Medieval 2 Total War
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Colitvar il mar e la tera

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2013 11:19
07/09/2013 19:06
 
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Si è passato perciò a un esercito semi-professionale, flessibile ed in grado di affrontare sia battaglie campali che assedi.

Finora nessuna reazione, anzi tutti annoiati dalla storia che conoscono già a memoria. Però devo procedere così, anzi, è meglio così, voglio che il diario li trovi del tutto impreparati, voglio vederli saltare sulle sedie.

Nonostante il parere del doge di cedere Verona ai milanesi per chiudere una alleanza e muovere contro Pisa, Enrico nel 1165 marcia a sorpresa su Milano prendendola d’assedio. La reazione tarda quasi quattro mesi ma è massiccia e ben organizzata: due armate controllate dal console di Milano, Jacopo dalla Torre, muovono a tenaglia contro l’armata di Enrico, costretto a fuggire verso Verona. Il console si trincera a Milano con una delle due, l’altra lo segue e si attesta tra l’Adige e il Po, per impedire al Dandolo di soccorrere Bologna, posta sotto assedio da un terza armata. A questo punto abbiamo la svolta: Enrico attacca e distrugge Vicenza l’armata, mentre il figlio Renier con una serie di sortite erode lentamente l’esercito assediante fino a distruggerlo completamente.

La battaglia di Vicenza è la prima battaglia campale in cui l’esercito veneziano assume lo schieramento che sarà poi ripetuto negli anni successivi: i targhieri schierati in prima linea compatti a formare un muro di scudi, i balestrieri alle spalle e più dietro i fanti pesanti, nobili e ”di tera”, e sulle ali i lancieri pesanti per intercettare eventuali aggiramenti. In questa battaglia la vera differenza è pero fatta dalla mancanza di cavalleria dell’armata milanese.

Enrico Dandolo, a questo punto marcia a tappe forzate verso Milano e, in sei mesi, dopo aver sconfitto alcune roccaforti minori, assedia Milano. Il console ha fatto però in tempo ad uscire dalla città dove ha lasciato truppe miliziane, lancieri e balestrieri, e mercenari: lancieri, balestrieri e due compagnie di cavalieri altamente corazzati, ingaggiati nel sitema che verrà poi chiamato “delle condotte”. Alla guida di queste truppe c’è il signore di Milano: Ottone Visconti.
Nel primo autunno del 1167 Enrico Dandolo si trova, assieme a Giovanni Polani, ad assediare Milano quando l’armata del console e quella di Ottone, uscita dalla città per l’occasione, lo attaccano quasi in contemporanea. L’esito della battaglia arride ai veneziani e fa guadagnare ad Enrico il titolo di conquistatore. Nello stesso inverno assalta e prende Lugano, ceduta poi al sacro romano impero per suggellare l’alleanza. Della guerra veneto-milanese stupisce soprattutto la restia dei nobili milanesi ad aggiungere le proprie forze a quelle comunali che nulla hanno potuto contro l’esercito veneziano, meglio preparato ed equipaggiato.

Enrico muore all’età di 61 anni, nell’inverno del 1168 a Lugano, a seguito delle gravi ferite riportate nell’assedio. Le sue spoglie si trovano ancora a San Marco.

La storia di Enrico Dandolo è legata in maniera stretta a quella di una famiglia veneziana di umili origini: i La Roccia. Questa famiglia è conosciuta solo da poche citazioni negli atti, ma ora ne abbiamo trovato la vecchia residenza con le tombe di famiglia. Infatti una frana nel 1750 ha seppellito i ruderi del paesino di Boro, sui colli veronesi. Il primo ad emigrare in Italia è un mercenario tedesco: Boda Valker. Si stabilisce a Boro, un paesino nella campagna veneta dove sposa una donna veneziana, di cui si conosce solo la morte, perita in un incendio. Da questa ha due figli Janus e Joba che vengono addestrati dal padre nell’uso delle armi. Questi vivono col padre finchè, a seguito di una screzio, Janus uccide Joba. Janus scappa dal padre e viene reclutato da un nobile come guardia del corpo e raggiunge Venezia. Qui conosce il giovanissimo Enrico Dandolo e ne entra al servizio come guardia del corpo. A Venezia conosce una prostituta di origini orientali, Kalissa, con la quale ha un unico figlio: Ezio. Italianizzato il cognome in La Roccia (forse passando per La Ker e La Rek, storpiature del suo cognome tedesco), il figlio, entra nel 1155 al servizio di Enrico a seguito della scomparsa del padre, che lo aveva addestrato alle armi.
[Modificato da RatMat 07/09/2013 19:08]



La morte verrà all'improvviso
avrà le tue labbra ed i tuoi occhi
ti coprirà di un velo bianco
addormentandosi al tuo fianco
nell'ozio nel sonno in battaglia
verrà senza darti avvisaglia
la morte va a colpo sicuro
non suona il corno nè il tamburo
[...]
Guerriero che in punta di lancia
dal suolo d'oriente alla francia
di stragi menasti gran vanto
e tra i nemici il lutto e il pianto
di fronte all'estrema nemica
non vale coraggio o fatica
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
non serve colpirla nel cuore
perché la morte mai non muore
"la morte" Faber


cavalieri che in battaglia ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro quelle mura vi si attende senza sosta
"fila la lana" Faber
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