Capitolo 1 - Seconda parte: La presa di Medina e la caduta dell'Egitto
Mentre avanzava su Medina, il Re diede ordine alle spie del regno di entrare nella città araba e sabotarne i cancelli, affinchè la città potesse essere colta di sorpresa da un audace e letale blitz notturno: anche durante quella notte la velocità sarebbe risultata la carta vincente.
L'impresa delle spie ebbe successo, e l'esercito crociato entrò tranquillamente dentro la città nella totale oscurità. Purtroppo, le guardie ai cancelli offrirono una eroica resistenza, non volendo lasciare nemmeno un centrimetro di terreno ai crociati, e riuscirono così a lanciare l'allarme. Ma ormai era troppo tardi: la totale superiorità numerica dell'esercito schiacciò le poche guardie all'entrata, e gli arcieri di guardia sulle mura poterono fare ben poco prima di venire trucidati. Il grosso della guardia cittadina si stava mobilitando, ma sarebbe stato vano ormai opporsi all'audace mossa di Baldovino: l'unica opzione rimanente agli infedeli era morire da eroi.
L'imam Sharif, capo militare e sovrano cittadino, si lancio alla carica contro gli invasori con la sua cavalleria, seguito da alcune milizie. Gli stretti passaggi, e le anguste vie cittadine annullarono il vantaggio della superiorità numerica crociata, perciò non fu facile per le inesperte e coscritte truppe latine opporsi a quel contrattacco. Ora l'esercito crociato, inadatto nel muoversi tra passaggi così stretti, era in netto svantaggio, e le perdite tra gli uomini iniziavano a farsi sentire.
Il morale iniziava a calare vertiginosamente, perfino il Re pensò per un attimo che quella notte di battaglia sarebbe potuta trasformarsi in una terribile disfatta.
Un grido si levò dalla mischia, un grido di dolore: Sharif crollò dal suo cavallo con una lancia conficcata nel punto debole della sua armatura, esattamente sotto l'ascella. Il miliziano crociato rimase così sbalordito dal suo colpo da manuale che non fece in tempo ad evitare che il cavallo di Sharif gli cadesse addosso, facendolo morire in maniera indecorosa.
La morte del generale nemico però fu una mano santa per il morale degli uomini, tant'è che questi riattaccarono gli arabi con maggior enfasi di prima, finendoli pochi minuti dopo la morte dell'Imam. Il morale ora, era alle stelle, la vittoria in pugno.
Ai superstiti poco rimase da fare, se non arrendersi o morire. Medina cadde in poche ore notturne di battaglia. Fu un gran evento, e un forte messaggio di sfida alle popolazioni infedeli.
Saccheggiando la residenza dell'ormai defunto Imam nemico, Baldovino riuscì anche a trovarne le ricchezze non spese, e partì subito alla volta di Gerusalemme per riempire le casse del regno con quella piccola fortuna tra le mani.
La notizia dell'eroica conquista di Medina fece il giro del mondo, tant'è che sia il papato, sia i romei e sia i siciliani fecero quasi a pugni per assegnarsi l'alleanza e l'amicizia commerciale del Regno di Gerusalemme.
Ciò non faceva che facilitare i piani di conquista futuri che Baldovino aveva in mente...presto tutto sarebbe cambiato.
Negli anni che seguirono la presa di Medina, il Regno di Gerusalemme aumentò notevolmente la propria influenza commerciale e militare. Ormai i mercanti gerosolimitani erano diventati pari in abilità come i loro corrispondenti saraceni, e le casse del regno non erano mai state così floride.
Baldovino riunì il concilio ancora una volta, durante il quale lui fece solo un annuncio che nessuno osò contestare:
"Signori, il tempo è giunto. La nostra economia è florida, e i nostri eserciti sono ben addestrati: siamo diventati una grande potenza ora, perciò preparate i vostri capitani: una grande potenza necessita di un grande spazio, e il corrotto impero dei Fatimidi sarà il primo a cadere dinanzi alla nostra superiorità! DEUS LO VULT!" disse quel giorno il Re.
Nonostante la corruzione, il regno Egiziano poteva contare su un buon numero di armate e un ottima conoscenza del territorio da parte dei suoi generali. Nonostante gli evidenti successi con le riforme fiscali, commerciali e militari, Baldovino sapeva che per questi primi tempi l'esercito crociato non poteva gestire da solo un evento di tale importanza come l'invasione di uno stato ancora potente come l'Egitto, sebbene corrotto al suo interno.
Fu così che il suo emissario più influente ebbe l'ordine di convincere il Papa, anche con una cospicua donazione in denaro, di indire una crociata contro Al Qahira, la capitale fatimida. Il papa, avido di ricchezze non esitò ad accettare la generosa proposta dell'ormai 30enne Baldovino, e nel 1161 proclamò la crociata.
Il re decise di aspettare che le armate dei suoi fratelli cristiani giungessero in Egitto per poter iniziare l'invasione: mentre i crociati d'Occidente avrebbero attirato il grosso delle forze saracene su di loro, i latini avrebbero puntato invece alle città costiere indifese, e poi avrebbero pensato ad assumere il controllo dell'entroterra. Non gli interessava della conquista del Cairo, la sua parte di Gloria l'aveva già avuta con la presa di Medina: ora c'era da puntare dapprima sulla calma, mentre si aspettavano i cristiani d'Occidente, e in seguito sulla velocità per occupare i territori strategici.
1164 d.C.
Non appena si ebbe notizia che un'imponente esercito Aragonese stava assediando Il Cairo, Baldovino diede ordine di innalzare i vessilli crociati al fine di unirsi ai loro fratelli cristiani contro gli infedeli e varcò il confine. Almarico assediò Alessandria, mentre Guglielmo, esponente dell'ordine del Sacro Sepolcro, avrebbe preso possesso di Damietta; Baldovino invece si sarebbe mosso verso l'entroterra, precisamente verso la roccaforte di Asyut, al fine di sottrarre ai fatimidi un'importante punto strategico. Dopo solo 6 mesi di assedio l'imponente esercito fatimida che difendeva Al Qahira venne completamente annientato dagli uomini della Corona d'Aragò: anche ad Alessandria e Damietta, senza difese, toccò lo stesso destino.
Nel 1166, gli uomini comandati dal Re giunsero nei pressi della roccaforte di Asyut. Il sovrintendente dei Fatimidi, ritrovatosi nelle mani il potere dopo la scomparsa dell'Imam nell'assedio del Cairo, era un generale che vantava un ottima intelligenza ed esperienza sul campo di battaglia: questa volta non sarebbe stato facile.
L'esercito comandato dal sovrintendente Abhkaf i'Myllah decise di affrontare Baldovino e la sua armata appena fuori dalla roccaforte. Al re non restava altra scelta che vincere la battaglia per assicurarsi il controllo di quella parte dell'entroterra;: in caso contrario, l'esercito egiziano avrebbe potuto riorganizzarsi, e riconquistare i territori perduti in pochi anni.
Agli uomini del sovrintendente si unì un corpo di superstiti provenienti dal Cairo, al quale venne ordinato di colpire da dietro gli uomini di Baldovino.
Il giovane sovrano, sospettando di questa mossa, dispose la cavalleria nel retro col compito di caricare a vista eventuali formazioni nemiche. I soldati fatimidi incaricati di attaccare alle spalle i crocati, vennero facilmente individuati e sterminati dai cavalieri latini.
Riunendosi al resto del suo esercito, Baldovino diede l'ordine di avanzare. Del sovrintendente e del suo esercito non si vide traccia...il re non si sentiva al sicuro. All'improvviso un'immensa orda di cavalieri saraceni fece capolino sull'orizzonte in corrispondenza di una collinetta di sabbia a poche centinaia di metri dalla fanteria crociata, e si lanciò alla carica approfittando dell'effetto sorpresa.
Fu un grande errore d'impazienza da parte di Baldovino, più di metà della sua fanteria venne annientata dalla poderosa e astuta carica dei cavalieri fatimidi.
Nonostante tutto gli uomini del Re non si persero d'animo e il resto della fanteria tentò di accerchiare i cavalieri. Approfittando del fatto che la cavalleria nemica era impegnata, Baldovino decise di vendicarsi, e trucidò i componenti della fanteria saracena che erano in ritardo sulle retrovie.
Ma il tempo scarseggiava, e la fanteria crociata non riuscì più a contenere nella morsa la cavalleria nemica.
Il Re di Gerusalemme quindi fece voltare i suoi cavalieri e chiamò una carica diretta verso le spalle della cavalleria nemica intrappolata
Anche il sovrintendente Abhkaf cadde sotto quella carica devastante
Il giorno era crociato! Con la morte del loro generale le truppe si iniziarono a muovere disordinatamente e a fuggire via dalla battaglia. Era stato sparso tanto sangue, più di 3/4 dell'esercito di Baldovino era stato massacrato, e molti erano ancora feriti mortalmente. Ma Asyut era totalmente sguarnita adesso, e venne occupata rapidamente dalle forze superstiti dell'esercito Gerosolimitano.
Il Regno Fatimida era crollato. Ora lo sguardo dei crociati si sarebbe rivolto più ad Est, verso le terre dell'Atabeg dei Siriani, Norandino.
Presto l'antica ascia da guerra verrà disseppellita...
[Fine Primo Capitolo]
(P.S. Grazie a tutti per il "tifo"
)