00 27/07/2010 12:26
Questo è in senso assoluto il mio primo post. Ho letto con interesse e piacere le varie cronache finora apparse e mi sono detto: perché non farne una anche io? Così propongo la campagna che ho fatto qualche tempo orsono con i Crociati. La difficoltà è bassa e bellum era ancora alla versione 5.0. Spero che sia di vostro gradimento e sono aperto a qualunque genere di consigli e/o suggerimenti.



Royaume d’Outremer



Fase I – Soli e circondati (1155-1180)

Anno del Signore 1155, Gerusalemme – Baldovino III dovrebbe essere profondamente fiero di ciò che è: il Rex Latinorum, il custode dei Luoghi Santi contro la marea degli infedeli. Ma egli sa bene che sono passati i tempi di Goffredo di Buglione e della gloriosa Prima Crociata: ora il suo regno, l’Outremer, è circondato da stati giovani e desiderosi di gloria, assetati del sangue dei franchi. A settentrione il sultanato selgiuchide sta riemergendo da un periodo di difficoltà e la potenza più apparente che reale dell’Impero Bizantino non sembra capace di arginarne l’ascesa. A meridione giace l’Egitto che, nonostante la non più illuminata guida fatimide, è ancora un vecchio leone fiero. Più pericoloso di ogni altro, a oriente si erge il giovane sultanato di Aleppo e Mosul, diventato punta di diamante contro i franchi dopo aver strappato loro la città di Edessa, ora rinominata Urfa.
Per contrastare questo accerchiamento Baldovino III non ha che poche città e due sole rocche fortificate, allungate su una sottile striscia di terra dall’aspetto incredibilmente fragile. Economicamente a terra, militarmente debole e minato da conflitti interni fra Baldovino e l’erede, il principe Amalric di Antiochia, l’Outremer non può che affidarsi alla diplomazia per garantirsi la sopravvivenza. In tal senso sono volti tutti gli sforzi degli abili diplomatici gerosolimitani che, nel 1158, riescono a portare a termine un colpo maestro: sfruttando l’impegno siriano verso il Kurdistan e la Jihad lanciata contro Baghdad, si riesce a stipulare un’alleanza con la dinastia zenghide, il cui intento è la reciproca preservazione delle frontiere. Accordi commerciali vengono altresì presi con i Turchi e gli Egiziani, garantendo un poco di respiro a un’economia dalla cui floridezza dipende il destino del regno.
Assicuratosi così un minimo di stabilità internazionale, Baldovino lancia un duplice progetto: rafforzare l’economia tramite l’incentivazione del commercio – in particolare di argento dalla Cilicia e di zolfo dalla Cappadocia – e la costruzione di più ampie strutture portuali; e potenziare militarmente il regno. Questo secondo, fondamentale obbiettivo si basa sulla suddivisione delle terre d’Outremer i due circoscrizioni: la prima, facente capo a Gerusalemme, comprende entrambe le rocche militari, da sviluppare di pari passo; la seconda, invece, ha centro in Antiochia e la sua difesa è affidata all’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni, di cui il principe Amalric è Gran Maestro. Baldovino spera così facendo di ottenere un duplice guadagno: placare Amalric rendendo Antiochia praticamente indipendente dalla propria sovranità; e avere un baluardo contro la rocca turca di Adana, che rappresenta una costante minaccia a settentrione.
Amalric, pur mantenendo rapporti molto freddi col sovrano, apprezza il gesto e accetta di collaborare allo sviluppo economico; tuttavia Baldovino non riesce a convincerlo a inviare un piccolo corpo dei suoi Ospitalieri a far parte della spedizioni che si sta preparando per sottomettere la desertica provincia meridionale dell’Hejaz. Questo vasto territorio, il cui centro è la città di Medina, rappresenta per l’Outremer l’unico vero sbocco espansionistico e potrebbe garantire il controllo di una buona fetta del commercio del Mar Rosso. La spedizione, il primo vero rischio militare preso da anni, parte nel 1170 e si conclude l’anno dopo con la conquista di Medina e l’assoggettamento della regione. Purtroppo però questa guerra - sempre che si possa definire tale una cosa così circoscritta e limitatamente importante – ha messo in luce la drammatica arretratezza militare dell’Outremer, ridotto ad avere una sola vera armata, composta esclusivamente da coraggiosi ma inesperti e mal equipaggiati miliziani.
Baldovino, resosi conto che bisogna immediatamente correre ai ripari, fa intensificare i lavori di miglioramento delle strutture militari, dotando ogni centro abitato di fabbri abili nell’arte metallurgica. Viene inoltre avviata una nuova leva, che entro il 1178 dota le armate di Gerusalemme di diversi battaglioni di fanteria pesante armata di lancia, ben addestrata ed equipaggiata.
Ma nel 1176 un evento improvviso arriva a scuotere il delicatissimo equilibrio dell’area: in Egitto, immensamente ricco e assai poco valorizzato dalla decadente dinastia fatimide, il sultano viene messo da parte da un giovane principe dalle eccellenti qualità, il cui nome è già leggenda in tutte le terre dell’Islam: Sahal ad Din.
Egli, assunto il potere, decide che è tempo di scacciare i vili franchi, che opprimono il popolo e impongono il loro credo. Prima, però, lancia un vasto programma di riforme per riportare l’Egitto allo splendore e farlo emergere dallo stato letargico in cui i fatimidi lo avevano sprofondato. Tesse rapporti con gli altri sultani, tanto per farsi riconoscere senza intoppi quale nuovo sovrano dell’Egitto quanto per dare a tutti una causa comune per cui lottare.
Dal suo palazzo a Gerusalemme Baldovino osserva con crescente preoccupazione le mosse egiziane, rendendosi conto che il suo regno non ha la forza per reggere l’impatto di tre stati uniti sotto un’unica bandiera. E nel 1180 le peggiori paure del rex latinorum diventano realtà: Sahal ad Din dà ordine a tutti gli imam del sultanato di chiamare i figli del profeta alla guerra santa contro i franchi infedeli. Il suo grido viene portato rapido dal vento del deserto fino in Siria, dove l’Atabeg immediatamente rinnega l’alleanza stipulata con l’Outremer, quindi prosegue fino ai monti anatolici, sussurrando suadenti promesse di gloria e trionfo alle orecchie del sultano selgiuchide. Perfino a Marrakesh giunge notizia della chiamata di Sahal ad Din e gli Almohadi immediatamente iniziano i preparativi per una possente spedizione.