Italia, 1456
Muore il Vicerè di Sardegna, lo segue il Re di Spagna.
L'avanzata del monferrino Duca d'Italia è inarrestabile, l'unica spina nel fianco è l'ex alleato croato che ancora riesce nella difesa dei suoi possedimenti italici.
A Nord gli eserciti del Duca di Milano si mobilitano per raggiungere la battaglia che si svolge in Centro Italia.
Più ad Est invece, per qualche mese l'Imperatore Sigismondo prende direttamente controllo dell'amministrazione dei possedimenti veneti. Il Doge è intrappolato con un contingente assai ridotto in Dalmazia e combatte per la sua sopravvivenza.
Quel che si trova tra le mani il Sacro Imperatore è una situazione disastrosa. Con il Doge in guerra ed una nobiltà inetta, l'antica gloria veneta è andata ormai perduta.
La città è in rovina, gli eserciti decimati e senza la capacità offensiva necessaria per tenere testa ad un conflitto.
Ciò che più disarma l'Imperatore e i suoi consiglieri è però la scoperta della totale disfatta della flotta veneziana, l'unica su cui si poteva sperare di contare per controllare i rifornimenti croati.
L'ordine è uno solo: che i cantieri navali ricomincino a lavorare. La flotta deve essere riformata il prima possibile, i blocchi ai porti veneziani vanno rotti e l'Adriatico liberato.
Il ritrovato fervore anima il Conte di Gorizia, Amato Pollani, che dopo anni passati asserragliato a Cividale, assalta ed annienta un esercito nemico nascosto nei boschi del vicino Ducato di Krain.
Un vento propizio inizia a sentirsi. Vaceslao IV di Lussemburgo, Signore di Vicenza, dato per disperso in mare, sbarca presso i porti di Ferrara con delle imbarcazioni di fortuna. Delle navi mercantili avevano dato ospitalità a lui e il suo esercito dopo la disfatta della loro flotta.
Una notizia che l'Imperatore festeggerà con la riconquista di Udine.
Non guida gloriosi eserciti; per lo più l'armata vittoriosa è composta da qualche cavaliere veterano dei vecchi conflitti veneti e alcuni mercenari. Sigismondo non ha avuto tempo di allestire grandi armate e ora sa che da solo non potrà mai difendere quella posizione e, insieme, l'intera regione Austriaca a confine con le terre del Ban.
Decide quindi di inviare l'abile diplomatico Jeans Orseln presso Napoli, a colloquio con il nuovo Re di Spagna!
Forse per inesperienza dovuta alla gioventù, forse per ingenuità, l'Imperatore riesce a cedere i domini Austriaci al Re di Spagna facendoli passare come dono di rispetto e amicizia per il nuovo regnante.
Quelle regioni sono troppo lontane perchè la Corona d'Aragona possa esercitare un reale controllo, non c'è pericolo quindi di assistere a colpi di mano spagnoli, ma al tempo stesso, Sigismondo VII ha creato una zona franca che senza le insegne aragonesi sarebbe stata selvaggiamente saccheggiata e depredata da una Croazia sempre più bisognosa di facili profitti per sostenere le sue armate.
La sciagura però coglie il popolo tedesco.
Nel 1456, dopo soli 11 anni di regno, Sigismondo VII di Lussemburgo muore in battaglia. Giunto valorosamente in soccorso di un battaglione di moschettieri braccati dalle infami armate croate. Durante una carica cade trafitto brutalmente dal dardo di una balestra.
Seppur breve, la sua guida ha aperto l'Italia al Sacro Romano Impero, il quale ora controlla la quasi totalità dello stivale, ad eccezione del Sud in mano aragonese.
Grandi celebrazioni di lutto si hanno in tutto l'Impero, in special modo nel Nord Italia ed in Provenza, territori segnati da rinata ricchezza e prosperità, dove il popolo ha potuto toccare con mano il lavoro di un uomo illuminato.
Rudolf è il nuovo Imperatore. Da anni disinteressato all'Italia, ora è costretto, a causa della guerra, a scendere a Verona per condurre gli eserciti e pianificare le strategie adeguate con gli strateghi ed i suoi alleati italici.
Intanto, in un conflitto tanto atroce, le morti nobili non s'arrestano. Il Doge veneziano muore lasciando il paese in una crisi profondissima.
Da Mirandola a Pola, i poteri locali sono sovvertiti da un malcontento popolare che sfocia nella ribellione!
Molti centri abitati, in tempi così funesti, affidano autonomamente il potere locale nelle mani dell'Imperatore chiedendo protezione dal nemico croato. Il sicuro scudo imperiale non riesce però a raggiungere alcune regioni dell'Istria che cadono in mano nemica.
L'obiettivo ora è lo stesso che a suo tempo si pose l'Imperatore Sigismondo, ovvero ridare dignità all'antica tradizione navale veneta, organizzare una potente flotta e bloccare i rifornimenti croati di uomini ed armi d'assedio che continuamente giungono dalle sicure città in Dalmazia.
Impresa non da poco contando che nell'adriatico ormai a farla da padrone sono le flotte del Ban, quelle pontificie e, più a Sud, quelle aragonesi.
Nel Lazio invece, esattamente un anno dopo la morte del Doge veneziano, il Duca d'Italia, conquistata la Corsica, arriva a Roma e dà vita al più terribile sacco che la storia della città possa ricordare. Per ordine del nuovo Imperatore, non un solo segno dell'antica gloria deve rimanere in piedi.
Nemmeno il più sanguinario sultano ottomano avrebbe mai potuto porre in essere una tale devastazione e il Papa non è risparmiato.
Come monito per chi in futuro penserà d'offendere il potere imperiale, rimarranno le macerie della più importante città italiana.
Con l'appoggio spagnolo, un nuovo Papa è eletto. E' il cardinale croato Fülöp Hahòt con il nome di Papa Marco detto il Missionario. Ma, destinato ad essere un Papa in esilio, è un evento che passa quasi inosservato in un simile contesto.
Nel 1957 poi, durante un freddo inverno, scendono in Italia più di 150 cavalieri teutonici.
Rudolf li pone alla guida di una cospicua armata e affida nelle loro mani una missione suicida: la conquista di Udine e Cividale.
L'Imperatore sa bene che in pochi mesi quelle città cadranno nuovamente, ma ha necessità che i valorosi cavalieri tengano impegnato il nemico anche se per poco. Ha bisogno di tempo per riorganizzare uomini e strategie.
L'impresa è un successo e nella presa di entrambe le città non più di 50 uomini periscono.
L'anno dopo però seguiranno tutti gli altri.
La scure croata cala sulle armate imperiali in Friuli le quali, pur non mancando di coraggio, non reggono l'assalto della cavalleria ungherese.
Ma l'avanzata nemica non si ferma ad Udine come il Sacro Imperatore invece auspicava.
Flotte spagnole, pontificie e croate assaltano la laguna veneta e saccheggiano la città.
Dal Marchesato di Ferrara il giovane generale Prokop von Oldenburg salpa si di una flotta e riesce a rompere l'assedio navale posto su Venezia.
Ad ogni disfatta gli imperiali rispondono con una gloriosa vittoria, ma in Germania comincia a serpeggiare il dubbio che l'Italia non valga alla fine il prezzo che l'Impero sta pagando da anni, sia in termini di uomini che di ricchezze sperperate.