00 08/07/2012 17:57
L'Assedio di Thun
Ciao a tutti. Anche se gioco a Bellum Crucis ormai da un anno questa è la prima volta che scrivo sul forum.
Non ho screenshots da inserire; lascio tutto alla vostra immaginazione [SM=g27964]



L’Assedio di Thun

La Genesi
La situazione in Germania è alquanto concitata. L’Imperatore è morto senza eredi e il Sacro Romano Impero, grazie a una serie di alleanze matrimoniali, è ora sotto il dominio degli angioini di Gerusalemme. La potente dinastia Welf giura fedeltà al nuovo sovrano, Dimanche D’Angiò il Navigatore, ma con le sue sole forze non riesce a tenere a bada la dilagante eresia e il crescente malcontento del popolo germanico. I tedeschi, infatti, stentano ad accettare come loro nuovo Imperatore un francese e danno inizio a una serie di tumulti in tutto il territorio dell’Impero. In breve tempo, le città di Praga, Thun, Regensburg, Wurzburg, la stessa Staufen e molte altre decidono di ribellarsi al potere del Royaume de Jérusalem e di darsi un governo proprio.
I più importanti esponenti dei Welf tengono ancora alcune fortezze e, pur non potendo contare sull’appoggio economico degli Angiò, i cui forzieri sono stati svuotati da anni di guerre e mala gestione, riescono comunque a organizzare un’armata raccogliticcia per ristabilire la legittima sovranità imperiale. Il leggendario comandante Conrad Welf e le sue milizie riconquistano Staufen e passano gli abitanti a fil di spada, per ricordare loro cosa comporti tradire l’Imperatore. A Nord, suo cugino Wilhelm Welf il Lebbroso cinge d’assedio la fortezza di Wurzburg e la espugna dopo sei mesi.
Intanto diversi eserciti crociati sbarcano nel porto alleato di Marsiglia e cominciano lentamente a risalire verso la Svevia, per dare man forte alle forze guelfe lealiste. Guida l’avanzata il generale Arnold Weinmuth, al comando di duemila uomini tra cavalieri nobili, mercenari, milizie templari e comuni lancieri. Ben presto il contingente s’imbatte nella fortezza di Thun, baluardo degli elvetici ribelli, tenuta saldamente da un battaglione di picchieri svizzeri. Weinmuth ha ricevuto l’ordine di rimuovere ogni ostacolo sul percorso dell’armata principale e decide quindi di conquistare la roccaforte con un assalto frontale, costi quel che costi.

La Battaglia
Weinmuth comanda circa duemila fanti, principalmente balestrieri, lancieri e spadieri, oltre a uno squadrone di cavalleria pesante e alla sua guardia personale.
Il capitano Henricus, castellano e difensore di Thun, schiera circa novecento picchieri svizzeri appiedati.
Riunito un breve consiglio di guerra, Weinmuth decide di attaccare con il favore delle tenebre e allo scoccare della mezzanotte ordina l’attacco generale. La tattica è semplice: lanciare gli armigeri all’assalto delle mura con torri d’assedio e scale mentre un manipolo di lancieri templari sfonda le porte con un ariete.
Le truppe francesi avanzano, coperte dal fitto lancio di dardi dei balestrieri genovesi mercenari, e scalano le mura. Ad accoglierli, una schiera di disciplinati picchieri svizzeri. Comincia la carneficina. Esaurito lo slancio iniziale, gli spadaccini francesi sono decimati dai risoluti svizzeri e sono ricacciati indietro. Qualche sparuto gruppo oppone una disperata resistenza ma è ugualmente sterminato.
L’ariete, intanto, ha sfondato il portone del castello. Centinaia di lancieri attraversano i cardini sfondati, ignorando le frecce e l’olio bollente, e aggrediscono i picchieri schierati all’ingresso del castello. La battaglia è aspra e cruenta e sembra che gli svizzeri stiano per soccombere al furioso assalto dei templari. Dalle mura, però, è sceso un nutrito gruppo di picchieri che serrano i ranghi, abbassano le lance e caricano i lancieri francesi alle spalle, chiudendoli in una morsa.
Mentre i suoi templari vengono quasi completamente massacrati, Weinmuth invia metà dei suoi tiratori sulle mura ormai sgombre. Saliti in cima, questi cominciano a tirare sui picchieri sottostanti e ne abbattono un gran numero. Gli svizzeri subiscono gravi perdite e devono abbandonare il cancello principale. Le due compagnie di fanti rimasti si ritirano ordinatamente oltre la seconda cerchia di mura, intenzionate a resistere fino all’ultimo uomo.
Weinmuth riorganizza le truppe superstiti, i balestrieri genovesi mercenari e i cavalieri nobili, e guida personalmente l’attacco finale. Mentre tre compagnie di tiratori fanno piovere dardi sui difensori, il resto delle truppe dà l’assalto alle mura interne. Gli svizzeri resistono valorosamente ma sono ormai soverchiati e non riescono a impedire che un gruppo di genovesi apra le porte. Non appena la grata si solleva, Weinmuth e la sua guardia personale si lanciano nella corte interna, seguiti dal resto della cavalleria pesante. Il capitano Henricus e il suo quadrato di picchieri sono travolti dalla furiosa carica di cavalleria e lo stesso comandante svizzero rimane ucciso. La battaglia è vinta.
Di novecento picchieri che difendevano Thun, ne rimangono in vita sette. Anche i francesi, però, hanno subito perdite gravissime. Milleduecento soldati crociati sono rimasti sul campo, principalmente armigeri e lancieri. I crociati rimasti si danno al massacro e diecimila abitanti rimangono uccisi nel saccheggio della fortezza.


Conseguenze
Per quanto sanguinosa, la conquista della fortezza di Thun ha aperto la strada agli eserciti crociati; nulla può più impedire ai cavalieri di Gerusalemme di travolgere i ribelli come un fiume in piena.
Di lì a poco tempo la sovranità di Dimanche D’Angiò il Navigatore, anche detto lo Spietato, sarà ristabilita in quasi tutta la Germania, alleviando la pressione sul fronte europeo e permettendo al Royaume de Jérusalem di rivolgere la sua attenzione all'orda dei Mongoli che avanzano pericolosamente verso Trebisonda...


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