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L' autorità dell'Imperatore


Capitolo 1 : Tramonto
A.D. 1158, 22 agosto, ora dei Vespri, municipio di Milano
Il signore di Milano e capo della Lega dei Comuni Lombardi Ottone Visconti, osservò l’astro completare il suo tragitto nel cielo e scomparire lentamente dietro i monti. “Eppure non sono tranquillo” pensò. Era appena giunta la notizia. L’imperatore Federico II Barbarossa, dopo essere stato solennemente incoronato a Roma, tornava in Germania, valicando il passo di Trento – Innsbruck da cui era venuto. Ma si lasciava dietro un’Italia divisa come lo era prima, con l’unica eccezione della conquista di Verona, presa dai Reichsritter della Guardia dopo una sortita sfortunata. Il piccione messaggero che Ottone aveva mandato al signore di Verona, pace all’anima sua, sconsigliandogli di uscire dalle mura non era stato ascoltato. Ora si diceva che Federico volesse espandere l’impero secondo i principi del Drang nach Osten (spinta verso Est); un’ottima cosa per i signori comunali. Ma era di certo una montatura: Federico era stato di tutt’altro avviso alla Dieta di poco tempo fa, e non era un uomo che cambiasse facilmente idea.
<<Inoltre, sembra che il signore Monferrato, Guglielmo, abbia riconquistato Asti insieme a suo figlio>> Ruggiero, capo delle forze armate comunali, continuava il rapporto. <<Ma non hanno un vero esercito. Con le nostre armate possiamo prendere Asti a un solo cenno, Eccellenza>>. Ottone ponderò l’idea. <<Non sarebbe consigliabile, disse infine, Welf IV ci attaccherebbe poi alle spalle da Verona. E’ lì il pericolo. Verona ci taglia fuori dai Veneziani, è un cuneo puntato alla gola dell’Italia>>. <<Quindi quali sono gli ordini?>> <<Presidiate con un’armata il sud del lago di Garda, e rinforzate la guarnigione di Lugano. Puoi andare.>>
Ma in quel momento un gran baccano li fece accorrere alla finestra. L’esercito imperiale? Impossibile, è a Thun! Ma allora cosa? <<Arnaldo brucia! Arnaldo brucia! Il Cardinale tedesco l’ha bruciato in piazza!>> Ottone represse un’imprecazione: <<Riuscire dove il vescovo di Milano ha fallito, un’ovvia dimostrazione di forza… e ora il papa sarà più bendisposto verso gli hohenstaufen, che il diavolo se li porti tutti con sé!>>







A.D. 1160, 17 febbraio, prima hora (l’alba), dintorni di Milano
<<Comandante!>> Ruggiero balzò in piedi. Essere svegliato così poteva significare solo guai. <<Signore, un’armata si avvicina! È immensa!>> <<Come è possibile? Pisa ha l’esercito in Sardegna e Guglielmo Monferrato ha portato con sé pochi uomini dalla Savoia, e poi non oserebbero attaccare qui!>> Poi lo vide.

Aquila imperiale che sormonta tre leoni neri in campo giallo. Lo stendardo personale di Federico Barbarossa. Aveva evidentemente il dono della bilocazione. <<Alle Armi!>> fu l’unica cosa che riuscì a dire, semistrangolato dall’orrore. Avrebbe dovuto resistere fino all’arrivo delle truppe di milano e del grosso della fanteria italica, a mezza giornata di distanza da dove si trovava. Più osservava lo schieramento nemico più impallidiva: col Barbarossa c’erano i due Monferrato e il conte lotaringio. Quest’ultimo evidentemente era quello che aveva portato più soldati di tutti, a giudicare da colori. La cavalleria alleata si era appena messa in sella quando i Reichsritter, anticipando qualsiasi mossa di Ruggiero, caricarono.

Quando Ottone Visconti arrivò, l’esercito della lega era stato già maciullato.

<<Ritirata!>> Gridò, per tornare a Milano e prepararsi per l’assedio prima che fosse troppo tardi. Intanto malediva se stesso per aver lasciato che Umberto Pirovano andasse con metà dell’esercito a Bologna in un momento tanto delicato… quando una colonna di cavalieri imperiali, la guardia del corpo del conte lotaringio, mise fine ai suoi pensieri.




A.D 1160, 19 febbraio, II vigilia (le undici di notte), municipio di Milano
La scelta dell’imperatore di non torcere un capello alla plebe era stata accolta con sorpresa e gioia dai milanesi, che si aspettavano di vedere la propria città rasa al suolo. <<Devono sentirsi parte di qualcosa di più grande, non vittime di una potenza straniera. La decisione è presa>>. I festeggiamenti erano duravano da due giorni. Federico si godeva il meritato riposo: da quando aveva lasciato Salzburg non era rimasto mai in una città per più di poche notti. Ripensò alla strategia concordata con i Monferrato che gli aveva permesso di stroncare i la Lega così in fretta. Tutto era cominciato nel 1158, quando un sosia del Barbarossa era rientrato in Germania per la via Verona-Trento-Innsbruck-Salzburg, mentre l’imperatore prendeva la via di genova e dopo averla conquistata insieme al prinz Corrado arrivava a Torino. I Milanesi si aspettavano un attacco da Verona, da dove l’Imperatore era sceso verso Roma, ed avevano fiducia nel castello di Lugano a guardia del passo più breve. Ma l’esercito imperiale, guidato dal conte lotaringio, era sceso dalla Svizzera passando per Lyon, facendo un giro più lungo aggirando la fortezza della Lega ed era arrivato con un tempismo perfetto: l’Imperatore ne aveva assunto il comando e marciato verso una Milano impreparata. Ora solo poche sacche di resistenza rimanevano in Lombardia. <<Conosco quello sguardo>> disse un Guglielmo Monferrato l’unico ospite non ubriaco della sala <<vostra altezza imperiale già sta pensando al prossimo paese da sbaragliare>> <<Ti dico solo che non tornerò in Germania, Guglielmo. Ho ancora molti conti in sospeso in questa penisola>>.
[Modificato da gio med II 22/08/2012 16:34]

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Quando un popolo, divorato dalla sete di libertà, si trova ad avere dei mescitori che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, allora accade che se i governanti resistono alle richieste dei cittadini sempre più esigenti, sono denunciati come tiranni.
E avviene anche che chi si dimostra disciplinato è definito un uomo senza carattere; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato; che il maestro non osa rimproverare gli scolari, e costoro si fanno beffe di lui.
In questo clima di libertà, e nel nome della medesima, non vi è più riguardo nè rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza, nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia...

PLATONE, IV secolo a.C.

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Utente di youtube commenta un video di un team coreano femminile di danza:

"TO THE FAPCAVE!"