Il regno si espande.
Anno domini 1160, inverno. Re Enrico II, dal suo castello di Bangor è pensieroso: ha appena assunto il titolo di Principe del Galles, ma ciò non sazia la sua fame di conquista e di gloria. Ma alle ragioni personali, si aggiungono ragioni pratiche: gli uomini di Scozia hanno le mire sull'unico territorio rimasto libero nell'arcipelago, la cittadina di Concaigh e ciò potrebbe rappresentare, in previsione di una futura (e non lontana) guerra, un problema. Ma che fare? le forze lasciate in Irlanda sono appena state lasciate in licenza e il re, per quanto forte di fisico, è malaticcio. Ma ancora una volta, Eleonora, che sempre lo accompagna, bisbiglia, consiglia e riesce a pungere l'ardore del nostro amato re. E incredibilmente, con la stagione estiva, il prende il mare e alla testa di un modesto esercito, assedia il centro ribelle. Questa volta, niente eliopoli, ma la solita tattica dell'attacco su tre lati per non dare riferimenti al nemico su dove possa arrivare l'assalto decisivo. Sfruttando la superiorità numerica, il Re entra nella cittadina e, una volta presa, lascia mano libera ai suoi uomini, che fanno partire l'ennesimo massacro. "Che mi odino pure, ma lasciateli che temano la forza della mia spada e il buio della mia ombra proiettata sulla loro isola.", sono queste le parole sprezzanti di un re che sa di aver tra le mani uno stato che sta alzando la testa e che può iniziare a raccogliere ben più dei magri bottini irlandesi (ma che di per sé danno uomini, terra e ricchezze naturali/pecuniarie). Il fido Beckett continua invece la sua navigazione nei mari della scandinavia: la Norvegia e la ricca Danimarca concedono dei trattati di commercio e, anche se un pò con qualche riserva, consentono anche a dare notizie sui loro territori; anche la repubblica di Novgorod concede le stesse condizioni agli inglesi per il trattato di amicizia. Sul continente intanto, anche Rannes cade sotto i colpi degli inglesi e da sud, in Spagna, spirano venti di guerra. Gli alleati spagnoli, assieme agli aragonesi, che proteggono il fianco meridionale della grande catena dei possedimenti continentali inglesi, hanno invocato al papa una crociata. E il santo padre risponde, invitando i cattolici a spedire re o principi su quel fronte ed a impugnare le armi in nome di Cristo. E il Re, a modo suo, risponde dopo un anno: conscio che dei suoi generali sul continente, Guglielmo di Gloucester è il più ambizioso e anche più incline a sottrarsi all'egida del re, spedisce costui a combattere gli infedeli. Detto, fatto: nel giro di un solo anno, dopo gli arruolamenti, Guglielmo si presenta sotto le mura di Cordova, alla testa di un numeroso esercito, con truppe di leva e proseliti crociati che l'hanno voluto seguire in quest'impresa. Arrivato sotto le mura della città Moresca, assediata dall'alleato francese (Simone Capeto), si unisce all'assedio. Una sortita della guarnigione porta allo scontro immediato e il nostro ha il merito di intercettare una colonna di soldati moreschi in soccorso: le truppe di leva fanno un ottimo dovere, mentre Guglielmo in persona e mercenari franchi a cavallo svolgono il lavoro finale di mettere in rotta quella cozzaglia di guerrieri. La città è presa, ma noi piangiamo la morte di un valido alleato, morto con onore. Da prode cavaliere e crociato, decide di liberare i prigionieri di guerra, dietro riscatto, per poter ritornare poi, alle sue terre, con i resti dell'esercito, composto dalla cavalleria crociata e dai lancieri franchi che rinforzeranno le guarnigioni meridionali. Al risultato della crociata, il Re non può fare altro che sorridere: le casse iniziano a riempirsi e il tempo che lo separa dalla guerra contro gli scozzesi inizia a ridursi. Riprendendo una massima di Cicerone "per fare la guerra occorono tre cose: denaro, denaro e ancora denaro", il re inizia a radunare le forze; servono soldati, servono soprattutto uomini professionisti. Ma soprattutto, il re vuole avere un esercito che possa far fronte ad ogni imprevisto: dalla crociata arrivano i cavalieri, con anche l'arruolamento dei cavalaggeri gaelici, sorgenti lancieri dalla leva feudale e dal galles e dalle foreste inglesi arriva l'arma che il re reputa la miglior soluzione contro gli schiltrom scozzesi, i Longbowen. Non è ancora il momento propizio però, manca all'appello Guglielmo di Gloucester, che suppoterà il re nella campagna. Il Martello è stato alzato e ora deve calare con forza sugli scozzesi, per unificare, sotto un unica bandiera, le terre di Albione.
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NB: i link delle immagini sono in ordine cronologico decrescente (
sotto: preparazione della guerra scozzese)