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L'impero del Mediterraneo

Ultimo Aggiornamento: 27/09/2015 01:12
14/09/2015 01:08
 
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Casus belli
1175 Toledo
Sagramor si tappò le orecchie e strinse forte i denti per non urlare. Chiuso nel suo alloggio sentiva le atroci grida di dolore della donna echeggiare per tutta la fortezza.
All'improvviso si alzò, terreo in volto, tutta la sua determinazione racchiusa nei suoi occhi e iniziò ad armarsi. Mise la pesante corazza dei comites duci e la sopratunica con le insegne di comandante della guardia personale del principe Ferdinando II di Leon De Borgogna, fratello del rei Sancho. Prese la sacca da viaggio e la riempì con tutti i suoi averi. Per ultimo agganciò alla cintura il suo temibile martello da guerra: la parte anteriore della testa dell'arma non era piatta, era sagomata a fiamma, in modo da sfondare anche le armature più resistenti. Dalla parte opposta si allungava una robusta penna da penetrazione, venti centimetri di solido acciaio, in grado di perforare qualsiasi materiale si fosse messo sulla sua strada.
Raggiunse le scuderie non visto dove prelevò due forti destrieri andalusi, focosi e vogliosi di lanciarsi al galoppo come fulmini.
"Altolà! Nessuno può uscire dalla fortezza!"
Due guardie, due sergentes dell'ordine di calatrava gli sbarrarono la strada. Sagramor si avvicinò reggendo un plico, ne estrasse un foglio di pergamena e lo passò al sergentes alla sua sinistra. Nel passare di mano il foglio cadde a terra e il sergentes si chinò a prenderlo. Nell'attimo in cui lo raccoglieva occhi e orecchie lanciarono grida di allarme squillanti come sirene: il foglio era bianco e udì un rumore di acciaio contro acciaio, seguito da un suono rivoltante, umido e da un gorgogliare . Alzò lo sguardo e vide il compagno crollare a terra vomitando sangue, elmo e cranio sfondati dal pesante martello di Sagramor. Fece appena in tempo ad alzare lo scudo, prima che la pesante arma sfondasse anche il suo cranio. Si salvò la vita ma l'impatto era stato così forte da rompergli il braccio, che perse forza e lasciò cadere lo scudo.
Sconvolto dal dolore riuscì solo a guardare l'arma calare a velocità vertiginosa verso il suo torace. La lunga penna scavò un solco di pura devastazione attraverso cotta di maglia, costole e polmoni del sergentes, fermandosi solo contro la spina dorsale. Il sergentes non riuscì a emettere neanche un grido, i polmoni in fiamme, allagati di sangue, e morì appena la penna venne estratta.
Sagramor si allontanò con calma lungo il sentiero della fortezza e nessuno degli arcieri di guardia sulle mura vide niente di anomalo
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1175 Bataljoz
Sagramor dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non spiaccicare col martello da guerra i due mawali che gli bloccavano la strada. Aveva cavalcato giorno e notte per giungere lì a Bataljoz e, nonostante le insegne nemiche addosso, era riuscito a convincere una pattuglia di fursan mudejar, guidata da un ufficiale portoghese senza un braccio, a scortarlo fino a lì. E ora i due non volevano farlo parlare con l'amir al-jujush. Aveva consegnato loro la pergamena di Khaled che lo identificava come agente degli almohadi, ma niente. Finalmente Abu Has Umar accettò di riceverlo.
Jardim guardò Sagramor entrare nelle stanze private del suo comandante, aveva preso in simpatia l'enorme guerriero. Stava per tornare ai suoi soldati quando un grido disumano, carico di dolore e di disperazione lo bloccò. Il grido si tramutò, da dolore prese a esprimere una fortissima collera, una furia sospinta dall'odio. Jardim intuì cosa potesse essere successo quando intese un nome, uno solo: Kulla.
[Modificato da RatMat 14/09/2015 01:10]



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber
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