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AAR: Cronache di una hotseat 2

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2013 00:25
02/07/2012 17:38
 
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Ancora una volta mi cimenterò nella narrazione di una hotseat che stiamo portando avanti sullo stupendo Spicciolati!

Fazioni giocanti:
Principato di Trento (SRI) - Io
Marchesato di Monferrato - Antonio
Ducato di Gaeta - Gianluca
Signoria di Firenze - Crusades96
Regno di Croazia - dankfonicus
Viceregno di Sicilia - zenap82
Ducato di Milano - Arcangelo
Stato della Chiesa - dak28
Repubblica di Venezia - Arduino d'Ivrea
Emirato di Rumelia (Impero Ottomano) - Jal476
Viceregno di Sardegna - Andrea_del_Drago


Italia, 1441


(La linea gialla segnerà i confini imperiali, quella rossa i domini aragonesi)


L'Italia è estremamente frammentata. Molte forze, sia interne che esterne alla penisola, si stanno muovendo con un obiettivo comune: unificarla sotto un unico regno.

A Sud, il Re di Spagna, Don Alfonso V, alla guida del Ducato di Gaeta è a capo dei Viceregni Aragonesi. Circondato da Ducati e Principati ostili, comincia prontamente una lunga e difficoltosa campagna di conquista che porta immediatamente alla presa di Napoli, nuova capitale del Ducato.

Al Centro, domina lo Stato della Chiesa il quale ambisce ad un controllo meno diretto dello stivale. Il Papa Eugenio IV stringe immediatamente alleanza con il potente Signore di Firenze Cosimo de' Medici e il Doge di Venezia, Francesco Foscari, assicurandosi anni di tranquillità per lui ed assicurando loro l'appoggio della Chiesa nelle rispettive politiche d'espansione.

A Nord, il Sacro Romano Imperatore si stanzia nella Provincia Imperiale del Principato di Trento per dirigere in prima persona la politica Imperiale in terra italica.
Unisce sotto lo stendardo del Sacro Romano Impero il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia e il Marchesato di Monferrato.

La nuova unità nel Nord Italia porta gli eserciti delle Province Imperiali alla conquista dell'intero Marchesato di Ferrara e della costa ligure.

Sin da subito appare però evidente che per mantenere salda la pace Imperiale, saranno necessari sforzi diplomatici non indifferenti.
Nella campagna di conquista dei territori ferraresi, un eccessivo ritardo nella cessione di due insediamenti da parte di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, causa una violenta reazione di Venezia che attacca e massacra i soldati alleati.

La questione si risolve solo con l'intervento dell'Imperatore Federico III d'Asburgo che media tra la rabbia ed il bellicoso scontento.

Italia, 1443

[Modificato da (Sciaca) 02/07/2012 17:43]
03/07/2012 16:43
 
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Nell'estate dell'anno 1444, Federico III è impegnato in terra austriaca in un improbabile tentativo di conquista della città di Klagenfurt nell'intento di portare sotto il suo controllo diretto alcune delle più importanti città austriache.

Trento è lontana e l'unica via per rifornire le truppe passa per le terre veneziane. Tutta la campagna di conquista si fonda su un rapporto di fiducia con la Provincia Imperiale Veneta.
La fiducia sarà un errore fatale per l'Imperatore.

Il Principe Sigismondo di Lussemburgo, erede al trono, riceve infatti notizie sconcertanti da alcuni nobili fiorentini: il Signore di Firenze, re degli intrighi, sta tramando, in combutta con il Doge di Venezia, un attacco al ricco Ducato di Milano, alleato della Repubblica Veneziana, nonchè fratello Imperiale.

La delusione e l'incredulità portano il Principe ad inviare un'accorata missiva al Sommo Pontefice, alleato di entrambi i congiurati.
Gli si chiedono notizie, rassicurazioni ed un aiuto silenzioso per far sì che la questione possa essere risolta con la massima discrezione, senza che nulla possa arrivare alle orecchie dei Visconti o di altri. Prima di tutto si vuole tutelare la pace.

La risposta del Papa è scontrosa e confusionaria!

Il Papa replica alle preoccupate richieste di mediazione con un ultimatum: la cessione di Genova, attualmente milanese, alla vecchia Repubblica Genovese.

Mascherato come volontà di risarcire il Doge ed i nobili genovesi dei torti subiti, è chiaro l'obiettivo di indebolire il Ducato di Milano proprio nel momento in cui si prospetta un conflitto alle porte.

Anteposto esplicitamente l'interesse italiano per far fronte agli interessi dei suoi alleati, Papa Eugenio IV, detto lo spietato, invita il Principe a prepararsi alla guerra in caso di inottemperanza.

Da questo momento in poi i rapporti tra Impero e Vaticano degenerano. Il Principe Sigismondo scrive a tutti i popoli italici per informarli della situazione invitandoli a prendere una posizione.
Il Papa, dal canto suo, scomunica l'Imperatore e l'intero Principato di Trento.

Lo sventato complotto è ormai di pubblico dominio, ma non una sola parola, non una smentita viene dal Doge di Venezia. Tutto ciò non può continuare ad essere accettato, la Repubblica di Venezia è cacciata dall'Impero.

Una decisione quasi obbligata, ma che non aiuterà l'Imperatore, intrappolato in terra straniera con un esercito allo stremo e circondato da schiere da nemici.

In un freddo inverno dell'anno 1445 accade l'inevitabile. Durante un fallito assedio alla città di Villach, muore Federico III d'Asburgo, Re di Germania ed Imperatore del Sacro Romano Impero.

Non c'è nemmeno il tempo di piangere il tremendo lutto. Il nuovo Imperatore è chiamato nello stesso anno a confrontarsi con la notizia dell'indizione di una crociata sull'ottomana Ragusa!
L'intento del Pontefice stavolta è nobile: unire le popolazioni cristiane contro un nemico comune.

Ma una crociata potrà essere veramente efficace a fermare il fiume di odio e sangue che scorre ormai da tempo nel Nord Italia?


Italia, 1446
04/07/2012 16:21
 
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La risposta arriva immediata.
Qualche mese dopo l'indizione della crociata, un Capitano Imperiale, viaggiando verso Trento sulla strada che costeggia l'Adige, scorge sull'altra sponda del fiume truppe venete nascoste nella boscaglia.



Pochi giorni dopo arriva all'Imperatore Sigismondo VII di Lussemburgo la notizia dell'ufficiale scioglimento dell'alleanza che ancora legava i due popoli. Contestualmente missive private dei Visconti avvisano di movimenti di truppe veneziane nel Bresciano e di spaventosi eserciti fiorentini che si muovono in campo aperto oltrepassando i confini Ducali sul versante Ligure.

E' la guerra!
Niente più dialogo, niente più compassione!

Le lance imperiali trafiggono il primo ufficiale veneto alla guida dell'imboscata ed i nemici vengono massacrati senza pietà alcuna.
L'aquila nera avanza e nell'estate del 1446 la fortezza di Verona è espugnata dal Principe Rudolf!



Non sarà certamente questa la vittoria decisiva. Verona qualche mese dopo cadrà nuovamente in mano veneta e nuovamente sarà ripresa dalle truppe Imperiali.
La guerra contro le potenti e ricche fazioni di Venezia e Firenze prosegue infatti per un altro lungo anno, fino a che la scesa in guerra del Marchesato di Monferrato non segna una svolta decisiva.

Le armate fiorentine vengono letteralmente annientate dalla cavalleria Monferrina e nel giro di pochi mesi il Signore di Firenze ed i suoi eredi sono giustiziati.

Per rendergli onore e ripagarlo delle perdite e dei sacrifici sostenuti, l'Imperatore in persona nomina il Marchese di Monferrato, Giangiacomo Paleologo, Signore di Firenze e di Toscana.
Lo stesso Ducato di Milano rimarrà per sempre debitore al Marchese per la straordinaria impresa che gli ha sventato il pericolo di ritrovarsi accerchiato e chiuso dai nemici.

La guerra però non si arresta e altri 2 anni passano in un incessante conflitto con la Repubblica di Venezia.
Il numero di morti è così elevato che in tutto il Veneto si scatena la piaga della peste. Lo stesso Imperatore ne rimane personalmente coinvolto e profughi in fuga raccontano che il morbo si è esteso a tutta la Provincia Lombarda sotto il controllo del Ducato Milanese.

Intanto, più a Sud, nella tranquilla Roma, il Sommo Pontefice, abile solo nelle minacce, ha di fatto fino ad ora lasciato sola ed isolata la sua alleata Venezia.
Resosi finalmente cosciente di aver perso totalmente il controllo della situazione, sotto la spinta e le probabili insistenze venete, proclama la nascita di una Santa Alleanza volta a porre fine al conflitto.

Vi aderisce ovviamente Venezia, tutti i popoli del Sud Italia, compreso il Re di Spagna e persino il Regno Croato.
L'adesione è letteralmente comprata con doni e cessioni di importanti regioni dello Stato della Chiesa, ma dopo mesi dalla sua creazione ancora non ha mai avuto una reale utilità.

Troppo arduo è unire ad un intento comune popoli tanto diversi solo col vile denaro.
Intanto il tempo passa e nel Nord Italia la supremazia Imperiale è sempre più netta.
[Modificato da (Sciaca) 04/07/2012 17:18]
04/07/2012 19:28
 
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grandi ragazzi!
Mi fa piacere che continuiate a giocare questa mod, sono sicuro che la prossima versione vi piacerà ;)
05/07/2012 21:08
 
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Bella,complimenti!Le hotseat su spicciolati sono sempre speciali ;)
[Modificato da mandrake(83) 05/07/2012 21:08]
10/07/2012 20:12
 
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Gioco Spicciolati sognando la nuova versione! [SM=g27987]
Grazie per il complimenti comunque!
25/07/2012 12:26
 
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Italia, 1448



Un nuovo Doge, Cristoforo Moro detto lo Zusto, ha ora le redini della disastrata e malridotta Repubblica Veneta.

Come primo atto ufficiale propone al Sacro Romano Impero una tregua dal conflitto che insanguina le sue terre da ormai molti anni, dicendosi pronto al simbolico pagamento di 1.000 fiorini al Ducato di Milano ed al Principato di Trento, come testimonianza di sconfitta.

L'Imperatore Sigismondo VII accetta la resa e nella fortezza di Verona, nel 1449, firma col Doge un accordo di non belligeranza della durata di 5 stagioni.



Il trattato non è visto di buon occhio da gran parte della nobiltà milanese e dallo stesso Duca Guido Visconti il quale ha ereditato dal padre l'ardente animo bellicoso. Ciò nonostante le Province Imperiali si piegano alla volontà del Sacro Imperatore e rinunciano ad ogni pretesa e smania di conquista.

E' tempo di pace ed è necessario che sia così. L'Impero ha bisogno di organizzarsi e prepararsi con relativa tranquillità ad ogni possibile scenario futuro.

Le notizie che in questi anni arrivavano dal Sud Italia hanno infatti sempre generato preoccupazione o quantomeno allerta trai generali. Un'altra grande potenza europea sta muovendo le proprie mani sullo scacchiere italiano con sempre maggiore concretezza.

Il Re di Spagna, Don Alfonso V, ha letteralmente in pugno l'intero Sud. Le precedenti contese territoriali con il Regno Croato sono giunte ad un pacifico epilogo e la ribellione dei Giudicati Sardi è completamente sedata.
Contestualmente, Papa Eugenio IV scompare temporaneamente dalla scena politica, forse colto da qualche malore, ed in sua vece, a dirigere gli affari Pontifici subentra il Vescovo aragonese Estéban Valdes, estremamente vicino al Re di Spagna.

Sotto la sua guida viene creato un concilio permanente per la Santa Alleanza e nominato un nuovo Cardinale, lo spagnolo Ricardo Munos del Viceregno di Sardegna.

Ad alimentare il clima di tensione ci pensa poi uno sventurato Capitano milanese che, interpretato come atto d'aggressione lo sconfinamento di un esercito pontificio nei pressi di Bologna, attacca e massacra le truppe papali.

La scomunica è immediata.
Lo stesso Papa Eugenio IV ordina al Vescovo Estéban di imporre una barbara ricompensa di 2 fiorini per ogni soldato milanese ucciso.

Fortunatamente, il sostituto al Soglio Pontificio tenta però di stemperare i toni avviando privatamente trattative diplomatiche con le Province Imperiali.
Il risultato è un informale trattato di non belligeranza per un imprecisato numero di anni, oltre la cessione al Marchese di Casale dei territori toscani ancora sotto controllo Pontificio e la revoca della scomunica al Ducato Milanese.

Se il Sommo Pontefice sia stato informato di tali negoziati e quale sia stata la sua reazione, ancora ci è oscuro. Certamente la scelta del Vescovo è però risultata estremamente positiva per instaurare un più sereno rapporto diplomatico tra l'Impero ed il Regno di Spagna indirettamente da lui rappresentato.

L'influenza di Don Alfonso V nella conclusione delle trattative è stata infatti più che evidente, quasi a voler testimoniare l'estremo disinteresse del Regno Spagnolo per una guerra di contesa della penisola.

Soltanto un anno dopo, i buoni propositi aragonesi vengono messi alla prova. Impero e Regno di Spagna divengono pericolosamente confinanti in Corsica, quella che, fino ad allora, era stata la roccaforte delle famiglie nobiliari genovesi ancora fedeli al vecchio Doge Campofregoso spodestato dai Visconti!

Conquistata Bastiglia, infatti, le truppe del Monferrato scoprono che l'espansione del Viceregno di Sardegna sull'isola Kallíste non era solo una voce.

In tutta fretta un diplomatico sardo si presenta all'entrata del castello chiedendo colloquio con il monferrino Ugo Florioli, Principe di Massa e vittorioso conquistatore della Contea di Bastiglia.
25/07/2012 21:01
 
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Bella campagna!
25/07/2012 22:40
 
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Re:
The Housekeeper, 25/07/2012 21.01:

Bella campagna!



Infatti!
Cerchiamo, con piccoli accorgimenti, di migliorarle ogni volta e renderle un pò più equilibrate.
30/07/2012 22:46
 
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Se il Sommo Pontefice sia stato informato di tali negoziati e quale sia stata la sua reazione, ancora ci è oscuro. Certamente la scelta del Vescovo è però risultata estremamente positiva per instaurare un più sereno rapporto diplomatico tra l'Impero ed il Regno di Spagna indirettamente da lui rappresentato.
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Mhhh forse il cellulare non ha ricevuto il messaggio, o il piccione viaggiatore per essere coerente con la situazione è morto prima di arrivare xD








« (...) Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, noi vogliamo che gli uomini affratellati da una solidarietà cosciente e voluta cooperino tutti volontariamente al benessere di tutti; noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza. (...) »
( Errico Malatesta, Il Programma Anarchico, 1919
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Mentre il popolo pensa che l’anarchismo sia solo un violento movimento contro lo Stato, l’anarchismo è un qualcosa di molto più sottile e con varie sfumature che una semplice opposizione al potere governativo. Gli anarchici si oppongono all’idea stessa che il potere e il dominio siano necessari per l’esistenza di una società, ed in alternativa vogliono la creazione di forme di organizzazione sociale, politica ed economica cooperative e non gerarchiche. (L. Susan Brown, The Politics of Individualism)
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31/07/2012 13:34
 
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Gran bella campagna Sciaca [SM=g28002]!


« ... Urbem fecisti, quod prius orbis erat. »

Claudius Rutilius Namatianus, De Reditu suo, Liber I


« Aufklärung ist der Ausgang des Menschen aus seiner selbstverschuldeten Unmündigkeit. Unmündigkeit ist das Unvermögen, sich seines Verstandes ohne Leitung eines anderen zu bedienen. Selbstverschuldet ist diese Unmündigkeit, wenn die Ursache derselben nicht am Mangel des Verstandes, sondern der Entschließung und des Mutes liegt, sich seiner ohne Leitung eines andern zu bedienen. Sapere aude! Habe Mut, dich deines eigenen Verstandes zu bedienen! Ist also der Wahlspruch der Aufklärung. »

Immanuel Kant, Beantwortung der Frage: Was ist Aufklärung? 1784


« Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca:
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
Morte bella parea nel suo bel viso. »

Francesco Petrarca, I Trionfi, Triumphus Mortis, I, vv. 166-172


« Di loro ora ci rimane solo un ricordo flebile, ma ancora vivo: certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal nostro cuore per comunicarlo agli altri. Ma lo facciamo ugualmente perchè solo così il loro sacrificio non andrà mai perduto. »

Alpino dell'ARMIR sui compagni caduti


« Sfiòrano l'onde nere nella fitta oscurità, dalle torrette fiere ogni sguardo attento stà! Taciti ed invisibili, partono i sommergibili! Cuori e motori d'assaltatori contro l'immensità! Andar pel vasto mar ridendo in faccia a Monna Morte ed al destino! Colpir e seppelir ogni nemico che s'incontra sul cammino! E' così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perchè sa che vincerà!... »

Canzone dei sommergibilisti italiani nella seconda guerra mondiale

27/09/2012 19:52
 
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[Modificato da (Sciaca) 27/09/2012 19:54]
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Italia, 1450



Il 1451 è un anno di fortissimi sconvolgimenti per il già precario equilibrio italiano.

A fare notizia non è il totale fallimento dell'azione diplomatica tra Sardegna e Monferrato. La scarsissima propensione al compromesso del Principe Ugo Florioli era già nota da tempo.

Non scuote più di tanto nemmeno la nomina di Granduca concessa dal Sacro Imperatore a Giangiacomo Paleologo, già Marchese di Casale, Conte di Provenza e Signore di Firenze e Toscana. Il suo potere è divenuto tanto grande negli ultimi dieci anni che non poteva non essergli dato riconoscimento ed omaggio.

La notizia che lascia col fiato sospeso tutte le genti dello stivale, è la morte di Papa Eugenio IV!

Già gravemente ammalato, aveva lasciato per lungo tempo le redini dello stato Pontificio al Vescovo aragonese Estéban Valdes. Nelle ultime settimane di vita aveva però raccolto la forza necessaria per tornare a controllare in prima persona la politica Vaticana. Giusto in tempo per impedire che lo spagnolo potesse suggellare una tanto importante quanto significativa alleanza con il Sacro Romano Impero.

Una simile apertura diplomatica, se avesse trovato successo, avrebbe suggellato l'emblematica sconfitta degli storici intenti del Pontefice di vedere l'Imperatore scacciato dallo scenario italico.

Papa Eugenio IV, detto lo Spietato, si spense quindi sereno dopo aver rispedito il diplomatico imperiale nella fredda Germania.
Lo stesso Imperatore Sigismondo, alla notizia della sua morte, gli riconobbe di essere stato il nemico più tenace e combattivo con cui si fosse mai misurato.

Le elezioni del nuovo Pontefice aprono però ora nuovi scenari. Le pressioni sul Collegio Cardinalizio da parte di tutte le più grandi potenze in gioco sono fortissime.

L'Imperatore infatti, nonostante l'influenza imperiale nella politica vaticana sia minima, cerca immediatamente di utilizzare a proprio vantaggio la situazione venutasi a creare. Contatta con missive private il Ban Croato, da anni alleato imperiale e allo stesso tempo membro della Santa Alleanza.

Le probabilità di vedere un Papa tedesco sono nulle, ma più realistico è il progetto di avere un Papa proveniente da un paese amico. I voti Imperiali sono promessi alla Croazia, in cambio dell'assicurazione da parte del Ban di continuare la propria adesione alla Santa Alleanza in maniera esclusivamente formale, senza che ciò possa in alcun modo intaccare i rapporti tra le due fazioni.

Sigismondo scrive quindi una breve lettera indirizzata ai regnanti di mezza europa in cui espone il suo progetto: l'elezione di un Papa che non divida l'Italia in due schieramenti. Un Papa proveniente da un paese come la Croazia sarebbe stato il più concreto tentativo di pacificazione dell'Italia.

Purtroppo lo strapotere spagnolo nello stesso Collegio Cardinalizio rende inutile ogni tentativo di dialogo in tal senso. Il Vescovo Estéban Valdes è eletto nuovo Pontefice rasentando l'unanimità dei consensi.

Con il nome di Canbio IV ripaga il consenso ottenuto arrichendo le casse spagnole di ingenti somme di danaro e con la promessa di eleggere due nuovi Cardinali.

Sembra che tutto volga a sfavore dell'Impero, ma qualche mese dopo arriva un altro importantissimo lutto a turbare i fragili assetti diplomatici italiani!
Il Doge di Venezia, Cristoforo Moro, travolto dal malcontento popolare viene assassinato.

La firma della pace di Verona non gli è mai stata perdonata dal popolo e dall'aristocrazia che ancora parlano di una vittoria "rubata" accusando il defunto Doge di essere stato corrotto dal denaro imperiale.

Quel che è vero è che Cristoforo capitò al governo della Repubblica in un periodo difficile in cui gran parte dei domini dell'entroterra erano stati perduti e la vera guerra da combattere era contro la piaga della peste e la crisi delle finanze.

Le armate veneziane erano ancora numerose e ben equipaggiate, ma il suo sguardo, forse lungimirante, aveva visto oltre le glorie di facili riconquiste. Il conflitto avrebbe ucciso Venezia che aveva necessità invece di un periodo di relativa tranquillità per ritrovare l'intesa e il supporto con i forti alleati che l'avevano lasciata sola.

Probabilmente la sua morte segna anche la fine della speranza di una rinascita della Serenissima. Di ciò se ne rallegra enormemente l'Imperatore che nel giro di un anno ha perduto i suoi due più acerrimi rivali.

Sigismondo guarda ora il nuovo Doge, l'ex Conciliere Giovanni Gaggini. Spera ardentemente che assecondi la voglia veneziana di guerra e rivalsa, in modo tale da vedersi servire su un piatto d'argento un casus belli più che adeguato per muovere i suoi eserciti e poter far finalmente sventolare l'aquila imperiale su Venezia!

In Trentino non si è mai fermato l'addestramento di nuove truppe e presso Verona è stato assoldato il capitano di ventura Roberto Sanseverino, Conte di Caiazzo e Marchese di Castelnuovo. L'obiettivo è colmare con la qualità degli armamenti e l'esperienza dei generali la differenza di oltre 125.000 uomini che divide l'esercito imperiale in Italia da quello veneto.

Nel corso dei mesi, delle settimane e dei giorni, l'ipotesi di un nuovo conflitto in veneto si fa sempre più concreta e non è un caso se, tramite accordi con l'alleato croato, l'Imperatore torna alla conquista dei territori austriaci.
Wennemar Lochner, Consigliere di Guerra dell'Impero, nonchè Principe di Bressanone è stato in prima persona incaricato di compiere l'impresa che il defunto Imperatore Federico III d'Asburgo aveva fallito.

Il successo non porterebbe solo al controllo diretto su territori strategici, ma soprattutto un totale accerchiamento del nemico veneziano!



Nell'inverno 1452, dopo 3 anni di relativa pace, in Italia è poi nuovamente guerra!
L'irrequieto Guido Visconti, Duca di Milano, attacca le città pontificie in Centro Italia, si fa scomunicare, e comincia un conflitto sanguinoso contro il Papato.

Sigismondo dichiara pubblicamente di non essere stato in alcun modo complice o organizzatore di un'invasione tanto ben progettata, ma ciò nonostante non biasima nè condanna il Duca di Milano.

La politica del nuovo pontefice, forse troppo pressato dai fedelissimi del defunto Papa, sin dai primi giorni del suo Pontificato è stata segnata da una nuova e rinata avversione all'Impero.
Più volte sono state poste come condizioni per la riconciliazione tra i due schieramenti richieste più che irragionevoli, come la cessione di importanti città Imperiali dal valore altamente strategico.

Quel che all'Imperatore è stato tenuto però segreto è che l'attacco alle terre pontificie non è stata l'unica mossa del Duca.

La guerra milanese ha mietuto vittime anche tra i veneti, annientando un imprecisato numero dei loro eserciti.

E' quello che Sigismondo aspettava, ma non così!
Lo scellerato Duca di Milano aveva tradito la fiducia imperiale agendo incurante dei trattati di non belligeranza firmati dallo stesso Imperatore.

Senza aver avuto la minima cura delle conseguenze, Guido Visconti ora è solo.

La reazione della Santa Alleanza non tarda ad arrivare ed è durissima.
Nello stesso anno è indetta una crociata su Bologna e il Ban Croato cala con i suoi eserciti sulle coste emiliane. Le provincie di Rimini, Forlì, Ferrara e Rovigo cadono repentinamente nelle sue mani. Bologna non tarda a seguirle.

Il Vicerè di Croazia, grande guerriero, non è però uno sprovveduto e sa bene che con la sola spada non si regge un regno.
Non tarda quindi a contattare il Sacro Imperatore, nel tentativo di ricucire la loro vecchia alleanza.

In fondo, l'attacco croato è stata una fortuna per lo sventurato Duca di Milano. La crociata è terminata prima ancora che gli eserciti aragonesi potessero cominciare a muoversi. L'Imperatore Sigismondo infatti sa bene che il Re di Spagna non sarebbe stato così clemente come il Ban e non si sarebbe certamente fermato a Bologna.

Gli obiettivi imperiali dunque mutano radicalmente.
Essendo esplosa una guerra priva di effettive giustificazioni, il rischio è che chiunque, per onore o per interesse, possa scendere in guerra in difesa dello Stato Pontificio.

Si rinsaldano quindi i rapporti con i vicini croati e sul finire del 1453 un nuovo trattato di non belligeranza viene stipulato con la Repubblica Veneta.

Che piaccia o no agli alleati, questa è l'unica via per circoscrivere il conflitto ed evitare una guerra totale.
27/09/2012 23:21
 
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Italia, 1453



Sui campi di battaglia del Lazio si decide della sorte e del ruolo del Sommo Pontefice nella nuova Italia che viene profilandosi all'orizzonte.

Gli eserciti monferrini spingono il terrorizzato Papa Canbio IV a rinchiudersi nella città di Roma, mentre fuori, nelle ex terre pontificie, gli eserciti papalini si sfaldano, in fuga verso i popoli amici del sud Italia.

Il devotissimo Granduca di Monferrato opera però un gesto di grande rispetto nei confronti di ciò che il Pontefice rappresenta. Apre un tavolo di trattative nel quale, proclamandosi Defensor fidei, assicura alleanza e protezione al Pontefice in cambio della cessione delle ultime terre dello Stato della Chiesa, lasciando a quest'ultimo solo la gestione della città di Roma e della Diocesi di Velletri.

Il negoziato va avanti per mesi fino a quando, arrivati finalmente al momento della firma, il Papa rinnega l'atto che aveva utilizzato fino a quel momento unicamente come mezzo per prendere tempo dinnanzi ad un così potente nemico.

Nel 1454 seguono poi, in maniera quasi inevitabile, una serie di eventi che porteranno ad un conflitto che coinvolgerà l'intero stivale. L'odore della morte si sente pungente prima ancora che la guerra cominci.

Tutto inizia con la flotta monferrina che si ritrova a difendere le coste toscane da un manipolo di navi siciliane condotte dallo stesso Vicerè dell'isola, il quale morirà nello scontro.

Il Re di Spagna scende quindi in guerra e comincia l'avanzata via mare e via terra verso il Lazio.

Contestualmente il Ban di Croazia saccheggia la monferrina firenze, adducendo come pretesto presunte interferenze sui propri monopoli commerciali in terra italica. Ciò pare tutto fuorchè una coincidenza agli occhi degli imperiali.

L'Imperatore vede nel sacco di Firenze la rottura dell'alleanza che da anni lega lui al popolo croato. Inizia così la discesa dei generali imperiali in terra croata. L'affronto va punito, subito e il più duramente possibile.
Da un lato Wennemar Lochner, trionfale vincitore della campagna austriaca, calerà via terra con le sue truppe veterane.
Dall'altro, il giovane Vaceslao IV di Lussemburgo, Signore di Vicenza, salpa via mare alla volta delle coste dalmate.

Sigismondo VII di Lussemburgo detta un nuovo futuro ordine italiano.
Il Granduca di Monferrato è nominato Dux Italiae, protettore del popolo italico e legittimo detentore della città di Roma. A lui l'Imperatore delega la gestione amministrativa e militare di tutte le operazioni su territorio italiano.

Allo stesso tempo, il saggio Doge di Venezia si reca personalmente a Feltre, luogo dal quale il Sacro Imperatore dirige ormai da anni la propria politica e coordina quella delle Province Italiane.
Venezia rinuncia definitivamente e spontaneamente alla propria indipendenza. Come gesto di totale fedeltà affonda una flotta croata che ormeggiava nei pressi della città di Rimini.

Il massacro degli eserciti croati sarà per Venezia il lasciapassare per poter tornare a sedere a pieno diritto dopo quasi 10 anni nel Collegio Imperiale delle Province Italiane.

L'Italia torna a bagnarsi di Sangue... in Abruzzo e Lazio truppe spagnole e croate combattono gli eserciti del Duca d'Italia, mentre a Nord Ferrara, nuovamente veneziana, cade prima nelle mani del Ban e successivamente in quelle del generale imperiale Georg von Peuerbach.



Sei mesi dopo, meste notizie giungono dall'est.
Wennemar Lochner, Consigliere di Guerra dell'Impero, perisce durante l'avanzata a causa di un attacco a sorpresa degli eserciti croati. Allo stesso tempo non si hanno più notizie del Signore di Vicenza e della sua flotta. Molti in Germania lo danno per disperso, vittima di naufragio sulle pericolose coste dalmate o, peggio, di un attacco dei corsari croati.

L'Imperatore, furibondo, si chiude in silenzio meditando vendetta.

19/11/2012 10:51
 
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Fantastica questa hotseat.
Presto ne faremo una anche qui sul forum ;)
19/11/2012 12:57
 
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Sarei onorato se intendessi partecipare ad una nostra hotseat!
Ormai siamo un gruppo coeso e campagna dopo campagna abbiamo lentamente adattato il gioco alle esigenze di una hotseat con modifiche al gioco e con il regolamento.

Se il problema è solo quello che la campagna è svolta su facebook e anziché qui, ci si può venire in contro! [SM=g27987]
01/12/2012 14:07
 
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magari anche te Andrea in una prossima partita su Spicciolati!!!!!
24/12/2012 20:38
 
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Italia, 1456




Muore il Vicerè di Sardegna, lo segue il Re di Spagna.

L'avanzata del monferrino Duca d'Italia è inarrestabile, l'unica spina nel fianco è l'ex alleato croato che ancora riesce nella difesa dei suoi possedimenti italici.

A Nord gli eserciti del Duca di Milano si mobilitano per raggiungere la battaglia che si svolge in Centro Italia.
Più ad Est invece, per qualche mese l'Imperatore Sigismondo prende direttamente controllo dell'amministrazione dei possedimenti veneti. Il Doge è intrappolato con un contingente assai ridotto in Dalmazia e combatte per la sua sopravvivenza.

Quel che si trova tra le mani il Sacro Imperatore è una situazione disastrosa. Con il Doge in guerra ed una nobiltà inetta, l'antica gloria veneta è andata ormai perduta.
La città è in rovina, gli eserciti decimati e senza la capacità offensiva necessaria per tenere testa ad un conflitto.
Ciò che più disarma l'Imperatore e i suoi consiglieri è però la scoperta della totale disfatta della flotta veneziana, l'unica su cui si poteva sperare di contare per controllare i rifornimenti croati.

L'ordine è uno solo: che i cantieri navali ricomincino a lavorare. La flotta deve essere riformata il prima possibile, i blocchi ai porti veneziani vanno rotti e l'Adriatico liberato.

Il ritrovato fervore anima il Conte di Gorizia, Amato Pollani, che dopo anni passati asserragliato a Cividale, assalta ed annienta un esercito nemico nascosto nei boschi del vicino Ducato di Krain.

Un vento propizio inizia a sentirsi. Vaceslao IV di Lussemburgo, Signore di Vicenza, dato per disperso in mare, sbarca presso i porti di Ferrara con delle imbarcazioni di fortuna. Delle navi mercantili avevano dato ospitalità a lui e il suo esercito dopo la disfatta della loro flotta.

Una notizia che l'Imperatore festeggerà con la riconquista di Udine.
Non guida gloriosi eserciti; per lo più l'armata vittoriosa è composta da qualche cavaliere veterano dei vecchi conflitti veneti e alcuni mercenari. Sigismondo non ha avuto tempo di allestire grandi armate e ora sa che da solo non potrà mai difendere quella posizione e, insieme, l'intera regione Austriaca a confine con le terre del Ban.

Decide quindi di inviare l'abile diplomatico Jeans Orseln presso Napoli, a colloquio con il nuovo Re di Spagna!
Forse per inesperienza dovuta alla gioventù, forse per ingenuità, l'Imperatore riesce a cedere i domini Austriaci al Re di Spagna facendoli passare come dono di rispetto e amicizia per il nuovo regnante.

Quelle regioni sono troppo lontane perchè la Corona d'Aragona possa esercitare un reale controllo, non c'è pericolo quindi di assistere a colpi di mano spagnoli, ma al tempo stesso, Sigismondo VII ha creato una zona franca che senza le insegne aragonesi sarebbe stata selvaggiamente saccheggiata e depredata da una Croazia sempre più bisognosa di facili profitti per sostenere le sue armate.

La sciagura però coglie il popolo tedesco.
Nel 1456, dopo soli 11 anni di regno, Sigismondo VII di Lussemburgo muore in battaglia. Giunto valorosamente in soccorso di un battaglione di moschettieri braccati dalle infami armate croate. Durante una carica cade trafitto brutalmente dal dardo di una balestra.

Seppur breve, la sua guida ha aperto l'Italia al Sacro Romano Impero, il quale ora controlla la quasi totalità dello stivale, ad eccezione del Sud in mano aragonese.

Grandi celebrazioni di lutto si hanno in tutto l'Impero, in special modo nel Nord Italia ed in Provenza, territori segnati da rinata ricchezza e prosperità, dove il popolo ha potuto toccare con mano il lavoro di un uomo illuminato.



Rudolf è il nuovo Imperatore. Da anni disinteressato all'Italia, ora è costretto, a causa della guerra, a scendere a Verona per condurre gli eserciti e pianificare le strategie adeguate con gli strateghi ed i suoi alleati italici.

Intanto, in un conflitto tanto atroce, le morti nobili non s'arrestano. Il Doge veneziano muore lasciando il paese in una crisi profondissima.
Da Mirandola a Pola, i poteri locali sono sovvertiti da un malcontento popolare che sfocia nella ribellione!
Molti centri abitati, in tempi così funesti, affidano autonomamente il potere locale nelle mani dell'Imperatore chiedendo protezione dal nemico croato. Il sicuro scudo imperiale non riesce però a raggiungere alcune regioni dell'Istria che cadono in mano nemica.

L'obiettivo ora è lo stesso che a suo tempo si pose l'Imperatore Sigismondo, ovvero ridare dignità all'antica tradizione navale veneta, organizzare una potente flotta e bloccare i rifornimenti croati di uomini ed armi d'assedio che continuamente giungono dalle sicure città in Dalmazia.

Impresa non da poco contando che nell'adriatico ormai a farla da padrone sono le flotte del Ban, quelle pontificie e, più a Sud, quelle aragonesi.

Nel Lazio invece, esattamente un anno dopo la morte del Doge veneziano, il Duca d'Italia, conquistata la Corsica, arriva a Roma e dà vita al più terribile sacco che la storia della città possa ricordare. Per ordine del nuovo Imperatore, non un solo segno dell'antica gloria deve rimanere in piedi.

Nemmeno il più sanguinario sultano ottomano avrebbe mai potuto porre in essere una tale devastazione e il Papa non è risparmiato.
Come monito per chi in futuro penserà d'offendere il potere imperiale, rimarranno le macerie della più importante città italiana.

Con l'appoggio spagnolo, un nuovo Papa è eletto. E' il cardinale croato Fülöp Hahòt con il nome di Papa Marco detto il Missionario. Ma, destinato ad essere un Papa in esilio, è un evento che passa quasi inosservato in un simile contesto.

Nel 1957 poi, durante un freddo inverno, scendono in Italia più di 150 cavalieri teutonici.
Rudolf li pone alla guida di una cospicua armata e affida nelle loro mani una missione suicida: la conquista di Udine e Cividale.

L'Imperatore sa bene che in pochi mesi quelle città cadranno nuovamente, ma ha necessità che i valorosi cavalieri tengano impegnato il nemico anche se per poco. Ha bisogno di tempo per riorganizzare uomini e strategie.

L'impresa è un successo e nella presa di entrambe le città non più di 50 uomini periscono.



L'anno dopo però seguiranno tutti gli altri.
La scure croata cala sulle armate imperiali in Friuli le quali, pur non mancando di coraggio, non reggono l'assalto della cavalleria ungherese.

Ma l'avanzata nemica non si ferma ad Udine come il Sacro Imperatore invece auspicava.
Flotte spagnole, pontificie e croate assaltano la laguna veneta e saccheggiano la città.

Dal Marchesato di Ferrara il giovane generale Prokop von Oldenburg salpa si di una flotta e riesce a rompere l'assedio navale posto su Venezia.

Ad ogni disfatta gli imperiali rispondono con una gloriosa vittoria, ma in Germania comincia a serpeggiare il dubbio che l'Italia non valga alla fine il prezzo che l'Impero sta pagando da anni, sia in termini di uomini che di ricchezze sperperate.
10/01/2013 12:54
 
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Scudiero
Bella campagna! Peccato per i poveri estensi che sono stati eliminati subito :/
Scusate se forse vado OT, ma questi hotseat come/dove si organizzano? Una sezione del forum, tra privati, una piattaforma esterna...Ho sempre giocato con multiplayer di altro tipo, e non ho ancora capito come funziona per i TW...



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