00 13/02/2012 17:26
O messeri, posto qui altro mio componimento,
spero anche qui di ricever complimento. [SM=g27963]

----------------------------------------------------------------
O Nobili e Cavalieri,
O Principi e Scudieri,
Figli di Re e Puttanieri!
Porgete orecchio al mio dire,
fate spazio al mio sire,
di cui vi canto la leggenda,
di cui vi narro la faccenda.
Esso è Monarca di grande regno,
esso è messere di grande impegno,
ha avuto in dote un grande ingegno,
e va alla pugna in gran contegno.
Un dì il mio re,
dalla lotta torno testè,
il Saraceno lui sconfisse,
e grande guerra infine vinse.
Di folta ciurma che lui guidò,
ben pochi infine lui riportò;
c'eran cavalieri di gran coraggio,
cui mancava però il foraggio,
e nella pugna così affamati,
molti persero i giorni amati.
Lui disse al suo scudiero,
“Quanto manco dal maniero?”,
gli rispose il tristo servo
“ Lungo tempo, dal castello!”
In questo il sire si turbò,
alla sposa lui volò.
Col Giullare la lasciò,
certo fido si mostrò,
e tradito non avrebbe
la fiducia che egli ebbe.
Dalla pugna fa ritorno
col pensier ed il ricordo,
della sposa che lasciò,
delle corna che trovò.
Giunto fu in un baleno
alle porte del maniero,
lui urlò a voce alta,
“Aprite, chi si attarda!”.
All'udire il lor signore,
essi aprirono il portone,
e lui tosto si diresse,
più veloce che potesse,
nella stanza di sua sposa,
con la spada in grande posa.
Con un calcio sul portone,
lui entrò nello stanzone,
ciò che vide lo turbò
in grande ambasce lo lassò.
Il Giullare era intento,
con in mano un chiavistello,
ad aprire la fessura
della sposa la cintura.
Il sire disse al suo Giullare
“Cosa fai, mi vuoi burlare?
La mia sposa vuoi insidiare?”
Il pagliaccio fu turbato,
per l'arrivo inaspettato,
colla chiave ancora in mano
inseguito dal sovrano,
da che era inginocchiato
corse via terrorizzato.
Lui correva nel maniero,
lo inseguiva molto fiero
il sovrano lo acchiappò
e la testa gli staccò.
La sua testa venne messa
sopra un palo sulla cresta,
ed il sire vincitore
si sentì lo gran campione.
Fu tornato nelle stanze
e giulivo per le danze,
che facevan le pulzelle,
che cantavan le donzelle.
Vide lesto un fagottino,
che teneva la sua ancella
e rivolto proprio a quella
lui le fece sta procella
“Che è mai sto fagotto?”
gli rispose in un botto
“Messere, esso è figlio di sua sposa”
Non credendo alla cosa
il sovrano alla sposa
“Che è mai questo?,
non son stato tanto lesto
non ho fatto affatto presto,
nel tornare dalla guerra
fino a qui nella mia terra.
Cosa hai fatto moglie mia,
dimmi il ver, qualunque sia.”
Ed ella al suo sovrano
“Chiedo venia, parlo chiaro
al mio sire appare strano
che la moglie dopo tempo
si sia presa un bel fringuello?”
Il sovrano allor comprese,
il giullare lo burlò,
la sua sposa lui gli prese,
ed il figlio gli restò.
E la sera in cima al palo
il Giullare stava strano,
sì rideva l'affettato,
del suo sire,
cornuto e bastonato.

---------------------------------------------------------------------