Medieval 2 Total War
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Ultimo Aggiornamento: 28/07/2009 11:48
20/07/2009 16:25
 
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regno del ponto:

"Il termine Ponto sta ad indicare una regione storica che si estendeva nella zona nordorientale dell'Asia Minore, comprendendo all'incirca le province di Sinop, Samsun, Amasya, Tokat, Ordu, Giresun, Gümüşhane, Trabzon, Rize ed Artvin, nell'attuale Turchia.

Fin dall'epoca greca arcaica, il Ponto è sempre stato di grande interesse politico-strategico a causa della sua posizione, che, tra il Mar Nero, rotta principale per i carichi di frumento provenienti dalle steppe dell'Europa orientale destinati all'occidente, la ricca Mesopotamia e la Grecia, ha spesso fruttato proficui guadagni e un grande peso politico.

Il fondatore del regno fu Mitridate II Ctiste. Figlio di Ariobarzane I e nipote di Mitridate I di Cio, approfittò delle discordie tra i diadochi per rafforzare il suo dominio sulla Cappadocia e Paflagonia; dopo essere stato sconfitto da Seleuco I Nicatore a Curupedio nel 281 a.C., batté Diodoro, generale di Seleuco, e fondò il regno del Ponto, stabilendo la capitale ad Amasya.

I suoi successori acquisirono la Frigia nel 245 a.C. e in particolare Farnace I mise in atto una politica di espansione che lo portò ad occupare Amiso, Amastri, Sinope (che scelse come capitale) e le sue colonie sul Ponto Eusino. Nonostante la preoccupazione di Roma, che gli inviò senza successo alcune ambascerie, incorporò la Paflagonia e Tio. Si allearono contro di lui Prusia I, re di Bitinia, Eumene II, re di Pergamo, e Ariarate IV, re di Cappadocia che, dopo averlo sconfitto nel 179 a.C., lo costrinsero a pagare un'indennità e ad abbandonare le conquiste.
Dopo di lui il piu' grande re del ponto fu Mitridate VI, noto anche come Mitridate il Grande, conosciuto come uno dei piu' formidabili avversari della repubblica romana.

Mitridate VI era figlio di Mitridate V (150-120 a.C.), che morì quand'egli era ancora ragazzo, ucciso in una congiura. All'epoca, Mitridate era dodicenne e, per prudenza, riparò sui monti. Per i sei anni successivi, il potere supremo fu esercitato da sua madre, la regina Gespaepyris. Quando però egli tornò, fece imprigionare la madre nel 111 a.C. ed eliminare molti dei suoi fratelli, temendo che volessero usurpargli il trono. Sposò quindi sua sorella Laodice e associò al trono suo fratello Mitridate Cresto finché nello stesso anno non fece assassinare anche questo.

Mitridate nutriva serie ambizioni di rendere il suo regno la potenza egemone del Mar Nero e dell'Anatolia. Dopo aver conquistato la Colchide, il re del Ponto si scontrò contro Palaco, re scitico, per il predominio sulla steppa pontica. I regni della Crimea, ossia il Chersoneso Taurico e il regno dei Cimmeri, rinunciarono immediatamente alla propria indipendenza in cambio della promessa di Mitridate di difenderli contro gli Sciti, loro antichissimi nemici. Dopo vari tentativi falliti di invadere la Crimea, gli Sciti e i Roxolani dovettero subire numerose perdite ad opera del generale pontico Diofanto e accettarono Mitridate, seppure con qualche riserva, come loro signore.

Il giovane re volse allora il suo interesse verso l'Anatolia, dove la potenza romana era in crescita. Egli partecipò alla spartizione della Paflagonia e della Galazia col re di Bitinia Nicomede III. Divenne subito chiaro a Mitridate che Nicomede stava stabilendo un'alleanza anti-pontica con la crescente repubblica romana. Quando dunque Mitridate si scontrò con Nicomede per il controllo della Cappadocia e lo sconfisse in una serie di battaglie, il secondo fu costretto a richiedere apertamente l'aiuto di Roma. I Romani interferirono due volte nel conflitto in aiuto a Nicomede (92 a.C. e 95 a.C.), rendendo inevitabile la guerra tra Roma e il Ponto.

Il nuovo sovrano di Bitinia, Nicomede IV, era un fantoccio manovrato dai Romani. Mitridate ordì una congiura per rovesciarlo, ma i suoi tentativi fallirono e Nicomede, istigato dai suoi consiglieri romani, dichiarò guerra al Ponto. Mitridate invase e marciò sull'intera Bitinia, guidando le sue truppe verso la Propontide. Egli, da fine politico, si mostrò come il campione della causa greca, l'unico che potesse riuscire a sottrarre gli Elleni dal giogo romano. Non possiamo sapere se e quanto sentisse vera questa causa, e quanto invece non fosse mosso da semplice ambizione. Ad ogni modo, le città greche defezionarono in favore di Mitridate e lo accolsero come un liberatore sulla terraferma, mentre in mare la flotta pontica poneva sotto assedio i romani a Rodi.

Allora Tigrane II, re dell'Armenia, stabilì un'alleanza col Ponto, che fu rinsaldata dal matrimonio fra Tigrane stesso e la figlia di Mitridate, Cleopatra. I due sovrani si sarebbero supportati a vicenda nella incipiente guerra contro Roma.

Dopo aver conquistato l'Anatolia occidentale, Mitridate ordinò l'uccisione dei romani che si trovavano là. L'episodio, che è passato alla storia col nome di vespri asiatici, causò a Roma, secondo gli storici antichi (benché il dato sia certamente esagerato) ottantamila vittime. Durante la Prima guerra mitridatica, Lucio Cornelio Silla (tra l'88 a.C. e l'84 a.C.) riuscì a cacciare Mitridate dalla Grecia, ma dovette ritornare immediatamente a Roma. Dunque Mitridate era sconfitto ma non definitivamente battuto. Effettivamente se la cavò a buon mercato: nonostante le proteste dei suoi legionari, Silla impose solo il rientro nei confini del Ponto prima che scoppiasse la guerra (cosa contraria all'abitudine romana, che invece richiedeva al nemico di cedere ampi territori) e impose un forte indennizzo. Una pace fu firmata tra Roma e Ponto, ma si trattava solo di una momentanea tregua.

Mitridate recuperò le forze e quando Roma tentò di annettere la Bitinia (per disposizione testamentaria di Nicomede), egli invase il piccolo regno con un'armata più grande. Iniziò così la Seconda guerra mitridatica che durò dall'83 a.C. all'82 a.C. Lucio Licinio Lucullo fu mandato contro di lui e ottenne qualche successo, benché un ammutinamento lo costringesse a perdere il comando della spedizione. Finalmente, con la Terza guerra mitridatica (75 a.C.-65 a.C.), Gneo Pompeo Magno sconfisse il sovrano pontico.

Dopo la sconfitta, Mitridate si rifugiò in Crimea dove tentò di formare un altro esercito per avere la rivincita sui romani, ma fallì. Nel 63 a.C. si ritirò nella cittadella di Panticapeo. Più tardi marciò verso nord con una schiera esigua di uomini. In Colchide requisì una flotta e andò da Mancare, il suo figlio più grande. Quando giunse da lui, scoprì tuttavia che ne era stato tradito. Così Mancare si suicidò e Mitridate prese il comando del regno cimmerico. Mitridate ordinò di reclutare molti Sciti per riconquistare il suo regno, ma suo figlio Farnace II guidò una ribellione contro il padre. Questa sedizione fu fomentata dagli esuli romani che Mitridate aveva preso per farne il nucleo del suo esercito.
Mori' nel 63 a.C., forse vittima di un assasinio o forse si fece uccidere da un servo.

Dopo di lui sali' al trono Farnace II. Egli accettò da prima il dominio romano, venendo messo a capo di un regno satellite da Gneo Pompeo Magno. In seguito, approfittando della guerra civile tra Pompeo e Gaio Giulio Cesare (49 a.C.) tentò di allargare i propri domini a discapito dell'Armenia. Il re locale, Deiotaro, si rivolse al rappresentante di Cesare nell'area, Gneo Domizio Calvino, il quale attaccò Farnace, venendo pesantemente sconfitto.

Farnace si occupò allora di sedare le rivolte, ma all'arrivo di Cesare riconobbe il problema, cercando prima di eluderlo riconoscendo il dominio romano, e poi di risoverlo affrontando il generale romano in battaglia. Lo scontro, passato alla storia come battaglia di Zela, vide Cesare vincitore.

Farnace tornò in patria, dove poté controllare alcune città, ma fu sconfitto e ucciso da un suo governatore, e il suo regno entrò definitivamente sotto l'influenza romana."
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