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Ultimo Aggiornamento: 14/05/2012 14:12
14/05/2012 14:11
 
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Principe

PRINCIPATO DI TARANTO
---------------------

Milizia cittadina:
1- NO - village (villaggio)
2- Grecanici (lancia corta) AOR town (borgo)
3- Lanzelonghe (lancia lunga) AOR large_town (cittadina)
4- Piquieri (picca) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)
richiede gilda:
6- NO - huge_city (megalopoli)

Fanteria feudale:
1- NO - village (forte)
2- Clipeati (spada) AOR town (roccaforte)
3- Presidiarii (spiedo) AOR large_town (castello)
4- Stipendiarii (alabarda) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)

Cavalleria:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Scutiferi (lancia leggera) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Balistari Equites (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Cavalieri Tarantini (lancia) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)

Tiratori:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Arbereschi (arco) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Balistari Pugliesi (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Spingardieri (pistola) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)

Marinai:
1- NO - large_city (metropoli)
2- NO - huge_city (megalopoli)

{Grecanici}Grecanici
{Grecanici_descr}La comunità greca nel Mezzogiorno, eredità dell'epoca bizantina terminata bruscamente nel XII secolo con la conquista normanna, rappresentò fino al Cinquecento una cospicua minoranza etnica. In seguito alla crisi demografica del XIV secolo (dovuta alla peste e alla "cacciata dei Saraceni" ordinata da Carlo d'Angiò) il peso dell'etnia greca sulla popolazione aumenta, soprattutto con l'immigrazione di esuli bizantini e albanesi in fuga dagli Ottomani. Costoro, sbarcati sulle coste ioniche, ottengono dai signori locali il permesso di stabilirsi nella "Grecia salentina" (regioni interne del Salento) e nella zona del Vulture (in Lucania), dove ripopolano villaggi abbandonati o ne fondano di nuovi. Costoro sono chiamati "grecanici", dal nome del dialetto misto italico-greco, detto appunto grecanico o "griko", scritto in caratteri latini con evidenti influenze dialettali leccesi. I giovani guerrieri grecanici sono spesso chiamati alle armi per svolgere mansioni di guarnigione e sorveglianza dei borghi: espletano il servizio militare armati di lance corte e protetti da giachi imbottiti.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni pugliesi, lucane, calabresi
{Grecanici_descr_short}Questi giovani guerrieri di stirpe greca indossano giachi imbottiti e combattono con lance corte.

{Lanzelonghe}Lanzelonghe
{Lanzelonghe_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Già dal XIII secolo la lancia delle milizie italiche divenne più lunga, tanto da esser definita "longa lancea" per differirla dalle precedenti in uso. La posizione del fante appariva ovviamente la più rischiosa, dovendo con scudo e corpo resistere all’urto nemico; perdipiù la fuga gli era preclusa, combattendo appiedato. Questi miliziani cittadini sono stati addestrati nell'uso della lancia lunga e, a differenza delle milizie inferiori, sanno difendersi bene da una carica di cavalleggeri, ma soccomberebbero di fronte alla cavalleria pesante. Combattono utilizzando la tecnica della difesa ad anello e sono protetti da cotta di maglia e dal caratteristico scudo allungato (ovale o a mandorla).\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni italiche
{Lanzelonghe_descr_short}Miliziani italici dotati di lancia lunga e cotte di maglia, sono ben addestrati e possono formare una difesa ad anello.

{Piquieri}Piquieri
{Piquieri_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Sebbene la "lanzalonga" (lancia lunga fino a 3-4 metri) sia in uso nelle milizie italiche fin dal XIII secolo, è solo dalla fine del '400 che i picchieri diventano un punto fermo delle guerre rinascimentali. Prendendo a modello i celebri mercenari svizzeri, questi italici usano picche (lunghe fino a 5-6 metri) anzichè lanzelonghe, e si muovono in formazioni molto più dinamiche che in passato, attribuendo alle schiere di picchieri un ruolo più attivo e offensivo. Tutto ciò richiede molta più organizzazione e addestramento dei semplici lancieri; se a questo si aggiungono i costi dell'equipaggiamento (i picchieri sfoggiano leggere e moderne corazze a piastre d'acciaio) si intuisce che reclutare un'unità di questo tipo è tutt'altro che economico.
{Piquieri_descr_short}Picchieri italici, dotati di leggere e moderne corazze d'acciaio, in grado di contrastare con successo quasi ogni tipo di cavalleria.

{Clipeati}Clipeati
{Clipeati_descr}"Correva l'anno 1462 e gli Aragonesi erano in guerra contro gli Angioini. Pontano, segretario del re Aragonese, partecipa all'assedio e alla presa di Acri [...] L'impresa fu condotta a termine. Maso, allora, venuto a conoscenza di tutte le costumanze dei cittadini, dispose che quei due, commiliti scelti, parte clipeati e parte schioppettieri e balestrieri, eludendo la vigilanza delle guardie, secondo controllo, dovessero passare il fiume a calma notte [...] primi i clipeati e, dopo, gli schioppettieri e balestrieri occupano le vie ed irrompono nella piazza."\n
Raffaele Capalbo, Acri espugnata a tradimento...\n\n
Nel Mezzogiorno italico, fino al XVI secolo, si indicano come "clipeati" quei fanti (solitamente contadini coscritti secondo la leva feudale ancora in vigore) dotati di grande scudo per proteggere gli inermi tiratori dall'impeto dei nemici, al modo dei pavesari o tabulacciari settentrionali. In età antica, il termine latino "clipeo" designava uno scudo rotondo in uso presso la fanteria pesante greca degli opliti; in età medievale passa a indicare genericamente uno scudo, di forma variabile, solitamente ovale. L'arma da mischia in dotazione a questa fanteria leggera contadina era la spada corta o la daga.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi
{Clipeati_descr_short}Fanti contadini del Mezzogiorno, dotati di grande scudo ovale e spada corta o daga.

{Presidiarii}Presidiarii
{Presidiarii_descr}"Già [...] cominciava ad agitarsi la sollevazione in Piombino e per tutto lo stato, con animo di scacciare i presidiari dalle fortezze, se Stefano Neri, uno de' consiglieri, non avesse perorato di dire che 'non era dovere innovare cosa alcuna contro gli stipendiati di milizia fino a tanto che essa desse in potestà del comune le fortezze'; ed in questa guisa s'acquietò il tumulto [...]."\n
Pietro Leopoldo Galli Tassi, Istoria del Principato di Piombino...\n\n
"A queste truppe si devono aggiungere ovviamente le fanterie dei presidiali, la milizia popolare dei lancieri introdotta nell'istituzione militare aragonese in seguito alla riforma degli anni '40-'60 del secolo [XV], milizia sulla quale si poteva fare poco affidamento, essendo addestrata alla buona e non potendola spostare dai luoghi sui quali prestava servizio essendo quegli stessi luoghi la principale fonte di sostentamento dei fanti medesimi, che prima di essere soldati erano contadini, vasai, conciatori di pelli, pescatori."\n
Francesco Scarpello, Aspetti di storia militare nella Guerra d'Otranto\n\n
"[Il Re di Napoli recluta i presidiarii] in tale modo che nel Regno non serano [vi saranno] altre gente che quelle de sua maestà, che è cosa che molto assicura e ferma [consolida] lo stato suo."\n
Cronaca napoletana, XV secolo\n\n
I fanti di presidio o "presidiari" (termine diffuso ovunque, dalla Liguria al Mezzogiorno) sono uomini coscritti per assicurare la protezione dei principali castelli e l'ordine pubblico nel contado. Non sono guerrieri di professione: tra le loro fila si annoverano contadini, allevatori, pescatori. Si tratta quindi di unità non permanenti e poco addestrate, ciononostante possono rivelarsi piuttosto utili ai signori locali, i quali li equipaggiano bene: elmo metallico, cotta di maglia o brigantina, alabarda. Così armati, i presidiari compensare la poca esperienza e possono tener testa alla fanteria e alla cavalleria leggera.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni liguri, fiorentine, senesi, piombinesi, campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi, siciliane
{Presidiarii_descr_short}Queste truppe, inesperte ma dotate di cotte e alabarde, sono reclutate come presidio per i principali castelli.

{Stipendiarii}Stipendiarii
{Stipendiarii_descr}"I cavalieri feudali che facevano parte del regio esercito angioino, dopo aver militato a proprie spese per 90 giorni, diventavano stipendiarii. [...] Ricevevano il soldo dal re [...] erano gli esponenti cadetti delle nobili famiglie feudali del regno [...]"\n
Errico Cuozzo, Le eredità normanno-sveve in età angioina\n\n
Il massiccio ricorso ai mercenari è una pratica consolidata, nella penisola italica, almeno dal XIV secolo. Non di rado accade che compagnie mercenarie vengano periodicamente reclutate dai signori locali, per garantirsi una guardia affidabile in tempo di guerra, per poi congedarle a campagna ultimata. Il passo da mercenari saltuari a guardie permanenti è davvero breve, tanto da formare una classe di "stipendiarii" che vengono mantenuti stabilmente dalle autorità anche in tempo di pace, naturalmente a mezza paga; spesso a questi veterani della guerra si uniscono i meno abbienti tra i cavalieri feudali, una volta che essi abbiano servito il signore per il periodo previsto dal "servitium debitum". Questi soldati sono dotati di elmetti, buone corazze e alabarde; il buon equipaggiamento e la notevole esperienza marziale li rende versatili ed efficienti contro qualsiasi nemico.
{Stipendiarii_descr_short}Dotati di elmetti, buone corazze e alabarde, sono soldati versatili ed efficienti contro qualsiasi nemico.

{Scutiferi}Scutiferi
{Scutiferi_descr}"Nell'esercito angioino, oltre ai cavalieri che avevano ricevuto l'investitura cavalleresca, erano presenti altri combattenti a cavallo. I più numerosi erano gli scutiferi [...] che svolgevano il ruolo di cavalleria leggera, e che erano divisi in due categorie. Vi erano gli scutiferi nobiles, figli di cavalieri, che stavano completando il tirocinio prima dell'investitura. [...] Vi erano poi gli scutiferi equites, che non appartenevano alla stirpe dei cavalieri, che non ricevevano l'investitura cavalleresca ma che comunque costituivano un gruppo chiuso e gerarchicamente organizzato di combattenti a cavallo. [...] Essi non disponevano di possessi terrieri ma ricevevano il soldo. [...] Tutti gli scutiferi non portavano le armi dei cavalieri. Indossavano usbergo. [...] L'elmo non aveva l'appoggio per difendere il collo. [...] non potevano portare i pantaloni di ferro [...] inoltre era loro vietato l'uso della lancia. L'unica arma di offesa consentita era la spada. Gli scutiferi restavano in battaglia dietro ai conrois: dopo la carica di questi ultimi che rompeva lo schieramento avversario, essi, molto più numerosi rispetto ai cavalieri, intervenivano e sfruttavano il vantaggio acquisito."\n
Errico Cuozzo, Eredità normanno-sveve in età angioina\n\n
Questi scudieri (dal latino "scutiferi") formano unità di cavalleggeri in parte nobili ("scutiferi nobiles") e in parte popolani ("scutiferi equites"), a cui è affidato il compito di assistere i veri cavalieri: portano per loro la lancia fin sul campo di battaglia e poi seguono la loro carica, occupandosi di fare prigionieri o di finire i cavalieri nemici atterrati. Inoltre fronteggiano i cavalleggeri avversari e molestano i fianchi dello schieramento nemico tentando di isolare gli inermi tiratori. Il loro tipico equipaggiamento prevede un giaco protettivo o un usbergo, un elmetto e una spada.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi
{Scutiferi_descr_short}Scudieri in parte nobili e in parte popolani, dotati di elmetti, giachi o usberghi, spada.

{Balistari_Equites}Balistari equites
{Balistari_Equites_descr}"A fianco alle lanze [aragonesi] possiamo notare [in Puglia e Lucania] la presenza di un contingente di balestrieri a cavallo, che coniugavano facilità di manovra con elevata cadenza di tiro [...] a conferma della natura dinamica che Alfonso [di Calabria] voleva attribuire alle operazioni militari."\n
Antonio Primaldo Coco, La guerra contro i Turchi in Otranto..., 1480-81\n\n
E' attestata, nel regno aragonese del Mezzogiorno, la presenza di "balistari equites". Costrette a neutralizzare le mobili e veloci unità da tiro ottomane, gli Aragonesi hanno sviluppato truppe più leggere e versatili come i balestrieri a cavallo. Costoro utilizzano balestre più piccole rispetto a quelle della fanteria e sfruttano la propria mobilità per cavarsi d'impaccio nel momento della ricarica, visto che il rateo di tiro non è maggiore di quello degli altri balestrieri. Indossano elmetti a bacinetto, cotte leggere e sono dotati di spada per la mischia.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lombarde, mantovane, liguri, laziali, campane, abruzzesi
{Balistari_Equites_descr_short}Utilizzano balestre più piccole rispetto a quelle della fanteria e sfruttano la propria mobilità per cavarsi d'impaccio nel momento della ricarica.

{Cavalieri_Tarantini}Cavalieri tarantini
{Cavalieri_Tarantini_descr}I cavalieri di Taranto, eredi di una antica tradizione marziale equestre che risale all'età delle prime colonie greche, sono una delle forze più temibili del Principato. Essi difendono le principali città del Salento dagli invasori angioini e aragonesi, confermando estrema lealtà al Principe di Taranto e dimostrando un forte spirito di solidarietà tra gli insediamenti pugliesi che travalica le tradizionali rivalità locali. Sul campo, sfoggiano un'armatura completa e la tipica barbuta di ispirazione veneziana, montando destrieri bardati. Le piastre d'acciaio di cui sono ricoperti li rendono duri a morire e, armati di lancia e spada, si scatenano in cariche devastanti.
{Cavalieri_Tarantini_descr_short}Cavalieri d'élite protetti da un'armatura di piastre d'acciaio, dalla carica inarrestabile, armati di lancia e spada.

{Arbereshe}Arbereschi
{Arbereshe_descr}"A seguito dell'invasione turca e al disfacimento dell'Impero bizantino, molti albanesi, per la libertà, e per mantenere la fede cristiana e sottrarsi al giogo ottomano, giunsero in Italia [...] Da allora continuarono a identificarsi con il termine di Arbëreshë, al contrario da quelli d'Albania, che assunsero il nome di Shqiptarëve."\n
Cronaca del XVI secolo\n\n
Migliaia di Albanesi, in fuga dall'invasione ottomana, si sono stabiliti in vari siti nelle regioni abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi e siciliane, fondando in molti casi nuovi villaggi. Costoro vogliono mantenere intatte le proprie radici, ma sanno che per sopravvivere debbono sottostare alle regole delle comunità locali o alla secolare feudalità: il che si traduce non solo in tributi, ma anche in una leva militare obbligatoria. Dotati di giaco protettivo, arco e scudo, gli Arbereschi (dall'albanese "Arbëreshë") usano coltellacci nella mischia; sono privi di addestramento ma combattono con grande coraggio, per difendere gli interessi dei loro nuovi signori e soprattutto per la sopravvivenza dell'etnia albanese nella penisola italica.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi, siciliane
{Arbereshe_descr_short}Fieri tiratori albanesi, male addestrati ma combattivi, dotati di arco, scudo e coltellaccio.

{Balistari_Pugliesi}Balistari pugliesi
{Balistari_Pugliesi_descr}"La truppa di questi [Ottone di Brunswick] era formata di picchieri calabresi, cavalli tedeschi, due corpi di lance spezzate lucani, e balestrieri pugliesi co' rispettivi baroni [...] e barbute abruzzesi, che come gente più dubbia di fede per meglio ocularla si volle tener dentro."\n
Ferdinando Petruccelli della Gattina, Malina; storia napoletana del secolo XIV.\n\n
La balestra è un arma che, fin dalla seconda metà del XII secolo, ha avuto grande diffusione nella penisola italica, ma si è affermata soprattutto nelle comunità autonome delle regioni centro-settentrionali. Nel Mezzogiorno, prima dell'arrivo degli Aragonesi, i balestrieri sono visti ancora con una certa diffidenza dal ceto dominante dei "milites", i cavalieri di nobili natali; se proprio devono circondarsi di tiratori, preferiscono arcieri o giavellottisti. In ogni caso le città della Puglia devono provvedere alla propria difesa e i balestrieri pugliesi costituiscono la migliore truppa di guarnigione disponibile: equipaggiati con elmetto e usbergo, usano balestre a tornio (che coniugano precisione di tiro, discreta gittata e notevole forza di penetrazione) mentre si affidano alle spade nella mischia.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni pugliesi
{Balistari_Pugliesi_descr_short}Questi balestrieri della Puglia, equipaggiati con elmetto e usbergo, si affidano alle spade nella mischia.

{Spingardieri}Spingardieri
{Spingardieri_descr}"Et per declarare da prima in questo Reame non si conoscea che cose fossero spingarde, quando venne Re Renato [d'Angiò] indusse seco 60 spingarderi: lo Re Renato, et dui altri deli detti spingarderi solamente sapeano lo Coso dela polvere [la composizione della polvere da sparo] [...] lo Re d'Aragona [Alfonso V] fece fare molte spingarde ma la polvere non era naturale e non operavano per niente [...] foro tutti pigliati [gli spingarderi angioini di Re Renato] et costretti [a rivelare il segreto della polvere pirica] [...] e subito foro impiccati."\n
Documento napoletano del XV secolo\n\n
Le prime armi da fuoco a mano apparese nel Mezzogiorno italico, a partire dal XV secolo, furono importate dagli Angioini. Il termine "spingarda" ("espringale" in provenzale), introdotto nel XIII secolo, era usato in origine per indicare una specie di macchina da guerra che serviva per lanciare pietre; con l'invenzione della polvere da sparo e la costruzione di armi da fuoco, passò ad indicare una specie d'artiglieria che lanciava, al più, delle palle da cinque a sei libbre di peso, scendendo fino alle palle di sei once, e per la marina, anche di una sola oncia (sul tipo dello smeriglio). Quelle più grandi erano fissate sopra cavalletti e trattenute con ceppi di legno; quelle più piccole diventavano vere e proprie armi portatili e quasi manesche, simili all'archibugio. Essendo le spingarde piuttosto imprecise, poco affidabili e con una gittata scarsa, gli spingardieri devono sapersi destreggiare in mischia: per questo sono dotati di elmetti, corazzine e spade.
{Spingardieri_descr_short}Data la scarsa gittata delle armi di cui dispongono, gli spingardieri si preparano al corpo a corpo con elmetti, corazzine e spade.



CONTEA DI TRICARICO
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Milizia cittadina:
1- NO - village (villaggio)
2- Grecanici (lancia corta) AOR town (borgo)
3- Lanzelonghe (lancia lunga) AOR large_town (cittadina)
4- Piquieri (picca) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)
richiede gilda:
6- NO - huge_city (megalopoli)

Fanteria feudale:
1- NO - village (forte)
2- Clipeati (spada) AOR town (roccaforte)
3- Presidiarii (spiedo) AOR large_town (castello)
4- Stipendiarii (alabarda) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)

Cavalleria:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Scutiferi (lancia leggera) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Balistari Equites (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Baroni (lancia) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)

Tiratori:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Arbereschi (arco) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Razziatori Lucani (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Spingardieri (pistola) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)

Marinai:
1- NO - large_city (metropoli)
2- NO - huge_city (megalopoli)

{Grecanici}Grecanici
{Grecanici_descr}La comunità greca nel Mezzogiorno, eredità dell'epoca bizantina terminata bruscamente nel XII secolo con la conquista normanna, rappresentò fino al Cinquecento una cospicua minoranza etnica. In seguito alla crisi demografica del XIV secolo (dovuta alla peste e alla "cacciata dei Saraceni" ordinata da Carlo d'Angiò) il peso dell'etnia greca sulla popolazione aumenta, soprattutto con l'immigrazione di esuli bizantini e albanesi in fuga dagli Ottomani. Costoro, sbarcati sulle coste ioniche, ottengono dai signori locali il permesso di stabilirsi nella "Grecia salentina" (regioni interne del Salento) e nella zona del Vulture (in Lucania), dove ripopolano villaggi abbandonati o ne fondano di nuovi. Costoro sono chiamati "grecanici", dal nome del dialetto misto italico-greco, detto appunto grecanico o "griko", scritto in caratteri latini con evidenti influenze dialettali leccesi. I giovani guerrieri grecanici sono spesso chiamati alle armi per svolgere mansioni di guarnigione e sorveglianza dei borghi: espletano il servizio militare armati di lance corte e protetti da giachi imbottiti.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni pugliesi, lucane, calabresi
{Grecanici_descr_short}Questi giovani guerrieri di stirpe greca indossano giachi imbottiti e combattono con lance corte.

{Lanzelonghe}Lanzelonghe
{Lanzelonghe_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Già dal XIII secolo la lancia delle milizie italiche divenne più lunga, tanto da esser definita "longa lancea" per differirla dalle precedenti in uso. La posizione del fante appariva ovviamente la più rischiosa, dovendo con scudo e corpo resistere all’urto nemico; perdipiù la fuga gli era preclusa, combattendo appiedato. Questi miliziani cittadini sono stati addestrati nell'uso della lancia lunga e, a differenza delle milizie inferiori, sanno difendersi bene da una carica di cavalleggeri, ma soccomberebbero di fronte alla cavalleria pesante. Combattono utilizzando la tecnica della difesa ad anello e sono protetti da cotta di maglia e dal caratteristico scudo allungato (ovale o a mandorla).\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni italiche
{Lanzelonghe_descr_short}Miliziani italici dotati di lancia lunga e cotte di maglia, sono ben addestrati e possono formare una difesa ad anello.

{Piquieri}Piquieri
{Piquieri_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Sebbene la "lanzalonga" (lancia lunga fino a 3-4 metri) sia in uso nelle milizie italiche fin dal XIII secolo, è solo dalla fine del '400 che i picchieri diventano un punto fermo delle guerre rinascimentali. Prendendo a modello i celebri mercenari svizzeri, questi italici usano picche (lunghe fino a 5-6 metri) anzichè lanzelonghe, e si muovono in formazioni molto più dinamiche che in passato, attribuendo alle schiere di picchieri un ruolo più attivo e offensivo. Tutto ciò richiede molta più organizzazione e addestramento dei semplici lancieri; se a questo si aggiungono i costi dell'equipaggiamento (i picchieri sfoggiano leggere e moderne corazze a piastre d'acciaio) si intuisce che reclutare un'unità di questo tipo è tutt'altro che economico.
{Piquieri_descr_short}Picchieri italici, dotati di leggere e moderne corazze d'acciaio, in grado di contrastare con successo quasi ogni tipo di cavalleria.

{Clipeati}Clipeati
{Clipeati_descr}"Correva l'anno 1462 e gli Aragonesi erano in guerra contro gli Angioini. Pontano, segretario del re Aragonese, partecipa all'assedio e alla presa di Acri [...] L'impresa fu condotta a termine. Maso, allora, venuto a conoscenza di tutte le costumanze dei cittadini, dispose che quei due, commiliti scelti, parte clipeati e parte schioppettieri e balestrieri, eludendo la vigilanza delle guardie, secondo controllo, dovessero passare il fiume a calma notte [...] primi i clipeati e, dopo, gli schioppettieri e balestrieri occupano le vie ed irrompono nella piazza."\n
Raffaele Capalbo, Acri espugnata a tradimento...\n\n
Nel Mezzogiorno italico, fino al XVI secolo, si indicano come "clipeati" quei fanti (solitamente contadini coscritti secondo la leva feudale ancora in vigore) dotati di grande scudo per proteggere gli inermi tiratori dall'impeto dei nemici, al modo dei pavesari o tabulacciari settentrionali. In età antica, il termine latino "clipeo" designava uno scudo rotondo in uso presso la fanteria pesante greca degli opliti; in età medievale passa a indicare genericamente uno scudo, di forma variabile, solitamente ovale. L'arma da mischia in dotazione a questa fanteria leggera contadina era la spada corta o la daga.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi
{Clipeati_descr_short}Fanti contadini del Mezzogiorno, dotati di grande scudo ovale e spada corta o daga.

{Presidiarii}Presidiarii
{Presidiarii_descr}"Già [...] cominciava ad agitarsi la sollevazione in Piombino e per tutto lo stato, con animo di scacciare i presidiari dalle fortezze, se Stefano Neri, uno de' consiglieri, non avesse perorato di dire che 'non era dovere innovare cosa alcuna contro gli stipendiati di milizia fino a tanto che essa desse in potestà del comune le fortezze'; ed in questa guisa s'acquietò il tumulto [...]."\n
Pietro Leopoldo Galli Tassi, Istoria del Principato di Piombino...\n\n
"A queste truppe si devono aggiungere ovviamente le fanterie dei presidiali, la milizia popolare dei lancieri introdotta nell'istituzione militare aragonese in seguito alla riforma degli anni '40-'60 del secolo [XV], milizia sulla quale si poteva fare poco affidamento, essendo addestrata alla buona e non potendola spostare dai luoghi sui quali prestava servizio essendo quegli stessi luoghi la principale fonte di sostentamento dei fanti medesimi, che prima di essere soldati erano contadini, vasai, conciatori di pelli, pescatori."\n
Francesco Scarpello, Aspetti di storia militare nella Guerra d'Otranto\n\n
"[Il Re di Napoli recluta i presidiarii] in tale modo che nel Regno non serano [vi saranno] altre gente che quelle de sua maestà, che è cosa che molto assicura e ferma [consolida] lo stato suo."\n
Cronaca napoletana, XV secolo\n\n
I fanti di presidio o "presidiari" (termine diffuso ovunque, dalla Liguria al Mezzogiorno) sono uomini coscritti per assicurare la protezione dei principali castelli e l'ordine pubblico nel contado. Non sono guerrieri di professione: tra le loro fila si annoverano contadini, allevatori, pescatori. Si tratta quindi di unità non permanenti e poco addestrate, ciononostante possono rivelarsi piuttosto utili ai signori locali, i quali li equipaggiano bene: elmo metallico, cotta di maglia o brigantina, alabarda. Così armati, i presidiari compensare la poca esperienza e possono tener testa alla fanteria e alla cavalleria leggera.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni liguri, fiorentine, senesi, piombinesi, campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi, siciliane
{Presidiarii_descr_short}Queste truppe, inesperte ma dotate di cotte e alabarde, sono reclutate come presidio per i principali castelli.

{Stipendiarii}Stipendiarii
{Stipendiarii_descr}"I cavalieri feudali che facevano parte del regio esercito angioino, dopo aver militato a proprie spese per 90 giorni, diventavano stipendiarii. [...] Ricevevano il soldo dal re [...] erano gli esponenti cadetti delle nobili famiglie feudali del regno [...]"\n
Errico Cuozzo, Le eredità normanno-sveve in età angioina\n\n
Il massiccio ricorso ai mercenari è una pratica consolidata, nella penisola italica, almeno dal XIV secolo. Non di rado accade che compagnie mercenarie vengano periodicamente reclutate dai signori locali, per garantirsi una guardia affidabile in tempo di guerra, per poi congedarle a campagna ultimata. Il passo da mercenari saltuari a guardie permanenti è davvero breve, tanto da formare una classe di "stipendiarii" che vengono mantenuti stabilmente dalle autorità anche in tempo di pace, naturalmente a mezza paga; spesso a questi veterani della guerra si uniscono i meno abbienti tra i cavalieri feudali, una volta che essi abbiano servito il signore per il periodo previsto dal "servitium debitum". Questi soldati sono dotati di elmetti, buone corazze e alabarde; il buon equipaggiamento e la notevole esperienza marziale li rende versatili ed efficienti contro qualsiasi nemico.
{Stipendiarii_descr_short}Dotati di elmetti, buone corazze e alabarde, sono soldati versatili ed efficienti contro qualsiasi nemico.

{Scutiferi}Scutiferi
{Scutiferi_descr}"Nell'esercito angioino, oltre ai cavalieri che avevano ricevuto l'investitura cavalleresca, erano presenti altri combattenti a cavallo. I più numerosi erano gli scutiferi [...] che svolgevano il ruolo di cavalleria leggera, e che erano divisi in due categorie. Vi erano gli scutiferi nobiles, figli di cavalieri, che stavano completando il tirocinio prima dell'investitura. [...] Vi erano poi gli scutiferi equites, che non appartenevano alla stirpe dei cavalieri, che non ricevevano l'investitura cavalleresca ma che comunque costituivano un gruppo chiuso e gerarchicamente organizzato di combattenti a cavallo. [...] Essi non disponevano di possessi terrieri ma ricevevano il soldo. [...] Tutti gli scutiferi non portavano le armi dei cavalieri. Indossavano usbergo. [...] L'elmo non aveva l'appoggio per difendere il collo. [...] non potevano portare i pantaloni di ferro [...] inoltre era loro vietato l'uso della lancia. L'unica arma di offesa consentita era la spada. Gli scutiferi restavano in battaglia dietro ai conrois: dopo la carica di questi ultimi che rompeva lo schieramento avversario, essi, molto più numerosi rispetto ai cavalieri, intervenivano e sfruttavano il vantaggio acquisito."\n
Errico Cuozzo, Eredità normanno-sveve in età angioina\n\n
Questi scudieri (dal latino "scutiferi") formano unità di cavalleggeri in parte nobili ("scutiferi nobiles") e in parte popolani ("scutiferi equites"), a cui è affidato il compito di assistere i veri cavalieri: portano per loro la lancia fin sul campo di battaglia e poi seguono la loro carica, occupandosi di fare prigionieri o di finire i cavalieri nemici atterrati. Inoltre fronteggiano i cavalleggeri avversari e molestano i fianchi dello schieramento nemico tentando di isolare gli inermi tiratori. Il loro tipico equipaggiamento prevede un giaco protettivo o un usbergo, un elmetto e una spada.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni campane, abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi
{Scutiferi_descr_short}Scudieri in parte nobili e in parte popolani, dotati di elmetti, giachi o usberghi, spada.

{Balistari_Equites}Balistari Equites
{Balistari_Equites_descr}"A fianco alle lanze [aragonesi] possiamo notare [in Puglia e Lucania] la presenza di un contingente di balestrieri a cavallo, che coniugavano facilità di manovra con elevata cadenza di tiro [...] a conferma della natura dinamica che Alfonso [di Calabria] voleva attribuire alle operazioni militari."\n
Antonio Primaldo Coco, La guerra contro i Turchi in Otranto..., 1480-81\n\n
E' attestata, nel regno aragonese del Mezzogiorno, la presenza di "balistari equites". Costrette a neutralizzare le mobili e veloci unità da tiro ottomane, gli Aragonesi hanno sviluppato truppe più leggere e versatili come i balestrieri a cavallo. Costoro utilizzano balestre più piccole rispetto a quelle della fanteria e sfruttano la propria mobilità per cavarsi d'impaccio nel momento della ricarica, visto che il rateo di tiro non è maggiore di quello degli altri balestrieri. Indossano elmetti a bacinetto, cotte leggere e sono dotati di spada per la mischia.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lombarde, mantovane, liguri, laziali, campane, abruzzesi
{Balistari_Equites_descr_short}Utilizzano balestre più piccole rispetto a quelle della fanteria e sfruttano la propria mobilità per cavarsi d'impaccio nel momento della ricarica.

{Baroni}Baroni
{Baroni_descr}
La cavalleria dei baroni, altezzosa e turbolenta, è composta da nobili lucani possessori di feudi in Puglia, Lucania o Calabria. Combattono al comando del sovrano locale, in base ai doveri feudali del "servitium debitum", ma non c'è da fare molto affidamento su di loro: il loro desiderio di fama e di conquista spesso travalica il senso del dovere e di obbedienza verso i generali. Ciononostante, sfoggiando un'armatura completa di piastre e montando cavalli bardati, essi costituiscono unità di cavalieri pesanti dalla carica devastante. Completa l'equipaggiamento celata, lancia e spada per la mischia.
{Baroni_descr_short}Cavalleria dei baroni, sfoggiano un'armatura completa di piastre e montano cavalli bardati.

{Arbereshe}Arbereschi
{Arbereshe_descr}"A seguito dell'invasione turca e al disfacimento dell'Impero bizantino, molti albanesi, per la libertà, e per mantenere la fede cristiana e sottrarsi al giogo ottomano, giunsero in Italia [...] Da allora continuarono a identificarsi con il termine di Arbëreshë, al contrario da quelli d'Albania, che assunsero il nome di Shqiptarëve."\n
Cronaca del XVI secolo\n\n
Migliaia di Albanesi, in fuga dall'invasione ottomana, si sono stabiliti in vari siti nelle regioni abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi e siciliane, fondando in molti casi nuovi villaggi. Costoro vogliono mantenere intatte le proprie radici, ma sanno che per sopravvivere debbono sottostare alle regole delle comunità locali o alla secolare feudalità: il che si traduce non solo in tributi, ma anche in una leva militare obbligatoria. Dotati di giaco protettivo, arco e scudo, gli Arbereschi (dall'albanese "Arbëreshë") usano coltellacci nella mischia; sono privi di addestramento ma combattono con grande coraggio, per difendere gli interessi dei loro nuovi signori e soprattutto per la sopravvivenza dell'etnia albanese nella penisola italica.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni abruzzesi, pugliesi, lucane, calabresi, siciliane
{Arbereshe_descr_short}Fieri tiratori albanesi, male addestrati ma combattivi, dotati di arco, scudo e coltellaccio.

{Razziatori_Lucani}Razziatori Lucani
{Razziatori_Lucani_descr}La Lucania, un tempo trascurato "thema" bizantino, dopo la conquista normanna recuperò prestigio e ricchezza divenendo giustizierato col nome di Basilicata; Melfi fu capitale dei possedimenti normanni dell'Apulia, e in seguito residenza estiva di Federico II Hohenstaufen (il quale emanò qui le cosiddette Costituzioni di Melfi). Con la dominazione angioina per la Basilicata comincia un periodo di decadenza: la "cacciata dei Saraceni", folta comunità musulmana, unitamente alla peste del '300, provoca lo spopolamento delle città e un ristagno dell'economia rurale, ancora basata sull'allevamento. Nel XV secolo centinaia di pastori, ridotti sul lastrico, si vendono come servi ai signori; si assiste così a un prepotente ritorno del sistema feudale, in cui questi allevatori devono periodicamente rispondere alla chiamata alle armi. Essi vengono assoldati per il controllo dei castelli e per ingrossare i ranghi delle armate; ricevono il soldo, ma devono procurarsi da soli l'equipaggiamento, che solitamente consiste in un elmo, un usbergo, una spada e qualche giavellotto.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni lucane, calabresi
{Razziatori_Lucani_descr_short}Pastori lucani coscritti come leva feudale, dotati di bacinetto, usbergo, spada e qualche giavellotto.

{Spingardieri}Spingardieri
{Spingardieri_descr}"Et per declarare da prima in questo Reame non si conoscea che cose fossero spingarde, quando venne Re Renato [d'Angiò] indusse seco 60 spingarderi: lo Re Renato, et dui altri deli detti spingarderi solamente sapeano lo Coso dela polvere [la composizione della polvere da sparo] [...] lo Re d'Aragona [Alfonso V] fece fare molte spingarde ma la polvere non era naturale e non operavano per niente [...] foro tutti pigliati [gli spingarderi angioini di Re Renato] et costretti [a rivelare il segreto della polvere pirica] [...] e subito foro impiccati."\n
Documento napoletano del XV secolo\n\n
Le prime armi da fuoco a mano apparese nel Mezzogiorno italico, a partire dal XV secolo, furono importate dagli Angioini. Il termine "spingarda" ("espringale" in provenzale), introdotto nel XIII secolo, era usato in origine per indicare una specie di macchina da guerra che serviva per lanciare pietre; con l'invenzione della polvere da sparo e la costruzione di armi da fuoco, passò ad indicare una specie d'artiglieria che lanciava, al più, delle palle da cinque a sei libbre di peso, scendendo fino alle palle di sei once, e per la marina, anche di una sola oncia (sul tipo dello smeriglio). Quelle più grandi erano fissate sopra cavalletti e trattenute con ceppi di legno; quelle più piccole diventavano vere e proprie armi portatili e quasi manesche, simili all'archibugio. Essendo le spingarde piuttosto imprecise, poco affidabili e con una gittata scarsa, gli spingardieri devono sapersi destreggiare in mischia: per questo sono dotati di elmetti, corazzine e spade.
{Spingardieri_descr_short}Data la scarsa gittata delle armi di cui dispongono, gli spingardieri si preparano al corpo a corpo con elmetti, corazzine e spade.
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