Credo che (in generale) la linea di condotta dei Papi fosse quella di ottenere maggior potere politico per se stessi, quando appoggiavano un sovrano era per tornaconto personale. L'intervento di Carlo Magno fu stato sollecitato in chiara funzione anti-longobarda; le porte aperte alla riunificazione bizantina (utopia, vedi Ostrogorsky) furono il più delle volte un arma politica puntata contro l'Impero germanico; la benedizione al Barbarossa fu l'ultima chance per salvarsi dai Normanni.
Salvo esempi piuttosto rari, i papi di questo periodo sono dei veri principi territoriali, avevano a cuore il potere terreno almeno quanto la spiritualità (e direi anche giustamente: essendo sovrani del Lazio oltre che papi, avevano il dovere di difendere il loro dominio e il popolo soggetto ad esso). Le trame politiche romane tra 700 e 800 sono degne di un moderno film di spionaggio!! In seguito, tolto di mezzo il pericolo longobardo e ormai svanito quello bizantino, al Papato non rimase che opporsi ai Normanni facendo leva sull'Impero, e poi all'Impero facendo leva sugli Angioini... Dal mio punto di vista il particolarismo politico che ne seguì fu dovuto in primis dalla lacerazione tra guelfi e ghibellini, piuttosto che dall'emancipazione delle città e dall'affermarsi dei comuni
[Modificato da The Housekeeper 02/03/2012 10:49]