00 02/12/2012 23:48
La battaglia di Milano
La Genesi

Sono tempi duri per il Nord Italia. Il Signore di Milano, dopo aver esteso il proprio dominio su gran parte della penisola italiana a scapito del Regno di Sicilia, è stato scomunicato dalla Santa Sede e dichiarato eretico. Il devoto Regno di Francia corre in soccorso del Papato ed invade le province lombarde da Lugano a Genova. L'esercito francese è guidato dal leggendario Filippo Capeto e coglie una vittoria dopo l'altra, arrivando a cingere d'assedio la stessa Milano e a conquistarla, dopo aver ucciso il Capofazione milanese.
Il nuovo Signore, Guido Visconti, ripara a Bologna e da lì avvia le trattative con Roma per una riconciliazione, che si concludono positivamente. È indetta una Tregua Dei e stavolta è il sovrano di Francia ad essere minacciato di scomunica se continuerà l'invasione dei territori milanesi.
Abbandonati i progetti di conquista, Filippo marcia verso Genova, lasciando il confine con Bologna sguarnito, per contrastare la potenziale minaccia di Pisa, alleata di Milano, il cui esercito ha sconfinato in Liguria. Ignorando la tregua, il milanese Cristoforo Pensotti invade indisturbato la Lombardia e assedia Milano, difesa da un manipolo di cavalieri al comando di Baldovino Capeto.
In suo soccorso arriva Filippo: ha lasciato la sua fanteria a presidiare Genova e ora conduce la sua intera cavalleria a Nord, raccogliendo altri rinforzi lungo la strada. In poco tempo giunge in vista dell'accampamento milanese: prima che Cristoforo possa sferrare l'attacco alla città, dovrà affrontare i migliori cavalieri d'Europa.

La Battaglia

Il campo di battaglia è una vasta pianura nei pressi di Milano: sarà uno scontro campale.
L'esercito di Cristoforo è composto da milizie comunali, lancieri pavesi e balestrieri genovesi mercenari, con quattro squadroni di cavalleggeri e la guardia del generale, in totale circa duemilatrecento uomini. Sono ben addestrati ma, a parte poche compagnie, non sono soldati di professione. I francesi, invece, sono millecinquecento tra cavalieri nobili, cavalieri franchi mercenari e crociati, oltre a Filippo e la sua guardia e a un contingente di temibili cavalieri di Tolosa. Filippo è alla testa dei suoi, schierati in linea, deciso a risolvere tutto con una carica frontale. Cristoforo è rimasto in retroguardia e dispone i suoi su due file, i balestrieri davanti e i lancieri dietro, con i cavalleggeri alle ali.
Subito i francesi si lanciano all'assalto, contando sull'impeto e la forza bruta per prevalere. I cavalleggeri milanesi avanzano e affrontano con coraggio i cavalieri di Tolosa ma non reggono l'impatto di duecento destrieri bardati e sono spazzati via. Intanto Filippo e il resto dei cavalieri caricano il centro dello schieramento nemico. I balestrieri genovesi non hanno il tempo di scagliare nemmeno un dardo prima di essere travolti, insieme alle prima file di lancieri, che sono letteralmente fatte a pezzi dalla furia dei francesi. La violenza della carica è tale che le linee nemiche vacillano e si frantumano e presto l'intero esercito lombardo è in rotta. Cristoforo si dà alla fuga, inseguito da Filippo, mentre i suoi vengono massacrati dalla cavalleria francese. Il generale milanese riuscirebbe anche a fuggire se a sbarrargli la strada non comparisse all'improvviso Baldovino con i seicento uomini della guarnigione di Milano. Cristoforo è accerchiato dai nemici; disarcionato, è preso prigioniero.
La disfatta dei milanesi è totale: sono duemiladuecento i soldati uccisi o presi prigionieri e l'esercito è annientato. Filippo ha perso solo cinquantanove cavalieri.

Milano resta saldamente in mano alla Francia e Cristoforo Pensotti sarà giustiziato, insieme a tutti i soldati catturati, come monito al nuovo Signore di Milano: che badi a Filippo e ai suoi cavalieri!






[Modificato da Aegon_Targaryen 05/12/2012 21:17]


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