arabo per l'affronto, e c'è l'evidente rischio di Jihad contro la nostra Città Santa! - disse Almarico I d'Angiò
- Le Jihad ci saranno comunque, caro fratello: lasciare Medina in mano infedele o trascinarla nell'ovile del Signore comunque non ci impedirà di essere attaccati tra pochi anni dalla controffensiva saracena. -
Il principe non rispose, e nessuno nel concilio osava mormorare una parola.
- Bene! Dunque è deciso signori, sarà l'inizio di una nuova era! Siete congedati, andate e fate il vostro dovere. - Detto questo, Baldovino girò sui tacchi e uscì dalla sala per andare a ultimare i preparativi della conquista di Medina. -

Nel giro di 6 mesi, vennero iniziate le costruzioni di nuovi scali commerciali per quanto riguardava i porti, sia di mercati cittadini per quanto riguardava l'entroterra. Le casse del regno avrebbero raddoppiato in seguito la propria ricchezza, creando non poca incredulità negli esattori e nei mercanti. Nello stesso tempo, sia Rinaldo, sia Baldovino, partivano con le loro rispettive armate alla conquista dei primi territori della nuova era: un'era di gloria.

Nell'estate del 1155, l'armata di Rinaldo assediò Adana, ultima roccaforte del regno armeno. L'esercito ivi stanziato era composto da soldati esperti e soprattutto di mestiere. Quello di Rinaldo invece, era composto per lo più da coscritti arruolati all'ultimo momento ad Antiochia e qualche unità di mercenari. Dopo il quarto giorno d'assedio, davanti agli occhi pieni di sorpresa di Rinaldo, l'armata armena tentò una sortita per sbaragliare le forze latine.
Un esercito di professionisti contrapposta ad uno di contadini: solo un genio poteva impedire una totale disfatta da parte dei crociati.


Rinaldo aveva un'unica chance per vincere quella battaglia disperata: imbottigliare e circondare il generale nemico e tutta la sua cavalleria e massacrarla velocemente. Senza il loro comandante, la fanteria armena non sarebbe stata in grado di continuare a lottare, sebbene fosse superiore di armi e qualità dei soldati.
Allora schierò gli arceri davanti, e dietro, quasi nascosti nell'erba alta, i lancieri miliziani. Sulle ali dello schieramento si mise lui e la compagnia di cavalieri mercenari arruolata pochi giorni prima.
Se tutto fosse andato come previsto, i cavalieri armeni, sicuri della devastazione portata dalla loro carica, avrebbero colpito per primi, e frontalmente, gli arcieri posizionati in posizione avanzata rispetto al resto dell'esercito. A quel punto, con gli arceri in piena ritirata strategica, la fanteria crociata avrebbe circondato completamente tutta la cavalleria e il loro comandante e ne avrebbe lasciato soltanto la polvere.


Come previsto, l'esercito nemico avanzò disordinatamente, e la cavalleria era davanti al resto dell'esercito.


Subito gli arceri attirarono l'attenzione dei cavalli nemici, i quali si lanciarono in una folle carica verso il centro dello schieramento.

I fanti crociati, quindi, si gettarono sulla carica ormai spenta della cavalleria nemica


Nel frattempo, Rinaldo e la compagnia di cavalieri mercenari letteralmente massacrarono la disordinata e scomposta fanteria armena con possenti cariche laterali


Purtroppo, l'inesperienza delle milizie crociate fece si che i cavalieri armeni finirono per avere quasi la meglio su tutta la fanteria, e ciò provocò dapprima il crollo del fragile morale degli uomini, e in seguito al fuga di svariate componenti dell'esercito. A Rinaldo non restò che ripiegare e caricare alle spalle i rimasugli della cavalleria armena.


Il generale nemico nemmeno se ne accorse quando una lancia gli staccò completamente il cranio dal resto del corpo


Come previsto, la fanteria armena rimanente andò completamente in rotta, e ciò permise ai cavalieri mercenari di finirli senza via di scampo.
Fu una grande vittoria. Quasi impensabile...


...ma quella battaglia divenne anche nota col nome di "Il Bagno di Sangue di Adana".


[Fine Prima Parte]

BrIXiA-FiDeLiS
00giovedì 6 ottobre 2011 19:38
mi piace..e te lo dice un fan del Regno di Gerusalemme :D
Keirosophos
00giovedì 6 ottobre 2011 23:12
Bella cronaca [SM=x1140522]
_siculo_
00giovedì 6 ottobre 2011 23:40
mmm... mi stai facendo ripensare alle mie campagne crociate [SM=x1140491] spero che questo sia solo l'inizio! mi raccomando continuala [SM=g27960]


100 post [SM=x1140427] [SM=x1140427]
cheNNN
00venerdì 7 ottobre 2011 03:03
Capitolo 1 - Seconda parte: La presa di Medina e la caduta dell'Egitto



Mentre avanzava su Medina, il Re diede ordine alle spie del regno di entrare nella città araba e sabotarne i cancelli, affinchè la città potesse essere colta di sorpresa da un audace e letale blitz notturno: anche durante quella notte la velocità sarebbe risultata la carta vincente.





L'impresa delle spie ebbe successo, e l'esercito crociato entrò tranquillamente dentro la città nella totale oscurità. Purtroppo, le guardie ai cancelli offrirono una eroica resistenza, non volendo lasciare nemmeno un centrimetro di terreno ai crociati, e riuscirono così a lanciare l'allarme. Ma ormai era troppo tardi: la totale superiorità numerica dell'esercito schiacciò le poche guardie all'entrata, e gli arcieri di guardia sulle mura poterono fare ben poco prima di venire trucidati. Il grosso della guardia cittadina si stava mobilitando, ma sarebbe stato vano ormai opporsi all'audace mossa di Baldovino: l'unica opzione rimanente agli infedeli era morire da eroi.
L'imam Sharif, capo militare e sovrano cittadino, si lancio alla carica contro gli invasori con la sua cavalleria, seguito da alcune milizie. Gli stretti passaggi, e le anguste vie cittadine annullarono il vantaggio della superiorità numerica crociata, perciò non fu facile per le inesperte e coscritte truppe latine opporsi a quel contrattacco. Ora l'esercito crociato, inadatto nel muoversi tra passaggi così stretti, era in netto svantaggio, e le perdite tra gli uomini iniziavano a farsi sentire.
Il morale iniziava a calare vertiginosamente, perfino il Re pensò per un attimo che quella notte di battaglia sarebbe potuta trasformarsi in una terribile disfatta.


Un grido si levò dalla mischia, un grido di dolore: Sharif crollò dal suo cavallo con una lancia conficcata nel punto debole della sua armatura, esattamente sotto l'ascella. Il miliziano crociato rimase così sbalordito dal suo colpo da manuale che non fece in tempo ad evitare che il cavallo di Sharif gli cadesse addosso, facendolo morire in maniera indecorosa.


La morte del generale nemico però fu una mano santa per il morale degli uomini, tant'è che questi riattaccarono gli arabi con maggior enfasi di prima, finendoli pochi minuti dopo la morte dell'Imam. Il morale ora, era alle stelle, la vittoria in pugno.


Ai superstiti poco rimase da fare, se non arrendersi o morire. Medina cadde in poche ore notturne di battaglia. Fu un gran evento, e un forte messaggio di sfida alle popolazioni infedeli.


Saccheggiando la residenza dell'ormai defunto Imam nemico, Baldovino riuscì anche a trovarne le ricchezze non spese, e partì subito alla volta di Gerusalemme per riempire le casse del regno con quella piccola fortuna tra le mani.


La notizia dell'eroica conquista di Medina fece il giro del mondo, tant'è che sia il papato, sia i romei e sia i siciliani fecero quasi a pugni per assegnarsi l'alleanza e l'amicizia commerciale del Regno di Gerusalemme.


Ciò non faceva che facilitare i piani di conquista futuri che Baldovino aveva in mente...presto tutto sarebbe cambiato.



Negli anni che seguirono la presa di Medina, il Regno di Gerusalemme aumentò notevolmente la propria influenza commerciale e militare. Ormai i mercanti gerosolimitani erano diventati pari in abilità come i loro corrispondenti saraceni, e le casse del regno non erano mai state così floride.
Baldovino riunì il concilio ancora una volta, durante il quale lui fece solo un annuncio che nessuno osò contestare:
"Signori, il tempo è giunto. La nostra economia è florida, e i nostri eserciti sono ben addestrati: siamo diventati una grande potenza ora, perciò preparate i vostri capitani: una grande potenza necessita di un grande spazio, e il corrotto impero dei Fatimidi sarà il primo a cadere dinanzi alla nostra superiorità! DEUS LO VULT!" disse quel giorno il Re.
Nonostante la corruzione, il regno Egiziano poteva contare su un buon numero di armate e un ottima conoscenza del territorio da parte dei suoi generali. Nonostante gli evidenti successi con le riforme fiscali, commerciali e militari, Baldovino sapeva che per questi primi tempi l'esercito crociato non poteva gestire da solo un evento di tale importanza come l'invasione di uno stato ancora potente come l'Egitto, sebbene corrotto al suo interno.
Fu così che il suo emissario più influente ebbe l'ordine di convincere il Papa, anche con una cospicua donazione in denaro, di indire una crociata contro Al Qahira, la capitale fatimida. Il papa, avido di ricchezze non esitò ad accettare la generosa proposta dell'ormai 30enne Baldovino, e nel 1161 proclamò la crociata.


Il re decise di aspettare che le armate dei suoi fratelli cristiani giungessero in Egitto per poter iniziare l'invasione: mentre i crociati d'Occidente avrebbero attirato il grosso delle forze saracene su di loro, i latini avrebbero puntato invece alle città costiere indifese, e poi avrebbero pensato ad assumere il controllo dell'entroterra. Non gli interessava della conquista del Cairo, la sua parte di Gloria l'aveva già avuta con la presa di Medina: ora c'era da puntare dapprima sulla calma, mentre si aspettavano i cristiani d'Occidente, e in seguito sulla velocità per occupare i territori strategici.




1164 d.C.

Non appena si ebbe notizia che un'imponente esercito Aragonese stava assediando Il Cairo, Baldovino diede ordine di innalzare i vessilli crociati al fine di unirsi ai loro fratelli cristiani contro gli infedeli e varcò il confine. Almarico assediò Alessandria, mentre Guglielmo, esponente dell'ordine del Sacro Sepolcro, avrebbe preso possesso di Damietta; Baldovino invece si sarebbe mosso verso l'entroterra, precisamente verso la roccaforte di Asyut, al fine di sottrarre ai fatimidi un'importante punto strategico. Dopo solo 6 mesi di assedio l'imponente esercito fatimida che difendeva Al Qahira venne completamente annientato dagli uomini della Corona d'Aragò: anche ad Alessandria e Damietta, senza difese, toccò lo stesso destino.






Nel 1166, gli uomini comandati dal Re giunsero nei pressi della roccaforte di Asyut. Il sovrintendente dei Fatimidi, ritrovatosi nelle mani il potere dopo la scomparsa dell'Imam nell'assedio del Cairo, era un generale che vantava un ottima intelligenza ed esperienza sul campo di battaglia: questa volta non sarebbe stato facile.
L'esercito comandato dal sovrintendente Abhkaf i'Myllah decise di affrontare Baldovino e la sua armata appena fuori dalla roccaforte. Al re non restava altra scelta che vincere la battaglia per assicurarsi il controllo di quella parte dell'entroterra;: in caso contrario, l'esercito egiziano avrebbe potuto riorganizzarsi, e riconquistare i territori perduti in pochi anni.
Agli uomini del sovrintendente si unì un corpo di superstiti provenienti dal Cairo, al quale venne ordinato di colpire da dietro gli uomini di Baldovino.
Il giovane sovrano, sospettando di questa mossa, dispose la cavalleria nel retro col compito di caricare a vista eventuali formazioni nemiche. I soldati fatimidi incaricati di attaccare alle spalle i crocati, vennero facilmente individuati e sterminati dai cavalieri latini.



Riunendosi al resto del suo esercito, Baldovino diede l'ordine di avanzare. Del sovrintendente e del suo esercito non si vide traccia...il re non si sentiva al sicuro. All'improvviso un'immensa orda di cavalieri saraceni fece capolino sull'orizzonte in corrispondenza di una collinetta di sabbia a poche centinaia di metri dalla fanteria crociata, e si lanciò alla carica approfittando dell'effetto sorpresa.
Fu un grande errore d'impazienza da parte di Baldovino, più di metà della sua fanteria venne annientata dalla poderosa e astuta carica dei cavalieri fatimidi.





Nonostante tutto gli uomini del Re non si persero d'animo e il resto della fanteria tentò di accerchiare i cavalieri. Approfittando del fatto che la cavalleria nemica era impegnata, Baldovino decise di vendicarsi, e trucidò i componenti della fanteria saracena che erano in ritardo sulle retrovie.


Ma il tempo scarseggiava, e la fanteria crociata non riuscì più a contenere nella morsa la cavalleria nemica.
Il Re di Gerusalemme quindi fece voltare i suoi cavalieri e chiamò una carica diretta verso le spalle della cavalleria nemica intrappolata


Anche il sovrintendente Abhkaf cadde sotto quella carica devastante



Il giorno era crociato! Con la morte del loro generale le truppe si iniziarono a muovere disordinatamente e a fuggire via dalla battaglia. Era stato sparso tanto sangue, più di 3/4 dell'esercito di Baldovino era stato massacrato, e molti erano ancora feriti mortalmente. Ma Asyut era totalmente sguarnita adesso, e venne occupata rapidamente dalle forze superstiti dell'esercito Gerosolimitano.



Il Regno Fatimida era crollato. Ora lo sguardo dei crociati si sarebbe rivolto più ad Est, verso le terre dell'Atabeg dei Siriani, Norandino.
Presto l'antica ascia da guerra verrà disseppellita...

[Fine Primo Capitolo]

(P.S. Grazie a tutti per il "tifo" [SM=g27960] )


Keirosophos
00venerdì 7 ottobre 2011 13:31
[SM=x1140522]
frederick the great
00venerdì 7 ottobre 2011 20:36
Bravo! [SM=x1140512] E complimenti per il banner, molto bello [SM=g27960]
cheNNN
00venerdì 7 ottobre 2011 22:18
Re:
frederick the great, 07/10/2011 20.36:

Bravo! [SM=x1140512] E complimenti per il banner, molto bello [SM=g27960]




Merito della tua guida =D, appena inserirò la mia campagna di conquista delle terre siriane proverò anche fare una mappa ^^ [SM=g27980]
Romolo Augustolo
00sabato 8 ottobre 2011 14:39
bravissimo, complimenti!!!!
cheNNN
00domenica 9 ottobre 2011 19:04
Capitolo 2: Nuovi orizzonti e vecchi nemici



Dopo alcuni anni di apparente calma, esploratori inoltratisi ancora di più a sud verso l'interno degli ultimi territori fatimidi, ebbero la certezza di aver avvistato una imponente armata egiziana che si dirigeva verso Asyut. Onde evitare brutte sorprese, Baldovino incaricò suo fratello Almarico di dirigersi con il suo esercito verso sud con il compito di annientare ogni eventuale minaccia lungo il percorso. E infatti, appena arrivati sul confine delle neo-terre crociate, ecco spuntare l'esercito fatimida assetato di vendetta.


Almarico diede subito ai suoi capitani di schierare le loro truppe secondo i suoi ordini: Cavalleria pesante e leggera sull'ala destra dello schieramento, tiratori a cavallo su quella sinistra, arcieri e fanteria al centro. Quel giorno Almarico avrebbe usato solo i cavalieri: era così stanco del deserto che non vedeva l'ora di tornare a Gerusalemme.

Appena in vista dell'esercito nemico, i Turcopoli avanzarono per colpire la cavalleria nemica


A quel punto la fanteria egiziana, attirata dai tiratori a cavallo crociati, iniziò una disordinatissima carica verso di loro. Era un occasione ghiotta per i cavalieri di Almarico, il quale diede subito l'ordine ai suoi di caricare immediatamente i fanti.
Mai nella vita di Almarico era capitato che tante vite venissero letteralmente annientate in così poco tempo dalle sue forze.



Qualche reparto di fanteria fatimida evitò la letale carica e non perdendosi d'animo carico la fanteria crociata. Un altro gravissimo errore che Almarico sfruttò per caricare alle spalle gli ultimi fanti rimasti.


Fu una vittoria leggendaria...l'esercito di Almarico non subì praticamente perdite.



Quella battaglia sarebbe sempre rimasta nel cuore di Almarico.

Uno dei prigionieri rilevò che il loro esercito veniva da Qenah, ultima fortezza dell'entroterra fatimida. Sicuramente non avrebbero trovato resistenza, così il principe ordinò di avanzare e conquistare Qenah per il Regno di Gerusalemme: praticamente sguarnita, la roccaforte cadde senza opporre resistenza.






Passato un anno dalla presa di Qenah, Baldovino terminò i preparativi per invadere le terre del suo più antico e potente nemico: Norandino.
Avrebbe usato la stessa tattica per la conquista dell'Egitto, mentre gli alleati d'occidente avrebbero preso d'assedio Aleppo attirando così il grosso delle forze nemiche verso la loro capitale, gli eserciti di Baldovino e di Almarico avrebbero preso possesso rispettivamente dell'importantissimo castello di Homs e della citta di Damas.
E così accadde: il papa, inebriato dalle ricchezze crociate, proclamò la conquista di Aleppo nel nome di Dio. La chiamata venne accoltà dalla maggior parte delle potenze cristiane d'occidente.





Dopo pochi anni di assedio, Aleppo cadde in mano pisana, ponendo così fine alla crociata.

Homs e Damas erano ora in possesso dei crociati; Baldovino voleva avanzare ancora verso l'interno, in modo da annientare il contrattacco siriano. Appena arrivate le milizie per riempire i 2 territori appena conquistati, Baldovino e Almarico marciariono verso l'Eufrate per prenderne possesso il più velocemente possibile.





Poche settimane dopo la partenza, l'esercito di Baldovino incontrò subito resistenza: un'armata siriana infatti, si stava dirigendo segretamente verso Homs nel tentativo di riconquistarla. Il Re e i suoi attesero l'esercito nemico nei pressi di un'alta collina, dove avrebbero teso una trappola agli infidi saraceni.



Appena i saraceni giunsero nei pressi della collina, Baldovino ordinò ai suoi fanti di caricare.



La cavalleria aveva l'ordine di aggirare dalle ali il nemico, e così facendo massacrò gli arcieri ancora appostati nelle retrovie


L'imboscata ebbe uno straordinario successo, poche furono le perdite crociate e l'armata siriana venne spazzata via


Le armate dei due fratelli giunsero quindi presso l'Eufrate: quest'importante e vitale fiume era difeso dalle 2 più famose e meglio attrezzate fortezze di Ar Rakkah e Dayr Az Zawr. La loro conquista era obbligatoria per il controllo di quel fiume. Almarico si diresse verso Dayr, mentre il Re verso Ar Rakkah. Qui la resistenza siriana si fece più furiosa, e appena varcati i nuovi confini, entrambi incapparono in 2 imponenti battaglie campali.


Battaglie per l'Eufrate 1172 d.C.


Almarico si ritrovò a fronteggiare gli uomini provenienti da Dayr Az Zawr che gli impedivano l'accesso al fiume: immediatamente attaccò battaglia.


Anche questa volta Almarico decise di utilizzare solo la cavalleria in battaglia: ordinò a tutti i cavalieri di porsi davanti ai fanti e di caricare a vista il nemico, fatta eccezione dei turcopoli, che avrebbero avuto l'ordine di sfoltire l'esercito nemico prima che la cavalleria partisse alla carica.




Appena avvistati gli infedeli, Almarico ordinò la carica.



Il capitano nemico fu uno dei primi a cadere di fronte alla devastante carica latina.


I cavalieri di Almarico continuarono a caricare, creando ondate di morte dopo ognuna di esse.




Le perdite furono innumerabili tra le file siriane, neanche degne di note quelle tra i crociati...vittoria schiacciante.


Nell'inversno del 1172, Baldovino si trovò ad affrontare l'esercito di Ar Rakkah non appena traversò l'Eufrate in direzione della fortezza. Decise di attaccar battaglia di notte per cogliere ancora una volta di sorpresa il suo nemico.

Ordinò il suo esercito in questo modo: la cavalleria venne divisa in 3 parti, la leggera nel centro, la semipesante sull'ala destra e la pesante su quella sinistra. I cavalleggeri avevano il compito di caricare a gli arcieri, qualora fossero avanzati per primi, affinchè attirassero la fanteria nemica verso quella crociata in formazione disordinata. La cavalleria semipesante ebbe l'ordine tassativo di caricare la controparte siriana schierata sui lati. La cavalleria pesante e la Guardia di Baldovino invece avrebbero aggirato lo schieramento e si sarebbero preparati ad attaccare alle spalle la fanteria intrappolata.






La tattica si rivelò molto efficace, l'esercito nemico venne annientato in meno di 1 ora.



Entrambe le fortezze ora erano sguarnite e non avrebbero potuto fortificarsi in tempo prima dell'arrivo degli eserciti crociati...





Dayr cadrà e sarà occupata da Almarico pochi mesi dopo la sua compagna Ar Rakkah. Ora il regno aveva una estensione territoriale almeno doppia prima delle riforme economiche e delle campagne di conquista. L'ispirazione avuta da Baldovino era risultata vincente su tutti i fronti.





I siriani erano stati messi in ginocchio in così poco tempo. Nessuno ora poteva pensare di fermare il Regno di Gerusalemme così avido di conquiste e territori...perchè pareva veramente che mettersi contro di loro avrebbe significato mettersi contro Dio stesso.

Keirosophos
00domenica 9 ottobre 2011 19:39
Bella cronaca!!
frederick the great
00domenica 9 ottobre 2011 22:49
[SM=g2584622]
Romolo Augustolo
00lunedì 10 ottobre 2011 14:32
ma bravo! io nella mia prima campagna crociata avevo preso BATOSTE SU BATOSTE O.o
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