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LE MENZOGNE DELLA SINISTRA & COMPANY

Ultimo Aggiornamento: 05/11/2009 10:47
21/10/2009 15:47
 
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se il governo e' davvero interessato ad affrontarli concretamente al di la' delle dichiarazioni verbali, a cominciare dal problema della precarieta', convochi subito i sindacati e passi dalle parole ai fatti



speriamo sia veramente cosi...
[Modificato da Clausewitz 21/10/2009 15:48]











La guerra non è nulla più che un proseguimento della politica con altri mezzi.
21/10/2009 16:03
 
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Il contratto dei metalmeccaniciè oggetto di discussione tutti gli anni, ricordo che anche con il precedente Governo si scioperava... e il posto fisso?

Oggi c'è la crisi ieri no...

Comunque anch'io spero che si traducano in fatti concreti...
per ora sono ancora parole





"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Mt 16, 26
23/10/2009 12:49
 
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[SM=x1140429] a tutti ,inserisco un'altra chicca..

latorrenormanna.wordpress.com/2009/10/15/quando-limmunita-piaceva-anche-a-...

Molti dimenticano che Michele Santoro,noto showman antiberlusconiano,è stato anche Parlamentare Europeo.Bell’esilio,aggiugiamo noi.Ebbene gli amici de Il Giornale si sono ricordati di ben altro che sicuramente non farà piacere ai fans travagliati del grande moralizzatore.

“Quando si siede in Parlamento l’immunità preme molto più di quando si fa politica dal video. Succede così che a Bruxelles un personaggio come Michele Santoro, che nella sua trasmissione televisiva si è tanto battuto contro il Lodo Alfano e ripete di aborrire ogni tipo di privilegi, voti a favore dello scudo per gli eurodeputati .Era il 23 giugno 2005 e Santoro faceva parte di quella larghissima maggioranza (403 favorevoli, 89 contrari e 92 astenuti) che fece approvare la nuova legge per l’euroimmunità. Si trovava certo in buona compagnia, perché nessuno degli italiani a Bruxelles disse una parola contro il provvedimento. Anzi. Tutti d’accordo. Compresi esponenti della sinistra e dell’Italia dei valori, partiti che oggi gridano allo scandalo di fronte alla sospensione dei processi per le quattro massime cariche dello Stato e rabbrividiscono alla sola idea di riproporre una discussione sull’articolo 68 della Costituzione, quello che prevedeva in Italia fino al 1993 appunto l’immunità parlamentare”.

A noi piacerebbe non parlare più dell’ipocrisia che regna sovrana a Sinistra perchè non vorremmo diventare ripetitivi,ma dobbiamo ammettere che avendo di fronte simili esempi di “superiorità morale”,diventa quasi un dovere sbugiardare la loro vera natura.Ci ha fatto però piacere notare che nello stesso articolo veniva messa in evidenza la figura di un altro dei grandi ipocriti sinistri in questo caso Lucano come noi,Gianni Pittella.

“Qualche nome noto? Gianni Pittella, plenipotenziario della campagna di Pierluigi Bersani nel Pd ed eletto a luglio vicepresidente del Parlamento di Bruxelles”

Ecco l’ennesimo lucano che con Colombo,Coviello,e De Filippo sarà ricordato come un grande politico che tanto ha fatto per la sua terra.Anche lui uno dei più attivi anti-italiani ed antiberlusconiani nel Parlamento Europeo.

“Tra i contrari all’immunità parlamentare non figura neppure un nome italiano, tra gli astenuti neppure. In aula non si ricordano battaglie, né interventi infuocati da parte dei nostri, al contrario. Il Partito socialista europeo, come il Partito popolare europeo, quell’immunità la voleva eccome. Tutti a favore, dunque, quando si è a Bruxelles”.Tra quelli che sostennero l’euroimmunità, anche l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insieme a Fava, Sacconi, Pittella, Napoletano e poi Giorgio Ruffolo, Demetrio Volcic, Renzo Imbeni. Per il gruppo dell’Italia dei valori votò per l’approvazione il filosofo Gianni Vattimo, che si definisce cattolico, comunista e gay. A Massimo D’Alema, già deputato europeo, il Parlamento di Bruxelles ha riconosciuto l’immunità quando un magistrato di Milano contestava alcune sue dichiarazioni per indagare su di lui. Il Parlamento europeo ha finanche difeso l’immunità per Antonio Di Pietro.

Avevamo già ricordato l’ipocrisia dei tanti politici di Sinistra che in piazza urlano contro l’Immunità Parlamentare avendone però largamente usufruito.Aggiungiamo a questo triste elenco di immoralità politica anche Michele Santoro senza rimanerne stupiti,chissà perchè.







"Roma - Quando si siede in Parlamento l’immunità preme molto più di quando si fa politica dal video. Succede così che a Bruxelles un personaggio come Michele Santoro, che nella sua trasmissione televisiva si è tanto battuto contro il Lodo Alfano e ripete di aborrire ogni tipo di privilegi, voti a favore dello scudo per gli eurodeputati.
Allora il conduttore di Annozero aveva lasciato la Rai per essere portato in trionfo sugli scudi del centrosinistra al Parlamento europeo.

Era il 23 giugno 2005 e Santoro faceva parte di quella larghissima maggioranza (403 favorevoli, 89 contrari e 92 astenuti) che fece approvare la nuova legge per l’euroimmunità. Si trovava certo in buona compagnia, perché nessuno degli italiani a Bruxelles disse una parola contro il provvedimento. Anzi. Tutti d’accordo. Compresi esponenti della sinistra e dell’Italia dei valori, partiti che oggi gridano allo scandalo di fronte alla sospensione dei processi per le quattro massime cariche dello Stato e rabbrividiscono alla sola idea di riproporre una discussione sull’articolo 68 della Costituzione, quello che prevedeva in Italia fino al 1993 appunto l’immunità parlamentare.

Qualche nome noto? Gianni Pittella, plenipotenziario della campagna di Pierluigi Bersani nel Pd ed eletto a luglio vicepresidente del Parlamento di Bruxelles; l’altro dalemiano Mauro Zani; Giovanni Berlinguer, uno dei fratelli del leader Enrico e lui stesso tra i leader del «correntone»; Pasqualina Napoletano della sinistra Ds; Marta Vincenzi, due volte sindaco rosso di Genova; l’agguerrito Claudio Fava di Sinistra e Libertà e ancora l’ex sindacalista della Cgil Guido Sacconi.

Tra i contrari all’immunità parlamentare non figura neppure un nome italiano, tra gli astenuti neppure. In aula non si ricordano battaglie, né interventi infuocati da parte dei nostri, al contrario. Il Partito socialista europeo, come il Partito popolare europeo, quell’immunità la voleva eccome. Tutti a favore, dunque, quando si è a Bruxelles.

La stessa legge fu votata sempre con larghissimo consenso nel 2003 e poi «sdoppiata» per seguire due percorsi diversi. Anche allora l’accordo era trasversale: il 3 giugno ci furono in aula 345 sì (compresi tanti favorevoli della sinistra) e solo 94 no.
Tra quelli che sostennero l’euroimmunità, anche l’attuale presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insieme a Fava, Sacconi, Pittella, Napoletano e poi Giorgio Ruffolo, Demetrio Volcic, Renzo Imbeni. Per il gruppo dell’Italia dei valori votò per l’approvazione il filosofo Gianni Vattimo, che si definisce cattolico, comunista e gay.
Prima ancora, la norma era stata elaborata dalla Commissione giuridica dell’Europarlamento e approvata in pratica all’unanimità, con
21 componenti e solo 2 astenuti.

L’unico italiano era il presidente, Giuseppe Gargani, che ora ricorda: «Nel Parlamento europeo non c’è l’accanimento che invece prevale in Italia su questo problema, ma un’atmosfera serena che non poteva che portare ad una condivisa approvazione della legge. Anche perché tutti i parlamentari stranieri già godono nei loro Paesi della tutela dell’immunità per il loro ruolo. Così, l’introduzione dello scudo fu sposato anche dal Pse nella sua interezza. Per i socialisti europei, infatti, questa legge era definita fondamentale. E dovrebbe essere presa a modello in Italia, unico Paese a non prevedere questa protezione per i suoi parlamentari».

Gargani sottolinea che l’immunità garantisce «un diritto fondamentale dei parlamentari ma al tempo stesso dei cittadini che votano e trasmettono al designato la rappresentanza democratica» e l’abolizione dell’articolo 68 ha «accentuato lo squilibrio dei poteri e reso debole e indifeso il Parlamento, esposto al “potere” della magistratura».

A Massimo D’Alema, già deputato europeo, il Parlamento di Bruxelles ha riconosciuto l’immunità quando un magistrato di Milano contestava alcune sue dichiarazioni per indagare su di lui. «È stato giusto metterlo al riparo da una iniziativa ingiusta - dice l’ex presidente della Commissione giuridica - ed io mi sono battuto in tal senso per rispetto delle istituzioni. Il Parlamento europeo ha finanche difeso l’immunità per Antonio Di Pietro, che pur meriterebbe qualche processo sommario!»."


geniv.blogfree.net/?t=1838841



[SM=x1140429]





"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Mt 16, 26
23/10/2009 13:09
 
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Re:
Peraltro, pochi lo ricordano, ma lo stesso Santoro lavorò pure per Berlusconi; il programma si chiamava "moby dick"

Byez
IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI
23/10/2009 13:35
 
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Ieri Travaglio ad annozero gliele ha veramente date a rotta di collo

è un grandissimo qull'uomo, mentre leggeva la sua opinione sullo scudo fiscale c'erano gli ospiti del Pdl in studio tipo Maurizio Lupi che a momenti di mettevano un pezzo di legno in bocca per rosicare meglio, visto che stava svelando tutti gli inciuci del provvedimento pro-mafia, stupendo anche il finale quando ha spiegato come mai Berlusconi ci tenesse tanto a questo scudo, che favoriva moltissimo la banca mediolanum, guardacaso quasi per metà di Berlusconi :D

Travaglio show [SM=x1140476]
[Modificato da saraceno@ 23/10/2009 13:36]
23/10/2009 14:18
 
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Re:
saraceno@, 10/23/2009 1:35 PM:



Ieri Travaglio ad annozero gliele ha veramente date a rotta di collo





Hai sbagliato una vocale e hai inserito una "l" di troppo.

[SM=x1140476] [SM=x1140518]




"Aspetta ! Gli uomini su quella barca chi sono ?!"

"Normanni ! Venitemi tutti dietro e fate silenzio !"

"Perchè ? Sono pericolosi ?"

"Dipende ! Forse ci lasceranno stare, o forse ci ammazzeranno tutti !"

Il 13° Guerriero

"Italiano del cazzo, puzza d'aglio, terrone sfollato, pizzaiolo, mangiaspaghetti, Vic Damone, Perry Como, Luciano Pavarotti, O sole mio, coglione e neppure sai cantare !"

"i meridionali infatti seguitano a vivere in quartieri diversi dai padani, frequentano posti diversi e fanno lavori diversi. ovvero non si sono mai mischiati con i padani, salvo rare eccezioni.
NOI NON FAREMO LO STESSO SBAGLI DEI NOSTRI AVI di allearci con roma."


Anonimo leghista di youtube

Risposta : "Guarda che la gente scopa a differenza tua."





23/10/2009 14:50
 
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travaglio può piacere o non piacere ma ha evidenziato nel dettaglio quello che sta accadendo. ovvero il riciclaggio istituzionalizzato.

la domanda principale è: i soldi entrati grazie a tale provvedimento sono sufficienti per passare sopra al fatto che provegano da illeciti più o meno gravi?











La guerra non è nulla più che un proseguimento della politica con altri mezzi.
23/10/2009 17:06
 
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Re:
Clausewitz, 23/10/2009 14.50:

travaglio può piacere o non piacere ma ha evidenziato nel dettaglio quello che sta accadendo. ovvero il riciclaggio istituzionalizzato.

la domanda principale è: i soldi entrati grazie a tale provvedimento sono sufficienti per passare sopra al fatto che provegano da illeciti più o meno gravi?




tieni conto che verrano garantiti anonimato e conseguente reiterata, possibile e forse probabile, nuova uscita degli stessi capitali.
gli imprenditori-medi e piccoli- della brianza, bresciani e varesotti sono già in subbuglio per questo condono, perchè è di questo che si tratta, di un condono fiscale,
ma ci fottono con le parole [SM=g27971]

piuttosto
perchè l'italia non fa pressione sulla svizzera??, come ha fatto obama [SM=g27961] , per aprire i conti bancari segreti
ora la svizzera per mettere in imbarazzo l'amministrazione obama ha fatto arrestare roman polansky,(roman tiene casa in svizzera da anni), secondo me è una chiara ritorsione [SM=x1140411] , non è che con questo io stia giustificando lo stupro di minorenni, però tutti si erano dimenticati di questa cosa, gli svizzeri..[SM=x1140454]

23/10/2009 17:49
 
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L' anonimato è come se non ci fosse, il mio geometra ha aderito ai precedenti scudi in cui c' era l' anonimato, ma nella realtà avevano tutti i nominativi, quello dell' anonimato è un spot, inoltre allo scudo non è collegato un condono, inoltre c'è la possibilità di scudare mantenendo i soldi in svizzera , ma la tassazione è portata al 30% dal 12,5 che è in italia, e quei soldi non possono riscomparire, non è poi così favorevole agli evasori, infine faccio notare che per accedere ai nominativi dei conti svizzeri c'è bisogno di una rogatoria internazzionale, che è costosissima e deve essere giustificata da indagini su reati gravi, come sulla mafia o il terrorismo, i piccoli evasori(che complessivamento possegono la maggiorparte del capitale evaso) sono in una botte di ferro, anche se molti non lo sanno , e la rogatoria è necessaria non solo perl' italia,ma anche per qualsiasi paese compresi gli usa (ma questo i giornali non lo riportano).




"Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
23/10/2009 20:37
 
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Re:
GlaucopideSophia1, 23/10/2009 17.49:

L' anonimato è come se non ci fosse, il mio geometra ha aderito ai precedenti scudi in cui c' era l' anonimato, ma nella realtà avevano tutti i nominativi, quello dell' anonimato è un spot, inoltre allo scudo non è collegato un condono, inoltre c'è la possibilità di scudare mantenendo i soldi in svizzera , ma la tassazione è portata al 30% dal 12,5 che è in italia, e quei soldi non possono riscomparire, non è poi così favorevole agli evasori, infine faccio notare che per accedere ai nominativi dei conti svizzeri c'è bisogno di una rogatoria internazzionale, che è costosissima e deve essere giustificata da indagini su reati gravi, come sulla mafia o il terrorismo, i piccoli evasori(che complessivamento possegono la maggiorparte del capitale evaso) sono in una botte di ferro, anche se molti non lo sanno , e la rogatoria è necessaria non solo perl' italia,ma anche per qualsiasi paese compresi gli usa (ma questo i giornali non lo riportano).




perchè l'anonimato è uno spot?











La guerra non è nulla più che un proseguimento della politica con altri mezzi.
26/10/2009 08:28
 
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La scuola è povera e i cattivoni al governo la impoveriscono sempre di più?

ma perchè costa tanto la scuola?

ecco il perchè !

ciò che l'opposizione si guarda bene dal dire.

"SCUOLA/ Tagli al personale significa minor qualità? I dati dicono il contrario
Tommaso Agasisti venerdì 23 ottobre 2009





La ricerca economica, nel campo dell’istruzione, ha evidenziato un risultato che è rimasto robusto nel tempo: maggiori risorse (finanziarie e umane) non sono associate a migliori risultati – misurati attraverso apprendimenti degli studenti, tassi di successo negli studi, ecc. Le prime evidenze di questo tipo risalgono addirittura agli anni sessanta, e sono contenute nel famoso Coleman Report del 1966. Da allora, decine di studiosi si sono cimentati nell’analisi della relazione tra risorse e performance senza, di fatto, riuscire a dimostrare in modo consistente l’effettiva esistenza di tale relazione.

Questo risultato è stato invece criticato, attraverso l’arma del buon senso, da chi lavora nella scuola, soprattutto docenti: infatti, è evidente a costoro in primo luogo che maggiori risorse consentono non solo una più efficace attività ordinaria, ma anche sperimentazioni e innovazioni altrimenti impossibili, e che, secondariamente, tali sperimentazioni solitamente conducono a migliori risultati.

Come conciliare queste due visioni contrapposte?



Con riferimento al caso del sistema scolastico italiano, è indubbio che la relazione tra risorse investite, e risultati ottenuti dagli studenti, sia quantomeno scarsa. La spesa per studente, nel segmento della scuola primaria e secondaria, è pari o superiore rispetto alla media dei paesi dell’Europa a 19 (dati Ocse Education at a Glance 2008: 6.800 $ contro 6.050, e 6.800$ contro 6.000, rispettivamente), ma i risultati degli apprendimenti degli studenti, come rilevati dalle indagini Ocse-Pisa, TIMMS e PIRLS sono invece nettamente inferiori (un’analisi dei dati PISA è stata proposta dalla prof.ssa Ribolzi in questo stesso quotidiano il 9 settembre 2009).

Nonostante questa evidenza, nei giorni scorsi si è alzata la protesta delle scuole contro il piano del Ministro Gelmini volto alla riduzione del numero di docenti. In estrema sintesi, la protesta è argomentata sostenendo che la scuola italiana abbia bisogno di più risorse, non di una loro riduzione (ovviamente, vi è anche una parte di protesta “corporativa”, focalizzata sul mantenimento dei diritti degli attuali docenti, di ruolo e precari, ma in questo contesto non ce ne occuperemo).

Dal punto di vista della finanza pubblica, tuttavia, vi è una certezza: il contenimento della spesa pubblica nel settore può passare solo attraverso una riduzione del numero di docenti. Come descritto nel Rapporto 2009 sulla Finanza Pubblica in Italia (ed. Mulino, curato dai proff. Guerra e Zanardi), quasi il 97% della spesa nel settore scolastico è assorbito dal costo del lavoro (pp. 107-9). Probabilmente, la collettività sarebbe disposta a rinunciare al contenimento della spesa in questo settore così importante, se vi fosse evidenza della sua incidenza positiva sui risultati scolastici: ma in assenza di questa…



È forse giunto il momento di “scendere dalle barricate”, e spostare il focus della discussione politico-istituzionale dall’ammontare delle risorse, per discutere invece del loro reale utilizzo. A questo proposito, giova ricordare che mentre la relazione tra numero di docenti e performance è piuttosto debole, non altrettanto si può dire con riferimento alla loro qualità; e l’evidenza empirica mostra che insegnanti più motivati, meglio retribuiti e con profili di carriera più meritocratici, sono in grado di influenzare positivamente gli apprendimenti degli studenti. Da questa evidenza discendono alcune importanti conseguenze, che è utile richiamare nel contesto del dibattito attuale nel nostro Paese.



In primis, si dovrebbe puntare di più sulla qualità degli insegnanti, piuttosto che sul loro numero (il tema è stato colto in modo interessante in un articolo di Guerri su il Giornale, sabato 10 ottobre 2009). Dal mio punto di vista, non si tratta di rivedere per l’ennesima volta le modalità di reclutamento dei docenti, ma piuttosto di lasciare autonomia alle scuole nelle modalità di assunzione e di retribuzione, cercando di innescare un percorso virtuoso che porti le scuole a cercarsi docenti sempre migliori. Forse questa è l’unica strada per rilanciare la professione di docente, oggi afflitta da scarsa reputazione, profili di carriera e retributivi basati solamente sull’anzianità, assenza di incentivi finanziari, livelli salariali bassissimi.

In secondo luogo, le scuole dovrebbero avere maggiore autonomia nel determinare i propri programmi e le modalità di insegnamento. Una delle cause della maggior spesa nel settore, nel nostro Paese, è il numero di ore di attività didattica, molto più elevato che negli altri paesi europei (tra 1.000 e 1.100, scuola primaria e secondaria, contro una media Ocse di 800 e 970, rispettivamente – dati del Rapporto 2009 Finanza Pubblica Italiana, p.115). Probabilmente, in presenza di maggiore autonomia, alcune scuole potrebbero decidere organizzazioni didattiche meno onerose (in termini di tempo) ma ugualmente efficaci. Gli interventi centralistici in questa direzione (ad es. la reintroduzione del maestro unico) possono risultare molto meno convincenti, perché non possono per definizione tenere conto delle specificità delle singole scuole e dei loro territori di riferimento.

Infine, appare oramai irrinunciabile l’avvio di una sistematica attività di valutazione degli apprendimenti degli studenti su scala nazionale. Solo con dati aggiornati e sicuri su prove standardizzate è possibile tenere costantemente monitorata l’efficacia della spesa: diversamente, la valutazione avviene prevalentemente su dati di natura meramente finanziaria/contabile che poco hanno a che vedere con gli output e gli outcome del processo educativo (si veda l’analisi del bilancio 2009 del Ministero dell’Istruzione, proposta dalla Ragioneria Generale dello Stato). Il lavoro avviato dall’INVALSI riguarda la realizzazione di test standardizzati su un campione rappresentativo di scuole, a diversi gradi di studio. Tale sforzo appare promettente, ma maggiori risorse devono essere investite per questa finalità; inoltre, più sistematicità e completezza è necessaria nell’ambito dell’analisi stessa.



Un’ultima nota. Se, effettivamente, il piano del ministro Gelmini vedrà la luce, esso comporterà una significativa riduzione del numero di docenti, che si tradurrà in consistenti risparmi di spesa pubblica entro qualche anno. A quel punto, sarà necessario stabilire delle priorità di utilizzo per queste risorse. Una possibile scelta potrebbe essere quella di destinare le risorse ad altri Ministeri e funzioni: sarebbe, invece, importante mantenere la spesa nel settore, investendo su quelle linee di sperimentazioni e innovazioni che possono cambiare davvero il volto del nostro sistema scolastico, rinunciando così alla tentazione continua dell’aumento senza criterio del numero di docenti.

"


Guardate di chi vi fidate, a chi mettete in mano la vostra intelligenza e vita. [SM=g27982]

[SM=x1140429]






"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
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26/10/2009 08:28
 
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La scuola è povera e i cattivoni al governo la impoveriscono sempre di più?

ma perchè costa tanto la scuola?

ecco il perchè !

ciò che l'opposizione si guarda bene dal dire.

"SCUOLA/ Tagli al personale significa minor qualità? I dati dicono il contrario
Tommaso Agasisti venerdì 23 ottobre 2009





La ricerca economica, nel campo dell’istruzione, ha evidenziato un risultato che è rimasto robusto nel tempo: maggiori risorse (finanziarie e umane) non sono associate a migliori risultati – misurati attraverso apprendimenti degli studenti, tassi di successo negli studi, ecc. Le prime evidenze di questo tipo risalgono addirittura agli anni sessanta, e sono contenute nel famoso Coleman Report del 1966. Da allora, decine di studiosi si sono cimentati nell’analisi della relazione tra risorse e performance senza, di fatto, riuscire a dimostrare in modo consistente l’effettiva esistenza di tale relazione.

Questo risultato è stato invece criticato, attraverso l’arma del buon senso, da chi lavora nella scuola, soprattutto docenti: infatti, è evidente a costoro in primo luogo che maggiori risorse consentono non solo una più efficace attività ordinaria, ma anche sperimentazioni e innovazioni altrimenti impossibili, e che, secondariamente, tali sperimentazioni solitamente conducono a migliori risultati.

Come conciliare queste due visioni contrapposte?



Con riferimento al caso del sistema scolastico italiano, è indubbio che la relazione tra risorse investite, e risultati ottenuti dagli studenti, sia quantomeno scarsa. La spesa per studente, nel segmento della scuola primaria e secondaria, è pari o superiore rispetto alla media dei paesi dell’Europa a 19 (dati Ocse Education at a Glance 2008: 6.800 $ contro 6.050, e 6.800$ contro 6.000, rispettivamente), ma i risultati degli apprendimenti degli studenti, come rilevati dalle indagini Ocse-Pisa, TIMMS e PIRLS sono invece nettamente inferiori (un’analisi dei dati PISA è stata proposta dalla prof.ssa Ribolzi in questo stesso quotidiano il 9 settembre 2009).

Nonostante questa evidenza, nei giorni scorsi si è alzata la protesta delle scuole contro il piano del Ministro Gelmini volto alla riduzione del numero di docenti. In estrema sintesi, la protesta è argomentata sostenendo che la scuola italiana abbia bisogno di più risorse, non di una loro riduzione (ovviamente, vi è anche una parte di protesta “corporativa”, focalizzata sul mantenimento dei diritti degli attuali docenti, di ruolo e precari, ma in questo contesto non ce ne occuperemo).

Dal punto di vista della finanza pubblica, tuttavia, vi è una certezza: il contenimento della spesa pubblica nel settore può passare solo attraverso una riduzione del numero di docenti. Come descritto nel Rapporto 2009 sulla Finanza Pubblica in Italia (ed. Mulino, curato dai proff. Guerra e Zanardi), quasi il 97% della spesa nel settore scolastico è assorbito dal costo del lavoro (pp. 107-9). Probabilmente, la collettività sarebbe disposta a rinunciare al contenimento della spesa in questo settore così importante, se vi fosse evidenza della sua incidenza positiva sui risultati scolastici: ma in assenza di questa…



È forse giunto il momento di “scendere dalle barricate”, e spostare il focus della discussione politico-istituzionale dall’ammontare delle risorse, per discutere invece del loro reale utilizzo. A questo proposito, giova ricordare che mentre la relazione tra numero di docenti e performance è piuttosto debole, non altrettanto si può dire con riferimento alla loro qualità; e l’evidenza empirica mostra che insegnanti più motivati, meglio retribuiti e con profili di carriera più meritocratici, sono in grado di influenzare positivamente gli apprendimenti degli studenti. Da questa evidenza discendono alcune importanti conseguenze, che è utile richiamare nel contesto del dibattito attuale nel nostro Paese.



In primis, si dovrebbe puntare di più sulla qualità degli insegnanti, piuttosto che sul loro numero (il tema è stato colto in modo interessante in un articolo di Guerri su il Giornale, sabato 10 ottobre 2009). Dal mio punto di vista, non si tratta di rivedere per l’ennesima volta le modalità di reclutamento dei docenti, ma piuttosto di lasciare autonomia alle scuole nelle modalità di assunzione e di retribuzione, cercando di innescare un percorso virtuoso che porti le scuole a cercarsi docenti sempre migliori. Forse questa è l’unica strada per rilanciare la professione di docente, oggi afflitta da scarsa reputazione, profili di carriera e retributivi basati solamente sull’anzianità, assenza di incentivi finanziari, livelli salariali bassissimi.

In secondo luogo, le scuole dovrebbero avere maggiore autonomia nel determinare i propri programmi e le modalità di insegnamento. Una delle cause della maggior spesa nel settore, nel nostro Paese, è il numero di ore di attività didattica, molto più elevato che negli altri paesi europei (tra 1.000 e 1.100, scuola primaria e secondaria, contro una media Ocse di 800 e 970, rispettivamente – dati del Rapporto 2009 Finanza Pubblica Italiana, p.115). Probabilmente, in presenza di maggiore autonomia, alcune scuole potrebbero decidere organizzazioni didattiche meno onerose (in termini di tempo) ma ugualmente efficaci. Gli interventi centralistici in questa direzione (ad es. la reintroduzione del maestro unico) possono risultare molto meno convincenti, perché non possono per definizione tenere conto delle specificità delle singole scuole e dei loro territori di riferimento.

Infine, appare oramai irrinunciabile l’avvio di una sistematica attività di valutazione degli apprendimenti degli studenti su scala nazionale. Solo con dati aggiornati e sicuri su prove standardizzate è possibile tenere costantemente monitorata l’efficacia della spesa: diversamente, la valutazione avviene prevalentemente su dati di natura meramente finanziaria/contabile che poco hanno a che vedere con gli output e gli outcome del processo educativo (si veda l’analisi del bilancio 2009 del Ministero dell’Istruzione, proposta dalla Ragioneria Generale dello Stato). Il lavoro avviato dall’INVALSI riguarda la realizzazione di test standardizzati su un campione rappresentativo di scuole, a diversi gradi di studio. Tale sforzo appare promettente, ma maggiori risorse devono essere investite per questa finalità; inoltre, più sistematicità e completezza è necessaria nell’ambito dell’analisi stessa.



Un’ultima nota. Se, effettivamente, il piano del ministro Gelmini vedrà la luce, esso comporterà una significativa riduzione del numero di docenti, che si tradurrà in consistenti risparmi di spesa pubblica entro qualche anno. A quel punto, sarà necessario stabilire delle priorità di utilizzo per queste risorse. Una possibile scelta potrebbe essere quella di destinare le risorse ad altri Ministeri e funzioni: sarebbe, invece, importante mantenere la spesa nel settore, investendo su quelle linee di sperimentazioni e innovazioni che possono cambiare davvero il volto del nostro sistema scolastico, rinunciando così alla tentazione continua dell’aumento senza criterio del numero di docenti.

"


Guardate di chi vi fidate, a chi mettete in mano la vostra intelligenza e vita. [SM=g27982]

[SM=x1140429]






"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Mt 16, 26
26/10/2009 08:29
 
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ecco il link
dell'articolo
www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=44341





"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
Mt 16, 26
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UNIVERSITA’/ Chiosso: atenei italiani tra i peggiori al mondo. Ma chi fa le classifiche?
Giorgio Chiosso lunedì 12 ottobre 2009





In questi giorni sono rimbalzate sui giornali due notizie di segno molto diverso, una non buona e un’altra invece molto positiva.

La prima giunge dall’annuale rapporto del “Times Higher Education Supplement” sullo stato di salute delle Università nel mondo. Dalla classifica stilata dalla prestigiosa pubblicazione inglese gli Atenei italiani escono, come peraltro era già accaduto negli anni passati, piuttosto male.

Nessuna Università italiana rientra tra le prime 150 nel mondo e per trovarne una occorre scorrere la graduatoria fino al 174° posto (Bologna) e al 205° (Roma La Sapienza). Nella speciale graduatoria degli “atenei tecnici” il Politecnico di Milano sta un po’ meglio (intorno alla 50° posizione, dato per ora ufficioso), ma nella classifica generale anche il Politecnico lombardo sprofonda nella mediocrità (280° posto).

I primi dieci posti sono contesi dalla più prestigiose Università statunitensi (6) e britanniche (4) con Harvard, Cambridge e Yale che si dividono i primi tre posti. In leggera ascesa la presenza degli atenei asiatici (da 14 a 16 segnalazioni nelle prime 150 posizioni) e di quelli europei (da 36 a 39), in modesta flessione quelli americani (da 42 a 39).

La seconda notizia, quella buona, ci dice che i giovani ricercatori italiani partecipanti allo Staring Grant 2009, l’ambitissimo bando dello European Research Council (un bando da 325 milioni di euro con borse per ricerca che vanno da 500 mila a 2 milioni di euro, mentre da noi i finanziamenti si attestano, quando va bene, al massimo intorno ai 100 mila euro), sono riusciti nella riguardevole impresa di aggiudicarsi il maggior numero di finanziamenti e risultare primi, insieme ai loro coetanei tedeschi, nella graduatoria relativa alla distribuzione dei fondi. Dopo di noi i giovani ricercatori francesi, belgi e olandesi. Soltanto al sesto posto gli studiosi britannici, molto più indietro quelli statunitensi.

Queste due notizie sembrano riferirsi a due realtà totalmente diverse. Da una parte la segnalazione di un sistema universitario in affanno e in sostanza mediocre se comparato con le prestazioni di altri Paesi, dall’altra la constatazione che questo medesimo sistema riesce ugualmente a formare giovani di valore che, almeno a livello europeo, riescono ad essere altamente competitivi con i loro coetanei.

Ho provato a stilare una lista di ragioni per cercare quella che a prima vista sembrerebbe una insanabile contraddizione.



a) In Italia nascono persone più intelligenti rispetto al resto d’Europa che riescono a raggiungere ottimi risultati pur non disponendo di scuole e Università particolarmente qualificate (ipotesi improbabile e soprattutto un po’ difficile da dimostrare sul piano statistico).




b) Il solito stellone aiuta gli Italiani nelle situazioni più difficili, dalle partite di calcio vinte fortunosamente all’ultimo minuto alla fantasia che notoriamente sappiamo mettere in campo quando alle corde (spiegazione debole perché nel caso dell’ European Research Council non siamo in uno stadio e la fantasia non c’entra con l’assegnazione dei fondi di ricerca).

c) Le graduatorie stilate dal “Times Higher Education Supplement” si basano su indicatori che penalizzano gli atenei italiani (è la tesi sostenuta, per esempio, dal prof. Decleva, presidente dei Rettori delle Università italiane, secondo cui i criteri di valutazione sarebbero troppo “anglocentrici” a danno delle Università di tradizione latina e di lingua non inglese).

d) Non abbiamo ancora capito come funzionano i meccanismi di valutazione e dunque incappiamo in errori ingenui nel fornire i dati (è possibile, ma non al punto da penalizzarci in modo così vistoso).



Personalmente sono convinto che ci sia un’altra motivazione. Abbiamo tanti giovani in gamba perché in Italia ci sono ancora, per nostra fortuna, tanti “maestri” che sanno trasmettere non solo conoscenze, competenze, pratiche metodologiche d’avanguardia, tutte condizioni strategiche per intraprendere l’alta ricerca, ma anche passione e costanza nello studio, capacità di sacrificio, desiderio di riuscire, soprattutto la speranza in un futuro migliore.

Ho detto “maestri” e non insegnanti, perché solo i “maestri” a tutto tondo – quelli che una certa insopportabile retorica vorrebbe mettere in naftalina per garantire che ciascuno si possa “fare da sé” – sono capaci di mobilitare le potenzialità più autentiche e più vere dei giovani.




www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=41907


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"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
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30/10/2009 14:05
 
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"http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=45910"

Al Governo c'è davvero gente per cui vale spendere il voto..
dedicato a chi pensa che la politica di destra sia solo Berlusconi..
Ecco che spessore ha il fu candidato alla presidenza europea

Buona domenica..

La vera questione morale
Mario Mauro venerdì 30 ottobre 2009



Vorrei spendere anche io due parole sulle vicende che hanno colpito il governatore della regione Lazio in questi giorni; in tutto quello che è uscito sulla stampa non c’è stato nessun approccio cordiale al dramma di Marrazzo, nessuno sguardo pietoso verso le debolezze di una persona che ha visto non solo la propria dignità ma anche quella dei suoi familiari e delle persone vicine calpestate.



L’uomo ama e bestemmia, uccide e perdona. Non è perfetto. In lui convivono opere di infinita carità come pure di sconfinato egoismo. Questo vale per i potenti, per i religiosi, per la gente comune. Il problema allora non è scoprire e giudicare il peccato dell’altro ma una misura comune a tutti, talmente grande da saper abbracciare il nostro limite.



Penso che continui ad esserci un’enorme confusione tra peccato e reato senza capire che il problema del peccato esiste perché esiste il problema del senso della vita. Uno percepisce che la vita ha un senso, ma essendo spesso incapace di dare fino in fondo questo giudizio rischia di sprecare il proprio tempo. Che peccato!



Il problema del peccato ha dentro di sé, cioè, il tema del desiderio e del rapporto col potere. L’esercizio del potere corre il rischio di farci sentire onnipotenti e di poter surrogare attraverso la realizzazione di tutto quello che ci passa per la mente la consapevolezza di esser finiti, destinati alla vecchiaia e alla morte; insomma anche quando pensiamo che il potere sia tutto in realtà chiediamo altro.



È questo Altro che ci definisce completamente e che solo può essere la risposta al nostro bisogno. In quest’ottica esercitare il potere vuol dire anche accettare la sfida di comprendere che non siamo noi la risposta ultima ai bisogni dell’uomo, men che meno ai nostri bisogni.

Fare politica ha allora un senso? Sì, se guardiamo a quei fattori che tornano a farci comprendere il mistero dell’esistenza e del rapporto con gli altri uomini. Solo così è possibile guardare in modo più profondamente umano e vero anche al nostro peccato, e quello dei nostri simili, e per questo abbracciare con rispetto la nostra sproporzione.



Il mio auspicio è che gli scandali di questi mesi servano ad aprire un dibattito serio e costruttivo sulla “questione morale”, che vada oltre il gioco dei ricatti, un momento per riconoscere le nostre debolezze, e senza farci scudo di esse, innescare una tensione positiva soprattutto nella politica per ricondurla al suo senso originario: il bene del popolo.



Se insomma ci mettiamo in discussione di fronte a quello che è accaduto, non potremo non trattarci con maggior rispetto, certi di essere non migliori degli altri ma tesi al raggiungimento del bene comune.







"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
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30/10/2009 18:36
 
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ammazza che sfilza di bollettini [SM=g27963]

io muoio dalla voglia di sapere qual è il politico che nel giro dei trans si fa chiamare "chiappe d'oro" [SM=x1140511]

no perchè questa è grossa [SM=x1140430] , ora anche quelli del pd [SM=g27978] [SM=x1140480] , tutti a roma sapevano delle frequentazioni di marrazzo [SM=g1546279] , già nel 2001 se ne aveva avuto sentore [SM=x1140503] ,

e questo a ulteriore conferma della potenza geometrica spionistica [SM=x1140444] della sinistra comunista antiitaliana di questo paese,

E così, assistendo immersi nel vacanzeggiante ordinamento del mondo televisivo, ci ritroviamo sbigottiti [SM=x1140506] e gnari [SM=g27982] ,a guardare trans discutere di trans cocaina e politici,

io amo questo paese [SM=x1140433]
30/10/2009 20:13
 
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il buco sbagliato
03/11/2009 11:38
 
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Intanto è scomparso dalla proposta di legge che andrà in Parlamento l'aumento in busta paga per i ricercatori universitari, conquista tanto sbandierata fino all'altro giorno in tv. Per non dire che leggo solo Repubblica, ho preso il testo da La Stampa.

www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=764&ID_sezione=&...

Perché andare via dall'Italia

www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=763&ID_sezione=274&...

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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)
05/11/2009 10:45
 
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"Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?"
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05/11/2009 10:47
 
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[SM=x1140429] a tutti, mi permetto di aggiungere della carne al nostro banchetto..

Vi propongo calorosamente questo artiolo, pregandovi di leggerlo con attenzione , perchè è veramente qualcosa che stà sotto gli occhi di tutti.

" Due considerazioni. La prima è sul Vangelo di ieri. Un bravo sacerdote nota (lo riprendo da una mail):

“L’immagine che Gesù dà di sé, paragonandosi a una chioccia, è la più umile e la più bella di tutte. Richiama le parole di Dio del Salmo 91,4: ‘Ti coprirà con le sue penne, sotto le Sue ali troverai rifugio’. Esprime la forza della sua tenerezza: l’aquila potente che salva (Dt 32,11) qui si fa chioccia. L’amore materno di Dio è tanto forte da renderlo debole, tanto sapiente da renderlo stolto, fino a dare la vita per noi”.

Ma noi sappiamo che la “debolezza” di Dio sono i suoi figli, come lo sono per una madre e un padre. E le loro lacrime e le loro implorazioni Gli sciolgono letteralmente il Cuore…

Questo spiega – ed è la seconda considerazione – quanto sono vere le parole del Servo di Dio padre Dolindo Ruotolo:

“La preghiera è l’unica forza dell’uomo ed è l’unica debolezza di Dio. L’Onnipotente è vinto dalla preghiera, dona a chi prega, conforta chi prega”.

E dice ancora:

“l’insistenza della preghiera orienta l’anima a Dio, accresce il senso dell’umiltà, accende l’amore. Se non ti vedi esaudito non cedere alla tentazione di lasciare la preghiera: insisti con profonda umiltà, con vera fede, con forte amore”, “Tu non sei smarrito nella vita perché preghi”.

Vi assicuro che Caterina sta letteralmente vivendo per le vostre preghiere…

E’ strano – dovendo continuare a scrivere, a lavorare - guardare gli eventi del mondo con il pensiero di Caterina…. L’altroieri “Libero” mi ha chiesto una riflessione – a margine del dramma del presidente della Regione Lazio – sul suo desiderio di ritirarsi per un periodo in convento. Ecco qua il mio articolo…



Il solo rifugio, fra le Sue braccia



Con qualche perfidia ieri La Repubblica ha titolato “la giornata da incubo di Piero Marrazzo” con queste parole: “vorrei scappare”. La moglie: “Serve un taglio netto”. Poi, anche su questo giornale, c’è la notizia del giorno: “La corsa all’eremo”.

Tutti i quotidiani hanno strologato su questa “fuga” dell’ex governatore del Lazio all’abbazia benedettina di Montecassino (e sulla ricerca, nel Pd, di un candidato alternativo per la Regione che, guarda caso, vanno a cercare fra le file cattoliche). Nessuno si sorprende che nello smarrimento e nell’angoscia si cerchi rifugio in un monastero.

Nessuno però sembra riflettere su quello che significa la Chiesa per tutti noi, anche per chi si professa laico e magari tuona contro i preti. I giornali sembrano aver paura di guardare in faccia la bellezza e la misericordia della Chiesa.

Temono forse di restarne incantati, affascinati. Questo spiega il loro immotivato anticlericalismo. Sparano a zero sulla Chiesa perché non riescono ad esserne indifferenti, mentre magari tentano di tirarla dalla propria parte. La odiano spesso perché sanno che – se si lasciassero andare – rischierebbero di amarla.

La Repubblica, sempre ieri, infatti, lanciava in prima pagina un logorroico sfogo antipapale di Hans Kung, il quale confonde papa Leone XIII con Leone XII (c’è mezzo secolo di distanza fra i due) e se la prende con papa Benedetto XVI perché perdona e accoglie nella Chiesa come il padre misericordioso del “figliol prodigo”.

Attaccano la Chiesa, ma poi tutti sanno che è il solo luogo del mondo dove loro stessi sempre saranno attesi a braccia aperte, anche nell’ultimo istante della vita, da qualunque parte vengano, chiunque siano, qualunque cosa abbiano fatto (pur continuando sempre – la Chiesa – a chiamare Bene il Bene e Male il Male, pur non rinunciando mai alla verità).

La Chiesa spalanca le sue braccia perfino ai suoi persecutori (si pensi a Napoleone). E’ davvero, letteralmente, una cosa dell’altro mondo in questo mondo. Perché agisce come Gesù ed è la presenza nella storia di Gesù stesso.

Infatti ogni uomo che sia provato dal dolore o dal bisogno, anche se cresciuto lontano dalla tradizione cristiana – penso a quegli immigrati di altre religioni che arrivano in Italia in condizioni penose – sa che qui c’è sempre un luogo dove tutti possono ricevere una minestra calda e un abbraccio fraterno, senza nulla chiedere, senza nessuna condizione: è la Chiesa.

Tutti sanno che questo è il luogo della misericordia. Perché tutte le desolazioni del mondo, tutte le afflizioni e le solitudini, tutte le miserie del mondo e tutti i miseri (specialmente i peccatori che sono i più poveri), trovano riparo sotto i rami di questa grande quercia, dentro l’abbraccio di questa tenera madre.

Compresa – come vediamo oggi – la disperazione di un uomo politico che per suoi “errori personali” (come dice lui), errori e debolezze che appartengono a tanti, che purtroppo si respirano nell’aria, si trova in una condizione di “troppa sofferenza” e desidera sparire e così trova rifugio nel silenzio di un chiostro benedettino.

Sì. C’è un luogo del mondo dove sarai sempre accolto. Come scrive il grande Péguy, parlando di Notre Dame di Chartres, quindi parlando della Madonna, figura perfetta della Chiesa:

“il solo asilo nel cavo della vostra mano/

E il giardino dove l’anima si schiude”.

Quando – dentro la tormenta della vita – si prende la via della Chiesa e si entra nella sua pace e si accetta il suo perdono, ci si sente lavati, purificati e perfino rifatti: si rinasce nuove creature. E’ il solo luogo del mondo dove si è amati così come si è. E dove si è perdonati di tutto. E difesi sempre.

Noi cristiani siamo tutti dei perdonati. Come Jean Valjean, il galeotto protagonista dei “Miserabili”, viene difeso dal vescovo di Digne, monsignor Myrel, per il furto commesso ai suoi stessi danni.

La Chiesa, come la Madonna, difende sempre i peccatori (non il peccato, ma i peccatori) e così li purifica e dona loro il tesoro più grande: il perdono di Dio, la carezza del Nazareno.

Péguy scrive ancora:

“Noi ci siamo lavati da una così grande amarezza,/

Stella del mare e degli scogli,/

Noi ci siamo lavati da una così bassa schiuma,/

Stella della barca e delle reti./

Abbiamo lavato le nostre teste infelici/

da un tal mucchio di sporcizia e di ragionamenti…/

Ce ne han dette tante, o regina degli apostoli,/

Abbiamo perso il gusto per i discorsi./

Non abbiamo più altari se non i vostri,/

Non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice”.

Quando un uomo arriva ad aver nausea dei discorsi del mondo e a non sapere “nient’altro che una preghiera semplice”, in ginocchio davanti alla “fanciulla di Nazaret”, significa che è già in salvo.



Antonio Socci



Da “Libero”, 29 ottobre 2009

Tags: Caterina Socci, Chiesa, Marrazzo

www.antoniosocci.com/2009/10/guardare-il-mondo-dal-capezzale-di-c...





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