00 28/07/2011 17:23
il caso veronese


LE ARMATE DI CANGRANDE








Con l'ascesa del dominio degli Scaligeri, l'organizzazione dell'esercito vide un progressivo affinarsi dell'armamento e della tecnica militare. Silvana Anna Bianchi racconta come venivano reclutate e come combattevano le milizie che costituirono il nerbo dell'esercito veronese fino all'affermarsi dei mercenari e al tramonto di fronte all'espansionismo dei Visconti.







Prima limitato alla sola Verona, il dominio scaligero con Cangrande I si estese progressivamente su Vicenza (1312), Padova (1328) Treviso (1329).
Mastino II e Alberto II conquistarono poi Brescia (1332), Parma e Lucca (1335), mostrando un attivismo politico e militare guardato con crescente sospetto da Venezia e Firenze, che infatti si coalizzarono e, dopo aver attirato altri potenti nemici di Verona, decretarono la fine della potenza Scaligera. L'incerta condotta della guerra tenuta dai della Scala provocò inoltre defezioni in campo veronese e finì per favorire l'agregazione di sempre nuovi nemici.
La signoria, in seguito alle sconfitte, si ridusse alle sole città di Verona e Vicenza. nè più si allargò oltre i confini sino al definitivo declino nel 1387 per opera dei Visconti di Milano.







In un contesto del genere, di dichiarata e persistente aggressività militare, conoscere l'organizzazione degli eserciti diventa essenziale per capire la parabola stessa delle milizie scaligere. Se è indubbio, infatti, che l'organizzazione militare è conseguenza della robustezza di uno stato, è altrettanto vero che i successi sul campo di battaglia risultano decisivi per rinvigorirla.




INQUADRAMENTO PER CENSO E NASCITA

Documentazione pubblica e testimonianze delle cronache coeve sono avare di informazioni sulla effettiva composizione della milizia nella prima età comunale a Verona, sul suo reclutamento e sulla sua organizzazione. Quel che è certo è che la distinzione fra milites e pedites poggiava anche qui su precise differenziazioni sociali-e quindi economiche- che avevano una ricaduta "tecnica" nelle diverse funzioni sul campo e nel diverso equipaggiamento richiesto, dato che la dotazione militare era in genere proporzionale alla capacità contributiva di ciascuno. Agli inizi del Duecento erano obbligati a prestare servizio a cavallo tutti i cittadini con patrimonio superiore alle mille lire- già in voga il motivetto "se potessi avere mille lire al mese"??:n.d.r.-
Chi teneva armi e cavalli a disposizione del comune ovviamente era esonerato da alcune imposte, analogamente a quanto concesso alla piccola nobiltà del contado di ascendenza feudale : questi sgravi fiscali si connotavano come status symbol, o se preferite come qualificazione sociale, ma erano anche rapportati allo sforzo economico sostenuto per le spese militari.
Le prime testimonianze certe sull'organizzazione militare veronese basso-medievale vengono dagli statuti civici del 1276, un testo interessante in sè ma più ancora se confrontato con la successiva regolamentazione del 1327 che fotografa una realtà in parte mutata e comunque in fase di riorganizzazione: due testi normativi, come si vede dalle date, strettamente legati all'affermazione degli Scaligeri nella città e nella Marca.











ARMI E SOLDATI PER IL SIGNORE DELLE TERRE




Gli obblighi del contado e i berrovieri



Alla fornitura di balestre erano tenuti anche gli abitanti delle ville del Veronese, sui quali gravava inoltre l'obbligo di
fornire gli archi con i rispettivi arcieri, quest'ultimi si ritiene fossero elementi ausiliari, dal momento che l'arco veniva ormai generalmente declassato come arma di fiancheggiamento da getto, tant'è vero che risultano nettamente superiori le pene per le ville che non fornivano balestre rispetto a quelle comminate alle ville inadempienti riguardo all'ordine di presentare archi.
Sempre nelle ville era fatto l'obbligo di procurare guastatori, operai e conduttori di carri, elementi indispensabili nei trasporti logistici durante (o negli intervalli fra) le diverse operazioni militari. Gli strumenti agricoli di lavoro, in caso di necessità venivano promossi al rango di armi. A fianco di costoro-elementi minori ma pur sempre regolari dall'esercito-agivano bande armate illegali il cui compenso consisteva unicamente nel furto, saccheggio, stupro e cosìvia.

Dal contado provengono quasi sempre anche i "milites levis armaturae", più noti come berrovieri, un corpo di cavalleria leggera (nel loro equipaggiamento non sono previsti nè la lameria nè la cohoperta per il cavallo).
Tipici dell'area settentrionale italiana, li vediamo agire almeno fin dai primi decenni del Duecento,e in particolare nella Marca rappresentano una formazione stabile e regolare, al contrario dei berrovieri lombardi, emiliani e romagnoli che vengono arruolati come mercenari.
Nella regione veronese è noto il caso di Bonaugurio di Trentinello di Orti, appartenente a una famiglia di milites soggetti al monastero cittadino di S. Giorgio in Braida : nel suo testamento (siamo nel 1237)ricorda le azioni compiute "insieme ad altri berrovieri" nella zona di Rivalta.
Nelle fonti informative veronesi-come del resto in quelle vicentine si elenca l'armamento richiesto e conferma la circostanza dell'obbligatorietà del servizio loro imposto dal comune, e fa pensare che anche qui come a Padova -dove è chiaramente documentato- i berrovieri si schierassero in campo ed operassero insieme ai cavalieri, dai quali li differenziava l'uso di armature meno pesanti e di cavalcature peggiori.
Non vanno escluse loro autonome azioni predatorie, essendo la razzia mirata e velocissima la loro "specialità", al punto che spesso, nel linguaggio comune, il berroviere viene equiparato al vero e proprio fuorilegge.







[Modificato da Fulcherio, 28/07/2011 17:37]