Dilemma sui Mongoli

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Zames
00lunedì 17 agosto 2009 15:38
Cavalleria pesante?
C'è una domanda che mi martella il cervello costantemente: ma i Mongoli facevano uso anche di cavalleria pesante? Se sì, in quale percentuale rispetto alla leggera formata dagli abili arcieri mongoli?
Weltschmerz
00lunedì 17 agosto 2009 16:45
In numero minore. 4 cavalieri su 10 di un arav (divisione di 10 uomini all'interno di uno zuut (100 uomini) a sua volta divisione all'interno di un tumen (1000 uomini)) erano lancieri pesanti, i rimanenti 6 arcieri a cavallo che fungevano anche da cavalleria leggera.
In realtà non c'era una vera distinzione. I mongoli hanno sempre preferito (a ragione a mio parere) la mobilità e la rapidità nelle battaglie rispetto alla potenza di una carica vera e propria.
In genere le battaglie si aprivano con l'attacco di arcieri a cavallo chiamati mangudai, incaricati di sfoltire le fila e letteralmente gettarsi contro il nemico per poi simulare una precipitosa ritirata. La ritirata veniva coperta da altri arcieri a cavallo che disgregavano ulteriormente la formazione (e a volta la annientavano, l'arco mongolo ha un potere di penetrazione superiore a quello lungo inglese). A quel punto intervenivano i reparti di cavalleria pesante annunciati dal suono del tamburo naqara che spezzavano definitivamente i ranghi nemici.
Contro la vera cavalleria pesante (i cavalli mongoli sono molto piccoli rispetto a quelli da carica europei) si limitavano a bersagliare di frecce i cavalli per lasciare appiedati gli uomini e finirli successivamente.
Zames
00lunedì 17 agosto 2009 17:54
Grazie per la risposta esauriente [SM=g27963]
in effetti la cavalleria leggera era la più usata dai mongoli, e la più devastante (basti pensare alla disfatta dei russi nella battaglia di Kalka)
Grazie ancora [SM=x1140429]
Xostantinou
00martedì 18 agosto 2009 10:59
esattamente, le truppe pesanti mongole erano di solito armate con armi superlative, volte a decapitare o mutilare l'avversario, quindi asce e grosse scimitarre soprattutto, ma va anche detto che queste truppe "macellaie" pesanti intervenivano quasi esclusivamente a battaglia ormai vinta come strumento di terrore, per massacrare i nemici ormai inermi.
boboav
00martedì 18 agosto 2009 11:02
giusto
Zames
00mercoledì 19 agosto 2009 16:49
I Mognoli erano maestri del terrore, direi...in ogni caso,facevano paura!!!
saraceno@
00venerdì 21 agosto 2009 05:29
Re:
Zames, 19/08/2009 16.49:

I Mognoli erano maestri del terrore, direi...in ogni caso,facevano paura!!!




Insomma, se li affronti in campo aperto nelle praterie è ovvio che ti menano

Ogni esercito ha un clima ed un territorio a sè ostile, basta sapere usare la strategia.
boboav
00venerdì 21 agosto 2009 09:15
certo, con quella cavalleria che avevano!!!!
Xostantinou
00venerdì 21 agosto 2009 13:27
difatti l'intelligenza in primis di Gengis Khan stava proprio nel far combattere i propri avversari nei modi, nei tempi e nei luoghi a lui favorevoli.

Anche gli opliti greci probabilmente avrebbero vinto alle Termopili se non fossero stati presi alle spalle, ma in campo aperto (Alessandro docet) non potevano fare nulla contro formazioni più mobili o con un'etica guerriera che faceva largo uso di tiratori.
Zames
00venerdì 21 agosto 2009 18:21
Hai perfettamente ragione riguardo le Termopili...credo avrebbero resistito perchè i Persiani avevano, oltre a numerosissimi arcieri (praticamente ogni soldato dell'esercito persiano aveva un arco),una tra le cavallerie migliori del tempo, abituata a combattere tra le steppe e le pianure asiatiche, e molto efficace, tanto che a Platea gli Spartani subirono pesanti perdite a causa della cavalleria persiana...e in un passaggio stretto e angusto come le Termopili era perfettamente inutile...anche a Maratona andò così...
Xostantinou
00venerdì 21 agosto 2009 19:34
diciamo che fino ai longbowmen è stato l'oriente la patria degli arcieri, mentre l'occidente quella delle fanterie pesanti e (solo in parte) delle cavallerie pesanti, quindi è normale che le tattiche di ciascuno fossero state sviluppate in base ai nemici che trovavano fuori dalla porta di casa...poi quando si trovarono ad affrontare l'un l'altro dovettero cambiare più o meno radicalmente questi schemi e chi ci riusciva prima e più efficacemente dell'altro vinceva.
Zames
00sabato 22 agosto 2009 00:57
Già, hai ragione...molte campagne, o solo battaglie, furono vinte da chi sapeva adattarsi meglio al suo nemico e cambiava le sue tattiche a seconda del contesto in cui si trovava, come Annibale con i Romani...solo Scipione cambiò tattica e, infatti, vinse...quanto alle cavallerie in ogni caso in Occidente arrivarono secondo me solo nel tardo periodo dell'impero romano, con le cavallerie germaniche, mentre nell'antichità gli orientali erano i maestri anche di questo settore dell'esercito...nel mondo antico, in occidente l'unica cavalleria che si potesse chiamare tale (quindi non fanteria a cavallo) era quella macedone di Alessandro...
Xostantinou
00sabato 22 agosto 2009 02:15
hai centrato esattamente il punto, fino al tardo medioevo in occidente si combatteva in un unico modo: scontro tra fanterie pesanti. Quando nel primo medioevo si diffusero le cavallerie pesanti, il discorso cambiò in: scontro tra cavallerie pesanti.
Ed era proprio questo che metteva in difficoltà l'occidente, in quanto l'oriente da sempre era abituato ad usare formazioni composite (vedi ad esempio i persiani) di cavallerie e fanterie leggere e pesanti, tiratori appiedati ed a cavallo, cosa che li rendeva molto più mobili, flessibili ed adattabili al nemico che si trovavano di fronte.

Uno dei classici esempi è la disfatta romana a Carre.
Zames
00sabato 22 agosto 2009 02:48
Be', lì fu anche colpa della scarsa organizzazione e la troppa ambizione di Crasso...
Xostantinou
00sabato 22 agosto 2009 12:46
guarda, a ragion veduta direi che a parità di condizioni (ovvero senza cavalleria adeguata) Cesare o Pompeo a differenza di Crasso sarebbero riusciti a sganciarsi limitando le perdite, nella migliore delle ipotesi avrebbero costretto i Parti a combattere in un terreno loro favorevole, ma in ogni caso una vittoria in quelle condizioni rasentava l'impossibile per chiunque.
Zames
00sabato 22 agosto 2009 13:43
Probabilmente solo un genio militare sarebbe riuscito a scappare da quella situazione...figurarsi capovolgerla a proprio favore...scusa l'ignoranza, mi sbaglio o nelle fonti storiche venne riportato che i Parti avevano a disposizione carovane cariche di frecce per quell'occasione? perchè in tal caso, le possibilità per un avversario di sfuggire alla tattica dei parti sarebbero state ancora inferiori...
Xostantinou
00sabato 22 agosto 2009 16:46
si, le fonti lo riportano...e l'effetto fu psicologico tanto quanto quello delle truppe di saladino che rovesciavano sulla sabbia otri gonfi d'acqua davanti alle truppe crociate impotenti che morivano di sete, serviva a dare al nemico la certezza psicologica della disfatta totale. In fin dei conti a loro non servivano poi milioni di frecce, anche senza quei rifornimenti avrebbero vinto ugualmente, stremati dal caldo, dalla sete e dalla fatica, persi nel deserto, duramente decimati, con un comando militare in parte incompetente ed in parte nel caos, sarebbero comunque stati annientati...difatti come riporta anche Plutarco, la notte seguente l'esercito si sfilacciò in vari gruppi senza contatto reciproco ed al mattino seguente vennero intercettati dalla cavalleria e trucidati uno dopo l'altro...ci sarebbero stati più soldati romani, ma l'effetto sarebbe stato identico.
Forse degli esperti come Cesare e Pompeo avrebbero evitato certi errori, ma vincere...dubito seriamente.
Zames
00sabato 22 agosto 2009 17:43
...molto, molto seriamente
Xostantinou
00sabato 22 agosto 2009 21:57
I mongoli erano espertissimi proprio di questo, la strategia del terrore...bastava la notizia del loro arrivo per gettare nel panico nazioni intere.
Zames
00domenica 23 agosto 2009 14:59
Questo vale anche per molti altri popoli od eserciti, e in guerra l'uso della psicologia si può rivelare determinante ai fini della vittoria
Xostantinou
00domenica 23 agosto 2009 16:15
già...spesso soprattutto prima dell'età contemporanea, molti generali se ne sono dimenticati, visto che la psicologia è un'arma fondamentale tanto per combattere il nemico quanto per ottimizzare l'efficienza del proprio esercito.
Zames
00domenica 23 agosto 2009 20:05
Più che vero...un esercito demoralizzato credo abbia ben poche speranze contro un'armata di soldati motivati e rassicurati
Xostantinou
00lunedì 24 agosto 2009 09:06
buone condizioni psicofisiche e qualità degli equipaggiamenti possono molto più della forza del numero
boboav
00lunedì 24 agosto 2009 09:08
la disciplina è tutto secondo me.
Xostantinou
00lunedì 24 agosto 2009 10:38
la disciplina è una componente importante, ma è solo una parte, per quanto disciplinato un soldato demoralizzato, stanco ed affamato, non reggerà di fronte ad uno indisciplinato ma in perfette condizioni...in fin dei conti parliamo di un'epoca in cui si combatteva con le spade, ovvero allo scontro fisico la battaglia si scomponeva in una serie indefinita di duelli...
Zames
00lunedì 24 agosto 2009 19:47
Secondo me la disciplina è importante (praticando arti marziali ne so qualcosa), ma vale solo se si parla del gruppo intero, la formazione.
quando si parla dell'individuo, il sangue freddo è difficile da mantenere, credo sia fondamentale contenere l'euforia...mai farsi trascinare dalla foga, o la morte arriva veloce...
Xostantinou
00martedì 25 agosto 2009 10:03
si, ma devi sempre tener conto del resto, un'armata affamata ad un certo punto manda a quel paese ufficiali e disciplina e se ne va a razziare invece di combattere...tutto serve.
boboav
00martedì 25 agosto 2009 12:14
tutto è importante;-)
Xostantinou
00martedì 25 agosto 2009 14:32
Re:
boboav, 25/08/2009 12.14:

tutto è importante;-)




ABSOLUTELY [SM=x1140519]
Zames
00martedì 25 agosto 2009 19:52
Già, bisogna sempre tenere conto di tutto...al momento, il testo migliore che parli di queste cose è il Sun Tzu.
Le cose scritte lì dentro sono universali (be' non tutte è chiaro)...infattise si guardano le battaglie del mondo antico, molte cose si possono riscontrare in azioni compiute da generali che nemmeno sapevano della sua esistenza.
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