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Bellum Crucis 6.3 h/h - Campagna Libera -
Con Manuele Comneno, gli storici tendono sempre ad identificare l'ultima fiammata di vita dell'Impero Romeo. Dopo di lui, il declino portò nel giro di un quarto di secolo alla conquista della Capitale e alla nascita dell'Impero Latino d'Oriente. La colpa di ciò viene spesso identificata con la politica di ampio respiro, superiore alle energie bizantine e alla sconfitta nella battaglia di Miriocefalo.


Impero di Manuele I Comneno e Andronico I Comneno (1155 - 1178/81)

L'inizio: la grande riforma militare. (1155 – 1158)

Anno del 1155 o, utilizzando il calendario romeo, anno 6664 dalla Creazione. La situazione del grande impero romano orientale è una situazione di assoluta contraddizione: domina su terre fiorenti, ricche, ma l'esercito è l'ombra di quello che ha dato ai precedenti imperatori la gloria militare. Le truppe non sono le migliori, per lo più contandini/soldati arruolati periodicamente per tempi brevi. Manca una cavalleria seria, sia da tiro che leggera e anche quella pesante latita. L'impero è in una posizione strategica invitante, ma allo stesso tempo, alcune terre sono scollegate dall'insieme dello stato. Le isole sono isolate. Le casse non sono tanto piene: la rivalutazione della moneta, che Manuele ha voluto, ha portato meno entrate. L'impero è insomma un diamante molto grezzo. Da sbozzare, lavorare con cura e attenzione. E' una creatura preziosa, che può essere fragile.
Ma la situazione è anche nella cerchia di nobili: i doux, i komes e i vari funzionari che reggono le province sono ancora un po’ frastornati. E Manuele, che regna da ormai 12 anni sul trono di Bisanzio, le ha provate tutte, ma si trova davanti ad una montagna difficile da scalare. Ma è nella sua indole non mollare. La sua energia lo porta ad un primo passo: rimettere mano ai nobili.
Niente epurazioni, ma spostamenti chiave.
Un rischio calcolato ma una possibile e fondamentale intuizione: la Basileia, a cavallo su due continenti è naturalmente divisa in due; da una parte la Rumelia, la parte europea; dall'altra l'Anatolia, la controparte asiatica. Riunire le due principali famiglie nei due continenti, separandole per evitare l'accendersi di una rivalità. E nelle zone chiave, piazzare i membri della sua di famiglia. E per zona chiave si intende la Tracia. Manuele quindi, alle due grandi casate dei Ducas e dei Paleologo assegna rispettivamente Rumelia e Anatolia. I Ducas controllano Macedonia, Epiro e Tessaglia. I Paleologo Optimatia, Tracia, Paflagonia. Ai suoi parenti invece, il basileus assegna le terre di Samo e Trebisonda, con le due fortezze chiave di Smirne e Trebisonda appunto.
imageshack.us/photo/my-images/210/kingdoms201301101246... (alleanza con il regno di Georgia)
Ma la riforma non si ferma solo a questo: a partire dall'inverno tra '55/'56, Manuele prepara con cura le forze militari in Anatolia: punto di incontro è Dorileo. Giovanni, suo parente, da Trebisonda si appresta a fare lo stesso. Le risorse sono tutte concentrate per questi preparativi. Le truppe degli stratioti vengono in larga parte congedate: le zone più interne hanno il minimo sindacale in fatto di guarnigione. Città come Atene, Smirne o Amastris vedono ridursi all'osso gli effettivi di stanza. La guarnigione di Costantinopoli è in larga parte spostata ad Adrianopoli. I reparti di cavalleria leggera, quei pochi presenti in europa, vengono tutti spostati a Serdika: la capitale della Burgaria è il perno della difesa Romea in Europa. E futura base per l'attacco verso occidente. Ma l'Europa non conta: la ricchezza dell'impero, come la sua forza militare è sempre venuta dall'oriente, sin dai tempi degli Isaurici. Sin dai tempi della dinastia Macedone. Le truppe vengono rimesse a nuovo: Pronoiari, arcieri montati... Manuele I rimette mano alla sua armata. E alle guarnigioni: Monemvassia, Serdika, Nepanto e Trebisonda devono avere guarnigioni degne del loro ruolo: capisaldi della potenza Romea. Bastioni imperiali. Punti di partenza per una ripresa dell'avanzata.

La Guerra Turco-Bizantina (1158-1167)

E dopo tre anni, nel 1158, Manuele I attacca: il bersaglio è Iconio. Punta subito al colpo grosso: l'esercito imperiale marcia verso la città e attacca le truppe che sono raccolte fuori. La battaglia infuria nei sobborghi della città e Manuele sfida il Sultano. La battaglia arriva al punto di svolta poco dopo: nonostante le perdite, il sultano turco viene fatto fuori dai Kontophoroi che lo accerchiano e sterminano il suo seguito. Il resto dell'esercito turco si scioglie come neve al sole. imageshack.us/photo/my-images/12/kingdoms201301101349233.png/
La città è presa: Manuele I entra ad Iconio. Ma non è solo Ar Rum teatro di guerra: Giovanni, parente di Manuele, assieda e conquista la città di Amaseia sei mesi più tardi, ricongiungendo l'isolata regione di Trebisonda con il resto dell'impero. La battaglia di Iconio ha svelato a Manuele che le sue armate devono ancora migliorare ed acquisire una struttura in grado di poterle rendere invicibili, flessibili e soprattutto, veloci nelle marce. Attende due anni e ricostruisce l'armata imperiale con un nuovo criterio: mobilità della cavalleria aumentata di numero e qualità, con l'aggiunta dei Kavallaroy. E dopo questo lasso di tempo, si ripresenta nella terra dei turchi: ancora una volta, sorprende un armata fuori dal castello e ancora una volta, affronta il nuovo sultano.
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La battaglia di Ankara è un'altra vittoria delle insegne imperiali, che toglie uno dei principali punti di reclutamento dello stato selgiuchide. Il castello è conquistato, il sultano è sconfitto, pesantemente e cade in battaglia, assieme alla sua scorta. Il fronte di guerra avanza e il castello di Ankara diventa uno dei punti chiave della strategia romea, la base per le future spedizioni imperiali: assieme a Dorileo, queste due fortezze diventano i centri di reclutamento dell’armata imperiale.
Ma notizie nefaste giungono da Oriente: il Califfo Abbasside ha indetto una Jihad su Costantinopoli.


(mi vogliono bene devo dire)

Questa è una complicazione non da poco: se tutte le fazioni islamiche del medio oriente si coalizzassero, la guerra diventerebbe estremamente complicata. E Manuele sa che al momento ha due opportunità: o continuare la guerra ad oltranza, annientando i Turchi, oppure decidere in una pace e rimandare i progetti di conquista. Prova la via diplomatica, ma i nemici sdegnosamente non accettano. E le ostilità continuano: nel 1162 il nuovo doux di Amaseia, Demetrio di Lampsaco sconfigge un’armata turca vicino alla frontiera. Grazie alle forze ereditate dal contingente di Giovanni Paleologo, un anno dopo si ripete in una seconda battaglia sempre nei pressi di Amaseia: le forze della Jihad, comandante da un nobile Abbasside, vengono battute e sconfitte; Giovanni Comneno, assieme ad un reggimento georgiano, respinge ancora più a est le truppe del Califfato. Ma per sicurezza, decide di lasciare un corpo di cavalleria leggera che controlli la frontiera georgiana; una scelta che si rivelerà intelligente. Un anno dopo i fatti di Amaseia (1164), Manuele I riprende la sua forte offensiva: il nuovo obbiettivo è Cesarea, la fortezza che un tempo apparteneva alla potente famiglia dei Foca.




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Manuele esegue un capolavoro di tattica, isolando la guarnigione con un contingente secondario che assedia la fortezza di Cesarea, isolandone la forte guarnigione e approfitta di questo per attaccare le due armate presenti nei pressi del castello: i turchi hanno abboccato l’esca, indebolendosi proprio in quella regione. Manuele attacca: lo scontro, per quanto contro due armate, vede leggermente inferiore numericamente l’imperatore Comneno, ma dalla sua ha le truppe migliori. imageshack.us/photo/my-images/19/kingdoms201301101548460.png/
Lo scontro che ne segue vede la completa sconfitta delle due armate, mentre il piccolo contingente posto a guardia dell’ex covo dei Foca è costretto a ritirarsi. Ma Manuele è previdente e nell’inverno di quell’anno approfitta della debolezza della guarnigione, ulteriormente indebolita per assediare e prendere d’assalto il castello e conquistarlo. Ma dicevo che i turchi hanno mangiato l’esca: Niceforo Paleologo ha sguarnito volontariamente Ankara e attirato una considerevole forza turca nel territorio del tema di Anatolia; prende l’armata d’infilata, tagliandole la via di fuga e mettendola alle strette, riuscendo a sconfiggerla sul campo.
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I resti degli eserciti affrontati in quell’anno dai romei si rifugia a Sivas.



La resa dei conti è vicina. Le spie e i Georgiani fanno il resto: i vicini del Caucaso sembrano riuscire non solo a contenere la spinta Abbasside, ma anche ad attirare parte delle armate selgiuchidi, che non riescono a passare ad Ani. E Manuele I accarezza l’impresa. Liscia il pelo della sua armata, la rinforza, la blandisce e soprattutto, la rinforza. I soldati della Pronoia sono ormai una delle sue spine dorsali, assieme alla formidabile cavalleria leggera che lo accompagna da 8 anni. Idem gli arcieri a cavallo. Nell’estate del 1166 parte da Cesarea e si attesta davanti alla cittadina di Sivas: il sultano è arroccato li con il suo esercito. Manuele fiuta la preda.
I suoi soldati sanno che li si gioca tutto.
Se l’imperatore vince, la strada per la vittoria totale dei Romei è aperta. E si arriva allo scontro: la prima armata che va incontro all’imperatore romeo viene spazzata via dalle forze della Pronoia, con due reparti lasciati in riserva, pronti ad intervenire, assieme a stratioti e kontophoroy in caso di necessità. Essendo il grosso delle truppe, nonostante l’oscurità (il nemico, infido, ha voluto attaccare di notte), le forze imperiali reggono il confronto e le riescono a mettere in fuga, sparpagliandole e sconfiggendole, trasformando la battaglia in una caccia all’uomo. Ma non è ancora finita: arriva il Sultano Shahan con il suo corpo d’armata. La battaglia infuria proprio mentre l’esercito romeo si sta rischierando, ricompattando i ranghi: la carica del sultano prende sul fianco un reparto di pronoiari provato dallo scontro. Manuele interviene direttamente, attaccando con forza da tergo il sultano, assistito dagli stratioti che portano man forte al loro generale. La forza dei turchi viene infranta con la morte del loro signore: tagliata la testa del serpente, il suo corpo si contorce per poi rimanere immobile. Quella che segue è soltanto la conseguenza della carica avventata del sultano: è una spietata caccia all’uomo.



I cavalieri romei setacciano il campo di battaglia e fanno prigionieri. La guarnigione di Sivas è ridotta ai minimi termini.
Manuele batte il ferro finchè è caldo: assedia l’abitato e nell’inverno seguente lo prende, conquistandolo.
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La vittoria è ormai romea: niente e nessuno potrebbe impedire al basileus di prendere l’esercito e marciare ad oriente, verso l’Eufrate, a Melitene. Ma la saggezza romea suggerisce di non annientare il nemico: il nemico di oggi, può essere l’alleato di domani; il basileus valuta: la sua influenza è ben oltre i suoi confini e valica anche il fiume Eufrate, se riesce ad assoggettare i turchi. È il 1167 quando i suoi emissari lo informano che il nuovo sultano ha accettato le condizioni di pace: Melitene e un altro castello dall’altra parte dell’Eufrate resteranno in mano turca, ma il sultanato dei Selgiuchidi si piega al volere imperiale, dichiarandosi suo vassallo.
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L’imperatore ha raggiunto il suo obbiettivo e la guerra è finita.
Ora può tornare a casa, da dove manca da oltre dieci anni.
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Intanto vengono aggiustati i rapporti con i vicini Georgiani: ognuno dei due avrà il libero accesso militare nelle rispettive terre e c’è un pieno scambio di informazioni sui propri territori. E intanto che l’imperatore torna a casa, rimette mano alla difesa delle regioni dell’Anatolia: i temi di Anatolia, Cappadocia, Tracia e Samo rappresentano una linea di fortezze che funge da linea difensiva e spina dorsale della penisola. Di questi quattro castelli, Ankara e Dorileo rappresentano i punti chiave: il primo difende tutta la parte orientale della penisola anatolica (Iconio, Cesaresa, Sebasteia), mentre il secondo la parte occidentale. Trebisonda viene rafforzata nella guarnigione: la sua collocazione isolata obbliga ad un corpo di guardia leggermente più numeroso, quanto basta per scoraggiare eventuali rivalse turche. È il 1168 quando Manuele I fa ingresso trionfale nella capitale: la guerra è finita e la chiusura del conflitto è sancita definitivamente nel 1169, con la pace con gli Abbassidi.



Gli ultimi anni (1171 – 1181)

Seguono anni di tranquillità, dove anche il cugino, Andronico, viene associato come co-imperatore al trono con il nome di Andronico I. Sul fronte diplomatico, l’impero si muove con contatti con le potenze confinanti, soprattutto la Serenissima repubblica Veneta. La pace però, per l’impero dei Romei dura sempre poco. È il 1177 quando i Cumani provano ad avventurarsi in Bulgaria, sconfinando oltre il Danubio. Artabeno, generale del tema di Bulgaria, sconfigge in battaglia, una dura battaglia, l’esercito cumano; Niceta di Seleucia, ex duce di Creta, assedia la città di Tarnovon, in mano ad un esigua guarnigione di soldati cumani, che viene presa dopo sei mesi di assedio, nel 1179. A suggellare l’inizio delle ostilità, viene formalizzata l’alleanza tra Romei e Ungheresi: gli interessi comuni sul Danubio, il nemico comune portano all’unione d’intenti. A suggellare il trattato, anche l’accesso militare e un dono, da parte del basileus di 1000 bisanti.
Ma come sempre, combattere su due fronti è un destino che l’impero deve e dovrà sempre affrontare. I Crociati attaccano via mare i porti di Cipro, venendo respinti dalla flotta bizantina. È il 1180 quando succedono questi fatti. Sei mesi dopo, nell’estate del 1181, anche il co-imperatore, succeduto a Manuele I morto nel 1178, viene a mancare nelle stanze del Gran Palazzo imperiale.
L’impero, in 25 anni, ha ristabilito la sua influenza sulla penisola Anatolica e ha riportato parte della sua dominazione sul basso Danubio. Mancano le terre alla foce del fiume, ma queste saranno obbiettivo del nuovo imperatore, che avrà il dovere di concentrarsi sull’Occidente, senza trascurare l’Oriente. Manuele si era concentrato proprio su quest’ultimo, ma con la diplomazia e un accorta strategia di difesa, aveva mantenuto intatte e sicure le frontiere occidentali.

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imageshack.us/photo/my-images/203/kingdoms201301111537... ---> armata imperiale
imageshack.us/photo/my-images/152/kingdoms201301111551... ---> esercito di Niceforo Paleologo
[Modificato da BasilioIIBulgarotocne 08/02/2013 11:12]