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Ultimo Aggiornamento: 14/05/2012 14:12
14/05/2012 14:11
 
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Principe

REPUBBLICA SENESE
------------------

Milizia cittadina:
1- NO - village (villaggio)
2- Milizia de' Terzi (lancia corta) AOR town (borgo)
3- Lanzelonghe (lancia lunga) AOR large_town (cittadina)
4- Piquieri (picca) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)
richiede gilda:
6- NO - huge_city (megalopoli)

Fanteria feudale:
1- NO - village (forte)
2- Tabulacciari (spada) AOR town (roccaforte)
3- Presidiarii (spiedo) AOR large_town (castello)
4- Famuli (alabarda) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)

Cavalleria:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Butteri (lancia leggera) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Guardacoste (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Contradaioli (lancia) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)

Tiratori:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Arcieri Grossetani (arco) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Balistari Senesi (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Pistolieri (pistola) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)

Marinai:
1- NO - large_city (metropoli)
2- NO - huge_city (megalopoli)

{Terzieri}Terzieri
{Terzieri_descr}"Per facilitare la chiamata alle armi, il territorio senese era diviso in numerose circoscrizioni militari, dette vicariati: nel 1310 se ne contavano 9, che raggruppavano 289 comunità; ciascun vicariato doveva prendere dal proprio territorio le truppe da inviare, senza ricorrere ai mercenari."\n
W. M. Bowsky, City and Contado...\n\n
Tutti i borghi soggetti al dominio della Repubblica di Siena, sull'esempio della capitale, sono suddivise in tre "terzi" (a Siena sono: il Terzo di Camollìa, il Terzo di Città e il Terzo di San Martino), all'interno dei quali si inseriscono le varie "contrade": ogni terzo ha la sua piazza e all'interno di queste si inquadrano i militi della Repubblica, reclutati dalle contrade. Analogamente, il contado fuori le mura viene diviso in distretti (vicariati), i cui borghi sono tenuti a fornire un certo numero di fanti. Si tratta di miliziani addestrati quanto basta, formanti un'unità di fanteria leggera armata di lancia corta, agile e veloce, adatta alla difesa negli stretti vicoli dell'insediamento.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni senesi
{Terzieri_descr_short}Questi miliziani senesi, armati di lancia corta, sono reclutati dalle contrade e inquadrati in ciascuno dei tre terzi in cui è suddiviso il borgo.

{Lanzelonghe}Lanzelonghe
{Lanzelonghe_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Già dal XIII secolo la lancia delle milizie italiche divenne più lunga, tanto da esser definita "longa lancea" per differirla dalle precedenti in uso. La posizione del fante appariva ovviamente la più rischiosa, dovendo con scudo e corpo resistere all’urto nemico; perdipiù la fuga gli era preclusa, combattendo appiedato. Questi miliziani cittadini sono stati addestrati nell'uso della lancia lunga e, a differenza delle milizie inferiori, sanno difendersi bene da una carica di cavalleggeri, ma soccomberebbero di fronte alla cavalleria pesante. Combattono utilizzando la tecnica della difesa ad anello e sono protetti da cotta di maglia e dal caratteristico scudo allungato (ovale o a mandorla).\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni italiche
{Lanzelonghe_descr_short}Miliziani italici dotati di lancia lunga e cotte di maglia, sono ben addestrati e possono formare una difesa ad anello.

{Piquieri}Piquieri
{Piquieri_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Sebbene la "lanzalonga" (lancia lunga fino a 3-4 metri) sia in uso nelle milizie italiche fin dal XIII secolo, è solo dalla fine del '400 che i picchieri diventano un punto fermo delle guerre rinascimentali. Prendendo a modello i celebri mercenari svizzeri, questi italici usano picche (lunghe fino a 5-6 metri) anzichè lanzelonghe, e si muovono in formazioni molto più dinamiche che in passato, attribuendo alle schiere di picchieri un ruolo più attivo e offensivo. Tutto ciò richiede molta più organizzazione e addestramento dei semplici lancieri; se a questo si aggiungono i costi dell'equipaggiamento (i picchieri sfoggiano leggere e moderne corazze a piastre d'acciaio) si intuisce che reclutare un'unità di questo tipo è tutt'altro che economico.
{Piquieri_descr_short}Picchieri italici, dotati di leggere e moderne corazze d'acciaio, in grado di contrastare con successo quasi ogni tipo di cavalleria.

{Tabulacciari}Tabulacciari
{Tabulacciari_descr}"[...] alle norme sulla pubblica sicurezza per gli scudari, coltellinai, balestrieri, spadari, [...] tavolacciari e pavesari, armaiuoli corazzari [...]"\n
Bullettino senese di storia patria\n\n
I "tabulacciari" o "tavolacciari" sono fanti contadini il cui unico scopo è servire nell'esercito alla stregua dei pavesari; non hanno alcuna mansione offensiva e si occupano solo di proteggere i tiratori con i loro grandi scudi, detti "tavolacce". Indossano semplici protezioni in cuoio e sono provvisti di corta daga per gli incontri ravvicinati.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lucchesi, fiorentine, senesi, piombinesi, laziali
{Tabulacciari_descr_short}Queste truppe, dotate di giachi e lance, portano grandi scudi con cui proteggersi durante la lenta fase di ricarica delle balestre.

{Presidiarii}Presidiarii
{Presidiarii_descr}"Già [...] cominciava ad agitarsi la sollevazione in Piombino e per tutto lo stato, con animo di scacciare i presidiari dalle fortezze, se Stefano Neri, uno de' consiglieri, non avesse perorato di dire che 'non era dovere innovare cosa alcuna contro gli stipendiati di milizia fino a tanto che essa desse in potestà del comune le fortezze'; ed in questa guisa s'acquietò il tumulto [...]."\n
Pietro Leopoldo Galli Tassi, Istoria del Principato di Piombino...\n\n
"A queste truppe si devono aggiungere ovviamente le fanterie dei presidiali, la milizia popolare dei lancieri introdotta nell'istituzione militare aragonese in seguito alla riforma degli anni '40-'60 del secolo [XV], milizia sulla quale si poteva fare poco affidamento, essendo addestrata alla buona e non potendola spostare dai luoghi sui quali prestava servizio essendo quegli stessi luoghi la principale fonte di sostentamento dei fanti medesimi, che prima di essere soldati erano contadini, vasai, conciatori di pelli, pescatori."\n
Francesco Scarpello, Aspetti di storia militare nella Guerra d'Otranto\n\n
"[Il Re di Napoli recluta i presidiarii] in tale modo che nel Regno non serano [vi saranno] altre gente che quelle de sua maestà, che è cosa che molto assicura e ferma [consolida] lo stato suo."\n
Cronaca napoletana, XV secolo\n\n
I fanti di presidio o "presidiari" (termine diffuso ovunque, dalla Liguria al Mezzogiorno) sono uomini coscritti per assicurare la protezione dei principali castelli e l'ordine pubblico nel contado. Non sono guerrieri di professione: tra le loro fila si annoverano contadini, allevatori, pescatori. Si tratta quindi di unità non permanenti e poco addestrate, ciononostante possono rivelarsi piuttosto utili ai signori locali, i quali li equipaggiano bene: elmo metallico, cotta di maglia o brigantina, alabarda. Così armati, i presidiari compensare la poca esperienza e possono tener testa alla fanteria e alla cavalleria leggera.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni liguri, fiorentine, senesi, piombinesi, campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi, siciliane
{Presidiarii_descr_short}Queste truppe, inesperte ma dotate di cotte e alabarde, sono reclutate come presidio per i principali castelli.

{Famuli}Famuli
{Famuli_descr}"[Ai castellani senesi] Masso di Giovanni di Credi, ser Giovanni di Niccolò di Guido e Leonardo di Meo di Niccolò, in carica per tre mesi [...], vengono inviati quattro famuli [giovani con mansione di guardie], che riceveranno in tutto 39 lire per i soliti tre mesi."\n
Documento senese del XV secolo\n
"Quattro banditori [...] rendono pubbliche sentenze e proclami del Governo ed effettuano i pignoramenti a danno di chi non pagasse le tasse [...] in quest’ultimo caso sono assistiti da famuli, servitori [...] armati."\n
Documento lughese del XV secolo\n
"La partigiana, pure volgarmente detta, è un ‘arma d’offesa che sempre fa parte delle armi in asta, e può raggiungere [un ‘altezza di] poco maggiore di un uomo con la mano sollevata..."\n
Pietro Monte, Collectanea, Libro I
Dalle pianure emiliane alle campagne toscane, i signori feudali e i funzionari locali ricorrono spesso alla coscrizione dei "famuli", giovani e vigorosi soldati, generalmente provenienti dalle famiglie dei piccoli proprietari terrieri, possessori di feudi indiretti (valvassori o valvassini). Essi sono impiegati per presidiare fortezze e castelli, come guardia del corpo dei loro signori, come assistenti armati al servizio degli ufficiali esattori. Sebbene non abbiano ancora maturato grande esperienza nel mestiere delle armi, possono comunque cavarsela egregiamente sia in difesa di un insediamento che in campo aperto, grazie alla buona dotazione di cui il loro signore li equipaggia: l'armamento prevede elmo di ferro, corazza di piastre e partigiana, ovvero il tipico spiedo "alla bolognese". Lo "status" di guardia del corpo, con i privilegi che esso comporta, è solitamente esposto con orgoglio da questi giovani soldati, che sfoggiano un costoso mantello.
{Famuli_descr_short}Dotati di elmo, corazze e partigiana, questi giovani e vigorosi soldati sono utili per guarnigioni e per rafforzare le fila di un'armata.

{Butteri}Butteri
{Butteri_descr}I Butteri sono pastori a cavallo tipici della Maremma. Il nome deriva dal greco "boútoros" ("pungolatori di buoi"). Cavalcano abitualmente il Maremmano, cavallo originato dall'incrocio tra la razza italica e quella importata dai Celti. In battaglia possono essere utilizzati come cavalleggeri, dotati di scudi di legno e di protezioni leggere, armati di lancia (in genere derivata dalla "mazzarella", un lungo bastone impiegato per stimolare buoi e cavalli) e spada per la mischia. Non sono molto addestrati al mestiere delle armi, ma combattono con grande ferocia per difendere le proprie mandrie dagli stranieri.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni senesi
{Butteri_descr_short}Pastori della Maremma utilizzati come cavalleggeri, dotati di protezioni leggere in cuoio, scudi in legno, lancia e spada per la mischia.

{Guardacoste}Guardacoste
{Guardacoste_descr}I "guardacoste" rappresentano una tipica unità toscana, introdotta inizialmente nella repubblica senese e poi diffusasi su tutta la costa tirrenica, dalla Liguria al Lazio. Il loro compito è sorvegliare i territori costieri, riferendo di eventuali sbarchi da parte di corsari saraceni (sempre più frequenti dalla metà del XV secolo) o nemici di ogni genere. Questi cavalieri indossano un'armatura leggera e maneggevole, utilizzano un arco, un piccolo scudo e portano una spada per il corpo a corpo. Costituiscono una buona cavalleria da ricognizione e schermaglia, ma non si dovrebbe fare affidamento su di loro nelle mischie.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lucchesi, piombinesi
{Guardacoste_descr_short}Cavalleggeri da ricognizione, dotati di archi, piccoli scudi, spade e di un'armatura leggera, adibiti al controllo delle coste toscane.

{Feditori}Feditori
{Feditori_descr}"Allorché si avea da menar le mani nelle giornate campali, si sceglievano i più bravi cavalieri che fossero i primi a ferire; perchè se riusciva loro di rompere la prima schiera, si accresceva il coraggio e la speranza di vincere il resto dell'armata. Guerrieri tali erano chiamati feritori o feditori. [...] presso i Toscani ferire o fedire la stessa cosa è."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
I feditori sono i cavalieri pesanti della prima linea, chiamati in tal modo proprio perchè avevano il compito di "fedire" (ossia "ferire" mortalmente) le fila nemiche, protetti ai lati da reparti di pavesari (fanti dotati dei grandi scudi pavesi), lancieri e balestrieri. Subito dietro la prima devastante ondata dei feditori giungeva la cavalleria ordinaria, difesa ai lati da una seconda schiera di fanti. Tratte dalla ricca borghesia mercantile, queste truppe sono ben equipaggiate ed esperte nell'arte della guerra, dotate di armatura di piastre e munite di lancia e spada.
{Feditori_descr_short}Protetti da armature di piastre e armati di lancia, questi guerrieri d'élite difendono l'onore della loro repubblica.

{Arcieri_Grossetani}Arcieri Grossetani
{Arcieri_Grossetani_descr}"Dopo quattro giorni di infruttuosi assalti e battaglie, durante i quali i balestrieri dell'Imperatore salirono più volte sulle mura della città [Grosseto], furono dagli abitanti di essa respinti a forza [...] fu allora che l'Imperatore e l'Antipapa fecero ritirare le truppe, dopo aver lasciato sotto le mura di Grosseto più di 400 dei migliori soldati."\n
Giovanni Pecci, Monografia sulla città di Grosseto\n\n
"Uomini maledetti, nefandi, figliolanza di vipere e serpentacci tortuosi, discendenza pestifera, schiatta velenosa, cani rivomitatori e porci rivolgentisi nel brago, attossicata genia, generazione inflessibile e più dura del macigno, grossolani come il loro nome, non piegabili né per blandizie, né per minacce."\n
Cronaca tedesca sui Grossetani\n\n
Gli arcieri maremmani di Grosseto sono giustamente considerati tra i tiratori più bravi e coraggiosi della Toscana. Fin dall'assedio imperiale alla città di Grosseto, nel 1328, i cittadini grossetani sono divenuti celebri per la tenacia e la resistenza alle più terribili avversità; i miliziani più dotati formano compagnie armate che vengono sfruttate come guarnigioni alle torri. La tradizione arcieristica di questa città permette di reclutare ottimi tiratori, vestiti alla leggera per potersi muovere più agilmente nei territori collinari e paludosi della Toscana meridionale: indossano solo elmetti e giachi in cuoio rinforzato. Non sono affatto ansiosi di gettarsi della mischia, essendo privi di scudi e dotati di corte daghe; fuggirebbero, piuttosto che farsi massacrare...\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni senesi
{Arcieri_Grossetani_descr_short}Arcieri leggeri provenienti da Grosseto, considerati tra i migliori della Toscana, dotati di daga per la mischia.

{Balistari_Senesi}Balistari senesi
{Balistari_Senesi_descr}"I Senesi tornaron quindi a mandare [...] seicento balestrieri." [...] Avevano poi [i Senesi] una squadra di balestrieri [...] che affrontatasi colle genti dell'Orsini si appiccò il fatto d'arme [...] i Senesi in quella giornata restarono superiori."\n
Francesco Inghirami, Storia della Toscana\n\n
"Essendo e' conti ribellati dalla volontà del comuno di Siena, el comuno radunò trecento balestrieri." [...] E intrarono nella città e di subito nel furore della città di Fiorenza [...] e si pose l'ansegna del comuno di Siena, cioè la balzana bianca e nera, che portano e' balestrieri in su la torre del palazzo di Fiorenza. [...] Essendo fatte e cresciute le mura della città, e anco accresciuta la gente, e' signori Nove fecero trecento balestrieri provigionati, i quali fuseno [erano] della città."\n
Cronache Senesi\n\n
Come le altre città italiane, anche Siena era difesa da truppe dotate di spade e balestra. Ma è solo durante la Repubblica (1287-1555) che Siena equipaggia al meglio i suoi balestrieri: dotati di armatura brigantina, grosso scudo pavese, balestra e spada per la mischia, essi formano un corpo d'élite ed a loro è affidata la protezione del Palazzo Comunale. Essi furono assoldati in diverse occasioni dal Papa, anche per la scorta dei pellegrini che giungevano a Roma. Furono famosi durante la battaglia di Musignano dove, al comando del capitano di ventura Giacomo Sartori, insieme a 1000 fanti riuscirono a prendere l'omonimo castello. \n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni senesi
{Balistari_Senesi_descr_short}Unità scelta di balestrieri senesi, protetti da armatura brigantina e da scudo pavese, dotati di spada per la mischia.

{Pistolieri}Pistolieri
{Pistolieri_descr}La "pistola" è un'arma di probabili origini toscane, e taluni ipotizzano che il nome stesso dell'arma derivi dalla città di Pistoia, in cui apparvero i primi artiglieri. Si tratta di una rudimentale arma da fuoco simile allo scopetto ma più corta e maneggevole, ma ancora piuttosto imprecisa se paragonata ai moderni archibugi di fine XV secolo. I pistolieri, per l'appunto, utilizzano questo tipo di arma da fuoco, diffusasi a partire dal XIV secolo, ma ancora considerata da molti poco più di un arnese e indegna del campo di battaglia. Questi guerrieri dall'armatura pesante, tuttavia, la pensano in tutt'altro modo e sono sempre ben felici di dimostrare l'efficacia di un colpo ben piazzato, seguito dalla furia della loro carica con la spada.
{Pistolieri_descr_short}Artiglieri toscani con armatura pesante, esperti nell'uso della pistola e dotati di spada.



SIGNORIA DI PIOMBINO
--------------------

Milizia cittadina:
1- NO - village (villaggio)
2- Ausiliari Corsi (lancia corta) AOR town (borgo)
3- Lanzelonghe (lancia lunga) AOR large_town (cittadina)
4- Piquieri (picca) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)
richiede gilda:
6- NO - huge_city (megalopoli)

Fanteria feudale:
1- NO - village (forte)
2- Tabulacciari (spada) AOR town (roccaforte)
3- Presidiarii (spiedo) AOR large_town (castello)
4- Famuli (alabarda) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)

Cavalleria:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Butteri (lancia leggera) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Guardacoste (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Feditori (lancia) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)

Tiratori:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Arcieri Elbani (arco) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Colletta Piombinese (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Archibusieri Piombinesi (pistola) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)

Marinai:
1- NO - large_city (metropoli)
2- NO - huge_city (megalopoli)

{Ausiliari_Corsi}Ausiliari Corsi
{Ausiliari_Corsi_descr}"Il parentado di Jacopo e il suo calore, mossero i Corsi, circa l'anno 1482, a richiamarlo per loro capo nell'intrapresa ribellione contro de' Genovesi. Tanto sappiamo dall'Istorie di Corsica."\n
Agostino Cesaretti, Istoria del Principato di Piombino\n\n
Questi selvaggi e turbolenti miliziani provengono dai borghi dell'isola di Corsica. Quest'isola, sebbene formalmente sottomessa alla Repubblica Genovese (che non si fa scrupoli a coscriverne gli abitanti con la forza nell'esercito repubblicano), è da sempre covo di ribellioni e rivolte contro la Superba; i conflitti armati tra repubblicani e insorti sono all'ordine del giorno, perciò i patrioti corsi sono divenuti esperti combattenti, oltre che ottimi conoscitori del territorio. La loro fama di feroci guerrieri è ben nota anche oltre il Tirreno, nel Piombinese, territorio in cui si è sviluppata una folta comunità corsa: non a caso i signori toscani da sempre stringono alleanze strategiche con i conti di Corsica in funzione anti-genovese. Armati alla leggera con giachi di cuoio e lance corte, costoro possono nascondersi e tendere agguati mortali..\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni corse, piombinesi
{Ausiliari_Corsi_descr_short}Patrioti corsi, coscritti con la forza dai genovesi o reclutati dai loro nemici, dotati di giachi leggeri in cuoio e lance corte.

{Lanzelonghe}Lanzelonghe
{Lanzelonghe_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Già dal XIII secolo la lancia delle milizie italiche divenne più lunga, tanto da esser definita "longa lancea" per differirla dalle precedenti in uso. La posizione del fante appariva ovviamente la più rischiosa, dovendo con scudo e corpo resistere all’urto nemico; perdipiù la fuga gli era preclusa, combattendo appiedato. Questi miliziani cittadini sono stati addestrati nell'uso della lancia lunga e, a differenza delle milizie inferiori, sanno difendersi bene da una carica di cavalleggeri, ma soccomberebbero di fronte alla cavalleria pesante. Combattono utilizzando la tecnica della difesa ad anello e sono protetti da cotta di maglia e dal caratteristico scudo allungato (ovale o a mandorla).\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni italiche
{Lanzelonghe_descr_short}Miliziani italici dotati di lancia lunga e cotte di maglia, sono ben addestrati e possono formare una difesa ad anello.

{Piquieri}Piquieri
{Piquieri_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Sebbene la "lanzalonga" (lancia lunga fino a 3-4 metri) sia in uso nelle milizie italiche fin dal XIII secolo, è solo dalla fine del '400 che i picchieri diventano un punto fermo delle guerre rinascimentali. Prendendo a modello i celebri mercenari svizzeri, questi italici usano picche (lunghe fino a 5-6 metri) anzichè lanzelonghe, e si muovono in formazioni molto più dinamiche che in passato, attribuendo alle schiere di picchieri un ruolo più attivo e offensivo. Tutto ciò richiede molta più organizzazione e addestramento dei semplici lancieri; se a questo si aggiungono i costi dell'equipaggiamento (i picchieri sfoggiano leggere e moderne corazze a piastre d'acciaio) si intuisce che reclutare un'unità di questo tipo è tutt'altro che economico.
{Piquieri_descr_short}Picchieri italici, dotati di leggere e moderne corazze d'acciaio, in grado di contrastare con successo quasi ogni tipo di cavalleria.

{Tabulacciari}Tabulacciari
{Tabulacciari_descr}"[...] alle norme sulla pubblica sicurezza per gli scudari, coltellinai, balestrieri, spadari, [...] tavolacciari e pavesari, armaiuoli corazzari [...]"\n
Bullettino senese di storia patria\n\n
I "tabulacciari" o "tavolacciari" sono fanti contadini il cui unico scopo è servire nell'esercito alla stregua dei pavesari; non hanno alcuna mansione offensiva e si occupano solo di proteggere i tiratori con i loro grandi scudi, detti "tavolacce". Indossano semplici protezioni in cuoio e sono provvisti di corta daga per gli incontri ravvicinati.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lucchesi, fiorentine, senesi, piombinesi, laziali
{Tabulacciari_descr_short}Queste truppe, dotate di giachi e lance, portano grandi scudi con cui proteggersi durante la lenta fase di ricarica delle balestre.

{Presidiarii}Presidiarii
{Presidiarii_descr}"Già [...] cominciava ad agitarsi la sollevazione in Piombino e per tutto lo stato, con animo di scacciare i presidiari dalle fortezze, se Stefano Neri, uno de' consiglieri, non avesse perorato di dire che 'non era dovere innovare cosa alcuna contro gli stipendiati di milizia fino a tanto che essa desse in potestà del comune le fortezze'; ed in questa guisa s'acquietò il tumulto [...]."\n
Pietro Leopoldo Galli Tassi, Istoria del Principato di Piombino...\n\n
"A queste truppe si devono aggiungere ovviamente le fanterie dei presidiali, la milizia popolare dei lancieri introdotta nell'istituzione militare aragonese in seguito alla riforma degli anni '40-'60 del secolo [XV], milizia sulla quale si poteva fare poco affidamento, essendo addestrata alla buona e non potendola spostare dai luoghi sui quali prestava servizio essendo quegli stessi luoghi la principale fonte di sostentamento dei fanti medesimi, che prima di essere soldati erano contadini, vasai, conciatori di pelli, pescatori."\n
Francesco Scarpello, Aspetti di storia militare nella Guerra d'Otranto\n\n
"[Il Re di Napoli recluta i presidiarii] in tale modo che nel Regno non serano [vi saranno] altre gente che quelle de sua maestà, che è cosa che molto assicura e ferma [consolida] lo stato suo."\n
Cronaca napoletana, XV secolo\n\n
I fanti di presidio o "presidiari" (termine diffuso ovunque, dalla Liguria al Mezzogiorno) sono uomini coscritti per assicurare la protezione dei principali castelli e l'ordine pubblico nel contado. Non sono guerrieri di professione: tra le loro fila si annoverano contadini, allevatori, pescatori. Si tratta quindi di unità non permanenti e poco addestrate, ciononostante possono rivelarsi piuttosto utili ai signori locali, i quali li equipaggiano bene: elmo metallico, cotta di maglia o brigantina, alabarda. Così armati, i presidiari compensare la poca esperienza e possono tener testa alla fanteria e alla cavalleria leggera.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni liguri, fiorentine, senesi, piombinesi, campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi, siciliane
{Presidiarii_descr_short}Queste truppe, inesperte ma dotate di cotte e alabarde, sono reclutate come presidio per i principali castelli.

{Famuli}Famuli
{Famuli_descr}"[Ai castellani senesi] Masso di Giovanni di Credi, ser Giovanni di Niccolò di Guido e Leonardo di Meo di Niccolò, in carica per tre mesi [...], vengono inviati quattro famuli [giovani con mansione di guardie], che riceveranno in tutto 39 lire per i soliti tre mesi."\n
Documento senese del XV secolo\n
"Quattro banditori [...] rendono pubbliche sentenze e proclami del Governo ed effettuano i pignoramenti a danno di chi non pagasse le tasse [...] in quest’ultimo caso sono assistiti da famuli, servitori [...] armati."\n
Documento lughese del XV secolo\n
"La partigiana, pure volgarmente detta, è un ‘arma d’offesa che sempre fa parte delle armi in asta, e può raggiungere [un ‘altezza di] poco maggiore di un uomo con la mano sollevata..."\n
Pietro Monte, Collectanea, Libro I
Dalle pianure emiliane alle campagne toscane, i signori feudali e i funzionari locali ricorrono spesso alla coscrizione dei "famuli", giovani e vigorosi soldati, generalmente provenienti dalle famiglie dei piccoli proprietari terrieri, possessori di feudi indiretti (valvassori o valvassini). Essi sono impiegati per presidiare fortezze e castelli, come guardia del corpo dei loro signori, come assistenti armati al servizio degli ufficiali esattori. Sebbene non abbiano ancora maturato grande esperienza nel mestiere delle armi, possono comunque cavarsela egregiamente sia in difesa di un insediamento che in campo aperto, grazie alla buona dotazione di cui il loro signore li equipaggia: l'armamento prevede elmo di ferro, corazza di piastre e partigiana, ovvero il tipico spiedo "alla bolognese". Lo "status" di guardia del corpo, con i privilegi che esso comporta, è solitamente esposto con orgoglio da questi giovani soldati, che sfoggiano un costoso mantello.
{Famuli_descr_short}Dotati di elmo, corazze e partigiana, questi giovani e vigorosi soldati sono utili per guarnigioni e per rafforzare le fila di un'armata.

{Butteri}Butteri
{Butteri_descr}I Butteri sono pastori a cavallo tipici della Maremma. Il nome deriva dal greco "boútoros" ("pungolatori di buoi"). Cavalcano abitualmente il Maremmano, cavallo originato dall'incrocio tra la razza italica e quella importata dai Celti. In battaglia possono essere utilizzati come cavalleggeri, dotati di scudi di legno e di protezioni leggere, armati di lancia (in genere derivata dalla "mazzarella", un lungo bastone impiegato per stimolare buoi e cavalli) e spada per la mischia. Non sono molto addestrati al mestiere delle armi, ma combattono con grande ferocia per difendere le proprie mandrie dagli stranieri.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni senesi
{Butteri_descr_short}Pastori della Maremma utilizzati come cavalleggeri, dotati di protezioni leggere in cuoio, scudi in legno, lancia e spada per la mischia.

{Guardacoste}Guardacoste
{Guardacoste_descr}I "guardacoste" rappresentano una tipica unità toscana, introdotta inizialmente nella repubblica senese e poi diffusasi su tutta la costa tirrenica, dalla Liguria al Lazio. Il loro compito è sorvegliare i territori costieri, riferendo di eventuali sbarchi da parte di corsari saraceni (sempre più frequenti dalla metà del XV secolo) o nemici di ogni genere. Questi cavalieri indossano un'armatura leggera e maneggevole, utilizzano un arco, un piccolo scudo e portano una spada per il corpo a corpo. Costituiscono una buona cavalleria da ricognizione e schermaglia, ma non si dovrebbe fare affidamento su di loro nelle mischie.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lucchesi, piombinesi
{Guardacoste_descr_short}Cavalleggeri da ricognizione, dotati di archi, piccoli scudi, spade e di un'armatura leggera, adibiti al controllo delle coste toscane.

{Feditori}Feditori
{Feditori_descr}"Allorché si avea da menar le mani nelle giornate campali, si sceglievano i più bravi cavalieri che fossero i primi a ferire; perchè se riusciva loro di rompere la prima schiera, si accresceva il coraggio e la speranza di vincere il resto dell'armata. Guerrieri tali erano chiamati feritori o feditori. [...] presso i Toscani ferire o fedire la stessa cosa è."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
I feditori sono i cavalieri pesanti della prima linea, chiamati in tal modo proprio perchè avevano il compito di "fedire" (ossia "ferire" mortalmente) le fila nemiche, protetti ai lati da reparti di pavesari (fanti dotati dei grandi scudi pavesi), lancieri e balestrieri. Subito dietro la prima devastante ondata dei feditori giungeva la cavalleria ordinaria, difesa ai lati da una seconda schiera di fanti. Tratte dalla ricca borghesia mercantile, queste truppe sono ben equipaggiate ed esperte nell'arte della guerra, dotate di armatura di piastre e munite di lancia e spada.
{Feditori_descr_short}Protetti da armature di piastre e armati di lancia, questi guerrieri d'élite difendono l'onore della loro repubblica.

{Arcieri_Elbani}Arcieri Elbani
{Arcieri_Elbani_descr}Da quando l'isola d'Elba è entrata nell'orbita degli Appiano di Piombino, costoro ne hanno fatto la loro base commerciale; l'economia della piccola isola ne ha beneficiato e, dal XV secolo, è protagonista di un esteso ripopolamento. Ciononostante l'isola resta difficilmente difendibile dalle razzie dei feroci corsari saraceni, e vi si contano solo pochi forti presidiati, tra cui quello considerato inespugnabile del Volterraio. Questa situazione favorisce, nella seconda metà del XV secolo, l'insorgere di milizie popolari volontarie particolarmente tenaci: si tratta di provetti arcieri, spesso impiegati come forza di marina sulle galee ma all'occorrenza schierabili nelle battaglie campali. Indossano protezioni in cuoio rinforzato e sono armati di arco ricurvo (ispirato ai compositi saraceni) e spada per la mischia.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni piombinesi
{Arcieri_Elbani_descr_short}Tenaci isolani d'Elba dotati di arco ricurvo, protezioni in cuoio rinforzato e spada per la mischia.

{Colletta_Piombinese}Colletta Piombinese
{Colletta_Piombinese_descr}"Rinaldo Orsini insieme con i Piombinesi, intesa che ebbero l'intenzione del Re Alfonso, si posero in ordine per ben munire la città [Piombino] con assoldare gran gente d'arme [...] con cavar fuori dell'armeria tutte le balestre grandi e piccole [...] e finalmente con fare la scelta di tutti gli abitanti della città atti a maneggiare le armi; ed a questo effetto furono eletti in Senato quattro offiziali di guerra [...] acciò sotto la loro scorta e comando militasse la detta Colletta di soldati Piombinesi."\n
Agostino Cesaretti, Istoria del Principato di Piombino...\n\n
Questi soldati piombinesi, armati di balestra, fanno parte di una "colletta" ordinata dal loro signore per assicurare la protezione degli insediamenti e dei contadi. Non eguagliano in bravura i celebri balestrieri pisani nè quelli senesi, ma possono comunque vantare un buon equipaggiamento: elmo metallico, usbergo, spada per la mischia. Non temono il corpo a corpo e possono sostenere il confronto con la fanteria leggera, ma andrebbero in difficoltà contro schieramenti corazzati.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni piombinesi
{Colletta_Piombinese_descr_short}Unità di balestrieri piombinesi, protetti da elmo, usbergo e dotati di spada per la mischia.

{Archibusieri_Piombinesi}Archibusieri Piombinesi
{Archibusieri_Piombinesi_descr}"Il Turco mandò nel Mediterraneo una formidabile armata di cui si spaventò tutta l'Italia. I Piombinesi più d'ogn'altro avendo occasione di temere fecero buona provvisione di Archibusi, che distribuirono a' particolari."\n
Agostino Cesaretti, Istoria del Principato di Piombino\n\n
Mentre le repubbliche toscane, nella seconda metà del XV secolo, sono ancora ferme all'uso di scopetti, spingarde e pistole, i signori Piombinesi possono già equipaggiare i propri tiratori con i moderni archibugi. L'adozione di queste nuove armi, di importazione francese, è stata resa indispensabile per contrastare i corsari saraceni e turchi, da sempre all'avanguardia per quanto concerne l'artiglieria leggera. Poichè il rateo di tiro è ancora piuttosto basso e la gittata non eccezionale, gli archibugieri piombinesi debbono esercitarsi anche al combattimento in mischia, dove sfoderano la spada. Per proteggersi, indossano elmetti e corazzine d'acciaio, lasciando scoperti gli arti per una maggiore mobilità.
{Archibusieri_Piombinesi_descr_short}Artiglieri piombinesi con corazzine, esperti nell'uso dell'archibugio e dotati di spada.
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