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L'impero del Mediterraneo

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2015 01:12
21/09/2015 15:53
 
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Perdita e dolore
Yussuf si sistemò meglio sull'ottomana. Al suo fianco un grosso narghilè, decorato con le tipiche figure geometriche dell'arte mudejar, era pronto. Yussuf prese il cannello ed aspirò una grossa boccata di fumo, poi espirò e spedì il fumo verso il soffitto riccamente decorato. Prese una tazza di fumante the alla menta e, da un vassoio d'argento, alcuni biscotti di miele e mandorle.
Fissava la lettera come se fosse un serpente velenoso, quando finalmente si decise la prese con un rapido movimento, quasi temendo che se fosse stato troppo lento ci avrebbe ripensato.
Ruppe il sigillo di ceralacca e vide cadere due documenti: una lettera scritta a mano e un plico di fogli più sostanziosi. Prese la lettera più piccola e iniziò a leggere:
"Caro fratello
ti scrivo da Salamanca, città che sto assediando ormai da qualche mese. Tra poche settimane Salamanca cadrà. A quel punto dovremo accordare una strategia precisa.
So che la mia condotta sta rischiando di mandare in fumo i piani degli ultimi quindici anni, ma quando Sagramor mi ha riferito non ho potuto fare altro che seguire la via dell'odio. Mia figlia, la dolce Kulla, caduta nelle mani di un sadico stupratore. Non sono riuscito a proteggere mia figlia, ma almeno la sto vendicando.
Se avessi visto quello che ho trovato io a Tulaytulah, tu ora saresti qui, con me a ordinare il massacro di intere città. Io per ora mi sono limitato a punire il diretto responsabile e a cancellarne la memoria. Però solo la caduta della nazione castigliana mi fermerà, ora che mi sono messo in marcia.
Saprai certamente del grande servizio che mi ha reso Jardim, allontanando la guarnigione della città, e saprai che ho già ucciso Ferdinando II. Quello che non puoi sapere e che ho perso mia figlia e ho trovato una creatura annichilita: la mente e l'anima talmente sconvolti dalle sevizie subite da lasciare il corpo, devastato, come una crisalide vuota. Anche che i miei guaritori hanno finito, dopo che le ferite si erano parzialmente rimarginate, rimaneva a fissare il vuoto tutto il giorno, mangiando solo se imboccata, urinandosi e defecandosi addosso senza rendersene conto. Solo le notti sembrava viva, quando cadeva urlando in una spirale di orrendi incubi.
I tre aiutanti del suo seviziatore li ho uccisi davanti ai suoi occhi: li ho castrati, sventrati e gettati dalle mura legati per i propri intestini e lasciati morire dissanguati alla base delle mura. Lei ha prodotto una sola lacrima, senza dire niente, il viso immoto, senza mostrare nessuna emozione o segno di presenza.
La notte stessa si è alzata e si è buttata dalla torre più alta.
Ti ho spedito alcune pagine del diario di Kulla, leggile.
Aspettando nuovi ordini riprendo l'assedio di Salamanca
Abu Has Umar Al-Hargai amir al-jujush degli almohadi"
Yussuf posò la lettera, visibilmente scosso. Avrebbe dovuto prendere le decisioni per guidare il regno fuori da quel casino. Ma prima doveva ancora una cosa alla famiglia: leggere il diario di Kulla. Mentre leggeva le speranze, i pensieri, le ambizioni della giovane donna, di sua nipote, le collegava alla sua assurda fine. Prese una fiasca piena di forte fino rosso e passò la notte mescolando lacrime ed alcool...



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber
22/09/2015 11:27
 
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"I tre aiutanti del suo seviziatore li ho uccisi davanti ai suoi occhi: li ho castrati, sventrati e gettati dalle mura legati per i propri intestini e lasciati morire dissanguati alla base delle mura"
Avrò incubi stanotte
--------------------------------------------------------------
"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul
22/09/2015 23:50
 
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Allora ho colpito nel segno...
Penso che li avrai anche quando posterò il prossimo...



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber
23/09/2015 12:36
 
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Non staccherai braccia e le metterai al posto delle gambe spero
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"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul
25/09/2015 23:28
 
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Il verme
Leon 1180
Il verme entrò nella caserma del suo ordine. Erano passati tre anni da quando i mori avevano preso Toledo. Di questo periodo ormai rimaneva solo una scia di infinito dolore. Il generale dei mori l'aveva precipitato da un abisso di dolore all'altro, una infernale discesa in cui tutto ciò che lo rendeva uomo era scomparso.
Ricordava a sprazzi le torture subite a Toledo, eppure bastava abbassare lo sguardo sul suo corpo per sapere tutto.
I piedi erano ridotti a masse informe di ossa troppe volte spezzate e saldate malamente, il ginocchio destro aveva definitivamente assunto un angolo impossibile, mentre i femori affioravano sotto la pelle diafana e sottile delle cosce. Ogni volta che doveva urinare era costretto a guardare lo scempio della sua virilità, ridotta a un semplice moncherino. Aveva perso da tempo il conto delle volte che era stato violentato dalla feccia che risiedeva nelle prigioni delle città conquistate. Il torace era un affresco di un pittore impazzito: i lividi dei calci e dei colpi subiti disegnavano ampie zone colorate, dal blu dei colpi recenti al verdino delle botte più vecchie. Ogni respiro gli costava enorme fatica e dolore, quando tossiva le costole spezzate lanciavano brucianti frustate di sofferenza al suo cervello. Le braccia e le mani erano ridotte peggio delle gambe. Lo avevano sfregiato con coltelli affilati, amputandogli le orecchie, il naso e la lingua. L'occhio destro era sparito da tempo e gli avevano scuoiato il cranio.
Più volte aveva respirato sangue, ogni volta aveva pregato ogni dio possibile di ucciderlo e far terminare il tormento. Ogni volta quel dio aveva ascoltato impassibile, aveva ignorato suppliche e minacce. Ormai era convinto che il suo dio fosse diventato Abu Has Umar Al-Hargai, l'uomo che faceva cessare le torture quando era troppo vicino alla morte. L'uomo che le faceva ripartire quando si era ristabilito.
I suoi aguzzini gli avevano lasciato un occhio e si erano premurati di conservargli l'udito: doveva vedere e sentire l'enorme pietà, la repulsione e la compassione che suscitava quando veniva esposto nelle piazze, dove veniva frustato e le ferite venivano ricoperte di sale o di alcool. Ogni volta si prometteva di non gridare e ogni volta le sue urla superavano la soglia dell'umano, diventavano sempre più animalesche.
I momenti più duri venivano però quando l'esercito espugnava una roccaforte del suo ordine: i cavalieri di Alcantara.
Le scene che si aprivano ai suoi occhi erano sufficienti a provocare incubi per l'eternità. Aveva visto i suoi confratelli impiccati per i testicoli e lasciato morire dissanguati. Venivano sventrati, le budella legate a un palo e obbligati a correre in tondo fino a srotolare tutti gli intestini. Uomini crocefissi a testa in giù, appesi al soffitto e fatti cuocere dentro l'armatura da fuochi accesi sotto. I viali di ingresso mostravano i corpi degli uomini più giovani impalati. L'odio e il dolore per la morte della figlia si erano riversati sull'ordine.
Un mese prima il suo cuore aveva fatto un salto: il suo rei si era mosso con quasi ventimila uomini. Sapeva che la maggior parte sarebbero stati miliziani ma soverchiavano l'esercito dei mori di quasi quattro volte. Eppure i mori avevano attaccato di notte l'ala sinistra dell'esercito annientandola e neppure l'arrivo del rei al comando del centro aveva recuperato la situazione. L'intera ala destra, cinquemila soldati non era proprio entrata in battaglia e si era data alla fuga la mattina seguente. Ora l'esercito era entrato nella capitale del regno castigliano, difesa da un pugno di mercenari e aveva ucciso il suo rei. Aveva saputo che un'altra armata, guidata da Mahjoub Al-Hargai, aveva conquistato Santiago ed ora si stava ricongiungendo con i suoi carcerieri.
Questa volta le caserme dell'ordine erano vuote, nessun uomo agonizzante e orrendamente mutilato lo stava accogliendo. Non riusciva a credere che la furia di Abu Has Umar si fosse placata, ma così pareva.
Poi entrò nel campo delle esercitazioni e qui si bloccò, incapace di muoversi, dimentico per la prima volta del dolore delle costole rotte, delle ferite sulla schiena.
Un grosso trono era posizionato al centro, retto da un'intelaiatura di lance su cui erano impalati decine di corpi, tutti castrati, accecati da lame incandescenti e sventrati, le cui budella erano servite a legare il tutto.
Un brutale colpo alla schiena lo risvegliò, strappandogli un grido di dolore.
"Volevi mia figlia? Io ti offro di meglio, un regno. E questo è il tuo trono" Abu Has Umar pronunciò una serie di ordini in arabo che il verme non capì.
Poi venne preso e legato a un palo. A questo punto due uomini iniziarono a eseguire ampi tagli con affilati coltelli dalla lama ricurva e a strappare grandi lembi di pelle.
Le frustate di dolore superavano tutto quello provato fino a quel momento, ogni volta che perdeva i sensi veniva fatto riprendere con grandi secchiate d'acqua. Quando l'ultimo lembo di pelle venne strappato dal suo corpo nudo era ormai ridotto a un ammasso di carne sanguinolenta, le mente devastata dal dolore.
Venne preso e posato sul trono, macabro re di un regno di pazzia e di dolore.
Umar uscì senza più degnare di uno sguardo l'orrendo manichino sul trono.
I due scuoiatori versarono grandi otri di olio da lampade sul trono e incendiarono tutto...



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e tra i nemici il lutto e il pianto
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non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


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Occristo
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"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
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"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
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27/09/2015 01:12
 
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FORZA JULES! SONO CON TE!

"What is it that makes a great soldier? Is it his brain or his heart?" SSG Matt Baker

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