Social-AAR Via Crucis

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Imperatore I
00venerdì 10 giugno 2011 19:46
Prologo: La Terra dei sogni

Anno domini 1160. Sono passati otto anni dalla fine delle guerre civili e sette da quando Baldovino III , sia lodato il suo nome, ha massacrato gli infedeli ad Ascalona.
La pace regna sovrana nella terra che tutti desiderano e che nessuno riesce a dominare.
Sono anni in cui il regno di Gerusalemme è ricostruito e in cui gli altri principati si arricchiscono : la contea di Tripoli , retta da Raimondo III , vede la sua economia rifiorire con la costruzione di grandi mercati in cui mercanti greci, genovesi, veneziani e pisani fanno affluire grandissime quantità di merci, dalle più scadenti alle più pregiate, mentre le tasse sulla mercanzia ingrossano le casse del conte; ad Antiochia le ricchezze dovute all'apertura di uno scalo esclusivamente mercantile e all'installazione di un emporio pisano nella città, permettono al principe Rinaldo la costruzione di nuovi edifici pubblici e all'istituzione di una flotta, la prima dell'intero regno, sotto il comando dell'appena ventenne ammiraglio Meller.
Entrambi omaggiano il re Baldovino, quale loro sovrano e feudatario.
Egli è benevolo con i suoi vassalli perchè conosce la loro fedeltà e la loro fede, poichè mai sovrani furono più credenti e zelanti, disposti a dare la vita per la croce.
La fine delle guerre non ha giovato il regno solo da un punto di vista finanziario, ma anche diplomatico.
Le ricchezze accumulate nella casse del regno fecero gola a molti potenti infedeli avidi: il basileus Manuele fu il primo a invia innanzi al re i propri ambasciatori, mentre Demetrio di Georgia fu il secondo.
Baldovino accettò la loro proposta di alleanza per sventare le minacce dei popoli infedeli dei Zenghidi e dei Selgiuchidi.
Questi ultimi nonostante le ricche offerte del re, rifiutarono un'alleanza fruttuosa contro gli avidi Greci e i subdoli Zenghidi.
Baldovino inviò dunque risorse agli Armeni di cilicia assediati dal capitano selgiuchide Fayuk nella fortezza di Adana ed essi trionfarono massacrando molti infedeli.
Nel regno proliferano gli ordini monastico-cavallereschi dei Templari, dei Lazzariti e degli Ospedalieri.
Il maestro di quest'ultimi Raimondo Guy della Provenza si spense nel 1158 ad Antiochia città nella quale aveva sede l'ordine e città in cui il principe Rinaldo aveva affidato il figliastro alle cure dell'anziano maestro che ne fu tutore.
Alla morte del crociato diviene tutore del ragazzo il monaco Aleamme Cottaz, famoso per il suo sapere che spaziava dalla Matematica alla Storia.
Quel ragazzo fu sempre affascinato dal religioso che gli fu maestro fino all'età di sedici anni, quando, ormai maturo, partì da Antiochia per andare a studiare altrove.
Il suo nome era Boemondo d'Antiochia



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Imperatore I
00venerdì 10 giugno 2011 19:53
Dopo il prologo, ecco le domande che vi pongo gentili lettori.
Per scegliere la risposta dovrete postare il numero della domanda e vicino la lettera della risposta ( non so come chiamarla ) ( es. 1a,2c,3b,ecc.)

Domanda 1: Boemondo andrà a studiare a:

a) Gerusalemme per una carriera amministrativa

b) Tripoli per una carriera ecclesiastica

c) Acri per una carriera militare

Domanda 2: Boemondo con il patrigno Rinaldo è:

a) in cattivi rapporti

b) in buoni rapporti

c) nè in buoni nè in cattivi rapporti

Domanda 3: Boemondo è:

a) un capo naturale; infatti tutti i fanciulli gli obbedivano e lo seguivano sempre

b) un bravo combattente, capace di tenere testa anche a qualche cavaliere

c) un grande oratore, affascinava sempre tutti nella corte per il suo ben parlare

d) un semplice fanciullo, non portato a nessuna disciplina

e) bravo un pò in tutto


Le votazioni dureranno fino a domenica, quindi votate!!!!!!!!!
l-lukyx
00venerdì 10 giugno 2011 20:31
1-c
2-c
3-b
Caesar633
00venerdì 10 giugno 2011 21:19
1-c
2-b
3-b
Pico total war
00venerdì 10 giugno 2011 23:13
c
c
a
frederick the great
00sabato 11 giugno 2011 00:22
c
a
a
The Housekeeper
00sabato 11 giugno 2011 09:03
Re:

1-c
2-a
3-a
[SM=x1140491]

Kotian-il-Degno
00sabato 11 giugno 2011 11:31
1b
2c
3c
Picchiere fiammingo
00sabato 11 giugno 2011 12:54
c
b
b
pablo de toledo-tristero
00sabato 11 giugno 2011 12:59
1-c
2-a
3-c
pablo de toledo-tristero
00sabato 11 giugno 2011 13:01
non farmelo diventare un fanatico ammazza-islamici il boemondo eh!
boboav
00sabato 11 giugno 2011 13:12
1)a
2)b
3)e
Gaio Mario1
00sabato 11 giugno 2011 14:46
c
a
c
Bertavianus
00domenica 12 giugno 2011 00:04
a, b, c.

il_gA
00domenica 12 giugno 2011 08:50
1.c
2.a
3.a
Imperatore I
00domenica 12 giugno 2011 09:20
Re:
ok le votazioni sono concluse, a breve arriverà il capitolo
Arantal Elenna
00lunedì 13 giugno 2011 17:49
Re:
1 c
2 a
3 b


Gente_Tranquilla
00martedì 14 giugno 2011 18:54

a, c, c
Imperatore I
00mercoledì 15 giugno 2011 15:19
Le ombre nere di Gerusalemme

Anno Domini 1160.
Boemondo parte dalla sua città natale, Antiochia , nei primi di Aprile e, sotto una calura insopportabile e il sole battente, giunse al porto dove l'ammiraglio Meller teneva la sua piccola flotta aspettando gli ordini del principe.
Arrivato, Boemondo gli mostrò la lettera del principe Rinaldo chiusa con la ceralacca impressa dello stemma d'Antiochia.
L'ammiraglio l'aprì e lesse velocemente il contenuto, poi chiamò due marinai che aiutarono Boemondo a smontare da cavallo e poi l'accompagnò personalmente sulla nave.
Gli mostrò la mensa, la cabina del capitano e la cabina dove avrebbe alloggiato; Boemondo annuì ed entrò nella sua cabina: era una piccola stanzetta punita di un tavolinetto basso e di un letto alto e di uno sgabellino vicino.
Senza dire una parola, ma solo accennando un grazie, chiuse la porta della cabina e , aiutandosi con lo sgabello, salì sul letto, poggiò le mani dietro la testa e si distese.
Il suo pensiero subito volò ad Antiochia , la sua bellissima città, all'amata madre, alla bellissima sorella, Maria e al suo precettore Aleamme Cottaz, al granmaestro defunto Raimondo e a tanti altri, ma soprattutto al patrigno.
Boemondo sapeva benissimo che Rinaldo tentava di allontarlo da corte e da Antiochia. Mentre si allontanava dalla città lo vide sopra le mura.
L'aveva visto serio, quasi commosso, ma sapeva che era una maschera: Rinaldo lo odiava e lui odiava Rinaldo.
Da quando sua madre l'aveva sposato, Rinaldo aveva tentato in tutti i modi di allontanarlo dalla città: temeva il figliastro perchè era lui il prossimo erede al principato.
Rinaldo voleva un figlio, un erede e Boemondo lo sapeva; se ciò accadesse aveva da temere per la sua vita, come l'aveva avvertito il suo vecchio precettore e maestro, Raimondo di Provenza.

In pochi giorni arrivarono ad Acri: era una fortezza imponente, con mura spesse e robuste e sorvegliate da centinaia di soldati.
Boemondo si presentò alla guardia davanti al cancello della fortezza e porsi un'altra lettera di Rinaldo.
La guardia la lesse scrupolosamente, poi urlò il nome di un soldato e gli disse di accompagnare il ragazzo da Saint-Paul.
Boemondo l'aveva sentino nominare: era un valoro maestro lazzarita, molto anziano, che dirigeva e coordinava l'addestramento di membri dell'ordine, cavalieri, o semplici milizie.
Boemondo e il soldato attraversarono la fortezza e raggiunsero una torre, dove il granmaestro viveva in solitudine; il soldato bussò alla massiccia porta di legno e un rumore, quasi uno sbattere, venne da dentro.
Poco dopo un uomo anziano con i capelli e la barba lunga e vestito con stracci di un colore marrone su cui campeggiava la croce verde dell'ordine.
Il soldato gli porse la lettera e si congedò, lasciando il ragazzo e il granmaestro da soli uno di fronte all'altro in un imbarazzante silenzio.Saint-Paul lo fece entrare offrendogli di sedersi e di mangiare qualcosa, ma Boemondo scosse la testa imbarazzato, senza dire una parola.
L'interno della torre puzzava e il cibo che il granmaestro mangiava ancora di più; Boemondo si chiese come uno degli uomini più importanti del regno vivesse in questa tale schifezza, ma non ebbe il coraggio di chiederglielo.
Hugo gli indicò la stanza in cui avrebbe alloggiato per quella notte, una piccola camera che prima fungeva da osservatorio, così piccola che a malapena ci entrava il letto.
Il granmaestro gli disse che domattina avrebbero incominciato gli allenamenti e gli augurò la buona notte, nonostante fosse ancora giorno, e chiuse la porta.
Boemondo si addormentò subito, bombardato da mille pensieri e da mille preoccupazioni.

Il mattino seguente si svegliò molto presto, uscì dalla stanza e notò il granmaestro già in piedi mentre pregava Iddio di concedergli un altro giorno di aiuto verso i malati e coloro che soffrivano.
Diversamente dal giorno prima, Boemondo mangiò insieme a Hugo un pezzo di pane e una ciotola di latte, tutt'altra cosa rispetto alle colazioni cui era abituato ad Antiochia.
Dopo il pasto, indossò velocemente una piccola armatura datagli dal maestro e insieme si incamminarono verso la Caserma, il luogo in cui i ragazzi e gli uomini si allenavano costantemente, per ordine del principe Almarico, che temeva sempre un'invasione degli infidi Saraceni, come li chiamava lui.
All'accademia diede prova di non essere un bravo combattente: riusciva a tener testa a qualche ragazzo, ma bastava un soldato a disarmarlo senza fatica.
Riuscì invece a diventare il capo di quel gruppetto di ragazzi ricchi che aspiravano a un posto tra i cavalieri del regno: la sua eccellente dote di oratore e la sua naturale autorità aveva reso quel gruppo di rampolli, un gruppo di pecore, lo seguivano ovunque e obbedivano ai suoi ordini.
La curiosa notizia arrivò anche al principe Almarico che, curioso di natura, lo chiamò a corte; Boemondo, accompagnato da una scorta, entrò all'interno della "reggia" del principe: una enorme stanza decorata con rifiniture in oro, imbastita con moltissimi scudi di tutti i colori e al centro un lunghissimo tavolo rifinito
da disegni di ogni sorta che spaziavano dalle battaglie contro i musulmani fino a scena di raccolto e vendemmia.
In fondo alla sala campeggiava la figura di Almarico su un trono rifinito con disegni bellissimi e del colore dell'oro; Boemondo si sorprese dell'aspetto del principe che dimostrava si e no 18 anni, ma che ne aveva 26; Boemondo si inchinò, ma Almarico lo fece alzare subito, odiava inchini e protocolli.
Il principe volle subito conoscerlo, la sua vita, del perchè era venuto ad Acri, se si trovava bene; gli aveva fatto un'infinità di domande solo per sentirlo parlare e si meravigliò di quanto sapesse farlo bene e con naturalezza, un oratore nato. Subito dopo fece uscire tutti i cortigiani e i nobili e persino le guardie dalla stanza lasciandoli soli
A quel punto il principe iniziò a parlare di sè, di quanto odiasse tutti le formalità, di quanto vorrebbe avere amici con cui andare all'osteria e bere senza nessuno che lo bacchettava e poi parlò di ragazze e di quanto amava sua moglie e di quante volte il fratello Baldovino aveva tentato di boicottare il matrimonio e di tante altre cose.
Boemonondo era sorpreso di quanto il principe si fosse aperto, con lui poi, che conosceva da poche ore nemmeno; parlarono per ore e ore e in tutti quei discorsi Boemondo vide un ragazzo che non voleva essere nè principe nè re, ma solo ragazzo.
Verso una cert'ora entrò un messaggero informando il principe che era arrivato il maestro Saint-Paul a prendere il ragazzo, Almarico gli disse di entrare e il granmaestro dopo un breve omaggio al principe, prese il ragazzo per un braccio e lo portò via. Mentre stava uscendo dalla stanza, udì Almarico che gli ordinò di venire il pomeriggio seguente e quello seguente ancora.
I mesi successivi la vita ad Acri trascorse tranquilla: la mattina faceva colazione con il gran maestro, la mattina si esercitava con i ragazzi e con i soldati e diveniva pian piano più abile, il pomeriggio era alla corte di Almarico per parlare e la sera partecipava spesso a feste popolari, sedendo e mangiando in mezzo al popolo qualunque sia: cristiani,musulmani,ebrei, franchi, arabi, non faceva differenza e la sua popolarità aumentò.
Aumentò fino ad arrivare alle orecchie di Rinaldo che su da Antiochia temeva il crescere della sua fama, quindi inviò un messaggio al re Baldovino chiedendogli di trasferire il figliastro a Gerusalemme.
Al diciottesimo anno di età, Boemondo è fatto cavaliere dal principe Almarico ( conte anche di Acri ) e giura fedeltà alla corona e al regno.
Durante la festa che si tenne la sera, arrivò un drappello di armati che ,spiegarono, avrebbero portato il ragazzo a Gerusalemme; inizialmente Almarico si oppose, chiedendo sgarbatamente chi lo ordinava.
Ma al nome di Baldovino, il principe si rabbonì quasi impaurito e non mosse un dito nè fiatò quando Boemondo fu fatto salire su un cavallo e nemmeno quando sparì dall'orizzonte. La sua bocca prese la forma di una U rovesciata e i suoi occhi si abbassarono
Saint-Paul conosceva quel volto era l'espressione che precedeva uno scoppio d'ira: non avrebbe perdonato il fratello di avergli tolto il suo unico amico.
Dopo nemmeno due giorni di marcia Boemondo e gli armati raggiunsero Gerusalemme; il ragazzo rimase a bocca aperta nel vedere la città che per la quale quasi un secolo cristiani e musulmani si sono massacrati a vicenda ed era per quella città che lui aveva giurato fedeltà e aveva giurato di proteggere anche la più piccola casa di quella maestosa città.
Nonostante si fosse separato da una vita straordinaria ad Acri, Boemondo era felice di andare alla capitale: lì avrebbe incontrato il re Baldovino e gli avrebbe raccontato che Rinaldo era un usurpatore e che la città doveva di diritto passare a lui.
Ma il re non sentì ragioni: opporsi a Rinaldo sarebbe stata una pazzia, era un uomo valoroso,fedele e non aveva senso togliergli Antiochia, e altri mille ragioni che Boemondo si affrettò a dimenticare.
Il ragazzo fu deluso dal re, se lo ricordava come un uomo gentile, onorevole e giusto, ma la verità era che Rinaldo gli faceva comodo, un leccapiedi come lui avrebbe tenuto a bada la riottosa Antiochia avvezza a un'indipendenza temuta dalla corte di Gerusalemme.
La beffa arrivò il giorno dopo quando, inaspettatamente, Boemondo fu vestito di una tunica preziosissima e condotto davanti al re senza sapere nemmeno il motivo.
Baldovino gli spiegò che quel giorno sarebbe diventato visconte di Gerusalemme in nome di Dio e del regno, "Al diavolo" pensò Boemondo, " è tutto un modo per trattenermi qua".
Il giovane conosceva bene il rituale: si inginocchiò, mise le sue mani in quelle di Baldovino e , dopo aver pronunciato un giuramento balbettante di fedeltà ( non sapeva nemmeno cosa dire), il re gli diede un breve bacio sulla bocca, come prova dell'indissolubile filo di fedeltà che li collegava.
Finita la cerimonia, Boemondo era amareggiato: gli era giunta la notizia che sua sorella Maria, era andata in sposa ad Arnoul Robert, un nobile francese, che permetteva così aiuti futuri da parte del re di Francia e una linea dinastica in caso della sua morte.
Boemondo strappò la lettera e la bruciò, era infuriato: Gerusalemme gli era ostile, non aveva nessun amico nella capitale, ma fuori sì.
Il suo precettore, il vescovo Aleamme Cottaz, gli dava tutto il suo appoggio, Almarico era sicuramente dalla sua parte e osteggiava tanto il fratello, quanto Rinaldo, e infine il gran maestro dei Lazzariti era pronto in caso di neccessità, ad aiutarlo e difenderlo.
Boemondo, non era solo, anzi era forte, molto forte.
Nubi nere oscurano il sole di Gerusalemme, Siriani e Selgiuchidi si sono alleati e gli Egiziani premono ai confini, Baldovino sta preparando una guerra preventiva contro i Siriani e trame di palazzo sono filate come in una ragnatela.
Oscuro è il destino di Boemondo, legato indissolubilmente con la sua terra natia, Antiochia
Imperatore I
00mercoledì 15 giugno 2011 15:28
Ok, forse ho un pò esagerato a scriver, ma mi sono fatto prendere la mano e molte diatribe [SM=g27964]

Ora è il tempo delle domande!

Domanda 1: Nella guerra ormai vicina Boemondo:

a) avrà una posizione di tutto rilievo nella conduzione delle operazioni

b) se ne resterà a Gerusalemme aspettando la fine della guerra

c) approfitterà della guerra impadronendosi di Antiochia causando scompigli in tutto il regno


Domanda 2: Boemondo in futuro cercherà:

a) di riallacciare i rapporti con Rinaldo

b) di abbandonare la sua terra, cioè Antiochia e rimanere al sud

c) di impadronirsi di Antiochia

d) di ingrandire i suoi feudi


Domanda 3: Boemondo in futuro:

a) si sposerà con una ricca dama

b) non si sposerà

c) tornerà alla corte di Alarico che gli prometterà in sposa la figlia

d) rimmarrà a Gerusalemme e sposerà la figlia di Baldovino


Se me ne verrano altre ve lo dirò [SM=g27965]

Le votazioni dureranno fino a sabato, quindi mi raccomando votate!!!
Imperatore I
00mercoledì 15 giugno 2011 17:30
Tutti i suggerimenti sono ben accetti [SM=g27960]

E mi raccomando votate! le votazioni scadono sabato
l-lukyx
00mercoledì 15 giugno 2011 18:25
a-d-a [SM=g27960]
Il Tristo Mietitore
00mercoledì 15 giugno 2011 18:45
a
c
c
pablo de toledo-tristero
00mercoledì 15 giugno 2011 19:30
a, c, c.
complimenti, scrivi bene, non preoccuparti se sei un pò prolisso, basta che non ci siano passaggi poco chiari.
il_gA
00giovedì 16 giugno 2011 09:57
1.a
2.d
3.c
ironman1989.
00giovedì 16 giugno 2011 15:14
a, d, c...
Kotian-il-Degno
00giovedì 16 giugno 2011 18:44
c,d,d
Picchiere fiammingo
00giovedì 16 giugno 2011 20:54
b, b, c
Gaio Mario1
00venerdì 17 giugno 2011 13:25
c
d
d
Imperatore I
00martedì 21 giugno 2011 21:03
Sangue nel deserto


Il re Baldovino lo fece chiamare la sera prima di desinare nella grande stanza che fungeva da sala da pranzo; Boemondo , entrato nella sala del trono,fece un breve inchino subito e si alzò subito, Baldovino fece una piccola smorfia indignato della maleducazione del ragazzo.
Il re gli disse che era stata preparata una grande armata formata da elementi da tutto il regno: Gerusalemme,Acri,Kerak e persino dai vassali i conti di Tripoli e anche da qualche reggimento di templari.
Boemondo , instintivamente, chiese tutto ciò cosa c'entrava con lui e in breve il re gli rispose, cinciso, che sarebbe stato messo al comando di quella armata contro gli infedeli di Siria e i loro alleati Selgiuchidi; gli disse inoltre che la sua armata lo stava aspettando a Tabarie a Nord di Gerusalemme e al confine con l'Emirato di Damasco, potente alleato dell'Atabeg Nur-ad-Din e pericoloso vicino.
Sarebbe partito il mattino seguente e gli disse dunque di riposare bene e di non eccedere con il vino quella sera a tavola come faceva di solito.
Boemondo, leggermente irritato per la storia del vino, fece un altro inchino e se ne andò sentendo da lontana il re borbottare dell'irrieverenza nei suoi confronti e , abbastanza lontano, scoppiò in una risata.
Dopo la cena, Boemondo si ritirò subito nelle sue stanze e , chiusa la porta, si avvicinò alla scrivania e ,da uno dei casetti, tirò fuori una lettera chiusa con la ceralacca raffigurante due gigli in campo rosso, lo stemma del suo amico Louis.
Iniziò a leggere " Caro Boemondo, il vescovo Cottaz mi ha parlato della tua nomina a Visconte di Gerusalemme e sono molto felice per te, ma il vescovo mi ha spiegato che è un piano del principe per non farti tornare e questi mi rattrista molto.
Quassù il principato è in fermento; infatti durante i preparativi per la guerra contro la Siria un esercito di Selgiuchidi si è accampato minaccioso sotto Antiochia con l'idea di asssediarla.
Ma il principe Rinaldo ha riunito noi giovani nobili e altri cavalieri che venivano da Acri e anche nobili armeni inviati dal principe armeno in pegno di ringraziamento per averli appoggiati durantev la guerra contro i seguaci di Maometto.
Il giorno dopo eravamo già schierati a battaglia presso l'accampamento nemico che, appena ci videro, si prepararono in fretta in furia e si schierarono sotto il comando di un certo Berke, un turcomanno alleato del Sultano Selgiuchida.
Agli squilli di tromba, caricammo il nemico e , nonostante la lontananza, potevo sentire la loro paura, loro che non erano altri che poveri contadini obbligati al servizio militare, ho avuto addirittura pietà di loro, ma è tutto svanito in un secondo.
Il nostro reggimento sfondò un battaglione di giavellottisti turchi e più tardi alla mischia si aggiunsero un paio di arceri turchi, mentre al lato destro gli armeni combattevano con i turcomanni a cavallo, formidabili nemici.
I poveri contadini non avevano possibilità contro di noi: i lorto piccoli coltelli non riuscivano nemmeno a trapassare le nostre armature e men che meno quelle pesanti del principe e della sua guardia.
Tentarono di difendersi, ma le nostre spade li uccisero a decine, sembravano un branco di polli davanti alla volpe.
Il sangue sgorgava a fiotti, ogni tanto si vedeva una testa volare, e questo mi rallegrava, Dio era con noi pensai, e niente ci avrebbe fermato nè in questa battaglia nè in quelle future.
Alla fine i seguaci di Maometto fuggirono disordinatamente, ma non sfuggirono al mattatoio: li raggiungemmo e li massacrammo a cdecine, a centinai, a migliaia.
La sera il campo di battaglia era piena di mangia carcasse che avrebbe mangiato per un anno intero tutti i morti di oggi.
Ne abbiamo uccisi quasi 2000 di quei Turchi, ma abbiamo avuto anche noi le nostre perdite: sono morti ben 21 compagni e 4 armeni.
Purtroppo è morto anche Roberto e so che questa notizia ti addolorerà molto" Boemondo sentì una piccola lacrima scendergli lungo il volto, Roberto era stato un suo grande amico durante tutta l'infanzia " L'abbiamo seppellito e tutti noi, i tuoi vecchi compagni, ci siamo riuniti in una veglia di preghiera.
Per farti dimenticare questo dispiacere ti voglio dare una bellissima notizia: il principe ha maritato tua sorella Filippa con quel pappamolle di Denisot Arnaud, ti ricordi? Abbiamo festeggiato tre giorni con lui e si dice che tua sorella sia innanmoratissima di Denisot e lui di lei.
Con questa lieta notizia ti saluto,
Il tuo amico, Louis"
Boemondo chiuse la lettera e , pieno di emozioni che spaziavano dalla morte di Roberto alle nozze di sua sorella, si mise nel letto e si addormentò subito.
Il mattino dopo fece appena in tempo afare colazione, che subito partì.
Raggiunse Tabarie in meno di mezza mattinata con il risultato di aver stremato il povero cavallo che si aspettava , invece, il classico giro di routine.
Un giovane, un certo Arnaldo, gli si presentò come il comandante delle truppe crociate in sua assenza e come suo luogotenete.
Boemondo lo ringraziò , non sapeva neanche il perchè, e passò per tutto l'accampamento a controllare i suoi soldati.
C'era un gran disordine e rumore di schiamazzi, armi che cozzavano tra di loro e nitriti di cavalli; il luogotenente gli disse che nell'accampamento erano presenti quasi 2200 soldati pronti a marciare nelle terre degli infedeli.
Boemondo decise di non far aspettare quel mastodontico esercito: chiamati i capitani di ogni reggimento fece radunare i soldati e si mise in marcia con l'obbiettivo di prendere la città di Damasco difesa da circa 500 uomini guidati dall'Emiro Shirkuh.
Il grande esercito si meravigliò dell'immediata partenza e dell'età del giovane comandante: Boemondo sentì non poche voci al riguardo della sua inettitudine e della sua età da bambino, ma decise di non dire nulla.
Passato il confine, l'esercito entra nella puccola città di Banya, a sud di Damasco e il borgo fu subito preso e saccheggiato per ottenere i viveri neccessari durante l'assedi anche se in parte già ne avevano.

Dopo pochi giorni di marcia giunsero alle porte di Damasco e scoprirono che quasi tutti i soldati erano fuggiti, lasciando l'Emiro con pochi fedeli.
Non volendo Boemondo sprecare uomini più utili in futuro, nell'assalto della ricca città, decide di mandare alcuni emissari per trattare con i difensori assicurandogli il salvacondotto in cambio della città, completamente integra.
Dopo poche ore, gli emissari tornarono e portarono la risposta affermativa dell'emiro, ma con una clausola che la ricca città non venga saccheggiata.
Boemondo accettò, ma ciò provocò effetti collaterali; infatti tra gli uomini serpeggiò il sospetto che il loro generale fosse debole e inetto o che si fosse accordato con i musulmani perchè temeva la pelle.
Il giovane visconte li ignorò semplicemente e verso la sera vide l' emiro e la sua guardia allontanarsi dalla città, mentre sul bastione sventolava la croce cristiana.
Buone nuove giungevano dal Nord: il patrigno Rinaldo aveva conquistato la fortezza di Homs e aveva nominato governatore il genere Arnoul Robert e aveva anneso i territori al principato d'Antiochia.
Anche lui non aveva combatto quasi per niente; infatto la città era difesa dal generale Mujir ad-Din Abaq Burid e da pochi fedeli che erano stati tutti uccisi durante l'assalto delle truppe crociate.
Mlti si chiedevano perchè l'Atabeg non mandava i suoi imponenti eserciti ad aiutare i suoi alleati che erano caduti uno dopo l'altro come mosche indifese.
Un prigioniero siriano, prima che gli venisse decapitata la testa, disse ai crociati che l'Atabeg era impazzito a causa della vecchiaia e che preferiva stare a corte a giocare con i suoi figli che marciare alla testa degli imponenti eserciti di Siria.

Le vittorie crociate furono festeggiate in tutto il regnocon ben 6 mesi di festeggiamenti, un numero notevole.
Boemondo da Damasco doveva fronteggiare tre pericoli: i baroni di Gerusalemme che mal vedono il suo strapotere, i soldati che lo sbeffeggiano e i cittadini di Damasco che mal vedevano una dominazione cristiana.

Ma nuovi pericoli minacciano il regno: a Sud i Fatmidi si muovono irrequeti nella zoma di Gaza e già due eserciti erano stati avvistati nel territorio Crociuato, a Ovest i Bizantini tramavano nell'ombra contro il principe d'Antiochia, a Est i Siriani sotto la guida di uno sconosciuto generale sembra che stiano marciando verso i domini cristiani.
Nuovi fili si intrecciano nella ragnatela: Denisot da il pieno appoggio a Boemondo, Arnoul appoggia Rinaldo in una guerra invisibile per il principato, trame si consumano nei sconfinati palazzi di Gerusalemme e di DAmasco e nuovi nemici si affacciano al regno

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