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E. Luttwak, LA GRANDE STRATEGIA DELL'IMPERO BIZANTINO

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2010 16:47
28/11/2009 08:14
 
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Ho appena visto in tv E. Luttwak che parlava del suo nuovo libro, dopo "LA GRANDE STRATEGIA DELL'IMPERO ROMANO", ecco "LA GRANDE STRATEGIA DELL'IMPERO BIZANTINO".


Edward N. Luttwak, LA GRANDE STRATEGIA DELL'IMPERO BIZANTINO, € 25,00, 2009, 539 p., rilegato, Traduttore Giusti D.; Peru E., Editore Rizzoli (collana Storica)


"Quello di Costantinopoli è stato un caso unico nella storia: mille anni di dominio incontrastato su un impero vastissimo e multietnico. Dal IV secolo fino alla caduta, avvenuta nel 1453 per mano di Maometto II, l'Impero romano d'Oriente è sopravvissuto al gemello d'Occidente, ha retto l'onda d'urto degli Unni, degli Slavi, degli Arabi e degli altri che nei secoli hanno cercato di sfondare il limes. Eppure la forza militare, la posizione e le risorse non erano neppure lontanamente paragonabili a quelle di Roma. Come è stato possibile? Bisanzio elaborò una strategia politica e militare efficacissima, basata su un uso estremamente moderno di quella che oggi chiameremmo "intelligence". La diplomazia dell'Impero romano d'Oriente seppe imbrigliare le forze nemiche raccogliendo dettagliati dossier e riuscendo a ottenere vantaggiose concessioni a tutti i tavoli di trattativa. Sul fronte militare, cercò di conservare la pace il più a lungo possibile: mantenne alta la tensione agendo come se la guerra fosse sempre imminente, ma scese in battaglia solo quando aveva buone possibilità di vittoria. Nella politica interna, privilegiò l'integrazione e l'assorbimento per sfruttare il patrimonio di culture, tecnologie e conoscenze che ogni popolo assoggettato portava in dote. Questo libro è il frutto di quasi trent'anni di ricerche di Edward Luttwak".

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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

"Ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile, a ben vedere significa onorare gli onesti" (Aristofane)
28/11/2009 09:48
 
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FINALMENTE!!!!!!!!!!!!!!!!!!


pur non essendo un storico è un fenomenale analista e già con La grande strategia dell'Impero Romano aveva fatto un eccellente lavoro...corro subito in libreria!



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


28/11/2009 10:02
 
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Ho trovato un'intervista a Luttwak su Avvenire relativa al libro.

Edward Luttwak, lo stratega militare di origine romena che ha fatto da consulente al Pentagono e al consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, è da almeno trent’anni convinto che le grandi potenze devono tenersi fuori dai conflitti regionali – a meno che non rappresentino un interesse nazionale chiave. Analogamente pericoloso per i Paesi avanzati, come gli Stati Uniti, è farsi trascinare nella lotta di guerriglia e nelle operazioni di controinsorgenza. Iraq e Afghanistan a suo dire non fanno eccezione. Delle sue teorie militari Luttwak ha trovato conferma nella storia. Se nella Grande strategia dell’Impero romano Luttwak aveva visto in Roma un esempio di forza imponente usata come mezzo di dissuasione, in La grande strategia dell’Impero bizantino, in uscita da Rizzoli (pagine 500, euro 25,00), ha identificato nella Costantinopoli imperiale la lezione di un impero che sa gestire le sue risorse, tenere a bada i nemici e preservare la sua esistenza senza essere costantemente in guerra. Una strategia che potrebbe insegnare molto ai moderni generali americani.

Come ha fatto Bisanzio a sopravvivere per quasi mille anni ai suoi predecessori d’Occidente?
«L’Impero bizantino ha vissuto più a lungo di qualsiasi altra potenza, dinastia, entità storica, grazie a un fortissimo senso di identità. I Bizantini erano orgogliosamente cristiani. Si consideravano inoltre portatori e difensori della cultura classica ellenica, che dava loro rassicurazione sull’importanza della loro civiltà. E fino alla fine si sono sentiti romani, definendosi romaioi. Questa triplice identità dava loro qualcosa di tangibile per cui combattere. Un altro motivo è la cultura strategica di Bisanzio. Al contrario dei Romani, i Bizantini ne hanno fatto un’arte non solo militare da sviluppare, discutere, analizzare, racchiudere in libri. Era estremamente sofisticata».

Quale era il punto forte di questa strategia?
«L’impiego minimo della forza e massimo del cervello per gestire i problemi di sicurezza senza farsi coinvolgere in guerre potenzialmente rovinose per l’impero».

È una strategia simile a quello che i diplomatici americani chiamano “soft power”, contrapposto all’aggressività della guerra preventiva?
«Soft power ormai è uno slogan politico. A Bisanzio invece capivano quali fossero le priorità dell’impero. Per fare un parallelo contemporaneo, non avrebbero impiegato decine di migliaia di uomini per conquistare una provincia come Anbar in Iraq o di Peshawar in Aghanistan – posti inutili dove non ci sono interessi da difendere. Zone turbolente, certo, che i Bizantini sorvegliavano e attaccavano solo quando rappresentavano una minaccia. Ma lo facevano con dei raid veloci e leggeri, riservando il grosso delle loro forze per combattere i grandi poteri: Unni, Avari, Mongoli, l’Impero persiano. Il principio guida di Bisanzio era che l’impero è eterno, mentre i suoi nemici vanno e vengono. Di conseguenza lo sforzo principale deve essere rivolto alla sua preservazione. Fondamentale era prevenire le minacce e contenerle, prima che attaccassero frontalmente l’impero. Un’arma fondamentale era la capacità di identificare i nemici dei propri nemici ed usarli contro chi minacciava Bisanzio».

Sembra di capire che Bisanzio avesse una complessa ed efficiente rete di agenti segreti e diplomatici…
«Bisanzio è la prima potenza della storia che ci ha lasciato la prove dell’esistenza di una struttura di legati che agivano sia come diplomatici sia come 007. Le prime tracce scritte dell’esistenza di popoli come i croati, i serbi e gli ungheresi ci viene proprio dai rapporti che gli agenti bizantini inviavano a Costantinopoli. Si capisce quanta importanza l’impero attribuisse alla conoscenza del nemico. Lo studiavano in maniera obiettiva e attenta. Non solo dal punto di vista militare, ma soprattutto per decifrare la sua cultura e capire come lo si poteva manipolare, persuadere, convertire. Era un’attività incessante e si sposava all’attività diplomatica. Prima capivano i popoli da cui erano circondati, poi li contattavano, consapevoli che il nemico di oggi può essere l’alleato di domani».

Non cercavano a tutti i costi la supremazia militare, dunque, come facevano i Romani?
«La strategia dell’Impero romano cambiò nel tempo, ma rimase ferma l’idea di dover debellare completamente il nemico per poterlo controllare. Bisanzio aveva bisogno di un approccio diverso perché il mondo era cambiato ed era molto più vulnerabile di Roma: circondata da potenziali minacce da tutti i lati, non avevano risorse per debellarle tutte. La loro priorità non era vincere una guerra ma preservare una civiltà».

Oggi il termine "bizantino" è usato per indicare una burocrazia complessa e inefficiente. Da dove viene questa reputazione?
«"Bizantino" è un termine coniato nel XVIII secolo, dagli illuministi. Ma sono stati gli scrittori cristiani dell’Occidente, cattolici, in polemica con gli scismatici ortodossi dell’Est, a dare per primi una connotazione negativa all’Impero bizantino. L’illuminismo poi ha confuso la religiosità bizantina con un oscurantismo che non esisteva. All’ombra di Costantinopoli non ci sono mai stati massacri di religione. I suoi regnanti sono stati sempre rispettosi delle diversità».

Bisanzio dovette anche affrontare un’ondata di jihad. Come la respinsero?
«Quando l’islam è nato, nel VII secolo, ha cominciato subito a espandersi e ha conquistato le province bizantine in Egitto e in Sira. Ma lì Costantinopoli l’ha bloccato. Ci sono riusciti ancora una volta grazie alla loro identità, che era più forte di quella di milioni di arabi infiammati dall’islam. L’identità bizantina era incorruttibile, mentre i generali musulmani arabi potevano essere convinti a suon di monete d’oro a deporre le armi. La strategia bizantina inoltre era superiore. Costantinopoli è stata assediata due volte, ma l’ambizione del califfato omayyade prima e fatimide dopo di conquistarla non si è mai realizzata. Furono i crociati a saccheggiare Costantinopoli. Quello che i turchi hanno preso più tardi era ormai solo la parvenza di un impero.

www.avvenire.it/Cultura/Luttwak+usa+nuova+bisanzio_200911041...

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"Odiare i mascalzoni è cosa nobile" (Quintiliano)

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sagge parole...



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"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
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Sembra molto interessante questo libro,quasi quasi corro a comprarlo [SM=g1598473]
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Corro a comprarli tutti e due! Non capisco come mai non ne sono venuto a conoscenza prima [SM=g27964]
07/01/2010 11:13
 
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Bisogna fare i complimenti ad Antioco, nelle note è stata citata una sua traduzione, recitano così:

4. religione e abilità politica

3. Procopio, de aedificiis ,libro I, cap. 1,61-64, disponibile al indirizzo www.imperobizantino.it/procopiusdeaedoficiis-amarletta.pdf


complimenti ancora .




"Quando ti senti eccezionalmente lucido, entusiasta, forte, quando ti senti in cima al mondo, capace di spostare le montagne, connesso al tuo sogno, all ' ideale, allora sai che hai il sole in tasca" S.B.
07/01/2010 15:22
 
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libro senz'altro molto interessante. forse l'accostamento un po troppo stucchevolmente ricorrente tra impero/i romano/i e u.s.a., che ormai è un classico di una certa mentalità imperialistica americana, è un po troppo semplificato... i parallelismi non sono cosi' semplici.
pero' contiene senz'altro dei concetti "stuzzicarelli".

[SM=g27963]
07/01/2010 16:47
 
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diciamo che Luttwak usa questi parallelismi innanzitutto per rendere la cosa di più facile comprensione ad un pubblico moderno di una certa vastità, visto che non sono tutti degli storici esperti, secondo perché nel suo ruolo di consulente del governo USA ha cercato spesso di "insegnare" (evidentemente fallendo) il modo di governare romano e romeo agli USA per tentare di risolvere alcuni "problemi di approccio" della mentalità americana con quella europea e mediorientale.



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"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
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"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
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