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I dialetti d'italia: un paese multilingue

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2013 12:00
14/01/2013 14:08
 
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Apro questo thread per parlare di un argomento che mi pare non sia stato toccato mai (almeno credo) qui dentro...

Quanti di voi conoscono e parlano il dialetto della propria zona d'origine? e in che misura? o meglio, lo conoscete bene?

Ed inoltre, se lo conoscete, quando e con chi lo parlate?

Ed infine lo considerate come qualcosa di inutile destinata a scomparire oppure come un bene culturale da preservare?






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"Il termine capatosta (letteralmente, "testardi") è il soprannome che identifica i molesi almeno dal Settecento, quando, dopo una lunghissima battaglia legale, riuscirono ad emanciparsi dalla signoria dei Vaaz."

14/01/2013 18:57
 
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Io sono sardo e lo parlo un poco (più che altro perché buona parte di noi sardi ha il vizio di mettere alcune delle nostre parole nell'italiano parlato) e lo capisco quasi sempre, i miei nonni parlano quasi solo quello quindi mi sono dovuto adattare. Il sardo non è un semplice dialetto ma una lingua sarebbe una perdita per la cultura se scomparisse....
__________________________________________________




14/01/2013 19:24
 
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Be', personalmente il dialetto lo conosco e lo capisco piuttosto bene (almeno, per la mia zona...in Liguria la situazione è davvero variegata, io faccio abbastanza fatica a capire cosa dice un ligure, in dialetto, se è del ponente), purtroppo lo parlo abbastanza poco.
Mi sento più a mio agio con l'italiano, ma ovviamente considero i dialetti qualcosa che non dovrebbe andare perso ma sarebbe bene perpetuare, in fondo è parte dell'eredità culturale di qualsiasi zona...io ho cominciato a parlare di più in dialetto giusto negli ultimi due anni.
14/01/2013 19:46
 
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2 messaggi e già 2 spunti importanti:

xetios, 14/01/2013 18:57:

Il sardo non è un semplice dialetto ma una lingua



Questa cosa è molto importante: io credo che valga la stessa cosa per moltissimi dialetti in italia: noi ci ostiniamo a chiamarli dialetti, ma forse sono vere e proprie lingue...

Zames, 14/01/2013 19:24:

considero i dialetti qualcosa che non dovrebbe andare perso ma sarebbe bene perpetuare, in fondo è parte dell'eredità culturale di qualsiasi zona



Anche secondo me non bisogna perderlo: i dialetti rispecchiano spesso il modo di pensare di una determinata popolazione...nel dialetto della mia zona (ma credo che accada lo stesso in molti altri) spesso una frase in italiano, tradotta in dialetto assume un significato diverso perchè il costrutto della frase è completamente diverso...

Per quanto mi riguarda, parlo molto bene il dialetto della mia zona (il Barese) che ha diverse varianti ed è parlato nella provincia di Bari, in quella di Brindisi e nella parte settentrionale della provincia di Taranto...spesso anche nella zona est della basilicata...

Tra persone che parlano 2 varianti diverse del barese ci si capisce almeno al 90%...

Invece un barese in genere non capisce un H del dialetto leccese o di quello garganico anche se molte parole hanno radice comune...ma qualche cosina in più la capisce se parla con uno che viene dalla provincia di Foggia...

Per chi è curioso: it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_apulo-barese

Se andate al paragrafo che parla dell'etimologia dei termini, noterete che il barese ha all'interno un sacco di parole originarie delle popolazioni che hanno vissuto in puglia nel corso dei secoli...

Il dialetto qui al sud è parlato molto in tutti i contesti, diciamo, "familiari": lo si parla in famiglia e lo si parla fra amici...
[Modificato da UnequivocalMr.Crow 14/01/2013 19:47]






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14/01/2013 21:03
 
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Io sono molto giovane, quindi tra la scuola e soprattutto l'internet, forse non sono riuscito ad assumere una parlata fluente nel nostro dialetto. Poi per dialetto veneto si può anche intendere la cadenza, l'uso frequente dell'imperfetto al posto del congiuntivo, l'accento e le esse lunghe... quando devo discutere con un anziano, che sia mia nonna o il vecchio e caro Bepi, mi ritrovo a parlare in una lingua che se la uso davanti ad un professore o in un discorso mi sentirei quasi ridicolo!
Personalmente penso che siano qualcosa di fantastico, senza i quali il nostro paese non sarebbe più l'Italia. Sono felice che si parli di queste questa cosa, a cui spesso rimugino mentre tento di spiegare ad un fiorentino che se dico "el pan se desavio" non ho offeso nessuno, volevo solo dire che è senza sale, scioco come dicono loro :)
)______________________________________________________________________(
"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori" Fabrizio de André
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14/01/2013 23:08
 
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Come il 99,9% dei napoletani, lo parlo come fosse la mia prima lingua e non per fare sterili polemiche, ma non posso in cuor mio (e altri napoletani ti confermeranno) definirlo dialetto.

Non solo per la sua complessità, per l'incredibile numero di variazioni rintracciabili nell'arco di pochi kilometri (tipico, secondo i principi di antropologia culturale dei luoghi d'origine di lingue molto antiche) che vanno dal Napoletano dei Quartieri Spagnoli a quello del Rione Sanità, al S.Giovannese-Zona Portici, al PUTEOLANO (un vero e proprio dialetto a sè), al Napoletano di Sorrento o di Pompei.

E' una vera e propria lingua riconosciuta dall'UNESCO e lingua ufficiale dell'antico Regno di Napoli con radici che affondano dal latino, al normanno, al greco, allo spagnolo, al francese angioino, all'INGLESE AMERICANO...

Una lingua di cui il primo nucleo si identifica con certezza sin dal VI-VII secolo d.C.

A mio parere Il napoletano lingua è la perfetta espressione del napoletano uomo : una persona che sa adeguarsi o prendere in prestito da tutte le culture con cui entra in contatto.

Come napoletano non ho mai davvero capito (seppur possa intuirne le motivazioni) la preoccupazione di molti altri popoli (e il Catalano di Barcellona ne è perfetto esempio) nel temere di perdere la propria parlata.

Il napoletano si trasmette come il DNA, non decidi se parlarlo o non parlarlo : se sei napoletano di Napoli ci nasci, ci cresci e ci invecchi (persino a migliaia di Kilometri dalla madrepatria).

E scusate se è poco (e senza falsa modestia) il brivido di estremo orgoglio che ho provato visitando la punta piu' estrema del fiordo di Oslo; giacchè l'unico italiano residente tra quelle lande remote e con cui ho avuto l'infinito piacere di parlare è stato un quarantenne di Napoli che vedendomi per la strada con la sciarpa dell'omonima squadra si è avvicinato sussurandomi "E chest aro' l'è pigliat ?"

uahuahauahu !!!!

Un quarantenne emigrato da decenni e che usava me come unico interlocutore/traduttore tra la mia ragazza brasiliana e i miei amici piemontesi poichè non ricordandosi granchè dell'italiano riusciva ad esprimersi soltanto in napoletano ! :D


O potrei in effetti aggiungere quella tipica ragazza Norvegese che reperita alle porte di un pub di Oslo con un autentica casacca del Napoli mi spiego' il motivo di quella vestizione surreale : e cioè che da quando si era messa col suo ragazzo napoletano era diventata fan accanita e non potendosi perdere un solo incontro doveva recarsi in quell'unico sfigato pub della città che la trasmetteva in pay-per-view.


E che dire di un mio ex collega argentino che ad una cena di lavoro mi lascio' letteralmente sbalordito riuscendo a cantare STROFA per STROFA e con un napoletano invidiabile la celebre GUAGLIONE (non scritta ma resa famosa da Aurelio Fierro)


Ma il TOP penso di averlo raggiunto a NEW YORK, LITTLE ITALY dove un 70enne di un chiosco vedendomi maneggiare e boffonchiare con la mia ragazza cappelli e magliette del Napoli mi si rivolse con un inconfondibile NAPOLETANO dal FORTE ACCENTO INGLESE chiedendomi di quale parte della Campania ero !

Una volta appreso di stare trattando con un autentico napoletano di Napoli città, e dopo aver visto quella faccia corrugata illuminarsi come quella di un adolescente, mi spiego' con un invidiabile napoletano alla "De Curtis" DI NON ESSERE MAI STATO a Napoli, ma di averne appreso la lingua da nonni e genitori giacchè se NASCI in una famiglia napoletana DEVI SAPERE IL NAPOLETANO.

Ecco sono momenti come questo, memore dei continui e ben noti problemi legati alla mia amata città, che mi rinfranco e mi emoziono come solo un napoletano puo',convincendomi tutte le volte di essere fortunato ad essere nato in una città tanto nobile, e mandando letteralmente a dove sappiamo tutti chi la calugna impunemente senza averci mai messo piede :)










"Aspetta ! Gli uomini su quella barca chi sono ?!"

"Normanni ! Venitemi tutti dietro e fate silenzio !"

"Perchè ? Sono pericolosi ?"

"Dipende ! Forse ci lasceranno stare, o forse ci ammazzeranno tutti !"

Il 13° Guerriero

"Italiano del cazzo, puzza d'aglio, terrone sfollato, pizzaiolo, mangiaspaghetti, Vic Damone, Perry Como, Luciano Pavarotti, O sole mio, coglione e neppure sai cantare !"

"i meridionali infatti seguitano a vivere in quartieri diversi dai padani, frequentano posti diversi e fanno lavori diversi. ovvero non si sono mai mischiati con i padani, salvo rare eccezioni.
NOI NON FAREMO LO STESSO SBAGLI DEI NOSTRI AVI di allearci con roma."


Anonimo leghista di youtube

Risposta : "Guarda che la gente scopa a differenza tua."





15/01/2013 15:12
 
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Crow non potevi spiegarti meglio io leccese, pardon, salentino non capisco nulla del dialetto barese e anche dalle mie parti il dialetto può cambiare per alcune parole di città in città come iama, iafu o iima tutte indicanti il terrazzo, o per la dizione stessa, ad esempio a Castrignano del Capo tendono ad avere una G molto gutturale, la differenza si sente tantissimo anche a parlare in dialetto fra compagni di classe. Devo confessare però che fra il dialetto di noi giovani e fra quello dei nostri giorni, molto italianizzato, c'è una differenza abissale e molti termini soprattutto riferiti al mondo contadini riferiti ad attrezzi, insetti, persino malattie delle piante sono destinati ad essere perduti.
Beh per quanto riguarda l'influenze dalle altre lingue, forse una evidente può essere quella del francese poscia=tasca mota=fango ecc.
Non so se ci siano "isole linguistiche" nelle altre regioni, ma qui nella grecìa salentina gli anziani parlano ancora il grìco che parlano un incredibile dialetto ellefono, testimonianza delle nostre radici greche.
--------------------------------------------------

"Bellum quod res bella non sit" Isidoro
“War
Never been so much fun
Go up to your brother
Kill him with your gun
Leave him lying in his uniform
Dying in the sun”
(Tema d'apertura di Cannon Fodder)

15/01/2013 16:34
 
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Re:
Tancredi di Lecce, 15/01/2013 15:12:

iama, iafu o iima tutte indicanti il terrazzo



totalmente diverso dal nostro: noi diciamo "schévirt"...con la "e" totalmente chiusa...può indicare sia la parola terrazzo che una qualsiasi zona della casa priva di copertura, ma provvista di pavimentazione (fatta eccezione per i balconi che hanno un loro termine specifico che sarebbe "loggié")






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15/01/2013 17:35
 
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Io parlo correntemente il sardo in famiglia, con amici, parenti e anche alcuni professori nelle loro lezioni permettono di utilizzare il sardo perché sinceramente alcune espressioni non sarebbero cosi direte se venissero dette in italiano, perché c'è un intraducibilità di alcuni vocaboli sardi da esempio "Scramentai" che posso spiegartela solo con una frase come "che dopo di allora non ripeterai più quel azione"(anche se è più complesso) quindi questa parola nell'abito educativo a un parte molto importante perché stai tranquillo che un sardo al solo ricordo della parola rabbrividisce ricordando la severità dei genitori. Il sardo poi non si può definire dialetto come tanti altri, perché è anche scritta. Vi sono molte testimonianze del passato che ne attestano l'utilizzo in testi giuridici, prima che nella penisola venissero fatti con il volgare. Benché io lo sappia scrivacchiare grazie a un mastro dell'elementari e a un corso parzialmente fatto alle medie per impararne bene la grammatica e i vocaboli, non mi posso vantare di averne una corretta sintassi.
La cosa che mi rammarica di più e che io lo so parlare grazie alla costante di mia nonna, con il quale ho passato la mia infanzia, e che già mio fratellino non lo capisca, mi fa pensare che mi devo arrendere a un destino senza il sardo, perché per quanto io trasmetta ciò che so a mio figlio, e supponiamo a mio nipote sono sicuro che essi prima o poi non ne sarebbero più in grado.
Come tutte le altre lingue il sardo e differenziato da accenti e desinenze diverse per ogni zona, ma si può fare una grande divisione tra due grandi famiglie: quello campidanese (quello che parlo) e il logudorese che per alcuni versi trovo molto simile all'italiano rispetto al primo, ma ve ne sono altri come quello gallurese che non ha nulla di sardo perché deriva dal corso (ligure) e il barbaricino che trova ancora al suo interno molte parole antiche e quasi invariate da tempo.
Sembra che stia scrivendo un saggio sulla mia lingua, ma praticamente avrei solo iniziato, concludo dicendo che: quando un solo vocabolo della mia lingua cade in disuso per essere soppiantato da uno in italiano, perché non si ricorda quello indigeno è una grave perdita per la conoscenza della storia da cui deriva il mio popolo che ormai a dimenticato che eravamo temuti anche dai faraoni.

--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--__--

Procurad'e moderare,
Barones, sa tirannia,
Chi si no, pro vide mia,
Torrades a pe' in terra!
Declarada e' già sa gherra
Contras de sa prepotenzia,
E cominza' sa passienzia
In su pobulu a mancare.

Fatte in modo di moderare,
Baroni, la tirannia,
Se no, in fede mia,
ritornate a piedi in terra!
Dichiarata e' già la guerra
Contro la prepotenza,
E comincia la pazienza
Nel popolo a mancare.

15/01/2013 17:47
 
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Anche il romagnolo è un dialetto molto importante, è l'elemento che sta alla base della Romagna intesa come entità culturale e non semplice confine territoriale, infatti è praticamente una sola lingua che unisce ravennate e riviera, romagna toscana, nord delle marche. Ci sono varianti locali (ravennate, forlivese, riminese) ma fondamentalmente sempre romagnolo è!

Gli over80 parlano principalmente romagnolo, ma anche tra gli over60 è quasi alla pari con l'italiano. Tra i 40 e i 60 anni lo si parla occasionalmente (soprattutto con persone anziane), sotto i 40 lo parlano in pochi (anche se quasi tutti lo capiscono).

Personalmente non lo parlo ma lo capisco. Credo che sia destinato a sparire come lingua parlata, ma rimarranno indelebili molte parole ed espressioni che sono entrate di forza nell'italiano locale








16/01/2013 16:14
 
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Un monumento o una struttura possono essere patrimonializzati e istituzionalizzati dall'egemonia socio culturale e usati come becera propaganda per la massa per dargli un'identità fatta di icone (per lo più costruite per l'occasione).
Non ci resta che difendere gli usi, i costumi e le nostre lingue (penso che dialetto sia un termine dispregiativo), possono essere posti come vero confine che ci divide (immaginariamente) e che ci unisce nel rispetto reciproco.
Non chiamiamo barbari, o mediante altri termini dispregiativi, chi non comprendiamo nei modi di dire e di fare.
L'unità di uno o più popoli (Italia e Europa) non potrà mai esserci se non c'è il rispetto delle altrui tradizioni e il riconoscimento dei propri errori.
Detto ciò vi posto un video interessante [SM=g27960]

[Modificato da Donadeus 16/01/2013 16:15]
17/01/2013 20:29
 
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Personalmente non parlo molto bene il mio dialetto, il bergamasco, ma lo capisco, soprattutto quando parlo coi miei nonni.
Come qualcuno ha già scritto sopra ritengo il dialetto un grandissimo patrimonio storico e culturale da proteggere e conservare ma a differenza di altri non ho mai considerato il dialetto una vera e propria lingua e, purtroppo, viene usato sempre di meno.
Ovviamente le influenze dialettali nel mio italiano sono altissime e molte espressioni le uso tranquillamente tanto che è piuttosto facile riconoscere la mia provincia quando sono in giro...
29/01/2013 20:58
 
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Io non parlo alcun dialetto. I miei sono di brindisi, ma io sono nato e cresciuto in veneto. Rovigo, poi Belluno e provincia.
Nonostante non abbia acquisito alcun accento riesco a comprendere quello veneto...quello brindisino lo trovo già molto meno comprensibile.
Alcuni mi dicono che si sente un po' di veneto... altri addirittura il bolognese (perchè studio a Bologna da qualche anno).
26/02/2013 12:00
 
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Il discorso di mather sul napoletano vale per tutti i dialetti; abito a 10 minuti da reggio, e a 10 minuti verso Modena c'è Carpi, dove hanno una pronuncia accentuatamente diversa (oltre ovviamente ad una variante dialettale diversa, noi abbiamo vocali ridicolmente aperte e loro molto chiuse); i miei nonni materni sono di Rio, anche questa a letteralmente 10 minuti, e mio padre (over 50) faticava a interpretare una filastrocca nel loro dialetto. La stessa Reggio città aveva storicamente 4 dialetti in città anche quando aveva appena 40000 abitanti.

Riguardo alla conoscenza, gli over 60 la hanno come lingua madre, gli over 40 la capiscono e parlano bene (anche se faticano molto col registro più stretto e contadino, appannaggio dei più anziani) e gli under 40 la capiscono superficialmente e raramente coniugano bene i verbi.
Credo sia destinata a sparire, rimarrà solo qualche espressione.

Del resto, è molto utile quando si fa francese alle medie, la somiglianza è tale che ci si può sempre rifugiare nel dialetto quando non si aveva studiato [SM=g27965]

Io fatico con i verbi ma me la cavo meglio dei miei coetanei, anche se coi genitori si usa solo l'italiano.
Credo comunque che non sia un accento particolarmente forte, i miei amici che vanno in altre parti d'italia tornano con improbabili accenti sardi o veneti, anche se a me non è mai successo (fedele alla mia terra [SM=x1140443] )



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