Medieval 2 Total War
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Eventi storici

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2011 19:27
23/09/2010 11:22
 
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Principe
{139BC_BODY}
- Nasce Salomé Alessandra, seconda regina ebraica dopo Atalia, moglie di Aristobulo I e del di lui fratello Alessandro Ianneo.\n\n
- Muore Euno, lo schiavo ribelle. Guidò la guerra di liberazione che scoppiò in Sicilia - nella città di Enna - nel 139 a.C. A quel tempo nell'isola i proprietari romani chiedevano ai contadini il pagamento di quote così alte del raccolto che questi non riuscivano a pagare il dovuto finendo schiavi per debiti dei loro stessi usurai, questo creò una massa tale di schiavi difficile da controllare e si erano formate bande di siciliani liberi che arrivarono anche ad assaltare i mercanti. La rivolta esplose nelle terre del possidente Damofilo che favorendo i romani cercava di ottenere la doppia nazionalità per sfruttare meglio i siciliani, Euno era ridotto in schiavitù nei suoi possedimenti, nei pressi di Enna. Damofilo fu ucciso e Euno fu proclamato re: organizzò la sua corte sul modello di quelle delle monarchie ellenistiche, si fece chiamare Antioco, nome comune nella dinastia siriana dei Seleucidi e coniò anche monete con la sua effigie e altre figure. L'insurrezione si estese e il mandriano Cleone, dopo aver sollevato i siciliani ridotti in schiavitù nella zona di Agrigento, riconobbe Euno come re. L'esercito ribelle espugnò Morgantina (presso Aidone) e Taormina e continuò ad aumentare, arrivando, sembra, a contare un esercito di 200.000 siciliani. La guerra di liberazione dei siciliani fu totale, sconfissero più volte le legioni romane, fino al 133/132 a.C. e buttarono a mare gli eserciti inviati da Roma, quando la guerra in Portogallo fu sospesa il console Publio Rupilio fu inviato in Sicilia. I siciliani accorsero a Messina per difendere la porta della Sicilia. 8.000 siciliani morirono per impedire l'ingresso in città dei romani. Quando entrarono in città altri 8.000 cittadini furono messi in croce. A Taormina Pisone non riuscì a superare le difese naturali della Città. Rupilio dopo aver assediato la popolazione sino alla fame promise loro la salvezza dopo la resa. Non fu di parola, dopo essere entrato fece precipitare tutti i cittadini dalla rupe. Ad Enna fu compiuta la più grande strage che la Sicilia ricordi, 20.000 cittadini furono trucidati dentro il castello dopo una strenua resistenza. Euno fu catturato e rinchiuso in carcere a Morgantina dove morì in prigionia.\n\n
{139BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{138BC_BODY}
- Il sovrano seleucide Antioco VII Evergete Sidete sconfigge il suo avversario Trifone nei pressi di Antiochia di Siria, riunificando l'impero.\n\n
- Muore Attalo II Filadelfo, re di Pergamo.\n\n
- Muore Mitridate I di Partia.\n\n
{138BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{137BC_BODY}
- Nasce Valentia Edetanorum venne fondata dai Romani nel 138 a.C., sotto il console Decimo Giunio Bruto, lungo la riva destra del fiume Turia, sul luogo di un antico insediamento iberico.\n\n
- Muore re Dutugemunu di Sri Lanka.\n\n
- Muore Zhao Tuo, re Wu di Nanyue.\n\n
{137BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{136BC_BODY}
- Il confucianesimo è adottato come religione di stato in Cina dall'imperatore Wu Di.\n\n
{136BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{135BC_BODY}
- Primo riscontro dell'esistenza di Vicetia, l'attuale Vicenza.\n\n
- Nasce Gneo Pompeo Strabone, generale romano.\n\n
- Muore Servio Sulpicio Galba, generale romano.\n\n
{135BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{134BC_BODY}
- Comincia l’assedio di Numantia in Spagna. Dopo venti anni di guerre ininterrotte fra gli Arevaci, appoggiati dalle altre tribù celtibere, e i romani, che per ben cinque volte avevano tentato senza successo di espugnare la città, l'esercito romano della Tarraconense fu affidato, nel 134 a.C., a Publio Cornelio Scipione Emiliano, eroe della terza guerra punica. Costui, dopo aver saccheggiato il paese dei Vaccei, cinse d'assedio Numanzia nel 134–133 a.C. L'armata comandata da Scipione era integrata da un nutrito contingente di cavalleria numidica, fornita dall'alleato Micipsa, al cui comando si trovava il giovane nipote del re, Giugurta. Per prima cosa, Scipione si adoperò per rincuorare e riorganizzare l'esercito scoraggiato dall'ostinata ed efficace resistenza della città ribelle; poi, nella certezza che la cittadella poteva essere presa solo per fame, fece costruire una doppia circonvallazione atta a isolare Numanzia e a privarla di qualsiasi aiuto esterno. Il console si adoperò poi a scoraggiare gli Iberi dal portare aiuto alla città ribelle, presentandosi con l'esercito alle porte della città di Lutia e obbligandola alla sottomissione e alla consegna di ostaggi. Dopo quasi un anno di assedio, i numantini, ridotti alla fame, cercarono un abboccamento con Scipione, ma, saputo che questi non avrebbe accettato altro che una resa incondizionata, i pochi uomini in condizione di combattere preferirono gettarsi in un ultimo, disperato assalto contro le fortificazioni romane. Il fallimento della sortita spinse i superstiti, secondo la leggenda, a bruciare la città e a gettarsi fra le fiamme. Non tutti però persero la vita; alcuni, ridotti in Schiavitù, sfilarono a Roma durante il trionfo di Scipione. La città fu rasa al suolo come Cartagine pochi anni prima.
Il bellum numantinum acquista particolare importanza, perché segna il pieno affermarsi dell'egemonia romana nell'Hispania centro-settentrionale e la definitiva pacificazione della massima parte della penisola iberica. Numanzia fu riedificata da Augusto. Sono poi state ritrovate le mura rinforzate da torri e l'impianto urbano di forma quasi ellittica, con due strade longitudinali tagliate da dieci vie minori. Le case, a pianta rettangolare, sono molto modeste. Abbondanti i rinvenimenti archeologici di ceramica sia celtiberica sia romana.\n\n
- L’imperatore cinese Wu-ti recluta i funzionari sulla base di rigorosi esami, riportando in auge la lettura dei testi classici. Comincia l’epoca dei Mandarini.\n\n
{134BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{133BC_BODY}
- Distruzione di Numanzia da parte dei Romani.\n\n
- Viene assassinato il Tribuno della Plebe Tiberio Sempronio Gracco. Figlio maggiore dell'omonimo Tiberio Sempronio Gracco di origine plebea e di Cornelia, figlia di Publio Cornelio Scipione Africano, di antica famiglia aristocratica, appartenne quindi all'oligarchia patrizio-plebea. Il legame genealogico paterno con la gens plebea permette a Tiberio prima, a Gaio poi, l'ascesa al tribunato (133 a.C. e 123 a.C.), quindi il primo contatto con l'attività politica del senato. Poco più che fanciullo fece parte dei sacerdoti auguri grazie anche all'approvazione dell'influente senatore Appio Claudio che poco più tardi gli darà in moglie la figlia Claudia, da cui non ebbe figli. Nel 146 a.C. all'età di diciassette anni militò in Libia sotto il comando del cognato Scipione Emiliano. Nove anni dopo al suo ritorno a Roma venne eletto questore e dovette partire per la guerra contro i Numantini sotto il comando del console Gaio Ostilio Mancino. L'esito della guerra fu disastroso e una volta messi in fuga i Romani i nemici si dichiararono disposti a trattare soltanto con Tiberio, memori delle gesta del padre che in passato era stato loro alleato. Accettò di trattare con i Numantini anche per recuperare il diario e le tavole del suo ufficio di questore che erano state rubate nel saccheggio successivo alla fuga romana. Tornato a Roma fu accusato e biasimato per il suo gesto, ma il popolo e le famiglie dei soldati (20.000 vite furono risparmiate) scampati al massacro lo acclamarono come un salvatore. La reazione ostile venne proprio dalla compagine dei senatori per il fatto che i romani uscirono piegati dalla presa di Numanzia e patteggiarono la pace non da vincitori ma da vinti. Il senato rimandò a Numanzia Gaio Ostilio Mancino come prigioniero per causa di disonore, in secondo luogo non ratificò la pace che Tiberio aveva formulato; infine Scipione Emiliano fu inviato in terra numantina e nel 133 a.C. ottenne il dominio della città. Fu eletto tribuno della plebe nel 133 a.C. e la sua prima vera iniziativa fu quella di compilare una legge, la lex agraria, con l'aiuto del pontefice massimo Crasso e del console Publio Muzio Scevola, per la redistribuzione delle terre del suolo italico, usurpate dai ricchi ai più poveri e offerte ai forestieri per la lavorazione (legge agraria). La legge limitava l'occupazione delle terre dello stato a 125 ettari e riassegnava le terre eccedenti ai contadini in rovina. Una famiglia nobile poteva avere 500 iugeri di terreno, più 250 per ogni figlio, ma non più di 1000; i terreni confiscati furono distribuiti in modo che ogni famiglia della plebe contadina avesse 30 iugeri (7,5 ettari). Il provvedimento era sostenuto dal popolo anche attraverso scritte sui maggiori monumenti e sulle pareti dei portici di Roma fu ricusata sdegnosamente dai ricchi che tentarono inutilmente di incitare una rivolta contro Tiberio. I possidenti si appoggiarono allora ad un altro tribuno della plebe, il giovane Marco Ottavio, che accettò di porre il veto alla legge agraria. Tiberio in risposta al veto scrisse una legge ancora più restrittiva per i possidenti terrieri e iniziò così una sfida tra i due tribuni che quotidianamente si cimentavano in senato in dure sfide oratorie. Con un nuovo editto proibì ai magistrati di intraprendere affari sino alla votazione della legge e questi come risposta si dimisero dalle loro cariche arrivando anche ad assoldare sicari per far uccidere Tiberio. Il giorno nel quale il popolo fu chiamato a votare i nemici di Tiberio asportarono le urne creando gran tumulto, ma lo scontro fu evitato anche grazie alla mediazione dei consolari Manlio e Fulvio che lo convinsero a rimettersi al senato. La discussione in assemblea fu però infruttuosa e così Tiberio fu costretto a proporre la destituzione di Ottavio che il giorno dopo fu approvata dal concilio della plebe portando così anche all'approvazione della legge; ma il clima era sempre infuocato e nonostante i gesti distensivi di Tiberio nei confronti dell'avversario, Ottavio fu a fatica sottratto dalle grinfie della folla inferocita. Sorvegliare l'equità della divisione spettò, oltre allo stesso Tiberio, al suocero Claudio Pulcro (princeps del senato) e al fratello Gaio Sempronio Gracco. Intanto l'opposizione dei più ricchi si faceva sempre più estenuante e andava dal rifiuto di costruire un edificio pubblico preposto alla causa della legge agraria fino all'avvelenamento di un amico di Tiberio. Alla sua morte il re di Pergamo Attalo III Filopatore (133 a.C.) lasciò in eredità le sue terre e le sue ricchezze al popolo romano. Tiberio propose che il suo patrimonio fosse destinato all'acquisto di sementi e attrezzi agricoli per i nuovi proprietari e che le nuove terre fossero anch'esse divise tra la plebe. Intanto i suoi amici pensarono di farlo candidare nuovamente al tribunato (andando contro la Lex Villia del 180 a.C.) e perciò doveva in tutti i modi accattivarsi in maniera esponenziale i favori della plebe. Propose leggi sull'abrogazione del servizio militare per lungo tempo, sulla concessione del diritto all'appello contro tutti i magistrati e sull'ingresso in senato di un maggior numero di cavalieri. Il giorno della votazione non disponeva però della maggioranza ed i suoi alleati fecero ostruzionismo fino al rinvio dell'assemblea al giorno dopo: Tiberio scoppiò a piangere per paura di possibili attentati alla sua persona suscitando commozione nel popolo che si offrì di sorvegliare la sua casa durante la notte. La mattina seguente al Campidoglio, dove era radunato il popolo per votare, c'era un tale rumore che non si riusciva a parlare. Tiberio fu informato che i suoi nemici avevano un piano per uccidere il console Muzio Scevola e negli sviluppi dell'assemblea cominciò a diffondersi il panico, con i sostenitori di Tiberio che impugnarono le lance come per difendersi. I nemici di Tiberio corsero al Senato e denunciarono il fatto: il senatore Publio Cornelio Scipione Nasica Serapione esortò i suoi a far rispettare la legge e i suoi partigiani marciarono armati fino al Campidoglio. Ne seguì una carneficina nella quale persero la vita oltre trecento cittadini romani e tra loro lo stesso Tiberio, ucciso a bastonate. Il suo cadavere fu gettato nel Tevere e i suoi amici condannati a morte o esiliati senza processo. Il senato non si oppose però alla spartizione delle terre ed elesse come nuovo esecutore il suo parente Publio Licinio Crasso Dive Muciano. Nasica fu ripetutamente offeso e minacciato ed il senato decise di mandarlo in Asia per precauzione. L'opera di Tiberio venne poi continuata dal fratello Gaio.
{133BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{132BC_BODY}
- Probabile fondazione da parte del console Publio Popilio Lenate della città di Forlimpopoli, presso Forlì.\n\n
- Costruzione della via Popilia da parte del console Publio Popilio Lenate. La via collega Rimini ad Adria con andamento costiero e rettilineo.\n\n
- Viene giustiziato dai romani Euno, schiavo siriano che guidò la rivolta degli schiavi scoppiata a Enna nel 139 a.C.\n\n
- Nasce il re Mitridate VI del Ponto.\n\n
- Nasce Publio Cornelio Nasica Serapione, politico romano.\n\n
{132BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{131BC_BODY}
- Viene costruita la via Annia (da Adria ad Aquileia) quale prolungamento della contemporanea via Popilia (da Rimini ad Adria). Queste due costruzioni formano una strada di arroccamento.\n\n
{131BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{130BC_BODY}
- Sames II Theosebes Dikaios succede al padre Tolomeo di Commagene alla guida del Regno di Commagene.\n\n
- Ipparco scopre la precessione degli equinozi.\n\n
- Nasce Antioco di Ascalona, filosofo greco.\n\n
- Nasce Lucio Apuleio Saturnino, politico romano.\n\n
- Muore Publio Licinio Crasso Dive Muciano, Pontifex Maximus e console della Repubblica Romana.\n\n
- Il 7 febbraio muore Marco Pacuvio, poeta e drammaturgo romano.\n\n
{130BC_TITLE}Gli eventi dell'anno


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