Medieval 2 Total War
Discussione generale sul videogioco Medieval 2 : Total War
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Eventi storici

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2011 19:27
24/09/2010 16:25
 
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Principe
{109BC_BODY}
- La dinastia Han conquista la Corea.\n\n
- Nasce Spartaco, lo schiavo ribelle.\n\n
- Muore Lucio Opimio, distruttore della ribelle Fregellae.\n\n
{109BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{108BC_BODY}
- Nasce Lucio Sergio Catilina, nobili genere natus.\n\n
- Muore Marco Livio Druso, detto il Censore per distinguerlo dall’omonimo figlio, detto il Tribuno.\n\n
{108BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{107BC_BODY}
- Lucio Cornelio Silla è nominato questore di Gaio Mario.\n\n
- Battaglia di Agen tra Elvezi e Romani, terminata con una sonora sconfitta per i Romani.\n\n
- Nasce Marco Giunio Aurone, politico romano.\n\n
{107BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{106BC_BODY}
- La guerra giugurtina prende il nome da re Giugurta di Numidia in lingua berbera Imenɣi n Yugurten, che dal 112 al 105 a.C. combatté contro i romani. La fonte principale su questi eventi è il Bellum Iugurthinum scritto dallo storico Sallustio. Dopo aver sconfitto Cartagine, come deterrente contro future minacce Roma aveva lasciato crescere e consolidarsi il regno nordafricano di Numidia, che dopo la morte di Massinissa era passato al figlio Micipsa. Costui portò avanti una politica di rafforzamento economico del regno e in guerra si schierò sempre con Roma. Ma un errore il sovrano lo commise quando decise che alla sua morte il regno sarebbe stato diviso tra i suoi figli naturali Aderbale e Iempsale e quello adottivo Giugurta, che aveva dimostrato di avere grandi doti e che si era distinto combattendo per i romani a Numanzia). Dopo la morte di Micipsa, nel 118 a.C. Giugurta uccise Iempsale e scacciò Aderbale, che si recò a chiedere aiuto ai romani (116 a.C. ca.), che inviarono una commissione: si decise per una nuova suddivisione del regno tra i due fratellastri. La parte orientale (la più ricca) andò ad Aderbale e quella occidentale a Giugurta. Dopo un periodo di tregua, nel 112 a.C. Giugurta assediò Aderbale nella città di Cirta. Impegnata però su altri fronti, Roma si limitò a inviare due ambascerie che chiesero al numida di desistere dall'assedio, ma Giugurta riuscì a tergiversare fino a quando la città fu espugnata. Nel massacro seguito alla capitolazione di Cirta perirono anche tutti gli italici che risiedevano lì e che si erano schierati con Aderbale. Di fronte a questo eccidio, la situazione a Roma precipitò: il Senato, che non aveva agito militarmente, fu accusato dal tribuno della plebe Gaio Memmio di essere stato comprato dal re numida. La reazione romana fu a questo punto immediata: il console Lucio Calpurnio Bestia invase il territorio di Giugurta, ma di fronte all'inefficacia della sua fanteria, troppo pesante per affrontare la cavalleria leggera dei numidi, scese a patti con il re nemico. Questa mossa offrì il destro al tribuno Memmio per far venire Giugurta a Roma (con un adeguato salvacondotto), affinché egli dimostrasse l'esistenza di accordi coi senatori. Ma quando il numida fu a Roma, un altro tribuno pose il veto e i romani preferirono chiudere qui la questione, piuttosto che far scoppiare un terremoto istituzionale. Giugurta commise però un errore che gli fu fatale: fece assassinare il cugino Massiya, che s'era rifugiato a Roma. Sebbene i romani lo lasciarono tornare in patria senza fare storie, il suo destino era ormai segnato. L'anno dopo una nuova spedizione romana, al comando del console Spurio Postumio Albino, attaccò ancora il re numida, ma senza ottenere risultati. La guerra fu poi continuata dal fratello di Spurio, Aulo Postumio Albino, che fu però sconfitto: l'esercito romano venne fatto prigioniero e umiliato (fu fatto sfilare sotto delle lance incrociate). A Roma scoppiò la bufera: il tribuno Gaio Manilio fece istituire un tribunale speciale, presieduto da Emilio Scauro e con giudici scelti tra gli equites, che processò e condannò molti senatori per corruzione. Nel 109 a.C., a dirigere le operazioni di guerra in Africa fu mandato il console Quinto Cecilio Metello, che conquistò diverse città (tra cui la capitale Cirta) e mise alle corde il re nemico, che però riuscì a riorganizzare il suo esercito, arruolando gli equites Mauri e Getuli e alleandosi con il re Bocco I di Mauretania (odierno Marocco). Più il tempo passava senza che giungessero risultati concreti e più a Roma la situazione diventava incandescente. Ad approfittarne fu l'eques Gaio Mario, legato di Metello in Africa. Nel 108 a.C., Mario ottenne il permesso dal suo comandante di andare a Roma a presentarsi per il consolato. Giunto nella capitale, egli aizzò il popolo contro la classe patrizia corrotta e contro Metello (che di questa classe era un esimio esponente) e così ottenne il consolato. Ma Mario riuscì ad avere dal popolo anche il comando della guerra contro Giugurta. Era la prima volta che il popolo si arrogava il diritto, tradizionalmente del Senato, di fare nomine militari. Un secondo strappo con la tradizione lo fece Mario, che, per sopperire al bisogno di soldati, arruolò proletari in massa (vedi riforma mariana dell'esercito romano). Giunto in Africa, Mario trasformò quest'accozzaglia di uomini in un esercito disciplinato e temibile, di cui seppe guadagnarsi la devozione. A questo punto, Mario sfoderò un poderoso attacco contro Giugurta, penetrando in profondità nel cuore del suo territorio (107 a.C. e 106 a.C.). Giugurta e Bocco furono allora costretti allo scontro frontale con Mario, che riuscì però a infliggere loro perdite gravissime. Il re di Mauretania aprì quindi trattative segrete coi romani, che furono condotte dal patrizio Lucio Cornelio Silla, questore di Mario. Giocando d'astuzia e d'azzardo, Silla ottenne il sostegno di Bocco, che nel 105 a.C. fece catturare Giugurta, che venne giustiziato l'anno successivo.\n\n
- Nasce il 3 di gennaio ad Arpinum Marco Tullio Cicerone.\n\n
- Nasce il 28 di settembre Gneo Pompeo Magno.\n\n
{106BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{105BC_BODY}
- Il 6 ottobre avviene la battaglia di Arausio: Cimbri e Teutoni sconfiggono gli eserciti Romani di Quinto Servilio Cepione e di Gneo Mallio Massimo.\n\n
- Nasce Lucio Licinio Murena, politico romano.\n\n
{105BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{104BC_BODY}
- Consolato di Gaio Flavio Fimbria e Gaio Mario.\n\n
- Antenione da il via ad una rivolta degli schiavi a Segesta.\n\n
- Scoppia la seconda guerra servile in Sicilia. nel 104 a.C. e durò fino al 99 a.C. A quel tempo Roma era impegnata nella difficile campagna numidica , contro Giugurta, re di Numidia, che aveva tenuto in scacco diversi eserciti romani, che non avevano concluso nulla fino a che il comando venne trasferito a Gaio Mario, che in breve tempo risolse la partita a favore di Roma. Contemporaneamente Roma era impegnata con le legioni migliori in Gallia contro i cimbri e i teutoni che, qualche anno prima, erano migrati dalla penisola dello Jutland, nella Germania settentrionale, verso le terre più calde e fertili del Mediterraneo. Non appena scoppiò la rivolta in Sicilia, Roma non fu in grado di organizzare un forte esercito per reprimerla, dato che le sue truppe migliori erano impegnate altrove e anche perché era diffusa convinzione comune che una guerra servile non fosse molto onorevole per chi la combatteva, visto che gli avversari erano non uomini, ma cose e poi non v'era prospettiva di bottino e di premio di congedo per i legionari, né di trionfo per i comandanti. Perciò vi era difficoltà di reclutamento. Diodoro Siculo ci è testimone di quanto accadde. I prodromi della rivolta si ebbero nel 105 a.C. a Nuceria Alfaterna e Capua, dove piccole pattuglie di schiavi fuggitivi si ribellarono, ma furono facilmente, dato il loro numero ridotto, represse nel sangue. L'anno seguente il Senato autorizzò Gaio Mario a reclutare truppe ausiliare presso gli stati alleati, ma alcuni di questi risposero che non era possibile fornire alcun contingente, siccome i razziatori di schiavi, sempre molto attivi, avevano del tutto spopolato intere province dei loro territori, rapendo uomini liberi per venderli come schiavi, il che era prassi comune per lo schiavismo antico. Il Senato, contrariato da questi rapporti, decretò di fare un'inchiesta per accertare se e quanti cittadini liberi di stati alleati fossero stati razziati con la forza e venduti come schiavi, affinché fosse loro restituita la libertà. Il propretore Licinio Nerva, che governava la Sicilia, accettò di jus dicere (decidere), com'era tra i suoi poteri, in questi processi, dando udienza a tutti quelli che, dichiarandosi ingiustamente detenuti come schiavi, rivendicassero lo stato libero. In pochi giorni centinaia di schiavi furono liberati. Gli altri, esclusi dai provvedimenti di manomissione, si ribellarono, sperando in un provvedimento di clemenza generale. Perciò, accade che numerosi e facoltosi latifondisti siciliani, proprietari d’intere folle di schiavi, protestarono presso il governatore provinciale per la sedizione che i suoi provvedimenti aveva seminato tra gli schiavi e riuscirono in un modo o nell'altro ad ottenere la cessazione di questi processi sullo stato degli schiavi che rivendicavano la libertà. A questo punto gli schiavi insorsero in massa e presso Alice iniziarono a compiere scorrerie e saccheggi, fortificandosi in un luogo ben munito. Licinio Nerva, dopo un primo tentativo d’assalto fallito, riuscì con uno stratagemma a espugnare la piazzaforte degli schiavi. Egli, infatti, indusse un certo Gaio Titinio, soprannominato Gadeo, ex condannato a morte, fuggitivo e dedito al brigantaggio, ad accattivarsi la simpatia degli insorti e poi ad aprire le porte della rocca ai romani. Parte degli schiavi fu trucidata, parte preferì gettarsi in un dirupo per scappare agli atroci supplizi che li attendevano come punizione. Nerva fece in tempo a congedare le sue truppe che gli giunse la voce dello scoppio un'altra ribellione di schiavi. Perciò, il propretore si gettò all'inseguimento e poi all'attacco dei ribelli, pensando di sconfiggerli facilmente, ma questi, dopo aver raggiunto Heraclea Minoa, caposaldo degli schiavi fuggitivi, diedero battaglia al legato di Nerva, M. Titinio, che fu duramente sconfitto. Il successo rafforzò le file dei ribelli, che raccolsero le armi dei legionari morti e molti altri schiavi fuggitivi, cui era giunta notizia della rivolta, raggiungendo il numero di 6000 unità. Nominarono loro capo e re un certo Salvio, che godeva di fama d’indovino, il quale ordinò di compiere scorrerie e saccheggi in tutta la Sicilia. Gli schiavi giunsero a stringere d’assedio la città di Morgantina, in cui aiuto accorsero le truppe regolari romane, che riuscirono in un primo momento a cogliere un parziale successo, ma che poi furono prese di sorpresa da un contrattacco dei ribelli che riuscirono a sbaragliarle completamente, anche perché Salvio aveva dato ordine di risparmiare i legionari che avessero gettato le armi e si fossero dati alla fuga (per questo molti soldati romani e alleati mobilitati preferirono darsi alla fuga). In conseguenza della condotta dissennata e improvvisata della guerra, le file degli insorti crebbero ancora per il clamore destato dalle gesta del vero e proprio esercito che si era andato costituendo attorno Salvio. Posto di nuovo l’assedio a Morgantina, qui i padroni degli schiavi promisero loro che, se avessero combattuto contro gli insorti, sarebbero stati liberati. Essi effettivamente respinsero i ribelli, ma Nerva rinnegò la promessa dei padroni, rifiutandosi di jus dicere nei processi di Stato in favore degli schiavi cui era stata promessa la libertà. Il comportamento di Nerva indusse a quel punto tutti gli schiavi a insorgere poiché era chiaro ormai che la rivolta era l’unica speranza di libertà. Perciò le file dell'armata di Salvio s’ingrossarono a dismisura. Contemporaneamente si ribellarono gli schiavi delle città di Segesta e Lilibeo, al comando di un certo Atenione, che giunse a cingere d’assedio Lilibeo stessa. Nel frattempo erano giunte delle truppe numidiche via mare in rinforzo ai romani, che colsero però solo un successo parziale contro gli schiavi fuggitivi. Durante le operazioni di guerra, la Sicilia piombò nel caos e nell'anarchia, in quanto le campagne erano completamente sotto il controllo delle bande di schiavi che compivano saccheggi, razzie, massacri e stupri, mentre le città erano in balia di se stesse, visto che non c’era più nessuna autorità capace di far rispettare le leggi. Perciò ognuno prese a commettere i crimini più efferati con la certezza dell’impunità. Le truppe dei ribelli giunsero al punto di fondersi e coordinarsi, raggiungendo il numero di 60000 unità e i loro capi decisero di fortificare Triocala. A questo punto era chiaro a Roma che la situazione era sfuggita di mano a Nerva, per cui Lucio Licinio Lucullo fu investito del comando di un’armata con il compito di spazzare via i ribelli. A Scirtea i due eserciti si affrontarono in una battaglia campale, che fu vinta dai romani, che uccisero circa 20000 nemici. Lucullo, però, per indolenza o forse, come si disse, per corruzione, non sfruttò subito il vantaggio acquistato e invece di attaccare subito i ribelli cinse d’assedio Triocala, ma senza fortuna, anzi collezionando rovesci. Nel 102 a.C. giunsero al Senato di Roma rapporti allarmanti circa l’indecisa e incapace condotta delle operazioni da parte di Lucullo, il quale, venuto a sapere che il pretore Gaio Servilio si accingeva con un nuovo esercito a invadere la Sicilia, ordinò ai soldati di distruggere tutti gli accampamenti, affinché anche il nuovo venuto fallisse il suo compito e, dunque, la sua colpa, agli occhi del Senato, fosse sminuita. Servilio non fu migliore, perciò entrambi i comandanti romani furono processati davanti al Senato, che chiedeva conto della loro condotta delle operazioni, e furono entrambi condannati all’esilio. Sotto il quinto consolato di Gaio Mario, il collega Manio Aquilio assunse il comando di un grande esercito consolare per stroncare definitivamente la rivolta. Nel corso di una battaglia in cui il console uccise personalmente Atenione in duello, le forze dei ribelli furono spazzate via ed essi furono uccisi a migliaia. I superstiti subirono la caccia incessante di Aquilio, il quale continuò a decimarli, fino al punto che gli ultimi rimasti si arresero e furono mandati a Roma per combattere nel circo con le belve feroci. Ma qui essi sorpresero tutti e rifiutandosi di combattere con gli animali, preferirono uccidersi l’uno l’altro fino all’ultimo.\n\n
- Nasce Giulia, madre del triumviro Marco Antonio.\n\n
- Muore Gneo Domizio Enobarbo.\n\n
{104BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{103BC_BODY}
- Nasce Quinto Cecilio Metello Celere, politico romano.\n\n
- Nasce Marco Tullio Tirone.\n\n
- Muore Aristobulo I, re di Giuda e Sommo Sacerdote, appartenente alla dinastia degli Asmonei.\n\n
{103BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{102BC_BODY}
- La battaglia di Aquae Sextiae (Aix-en-Provence) fu combattuta e vinta nel 102 a.C., dall'esercito romano comandato da Gaio Mario, contro le popolazioni dei Teutoni e degli Ambroni. La vittoria dei Romani fu dovuta alle abilità militari del loro nuovo esercito, alle migliori qualità strategiche del loro comandante e alla posizione favorevole in cui si trovavano. Mario occupò una posizione particolarmente favorevole su una collina che aveva scelto con cura, e da lì provocò i Teutoni ad attaccarlo usando la cavalleria e la fanteria leggera, costituita in buona parte da Liguri, alleati dei Romani. Gli Ambroni, tribù appartenente allo schieramento germanico, accettarono la sfida ed attaccarono le posizioni romane, immediatamente seguiti dai loro alleati. Nel frattempo Mario aveva provveduto ad inviare di nascosto un contingente di circa 3000 uomini alle spalle dei Teutoni. Nel pieno della battaglia fu questo contingente ad attaccare alle spalle i nemici, gettandoli nella confusione e mettendoli in rotta. Fonti romane sostengono che circa 90.000 Teutoni furono uccisi e 20.000 furono catturati, e tra loro il loro re Teutobod. Le uniche fonti sulla battaglia sono romane, e forse evidenziano in maniera eccessiva la schiacciante vittoria romana. Peraltro il completo annientamento dei Teutoni e degli Ambroni dà l'idea delle dimensioni catastrofiche della loro sconfitta. Il massacro non risparmiò neppure donne e bambini, che però non sarebbero stati uccisi dai Romani, ma avrebbero compiuto un suicidio di massa pur di non cadere nelle mani dei nemici.\n\n
- I Cimbri invadono l’Italia.\n\n
- Nasce Quinto Tullio Cicerone, politico romano, fratello del celebre oratore Marco Tullio Cicerone.\n\n
- Nasce Giulia, sorella di Gaio Giulio Cesare e nonna di Ottaviano Augusto.\n\n
- Muore Gaio Lucilio, poeta romano.\n\n
{102BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{101BC_BODY}
- Battaglia dei Campi Raudii. I due eserciti si incontrarono presso Vercelli, non lontano dalla confluenza del Sesia con il Po, proprio nello stesso luogo in cui Annibale aveva combattuto la sua prima battaglia sul suolo italiano. I Cimbri erano ansiosi di battersi e, come loro usanza, inviarono una delegazione al campo romano per concordare tempo e luogo. Mario li accontentò, e propose il giorno seguente (era il 30 luglio del 101 a.C.) e la piana di Raudii, un vasto luogo pianeggiante, che avrebbe reso più agevoli le manovre della cavalleria romana, superiore a quella germanica. La cavalleria dei Cimbri, muovendosi nella densa foschia mattutina, fu colta di sorpresa da quella romana, con cui fu costretta ad ingaggiare un combattimento ravvicinato prima che potesse disporsi in formazione di attacco, e fu quindi ricacciata indietro verso la propria stessa fanteria, che stava proprio in quel momento schierandosi a battaglia. Al termine i Romani ottennero una schiacciante vittoria, riportando solo leggere perdite, mentre i Cimbri furono letteralmente annientati. Quelli che trovarono la morte in battaglia, cioè la maggior parte dei Cimbri, compreso il valoroso re Boiorix, poterono chiamarsi fortunati, sicuramente più fortunati di coloro che, venduti a Roma al mercato degli schiavi, trovarono un padrone desideroso di vendicarsi su di loro, uomini del nord, che avevano osato sfidare Roma per conquistare le terre del soleggiato sud prima che i tempi della Storia fossero maturi per questa impresa. Alla notizia della disfatta i Tigorini, che erano rimasti al di là delle Alpi, col proposito di unirsi successivamente ai Cimbri, rinunciarono immediatamente all'impresa e fecero ritorno alle loro sedi. La valanga umana, che per tredici lunghi anni aveva seminato terrore fra i popoli stanziati fra il Danubio, l'Ebro, la Senna ed il Po, si trovava sepolta sotto l'erba oppure soggiogata in schiavitù. Il destino del grande miraggio della migrazione germanica si era compiuto, il popolo senza patria dei Cimbri ed i loro compagni di avventura non esistevano più.\n\n
- Muore Cleopatra III, regina d’Egitto.\n\n
- Il 30 giugno Boiorix, condottiero che guidò - almeno in parte - la terribile marcia dei Cimbri. Non ci sono noti né i suoi natali, né le sue origini. Alcuni ritengono che non fosse in realtà un cimbro, ma un celta. Il suo stesso nome, infatti, è composto di due richiami importanti: i Boi erano una tribù celtica originariamente stanziata tra nel Norico, a diretto contatto con i Germani; la desidenza "-rix" è comune a molti condottieri galli (Vercingetorix) e vuol dire "re", "condottiero". È possibile che appartenesse a un gruppo di Boi unitisi alla migrazione dei Cimbri, come potrebbe essere un cimbro famoso per aver vinto un'ignota battaglia sugli stessi Boi. Il suo più importante successo fu una spettacolare vittoria contro l'esercito romano nella battaglia di Arausio del 105 a.C. Venne in seguito sconfitto e ucciso nella battaglia dei Campi Raudii del 101 a.C..\n\n
{101BC_TITLE}Gli eventi dell'anno

{100BC_BODY}
- Nasce il 13 luglio Gaio Giulio Cesare.\n\n
- Nasce Tito Labieno, generale romano.\n\n
- Nasce Cornelio Nepote, storico e scrittore latino.\n\n
- Muore Lucio Apuleio Saturnino, politico romano.\n\n
- Muore Teodosio di Bitinia, astronomo greco.\n\n
{100BC_TITLE}Gli eventi dell'anno


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