Medieval 2 Total War
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Campagna coi numidi

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2014 14:59
25/08/2014 19:59
 
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Città: PRATA DI PORDENONE
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Prologo
Kirtah appariva splendida sotto il sole cocente, circondata da campi floridi e pascoli per greggi, fra le lussureggianti colline del Nordafrica. [SM=x1140552]
Zelansen, l'Aguellid dei numidi della nobile stirpe dei Massili, ammirava la sua città, costruita dalla sua gente, mangiando datteri al fresco della sua tenda.
Era accampato su una collina nel pieno dei pascoli più distanti perché alcuni sudditi erano venuti da lui lamentandosi della presenza di un feroce leone che attaccava le pecore e nulla sembrava temere,
tanto che aveva ucciso un intera muta di cani pastore.
Quando suo figlio, l'Amajegh Gala, suo erede, lo venne sapere, non perse tempo e trascinò il padre e il fratello più piccolo, Oezalces in una battuta di caccia per debellare la minaccia di una fiera così impavida. [SM=x1140503]
Ma Zelansen aveva ormai visto mezzo secolo e non poteva stare dietro all'irruenza di suo figlio ventenne ed era rimasto al campo, con i servi, [SM=x1140507] a godere della giornata che piano piano volgeva al termine, [SM=x1140506] lasciando la caccia e la gloria alla sua giovane progenie. [SM=x1140537]
Ma c'era anche un altro motivo.
L'aria fresca e gli ampi spazi gli avrebbero permesso di meditare meglio sul futuro della suo popolo.
La sconfitta subita dal suo potente vicino, la fenicia Cartagine, ad opera dei Romani vicino alle Egadi aveva ridotto tantissimo il prestigio, il potere e l'influenza dei cartaginesi, tanto che in Africa si erano aperte, delle promettenti possibilità geopolitiche.
Uno scalpiccio di zoccoli riscosse l'Aguellid dai suoi pensieri, annunciando l'arrivo dei figli che portavano in trionfo, sorretta da quattro guerrieri a cavallo per nulla impediti dal peso, una gigantesca bestia, un imponente maschio con la folta criniera, possente anche se ormai impotente, con le zanne scoperte in un ringhio ferino impresso nella rigidità della morte, inflitta dalla punta aguzza di ben sei giavellotti.
“Padre” disse Gala saltrando a terra con un balzo, inginocchiandosi riverente di fronte all'Aguellid “ è un onore presentarti Oezalces, colui che ha ucciso lo Scannatore” [SM=x1140498]
Emulando il fratello maggiore, Oezalces, appena quindicenne, balzò giù dal cavallo barcollando quando toccò il terreno. Era pallido in volto, aveva un andatura zoppicante e aveva il braccio fasciato, ma in faccia si leggeva il più grande orgoglio.
“Ecco la bestia che attaccava le tue greggi” con un gesto imperioso della mano fece cenno ai guerrieri di scaricare a terra la fiera, che fece un grosso tonfo facendo tremare il terreno circostante.
“ E' stato incredibile padre, peccato che non c'eri” iniziò a raccontare Gala sedendosi a terra vicino al padre, mentre i servi portavano il necessario per scuoiare l'animale.
Quando trovarono il leone, la fiera senza paura alcuna gli si gettò contro e solo la rapida inversione dei cavalli e due giavellotti ben assestati la fecero desistere dall'attacco dandosi alla fuga. Da allora la inseguirono per strade a selve, non senza perderla di vista e rischiando dei suoi agguati approfittando del fatto che spesso scompariva all'occhio. Solo la caparbietà dei cacciatori gli permise di infliggerle altre tre ferite e alla fine, il leone ferito, sfinito e in trappola, cercò l'ultimo assalto per non morire da solo verso il fratellino. Ma Oezalces rimase freddo e al suo posto finché la lancia non si conficco nel cuore della fiera. Il cavallo non scartò in tempo e la bestia rovinò su Ozealces buttandolo a terra e graffiandolo con un artiglio senza vita.
Col racconto il leone piano piano fu scuoiato e sviscerato dai figli col padre che interveniva quando sbagliavano con i consigli dell'esperienza, e ben presto fu sera.
Banchettarono con le carni, col primo boccone al novello cacciatore per festeggiarlo come si deve, parlando del più e del meno, ascoltando i racconti di guerra del padre, molti insieme a Cartagine volenti o nolenti, che voleva sempre la migliore cavalleria del deserto fra i suoi ranghi fin dai tempi dove la sicilia era in mano ai greci, parlando delle femmine numide, alcune delle quali molto più feroci del leone di cui stavano assaporando le carni e di altri argomenti. La cena così in famiglia fu accompagnata da un buon vino greco, servito allungato con dieci parti d'acqua come facevano i greci quando non volevano che andasse troppo alla testa. [SM=x1140512]
Fu verso la fine del banchetto che fu spiegato il motivo di questa scelta.
Quando i servi ebbero sparecchiato lasciando solo la frutta e di che sciacquarsi la bocca, il padre con un gesto attirò l'attenzione e iniziò a parlare [SM=x1140501]
“Figli miei, è da quando la flotta cartaginese è diventata fumo per la perizia guerriera dei Romani che medito su ciò che vi sto per dire.
Il nostro popolo è sempre stato un popolo semplice di agricoltori e pastori, anche se non abbiamo mai dimenticato la nostra origine nomade e guerriera. La nostra stirpe è antica e popola queste terre da tempo immemorabile.”
“Vero” dissero i figli pieni d'orgoglio
“Mi chiedo allora come mai ci siamo ritrovati all'ombra di Cartagine. Stranieri che sono arrivati dal mare da una terra lontana. Noi li abbiamo lasciati vivere, così poco attaccati alla vita sedentaria... Ma chi poteva immaginare che sarebbero diventati così forti? Arrivarono a sedurci e corromperci, facendoli diventare loro fantocci. Fino a mandare la nostra gioventù a combattere le loro guerre.
Fino a dover chiedere il permesso per costruire un porto o un villaggio sulla nostra terra.”
Fece una pausa per vedere che effetto faceva le sue parole sui figli, e loro si chiedevano dove voleva arrivare con questo discorso.
“Ebbene possiamo mettere fine a tutto ciò. Dopo la sconfitta contro i Romani, che pure hanno ucciso molti dei nostri giovani, Cartagine è debole, dilaniata da discordie politiche e con varie tribù in aperte rivolta. E' il momento di agire” [SM=x1140523]
“Padre” lo interruppe Gala “una guerra contro Cartagine è un suicidio. [SM=x1140492] Anche se debole non riusciremo mai a vincere, e un attacco da parte nostra gli rifarebbe trovare l'unità. Già i canti di morte per i caduti percorrono le nostre vie. Con questa guerra poi non ci sarà più qualcuno che canta”
[SM=j2369094] “Sei sciocco a pensare che voglio la guerra con Cartagine.”rispose l'Aguellid “so bene che è un suicidio. Ciò che voglio dire è diverso. Cartagine ci ha sempre imposto dei limiti al nostro potere. Ci ha sempre controllato e ha influenzato tutte le popolazioni dell'Africa. Tutte sono state ossequiose, remissive e Cartagine godeva di questo potere. Quando Syphax mutilò il regno mi vietò categoricamente di riconquistarlo.”
Queste parole furono seguito da un silenzio. Syphax. Zelansen non parlava mai di lui. Una volta, prima che salisse Zelansen al trono, il regno dei numidi era molto più grande e comprendeva due grandi stirpi: i Massili, la stirpe di Zelansen e i Massesili. Alla morte del nonno un generale Massesili, Syphax, si ribellò apertamente e rivendicò come regno a parte tutta la numidia occidentale, a maggioranza Massesili. Ma il nuovo regno era debole, la maggioranza della popolazione non vedeva di buon occhio questa divisione, tanto che metà almeno delle forze di Syphax disertarono.
Per Zelansen si prospettava facile riprendere il controllo, ma i cartaginesi glielo impedirono, arrivando addirittura con una armata sotto le porte della città [SM=x1140552] chiedendo di riconoscere Syphax come re della Numidia occidentale. Ai cartaginesi gli andava bene avere delle realtà piccole sotto casa, più controllabili. Da quel punto Zelansen fu Aguellid di nome, ma vassallo di fatto.
“Una guerra contro Syphax? E' perché Cartagine dovrebbe permettercelo stavolta? Per non parlare dell'oro. L'instabilità di Cartagine sta facendo molto male hai nostri commerci, mentre Syphax commercia con tutte le tribù dell'africa occidentale.” disse Gala “e poi, padre, Cartagine la conosciamo da tempo. Dai suoi disordini ritornerà più forte, e l'aver unito un popolo di pastori come il non gli impedirà di spaccare il nostro regno di nuovo in due. Questa cosa farebbe solo più male al nostro popolo”
“Un ottima analisi figlio. Ma se dalla guerra che ho in mente potremmo avere così tanto oro da diventare qualcosa di più di pastori?” pose questa domanda con un mezzo sorriso sornione, [SM=g1546275] sperando che i suoi figli arrivassero dove era arrivato lui.
“Non c'è oro da quelle parti, padre” disse Gala
Oezalces, che fino adesso era rimasto muto e pensoso, parlò “Di la no, ma di la sì” disse indicando a sud dietro le colline.
“Là c'è solo il deserto e le tribù che vi abitano, che vagano da un capo all'altro senza meta” disse Gala, poi s'illuminò “portando merci dall'altra parte del deserto. Ma padre, la loro infedeltà è nota e commerciano molto con Cartagine, che ha molti porti sul mare”
“Cartagine, come hai notato tu prima, non da più sicurezze commerciali finché non si stabilizza. Cercheranno altri acquirenti, e saremo noi” disse Zelansen “ ma non c'è solo il deserto e i suoi nomadi, c'è anche un'oasi . Un oasi che ospita un villaggio fondato da Cartagine, che ora si autogoverna. Cartagine non se ne accorgerà nemmeno se lo prendiamo noi, troppo impegnata a tenere insieme i pezzi. Se ne accorgerà solo quando l'oasi l'avremo fatta diventare un porto sul deserto, dove tutte le carovane arriveranno a riempire di oro i nostri forzieri. [SM=x1140549] Allora potremo eliminare Syphax, rifondare la Numidia e saremo abbastanza ricchi che per Cartagine non sarà facile dividerci.” Sorrisi sui volti dei figli. Capivano il piano e capivano che era fattibile. [SM=g2584622]
“Figli miei, dovrete essere vuoi i fautori di questo progetto. Pultroppo il Fato ha voluto dare questa opportunità in età avanzata, e non so se morirò vedendo la Numidia unita, dovrete essere voi.
Dovrete essere voi a prendere per il nostro popolo l'oasi di Tucrumura.
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