18/11/2011 09:13 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
| Servo della gleba | |
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Vorrei chiedere una consulenza tecnica in riferimento ai gradi presenti negli eserciti nel periodo mediovale.
Premetto che sto scrivendo un romanzo fantasy e sto identificando le razze principali basandomi sui resoconti degli eserciti più importanti della storia.
Il problema è comparare una linea di comando che preveda i classici gradi, almeno quelli importanti tipo comandante, tenente ecc.
Dovendo usare eserciti non in linea al contesto storico, esempio elfi cultura greca, orchi cultura giapponese non posso darvi una linea temporale precisa, quindi capisco la difficoltà della mia domanda.
Altre questioni importanti, che unità di misura mi consigliate? Usare la misura metrica per non complicare la lettura o usare ad esempio la dirgha o il passus (arrotondando per difetto al metro) e per i chilometri usare leuga ( arrotondando per difetto al KM) ?
Per il passare del tempo ho molti dubbi, qui chiedo consigli.
Grazie^^ |
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18/11/2011 19:24 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.249 | Registrato il: 17/08/2009
| Città: CARRO | Età: 32 | Principe | |
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Ciao!
Prima di tutto complimenti per l'idea, io sto sistemando anche in questo senso il mio libro (che prevede quasi solo umani però, anche se non solo) che avrei quasi finito, quindi vediamo se posso aiutarti, anche se una mano sarebbe gradita.
Per gradi e gerarchie, be' in realtà credo dipenda molto da dove ti trovi: dove abbiamo una struttura che in parte ricalca quella di tradizione romana con i Bizantini, nell'Europa feudale abbiamo sistemi completamente diversi e sistemi di comando non basati tanto sul valore in campo ma sui rapporti feudali, nel senso che è chiaro che la maggior parte di comandanti e ufficiali sono quanto meno nobili. Discorso ancora diverso lo fanno le milizie comunali tipiche dell'Italia, dove per esempio troviamo le figure del serragente (letteralmente "colui che serra la gente", ovvero fa stare strette e compatte le file di miliziani), di estrazione borghese, e del capitaneus, spesso a capo della cavalleria o di corpi di fanteria come il serragente ma con estrazione nobiliare.
Io ti espongo come ho voluto dividere, magari in maniera abbastanza semplice ma reputo efficace, le forze dell'Impero nel quale vive il protagonista del mio libro: l'esercito è composto solo da cavalleria, che però se è necessario è esperta anche nel combattere a piedi (l'esercito deve essere perfettamente addestrato ed efficiente, è infatti il più temuto di tutto il territorio in cui la storia è ambientata).
Il servizio militare obbligatorio dura quattro anni (forse un po' pochi, vedrò), e a seconda del ceto hanno armamenti e appartengono a reparti diversi; ovviamente una buona parte decide di rimanere nell'esercito.
L'unità principale dell'esercito è il Battaglione, estremamente versatile, composto da 500 uomini, a sua volta diviso in cinque Squadre da 100 uomini: due di cavalleria pesante, due di arcieri a cavallo e l'ultima di schermagliatori (chiamate prima, seconda etc. squadra per praticità).
Ogni squadra ha un suo Capitano, così come lo hanno i Manipoli, ovvero le unità da 20 uomini che compongono ogni squadra.
Come unità di misura sono andato sul "classico", nel senso che ho usato le misure anglosassoni principalmente (miglia, piedi etc.)
Spero di esserti stato di aiuto, se hai altre domande chiedi pure che sono molto interessato a questo tuo libro
[Modificato da Zames 18/11/2011 19:25] |
19/11/2011 08:59 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
| Servo della gleba | |
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Grazie per le risposte.
Il mio libro contiene le razze classiche, quindi elfi, nani, umani, draghi, ecc ma sono ancora agli arbori della "civiltà".
Quindi le divisioni non sono ancora cosi nette, culture simili sotto molti aspetti perchè guerra importanti non ci sono ancora state.
Credo che userò i passus anche se non in linea temporale con il periodo e inventerò mesi e anni partendo dalla creazione del mondo.
Di scontri epici per il momento pochi, un imboscata, un asssedio, e una battaglia tra elfi e nani ma di entità ridotta.
Tu scrivi limando ogni aspetto o lasci appunti per l'eventuale editing finale?
Io sto a metà del romanzo (520000 parole), tanto da editare ma ottimi appunti, uno scheletro valido e incongruenze quasi inesistenti^^ |
19/11/2011 11:02 |
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| | | OFFLINE | Post: 21.194 | Registrato il: 10/02/2007
| Principe | | |
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le misure decimali per le unità furono introdotte dai Mongoli se non erro - quindi perfetti per gli orchi?
tra l'altro quando i Mongoli e prima di loro i Magiari arrivarono in Europa, le popolazioni locali furono particolarmente inorridite, oltre che dagli usi "barbari", anche dalla loro terrificante bruttezza!
"bisogna ammirare la pazienza divina per aver concesso una terra così amena non dico a simili uomini, ma a simili mostri umani!"
Ottone di Frisinga riguardo ai Magiari
In bocca al lupo per il romanzo!
[Modificato da The Housekeeper 19/11/2011 11:07] |
19/11/2011 11:27 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.249 | Registrato il: 17/08/2009
| Città: CARRO | Età: 32 | Principe | |
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xasa, 19/11/2011 08.59:
Grazie per le risposte.
Il mio libro contiene le razze classiche, quindi elfi, nani, umani, draghi, ecc ma sono ancora agli arbori della "civiltà".
Quindi le divisioni non sono ancora cosi nette, culture simili sotto molti aspetti perchè guerra importanti non ci sono ancora state.
Credo che userò i passus anche se non in linea temporale con il periodo e inventerò mesi e anni partendo dalla creazione del mondo.
Di scontri epici per il momento pochi, un imboscata, un asssedio, e una battaglia tra elfi e nani ma di entità ridotta.
Tu scrivi limando ogni aspetto o lasci appunti per l'eventuale editing finale?
Io sto a metà del romanzo (520000 parole), tanto da editare ma ottimi appunti, uno scheletro valido e incongruenze quasi inesistenti^^
Per le misure: alla fine dipende un po' dall'atmosfera generale che vuoi dare, cioé se vuoi che il tuo fantasy sembri ambientato in una sorta di "mondo antico" alternativo, misure romane e greche vanno benissimo.
Io ho avuto la fortuna/sfortuna di scrivere tutta la prima stesura del libro senza una scaletta, andando quasi di istinto, ma sono sempre stato senza appunti su cui lavorare; infatti già alla "seconda mano" ho dovuto apportare modifiche, e adesso che sono alla terza-quarta intendo darne l'assetto definitivo, sia a livello di storia (che comunque già c'è), sia a livello di realismo, ovvero creare un background storico e culturale che sembrino credibili per quanto fantasy: ad esempio, adesso sto radunando tutte le parole "inventate" di sana pianta e sto cercando di organizzarle secondo un'etimologia ben precisa, che non le faccia appunto sembrare un insieme di lettere senza senso.
Inoltre uno dei lavori più difficili che sto affrontando adesso è lo "spessore" dei personaggi, ovvero darne un ritratto psicologico e caratteriale più umano e realistico.
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19/11/2011 11:31 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
| Servo della gleba | |
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Gli orchi per ora voglio che restino nobili, mi sono ispirato alla cultura giapponese per questo motivo, sia per le strutture sia per l'economia e le semi-divinità.
Diciamo che l'intenzione è quella di narrare la storia delle razze prima che avvengano quei percosi prefissati che si riscontrano nella maggior parte dei fantasy odierni.
E' un immensa bozza, da sistemare sotto l'aspetto grammaticale e lessicale ma ci sono ottimi spunti.
I mongoli sono un ottima idea per le popolazioni del deserto più che i soliti beduini ( certo tenendo conto delle steppe e della relativa vegetazione), grazie per avermene accennato.
Ora che cultura scegliereste per rappresentare un popolo sottomesso come schiavi a servizio di una delle razze principali?
Orchi (padroni) goblin ( schiavi).
pensavo anche ad un rapporto padre figlio tra le due razze, magari potrei approfondire ricercando aspetti tra giapponesi - coreani
[Modificato da xasa 19/11/2011 11:42] |
19/11/2011 11:39 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
| Servo della gleba | |
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Zames, 19/11/2011 11.27:
Per le misure: alla fine dipende un po' dall'atmosfera generale che vuoi dare, cioé se vuoi che il tuo fantasy sembri ambientato in una sorta di "mondo antico" alternativo, misure romane e greche vanno benissimo.
Io ho avuto la fortuna/sfortuna di scrivere tutta la prima stesura del libro senza una scaletta, andando quasi di istinto, ma sono sempre stato senza appunti su cui lavorare; infatti già alla "seconda mano" ho dovuto apportare modifiche, e adesso che sono alla terza-quarta intendo darne l'assetto definitivo, sia a livello di storia (che comunque già c'è), sia a livello di realismo, ovvero creare un background storico e culturale che sembrino credibili per quanto fantasy: ad esempio, adesso sto radunando tutte le parole "inventate" di sana pianta e sto cercando di organizzarle secondo un'etimologia ben precisa, che non le faccia appunto sembrare un insieme di lettere senza senso.
Inoltre uno dei lavori più difficili che sto affrontando adesso è lo "spessore" dei personaggi, ovvero darne un ritratto psicologico e caratteriale più umano e realistico.
Io devo ancora fare la lista dei nomi e dei termini inventati, colpa grave perchè perdo molto tempo a ricercarli nel testo.
Lo scheletro mi aiuta molto perchè da quello parto con i vari capitoli e personaggi ma non serve a limitare l'estro creativo, nel senso che i personaggi che creo sembrano voler raccontare più aspetti e non relegarsi a semplici comparse ghghghg.
Fai bene a creare un plot dei personaggi, tieni in considerazione anche l'evoluzione che avranno nel corso della storia ^^
Come è nata l'idea del romanzo?
[Modificato da xasa 19/11/2011 11:44] |
19/11/2011 11:49 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.249 | Registrato il: 17/08/2009
| Città: CARRO | Età: 32 | Principe | |
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L'idea di questa storia e questo romanzo non lo so sinceramente...so solo che ho avuto per tanto tempo in testa la prima frase del primo capitolo, e ho provato a scriverla...il resto venne da solo :)
Parlaci del tuo libro, come lo hai pensato? A cosa ti sei ispirato, almeno inizialmente? |
19/11/2011 13:59 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
| Servo della gleba | |
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L'idea di un libro nacque quando avevo 12 anni, avevo creato lo scheletro principale e alcuni personaggi ma consapevole dei limiti tecnici dovuti alla giovane età abbandonai il progetto.
Due anni fa ho ritrovato gli appunti e con rinnovato entusiasmo ho riniziato a scrivere. ( Ora ne ho 26 ghghgh)
Elementi d'isiprazione vengono da due libri, un romanzo storico sulla vita di Giulio Cesare, e la saga Excalibur.
Leggevo e immaginavo aggiunte di personaggi, percorsi narrativi differenti e un giorno mi son detto: scrivine uno tu.
La storia parla di diversi personaggi, uno dei quali sarà presente nelle tre "ere" narrative e sarà il cattivo.
Presupposto fondamentale è il richiamo al concetto che s'ispira al vaso di pandora, verrà trovato un oggetto che contiene il male della creazione, rinchiuso all'interno di una montagna, pieno d'ira cercherà vendetta. ( pensate al rapporto tra padre e figlio, in cui quest'ultimo vuole distruggere ogni sua creazione)
Da questo l'evolversi della storia, il diffondersi del vero male, guerre e morte, alleati che diventano nemici, redenzione di un semi-dio che avrà effetti catastrofici, ecc
Calcola che il solo scheletro conta 25 pagine di appunti elencati in ordine temporale ecc, studio dei personaggi.
Difetto essenziale è la mia tecnica, onestamente carente e da perfezionare. Ma non mi abbatto perchè il libro è cosa mia, una soddisfazione da "scrittore" ^^
Cmq ho sempre scritto da quando avevo 12 anni, più racconti che poesie.
Vi metto in spoiler uno di questi racconti
Ps: per il passare del tempo userò elementi riconducibili alla clessidra e alle meridiane, scriverò giorni se non troppi, esempio a tre giorni dal villaggio, mai a settantadue giorni dal villaggio ghghg
Testo nascosto - clicca qui
Petali d'Amore
La quiete regnava in quella notte limpida, dove le stelle lodavano la luna per la sua bellezza brillando come mai avevano fatto.
Un dolce vento accarezzava l'erba nella radura, plasmandone le forme, mentre poco più in là si stagliava imperiosa una collina, aggraziata da fiori dai mille colori che la rivestivano.
Sulla vetta svettavano imponenti due antichi alberi, uno di pesco ed uno di ciliegio.
...Tic Tic Tic...
Al centro della radura un albero s'ergeva guardiano di quei luoghi, solitario come il sole in una giornata senza nubi.
La corteccia del tronco era di un color ebano causato dalle soffocanti carezze del sole; i rami erano spogli simili a dita scheletriche che s'innalzano verso il cielo.
Presso uno di questi rami se ne stava appisolato un corvo con il becco nascosto tra le folte piume; ma quel rumore, associato al suono che nasce dall'incidere della pioggia sulla terra, non gli dava tregua.
Eppure non era una giornata di tempesta.
Il continuo ticchettio proveniva dalla collina, un'eco che si udiva spesso nella radura perché in quel luogo s'incanalavano due linee di sentimenti; l'amore e la sua nemesi.
...Tic Tic Tic...
<< Grà grà >> gracchiò in risposta il corvo, mentre dispiegava le ali pronto al volo; le lunghe piume color grafite luccicarono a causa dei riflessi con i raggi lunari.
Si lasciò cadere planando quasi a toccare il terreno, tant'è che alcuni fili d'erba rimasero imbrigliati nel folto piumaggio.
All'ultimo sbatté le ali librandosi in aria in direzione della collina.
...Tic Tic Tic... ticchettava il cuore di un ragazzo mentre dagli occhi cadevano lacrime bianche che al contatto con la terra provocavano un suono che odorava d'addio. Era seduto poco distante dai due alberi, tra le mani una lettera stropicciata nella quale, parole affilate come lame affondavano nel suo cuore pieno d'amore .
<< Grà grà >>
Il giovane alzò lo sguardo , spaventato dall'improvviso e acuto suono; il corvo, fermo su un ramo lo fissava con occhi neri, una lugubre figura che appesantiva il disagio del giovane.
<< Grà grà >>
<< vattene uccellaccio del malaugurio, vai a tormentare la mia ex, non il mio cuore lacerato...
Grà grà.... >> aggiunse il giovane anticipando lo stridulo del corvo, che lo osservava con aria torva.
<< Ma che bel dialogo>> parole estranee s'insinuarono nel contesto; il giovane voltò lo sguardo alla ricerca dell'intruso, soffermandosi impaurito sulla figura di un uomo.
<< Codesto sguardo s'addice alla visione di un fantasma >> affermò lo sconosciuto con un sorriso mentre colpiva il proprio petto con leggeri colpi della mano, il tutto sotto lo sguardo attento del ragazzo.
L'uomo aveva un viso dolce , zigomi alti e forti, una mascella pronunciata; un naso leggermente affilato ne mitigava in parte la bellezza ma donandone in cambio un'aura di mistero.
Lunghi capelli mossi ricadevano sul viso lasciando intravedere profondi occhi grigi, mentre alle spalle si contorcevano in profonde spirali.
Indossava una camicia di un color porpora aperta sul petto che metteva in evidenza il pallore della pelle.
Jeans strappati, di un torbo color nero terminavano direttamente all'interno di anfibi senza lacci.
<< Scusami non pensavo di trovare un'altra persona a quest'ora >> disse il giovane tentando di celare gli occhi rossi causati dal pianto prolungato.
<< Grà Grà >>
<< Neppure te corvaccio >> concluse il giovane.
<< Non bistrattarlo, gli estranei siamo noi in questa notte >> aggiunse il nuovo venuto << non è un facile destino quello d'essere visto come un simbolo del malaugurio, immagine ingrata se consideriamo il ruolo di guardiano tra il mondo dei vivi e quello dei morti, almeno se disquisiamo di mitologia.
Chiedo venia per la mia maleducazione, mi presento; mi chiamo Erik >> e con un caldo sorriso aggiunse << non v'è bisogno di celare i tuoi occhi, questo è un luogo sorto dalle lacrime innocenti, bagnato ancora oggi con i propositi di molte persone che giungono fino alle pendici di questa collina attirati dalla fama di questi alberi >>
<< Almeno le mie lacrime serviranno a qualcosa >> aggiunse con sarcasmo il giovane
<< Piacere di conoscerti, io sono Jonathan >>
<< Perché ti trovi qui se non credi a questo luogo, oltre che per annaffiare gli alberi?>> chiese Erik
<< Follia, forse, chi lo sa?! Speranza di riavere la donna che ho amato, magari vederla arrivare da un momento all'altro anche se so che già sta' con un altro >> Jonathan portò la mano al mento quasi a sorreggerlo poi concluse << aveva dichiarato che il nostro amore era sinonimo d'infinito >>
<< Parole vere ma nate da sentimenti falsi, eppure credo che tu sia qui perché sei stanco di aspettare quella giusta, pensavi che questa lo fosse ma ti sei accorto della fragilità dei nostri sogni. >> aggiunse Erik che nel frattempo si era seduto accanto a Jonathan il quale lo ascoltava pensieroso.
<< Qui nascono molti sogni che diventano nel tempo realtà, conosci il passato di questo luogo? >>
<< No, so solo che è un luogo frequentato spesso dagli innamorati >> ammise il giovane
<< Bene, per credere hai bisogno di conoscere la storia che si cela a tergo della leggenda dei Petali d'Amore.
Correva l'anno 1560, un periodo dominato dalla paura.
Poco lontano da dove siamo ora sorgevano due grossi insediamenti, le rivalità e i rancori si ramificavano nel remoto passato, ma questi dissapori davano ancora frutti, tant'è che ai bambini veniva insegnato ad odiare i reciproci vicini.
La rivalità toccava l'apice nelle due famiglie più potenti, il cui odio era dovuto più alle circostanze che a tangibili motivi; eppure questo pesante fardello non impedì ai due eredi d'innamorarsi di un amore dannato.
I sentimenti sbocciarono come un fiore con l'arrivo della primavera, s'incontrarono casualmente vicino alle sponde del lago poco più a Sud di questa collina; bastò uno sguardo della ragazza per far cadere ogni volontà belligerante nel giovane che si trovava li per cacciare.
Iniziarono a parlare con diffidenza ma superate le prime barriere mentali incominciarono a trovarsi a loro agio, mentre l'amore penetrava mortalmente nei loro cuori come un lento ma efficace veleno.
Passarono mesi, mentre i loro incontri segreti terminavano con strazianti addii, perché la sete d'amore mal sopportava le privazioni dovute alle circostanze.
Iniziarono a temere che i battiti dei loro cuori potessero tradirli, poiché avevano capito quanta falsità c'era negli insegnamenti ricevuti, un odio imposto e non ragionato.
Un giorno il padre del ragazzo raggruppò una cinquantina di giovani deciso a dar battaglia all'insediamento rivale, una goliardica prova di forza che sarebbe terminata in parità, feriti se non peggio morti, da entrambe le parti.
Il ragazzo seguì il padre fino alle porte nemiche, mentre sulle mura l'amata l'osservava combattere.
Accanto a lei la madre e la sorella maledivano i nemici.
Durante lo scontro il ragazzo venne ferito lievemente, ma l'attimo fu fatale, la ragazza perse per un breve momento la maschera dietro la quale celava l'amore per il giovane, bastò poco per insospettire la madre.
I due ragazzi capirono che era giunto il momento di fuggire lontano da quel clima d'odio che impregnava la terra impedendogli di dare frutti, troppo spesso bagnata dal sangue corrotto di anime perdute.
Fuggirono in una notte di luna piena, con un solo tesoro; il loro amore.
Qualcosa di cosi prezioso da non poter essere comprato ne rubato; ma la loro fuga fu molto breve, la sorella della ragazza, incaricata di sorvegliarla avvisò i genitori che si lanciarono all'inseguimento.
Braccati come traditori, i due innamorati decisero di fuggire verso la collina, salirono il ripido pendio per arrivare alla vetta ma si trovarono circondati.
Dal versante opposto stava salendo una folla capeggiata dal padre del ragazzo, che turbato dall'assenza del figlio era andato a cercarlo.
I due gruppi s'imbatterono, creando un anello attorno ai due giovani; i quali tentarono di avvallare la validità del loro amore riuscendo a far breccia nelle anime di alcune delle persone presenti ma non in quelle dei genitori che si accusarono a vicenda; si trovarono d'accordo solo su un punto: gli innamorati dovevano essere divisi.
Ma i due non avrebbero mai sopportato di vivere l'uno lontano dall'altra, tentarono di placare gli animi con ogni mezzo ma dovettero desistere, i genitori erano troppo intenti a litigare.
Se la vita non poteva concedere a loro di rimanere assieme lo avrebbe fatto la morte, cosi decisero di puntare due stiletti nei reciproci cuori, si strinsero mentre le fredde lame penetravano nei caldi cuori, morirono cosi, l'uno stretto all'altra con le labbra serrate in un ultimo ed infinito bacio.
I genitori intenti a litigare non si accorsero di quanto era avvenuto e quando avvenne fu ormai troppo tardi.
Quella notte cambiò per sempre la vita dei due villaggi, quel gesto d'amore sferzò le anime degli abitanti come la falci mietono il grano; cercarono di sopire i rancori ramificati nel corso del tempo.
I ragazzi furono sepolti presso le rive del lago che costeggiava la collina, vicino al punto in cui per la prima volta si erano incontrati, come se il fato avesse tessuto sin dal nascere del loro amore anche la tragica fine.
Presso la vetta della collina furono piantati due piccoli arbusti, in ricordo dei due innamorati. Monito per le generazioni future di ciò che l'amore può fare, vincere i limiti materiali. >>
<< Molto triste >> disse ad un tratto Jonathan con animo più leggero, mentre sotto di loro una tenue nebbia aveva coperto la collina, trasformando la vetta in un isola circondata da bianche acque inodori.
<< Gli alberi, vincolati al trascorrere del tempo, crebbero forti e rigogliosi, dominando la vallata dall'alto della collina, ricordi viventi di errori senza attenuanti.
I rami più esterni s'intrecciarono tra di loro, e i fiori che nascevano da questo strano incontro erano diversi dagli altri, metà del color del pesco l'altra di ciliegio, da qui la leggenda >> terminò Erik.
Calò il silenzio tra i due giovani, mentre le bianche acque risalivano verso di loro.
<< Erik, come era la ragazza di cui mi hai raccontato? >>
<< Era cosi bella da permettere al sole di non sorgere, perché un suo sorriso poteva illuminare anche la più nera tra le tenebre, aveva lunghi capelli ricci color rosso fuoco, mossi dall'ardere del suo cuore. La pelle era di un bianco perla, cosi pura da richiamare il candore della luna, gli occhi era le stelle che omaggiavano la sua figura, viola come il colore dei Lisianthus che rinascono in estate >>
<< Erik scusami, senti anche tu queste voci? >> l'interruppe Jonathan il cui tono di voce evidenziava una certa ansia.
<< Certo non si può dire che tu sia un cuor di leone, prima consideri me un fantasma, ora senti delle voci, è preoccupante >> sbottò ironicamente Erik << alza lo sguardo e vedrai che il suono è causato dal vento che accarezza i rami >>
Jonathan per un momento si fece serio poi eruppe in una risata liberatoria.
<< Erik come ci si accorge se è vero amore? >>
<< Difficile da spiegare, più facile da provare >> ma la risposta non sembrò soddisfare il giovane ed Erik dopo un attimo di riflessione aggiunse
<< Perché l'aria che i tuoi polmoni brameranno sarà quella donata da un suo bacio, il cui contatto genererà calore che non ti negherai mai, anche se la giornata sarà la più torrida mai esistita. Sarà il primo pensiero al tuo risveglio, l'ultimo prima di coricarti; sarà il giorno più bello ma anche quello più brutto, perché da quel momento capirai che non potrai più vivere senza di lei >>
<< Vorrei provare questi sentimenti anche per un solo instante >> ammise Jonathan << la leggenda dei petali? >>
<< Osserva il punto dove i rami dei due alberi s'intrecciano, i fiori che sbocciano sono in parte bianchi e in parte rosa, ognuno con un motivo diverso, come se fossero dipinti.
Nascono uniti ma il vento li divide, cullandoli nel lungo viaggio alla ricerca dell'anima gemella; posandosi sulle persone nate per ricevere questo dono.
Coloro che credono giungono qui nello stesso giorno, richiamati dal destino, se le due parti coincidono fiorisce nei loro cuori il germolio dell'amore eterno, intrecciandosi per sempre >> la voce di Erik era calda << come i rami di questi due antichi alberi >> concluse indicandoli.
<< Non è possibile >> ribatté Jonathan in tono perplesso.
<< Eppure sono in molti a visitare questo luogo, e ricorda, ogni leggenda ha un fondo di verità >> concluse Erik con lo sguardo fisso sugli alberi mentre Jonathan controllava il proprio corpo.
<< Mah. La solita sfortuna, ne fosse cascato uno su di me, c'è ne sono a migliaia su quei rami >> sbottò platealmente prima di lasciarsi andare in una risata liberatoria, seguito a ruota da Erik.
La luna l'illuminava con una tenue ma alquanto mistica luce, rendendo quegli attimi quasi surreali.
<< Eppure questa è la tua notte fortunata >> disse Erik porgendo il palmo aperto in direzione di Jonathan; al centro della mano v'era un petalo rosa.
<< L'amore eterno io l'ho già trovato tempo fa, spero che questo possa portarlo in quel tuo cuore malato, tieni >>
Jonathan rimase senza parole ed dopo un attimi di esitazione prese con timore il petalo, la mano di Erik era fredda.
<< Ora non devi far altro che avvicinarti all'albero di ciliegio, porre la mano contro il tronco, chiudere gli occhi e credere nel vero amore >>
Il giovane rimase fermo, indeciso sul da farsi.
<< Credici amico mio >> insisté Erik.
Solo allora Jonathan decise, si alzò appoggiando il palmo della mano contro la dura corteccia dell'albero, provò un brivido lungo tutto il corpo, ma non sapeva dire se questo fosse dovuto ad un segno del destino o al freddo della nottata..
Si girò e un espressione sorpresa si dipinse sul volto
<< Erik dove sei? >>
<< Chi sei? >> una voce femminile risuonò nel più totale silenzio, come se alla natura fosse stata rubata la voce.
<< Erik sei tu? >>
<< Non mi chiamo Erik, inoltre sono una donna >>
Jonathan incuriosito girò attorno al tronco dell'albero, ma se il freddo aveva intorpidito i suoi sensi ciò che vide gli strappò il fiato, scaldando in cambio il suo cuore.
Davanti a lui, una ragazza lo fissava con un sorriso malizioso, era di una bellezza indescrivibile perché Jonathan non riusciva a staccarsi da quegli occhi verdi, cosi profondi da esservi caduto dentro come in piacevole vortice.
<< Jon... Jonathan >> balbettò senza riuscire a staccarsi da quegli occhi.
<< Io sono Michel >> rispose la giovane timidamente << oggi è la giornata degli incontri improvvisi >> concluse con un sorriso mostrando denti bianchi come il candore della neve
<< Anche tu hai incontrato un ragazzo? >> chiese Jonathan con un filo di voce
<< Oltre a me intendo >> aggiunse subito dopo portando una mano tra i capelli.
<< No, ho incontrato una ragazza; se ne stava sdraiata a guardare la luna; abbiamo iniziato a parlare e alla fine mi ha donato un petalo >> concluse aprendo il palmo.
Accostarono le mani, unendo i due petali che combaciarono alla perfezione.
I due rimasero senza parole per un pò di tempo finché una folata di vento non sollevò il fiore dalle loro mani, facendolo volare lontano, verso l'alba che annunciava il suo arrivo.
<< Ormai non serve più >> disse timidamente Michel
Jonathan sorrise
<< Che ne dici se andassimo a fare colazione? Conosco un bel posto qui vicino >> domandò con ansia la ragazza
<< Ne sarei molto felice >> rispose Jonathan
I due ragazzi discesero la collina, le loro mani non si erano mai separate sin dall'attimo in cui avevano unito i fiori; sullo sfondo i due alberi li guardavano imperiosi.
<< Di che colore erano gli occhi di quella ragazza Michel? >>
<< Viola, era decisamente una bella ragazza >> rispose
Jonathan si fermò all'improvviso voltandosi verso la vetta della collina; per un breve attimo gli sembrò di intravedere tra i raggi nascenti del sole la figura di due persone, strette in un forte abbraccio.
<< Erik......>>
<< Che hai detto Jonathan? >> chiese Michel
<< Niente, salutavo due vecchi innamorati....., su andiamo >>
I due giovani si allontanarono sempre di più, guidati da un destino che li avrebbe legati per tutta la vita.
Un'ultima lacrima cadde dagli occhi di Jonathan, ma questa volta era di pura felicità.
[Modificato da xasa 19/11/2011 14:02] |
24/11/2011 10:42 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
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Ragazzi ho un altra domanda da porvi, non riesco a trovare nulla a riguardo.
Come si chiama, nei castelli, quella struttura in cui sono allocati i comandi per il ponte levatoio e per le grate? |
24/11/2011 19:42 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.249 | Registrato il: 17/08/2009
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Non sono del tutto sicuro, ma immagino si trovino nei torrioni laterali della porta di ingresso (in fondo non sono che leve, ruote e carrucole), tutto il complesso si chiama "corpo di guardia" generalmente.
it.wikipedia.org/wiki/Corpo_di_guardia
Anche se è wiki spiega abbastanza bene, seppur brevemente |
25/11/2011 12:22 |
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| Servo della gleba | |
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Mi stai dando un grosso aiuto, grazie siinceramente^^
Altra domanda particolare, che cultura potrei usare per decrivere i nani?
Ridotte misure derivate dal vivere nelle montagne, avari e decisamente chiusi nei confronti degli altri popoli.
Lo so cliché comune quando si parla di questa razza ma ne spiegherò il motivo nel libro.
Pensavo alla cultura mochica |
25/11/2011 14:27 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.249 | Registrato il: 17/08/2009
| Città: CARRO | Età: 32 | Principe | |
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Sinceramente non saprei, diciamo che io personalmente (poiché alla fine dipende tutto dai nostri gusti personali) i Nani li vedo in un'ottica più da mondo nordico. |
26/11/2011 11:19 |
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| | | OFFLINE | | Post: 8 | Registrato il: 02/08/2004
| Servo della gleba | |
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Zames tu da che fonte ti sei ispirato? Creato di fantasia o ti sei apoggiato a basi solide? |
26/11/2011 12:47 |
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| | | OFFLINE | Post: 2.249 | Registrato il: 17/08/2009
| Città: CARRO | Età: 32 | Principe | |
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Tutto il libro intendi?
Diciamo che ho solo mantenuto certi canoni "classici" del fantasy (alcune razze, presenza di magia, etc.), per il resto ho lavorato e sto lavorando cercando di non somigliare a nessuno degli autori che leggo, per quanto in certi punti possa sembrare difficile. |
30/11/2011 22:17 |
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| | | OFFLINE | Post: 1.356 | Registrato il: 01/07/2010
| Città: BASSANO DEL GRAPPA | Età: 26 | Principe | |
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xasa, 24/11/2011 10.42:
Ragazzi ho un altra domanda da porvi, non riesco a trovare nulla a riguardo.
Come si chiama, nei castelli, quella struttura in cui sono allocati i comandi per il ponte levatoio e per le grate?
io quella parte, tutta la struttura intendo, l'ho sempre chiamata barbacane
a parte questo buona fortuna a entrambi!!!!
Edit... mi sono informato meglio... il barbacane è tutta la struttura del castello (è una particolare struttura per la precisione)
scusate il disturbo
di nuovo buona fortuna! [Modificato da imbera 30/11/2011 22:19] )______________________________________________________________________(
"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori" Fabrizio de André
"Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare"
George Bernard Shaw
"Life is eternal; and love is immortal; and death is only a horizon; and a horizon is nothing save the limit of our sight." - Rossiter W. Raymond
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