L'AAr procederà molto lentamente, in quanto credo mi fermerò verso il 1207, anno più, anno meno. più che un racconto di una campagna è il racconto legato alla MIA storia di Enrico Dandolo e di La Roccia. Io col gioco sono già al 1210 (più o meno) ma ho tutti gli appunti dei fatti salienti di quegli anni...
@ lord Spif. Lo so, Franciosi è un caporale (non un capitano, ho appena controllato, eh eh) ma il dottor Gambanelli mi è venuto in mente troppo tardi! Anche il protagonista, l'ho chiamato Ezio a caso, dopo mi sono venuti i nomi di Bolo, Giuda e tanti altri sicuramente più adatti
Agosto 1154
Devo ringraziare mio padre… Dopo solo due mesi di addestramento faccio ufficialmente parte dei comites di Enrico Dandolo. Quel vecchio ha così poco prestigio personale da avere tra i suoi comites, una quarantina, più di 30 mercenari. Nessun nobile che si rispetti vorrebbe entrare tra i suoi comites o permettere che il figlio venga addestrato da questo fumoso personaggio.
Sto cominciando a capire, però, che potrebbe essere una scelta giusta: sono tutti mercenari “onesti” e abilissimi combattenti, gente che preso un contratto lo scioglierebbe solo ed esclusivamente se venisse a mancare la paga, mai per una paga maggiore. E c’è da dire che il Dandolo è ricchissimo e paga bene, molto bene. Ma soprattutto sono ben disciplinati, non rincorrono la gloria, vogliono solo onorare le loro promesse e restare in vita.
C'è un nobile, un certo Arcibaldo anche lui si chiama La Roccia, per questo ormai io sono diventato per tutti il La Roccia de Boro.
Ho cominciato a legare con tre mercenari greci: Safelios, abilissimo con la lancia ma monotono e ripetitivo come pochi, Tantaleo, forzuto e molto irascibile, e Karkas, forte come un dio, intelligente come un’anfora. Sono sempre accompagnati da un servitore gracile e stentato che sta in piedi solo perché soffia il vento, Skrotos. Invece Aldo, un mercenario italiano con una maschera d’argento, si dice per coprire il volto sfigurato dalla lebbra, sta sempre sulle sue. L’unico che lo avvicina è il suo servitore, Giuda, e comunica solo attraverso lui. Peccato parli in un modo orribile, storpia tutto il veneziano. I più pericolosi sono senza ombra di dubbio i due gemelli inglesi: Brick e Marv, due bestioni assetati di sangue, violenti e crudeli. Credo si controllino solo grazie a Danny Ross, si dice gli abbia salvato più volte la vita. Poi ci sono tanti altri, tutti legati in un modo strano e particolare… Non l’avevo mai sperimentato prima, sembra quasi si sentano una famiglia…
Giugno 1155
Dopo due anni passati in Istria ed in Dalmazia a girare come trottole tra esponenti di almeno venti famiglie diverse, incontrate in luoghi sperduti, credo per evitare che gli incontri raggiungano le orecchie del Doge, forse qualcosa si muove…
Siamo tutti qui, a Venezia, con la cotta di maglia il gambeson e le sopravvesti di lana, la spada al fianco e lo scudo sulle spalle, a fare da anello protettivo al Dandolo ed a crepare di caldo. Il sudore ruscella lungo la schiena mentre le mosche cercano di entrare in ogni anfratto, si muove appena un refolo di vento, quel tanto necessario a portare il puzzo di pece del porto e quello acido e rivoltante dell'urina usate nelle concerie.
Alla tortura del caldo si aggiunge quella di Enrico Dandolo: ha appena iniziato un discorso, da una specie di tribuna che sembra quasi un balcone senza casa, blateranti farneticazioni sulla necessità di prendere decisioni irrevocabili, si rivolge ai cittadini veneziani, chiamandoli combattenti di terra e di mare, e spiega loro la complicata situazione di Verona, formalmente tedesca ma tenuta dagli Ottocari, discorsi sulla difficoltà di coltivare il mare senza la terra.
Solo parole buttate fuori da un folle, roso fino al midollo dall’ambizione. Più lo conosco e più capisco che la sua voce è così potente e stentorea solo perché è così pieno di sé che non riesce a tenere dentro nemmeno il fiato per parlare. I due gemelli inglesi e Danny Ross hanno una nuovissima corazza, una cotta di maglia con delle piastre per rinforzare le zone più deboli, e sopra una sopravveste di seta. Stanno davanti ad un banchetto, a prendere le firme dei volontari che vogliono unirsi al Dandolo nella presa di Verona. Si impegnano ad armarsi di lancia, scudo e corazza di cuoio…
A vederli da fuori uno potrebbe quasi credere che sono davvero volontari, che la forza e la passione del discorso del nobile li stanno convincendo ad arruolarsi. Peccato che dietro la fila, nei vicoli e nei canali di tutta Venezia, i bellatores, i sergenti ed i lancieri mandati da Vitale II stiano prelevando a forza i “volontari” per portarli a forza ad arruolarsi…
Novembre 1156
Sono passati mesi dal discorso in piazza ed ancora stiamo battendo la campagna a cercare altri rinforzi. Dopo le cinque compagnie comunali arrivate da Pola non si vedono soldati in arrivo. Tutto è fermo, l’unico movimento è nella tenda del Dandolo: una marea di messaggeri fa continua spola tra l’accampamento e la campagna veronese, spesso scortate banditi, ladri ed assassini, tutti a libro paga dei Casolo, i grandi alleati del Dandolo
Maggio 1157
Finalmente ci siamo. Nel gennaio del 1157, ricevuto due compagnie di targhieri come rinforzi Enrico ha marciato contro Verona. Durante il tragitto incredibilmente non incontriamo nessuna resistenza, anche i nobili veronesi più potenti si stanno accontentando di chiudersi nei loro castelli e vederci sfilare, i signorotti più deboli, invece, ci hanno aperto le porte delle loro case fortificate, ci hanno riempito di promesse e di bugie, ma neanche un soldato. Nonostante i consigli di prudenza il Dandolo li ignora, non vuole lasciare aperta una via di fuga. Se verrà sconfitto nessuno di noi vedrà nemmeno da lontano i confini della repubblica, siamo poveri cittadini e mercenari, a parte Enrico, nessuno di noi vale un riscatto.
Stiamo preparando le opere e gli accampamenti per assediare Verona. Mario Casolo è appena rientrato da una missione a Verona: riferisce che la città è sguarnita, difesa solo dai comites del conte di Verona, da circa un centinaio di nobili minori e dai loro servienti e da un gruppo di arcieri contadini e cacciatori.
Nonostante tutto Enrico lo rispedisce a perdersi chissà dove e tentenna…
Luglio 1157
Ormai abbiamo costruito due arieti, varie scale e due torri d’assedio, ma Enrico ancora non muove. I soldati cominciano ad essere sfiduciati ed all’orizzonte compaiono sempre più spesso gruppi di cavalieri corazzati, che osservano e spariscono ogni volta più tardi…
Enrico sembra impazzito, ogni giorno schiera gli uomini ed ogni volta dopo un paio d'orette li manda a dormire, non si respira più, la tensione è quasi insopportabile, comincia anche a scarseggiare il cibo e nell'accampamento cominciano le prime risse. O attacca o dovrà tornare a Venezia.
È ora! Ieri notte è rientrato Mario Casolo ed Enrico, dopo aver speso più di seicento bisanti per mantenere l’esercito in territorio straniero, comunica ai capitani chi il giorno dopo avrà luogo l'attacco. e sarà alla porta est, il lato più stretto. Stupido, cieco, stolto vecchio, sarà un massacro...
[Modificato da RatMat 14/09/2013 20:30]
La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber
cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber