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Medieval 2 Total War
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Ultimo Aggiornamento: 14/05/2012 14:12
14/05/2012 14:11
 
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Principe

VICEREGNO DI SICILIA
--------------------

Milizia cittadina:
1- NO - village (villaggio)
2- Peones \ Pecheros (lancia corta) AOR town (borgo)
3- Hermanadad (lancia lunga) AOR large_town (cittadina)
4- Constabulares (picca) PEN city (città)
5- Piqueros de los Tercios (picca) PRO large_city (metropoli)
richiede gilda:
6- Montanteros (spadone) PRO huge_city (megalopoli)

Fanteria feudale:
1- NO - village (forte)
2- Escudats (spada) AOR town (roccaforte)
3- Hueste (ascia) AOR large_town (castello)
4- Infanzones (spada) PEN city (fortezza)
5- Rodeleros de los Tercios (spada) PRO large_city (cittadella)

Cavalleria:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Cavalls Alforrats (lancia) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Jinetes (giavellotto) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Cavalls Armats (lancia) PEN city (fortezza)
5- Genitors (lancia leggera) PRO large_city (cittadella)
5- Herreruelos (pistola) PRO large_city (cittadella)
5- Gendarmes (lancia) PRO large_city (cittadella)

Tiratori:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Azagayeros (giavellotto) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Grifuni (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Candoleros (pistola) PEN city (città)
5- Arcabuceros de los Tercios (archibugio) PRO large_city (metropoli)

Marinai:
1- Tersols (balestra) - city (città)
2- Ballesters en taula (balestra) - large_city (metropoli)
3- NO - huge_city (megalopoli)

{Peones}Peones
{Peones_descr}Costoro sono semplici fanti coscritti nelle milizie locali per la difesa di strade e borghi, o per rimpinguare i ranghi delle armate. Gli aragonesi li chiamano in vari modi: "peones" (pedoni), "pobres" (poveri), "pecheros" (tassati). Addestrati quanto basta e dotati di lance corte, a dispetto della scarsa armatura risultano utili in situazioni di difesa, purché non ci si aspetti che resistano a lungo in campo aperto.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni siciliane
{Peones_descr_short}Fanti leggeri aragonesi coscritti nelle milizie locali per la difesa di strade e borghi, o per rimpinguare i ranghi delle armate, armati di lance corte.

{Hermanadad}Hermanadad
{Hermanadad_descr}La milizia della "hermanadad", ovvero fratellanza, fornisce al sovrano aragonese un buon contingente di lanceri per il presidio degli insediamenti e il controllo dell'ordine pubblico. Questi miliziani sono dotati di elmetto, usbergo e lancia lunga; sono sottoposti a un addestramento sommario e possono disporsi ad anello difensivo. La hermanadad venne fondata nel 1265 in Andalusia, come risposta alla milizia islamica "shurta"; oltre a difendere i borghi dagli attacchi musulmani, ad essa spettava il controllo dell'ordine pubblico, la riscossione delle tasse, la giurisdizione sul territorio. Nel giro di due secoli questa istituzione, divenuta baluardo delle istituzioni cittadine contro le ingiuste pretese dei signori feudali (e in qualche caso perfino del re), si affermò nell'intera penisola iberica, soprattutto in Castiglia e Leon, dove assunsero un ruolo importante nella protezione dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela. Gli Aragonesi, vincitori nei Vespri Siciliani, la importarono in Sicilia dopo aver scacciato gli Angioini.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni siciliane
{Hermanadad_descr_short}Miliziani della fratellanza iberica, con usbergo e lance lunghe, ossono disporsi ad anello difensivo

{Constabulares}Constabulares
{Constabulares_descr}I "constabulares", costituiti da soldati tenuti a mezza paga anche in tempo di pace, costituiscono il primo tentativo da parte dei sovrani spagnoli di fondare un corpo permanente e professionale, con l'obiettivo di svincolare l'esercito regio dalla pericolosa dipendenza dai signori feudali e dai mercenari. Le prime unità di constabulari apparvero nella seconda metà del XV secolo in Castiglia e si diffusero rapidamente in tutta la penisola iberica; gli Aragonesi le importarono in Sicilia. Questi veterani iberici, armati di lunghe picche e dotati di ottime corazze, possono formare una selva impenetrabile per quasi tutte le unità di cavalleria.
{Constabulares_descr_short}Veterani iberici della milizia permanente dei constabulari, dotati di lunghe picche e di ottime corazze.

{Piqueros_Tercios}Piqueros de los Tercios
{Piqueros_Tercios_descr}"Tercio" è un termine utilizzato dall'esercito spagnolo per descrivere un tipo misto di fanteria. Questo tipo di formazioni militari e le loro tecniche belliche sono formalizzate e sviluppate soprattutto dal condottiero Gonzalo Fernández de Córdoba, durante le Guerre in Italia: rappresenta la trasformazione e il passaggio dalle istituzioni militari medioevali a quelle moderne. Il tercio è composto principalmente da soldati di professione, disciplinatissimi e molto combattivi, sempre molto temuti dai loro nemici, tanto che la loro apparizione in battaglia o il semplice sapere che sarebbero scesi in combattimento provocò spesso diserzioni tra i nemici. Questo esercito non è composto interamente da spagnoli, ma anzi per gran parte è formato da mercenari tedeschi, italiani, valloni e fiamminghi. I quadri sono comunque spagnoli, che si distinguono per disciplina e professionalità. Combinando la rigidità della linea dei picchieri e la potenza di fuoco a lunga gittata dei moschettieri, il tercio si rivelò ideale sia per la difesa che per l'offesa. I picchieri del tercio sono rinomati soldati di mestiere armati di picca, noti per la loro fierezza e molto ben organizzati, spesso accompagnati da unità con armi da fuoco; sono combattenti scelti dotati di buone armature sotto i completi a sbuffo, in grado di affrontare il nemico con una selva di punte tale da far cambiare avviso a qualunque unità di cavalleria.\n\n
{Piqueros_Tercios_descr_short}Picchieri professionali, dotati di armatura sotto il completo a sbuffo, noti per la disciplina e la determinazione.

{Montanteros}Montanteros
{Montanteros_descr}I "montanteros" sono soldati spagnoli dotati di montante, un tipo di spada a due mani in uso nel Regno di Spagna tra XVI e XVII secolo. Per ciò che concerne la linea e l'utilizzo, l'arma si colloca a metà strada tra la normale spada a due mani tardo medievale e lo "zweihänder" sviluppato per mercenari svizzeri e lanzichenecchi nel medesimo periodo. La lama è di ottimo acciaio, diritta ed affilata su ambo i lati, con un ricasso molto pronunciato e una punta atta ad impalare il nemico come fosse una lancia; l'impugnatura a due mani è molto lunga, con pomolo pronunciato onde garantire una presa solida alla mano più lontana dalla guardia a crociera, con bracci diritti, ornati al fondo da pomelli o cipolloni. Il montante viene usato principalmente nelle scuole di "scrima" tradizionale spagnola e per i duelli; come arma vera e propria, non trova applicazione diretta negli schieramenti campali della fanteria spagnola cinquecentesca, rigidamente inquadrata nei battaglioni di "tercios" armati di picca, archibugio e spada (la spada da lato prima e la striscia poi), ma saltuariamente può essere utilizzata per le unità frangipicche. In questo caso devono proteggersi adeguatamente con elmetti e resistenti corazzine d'acciaio.
{Montanteros_descr_short}Ispanici dotati di corazze, col compito di menar fendenti con lo spadone a due mani, per infrangere le linee dei picchieri.

{Escudats}Escudats
{Escudats_descr}Questi fanti aragonesi detti "escudats" sono equipaggiati alla leggera, con giachi imbottiti o corpetti di cuoio rinforzato, e sono armati di spada. Il loro tratto distintivo è comunque il grande scudo rotondo, la "rotula" o "rotella", generalmente in legno coperto di cuoio: la parte centrale (umbone) si presenta fortemente convessa, a volte munita di punta per offendere; nella parte interna è fornito di imbracciatura di cuoio e di una maniglia di ferro imbottita e rivestita anch'essa di cuoio. Questi fanti, impiegati nella mischia per proteggere i tiratori, all'occorrenza possono formare un muro di scudi.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni siciliane
{Escudats_descr_short}Fanteria leggera aragonese dotata di spade e scudi rotondi, in grado di formare un muro di scudi.

{Hueste}Hueste
{Hueste_descr}Gli "Hueste" sono un'unità contadina aragonese, dotata di elmo, usbergo e di un'arma a due mani (generalmente falce o scure). Secoli di Reconquista hanno temprato i montanari aragonesi facendone temibili predatori, capaci non solo di presidiare castelli e contadi, ma anche di spingersi in territorio nemico per effettuare rapide razzie. Questa combattiva leva feudale ha attecchito anche in Sicilia, dove i signori locali non disdegnano di servirsi di rustici ben armati e agguerriti, capaci di fare la differenza anche come fanteria da mischia sul campo di battaglia: l'equipaggiamento difensivo consente loro di reggere anche in prolungati corpo a corpo, mentre la temibile scure può penetrare persino le corazze di piastre.\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni siciliane
{Hueste_descr_short}Buona leva contadina, dotata di elmi, usberghi e temibile scure a due mani.

{Infanzones}Infanzones
{Infanzones_descr}Costoro sono membri della bassa nobiltà aragonese, detti generalmente "infanzones" (ossia discendenti dei principi o dei figli bastardi del re che non ascendono al trono), ma anche "ermunios" (perchè venivano loro affidati feudi periferici in luoghi desolati del regno) o "francos de carta" (per essere esonerati dal pagamento delle tasse). In età moderna diverranno meglio noti col nome di "hijosdalgo" o "hidalgos" (figli di qualcuno) e acquisteranno fama militare per le imprese nella Reconquista, nelle Guerre d'Italia e nel Nuovo Mondo. Solitamente costoro divengono cavalieri tuttavia, non disponendo dei fondi necessari per permettersi cavallo, armatura e seguito, essi preferiscono combattere appiedati, con mezza armatura, spada e scudo. Costituiscono una fanteria pesante permanente di ottimo livello, ben pagata dal sovrano, reclutata per il controllo delle principali fortezze e per costituire un nucleo solido all'interno dello schieramento sul campo di battaglia.
{Infanzones_descr_short}Fanteria pesante composta da membri della bassa nobiltà spagnola, dotata di corazze, spade e scudi.

{Rodeleros_Tercio}Rodeleros de los Tercios
{Rodeleros_Tercio_descr}"Tercio" è un termine utilizzato dall'esercito spagnolo per descrivere un tipo misto di fanteria. Questo tipo di formazioni militari e le loro tecniche belliche sono formalizzate e sviluppate soprattutto dal condottiero Gonzalo Fernández de Córdoba, durante le Guerre in Italia: rappresenta la trasformazione e il passaggio dalle istituzioni militari medioevali a quelle moderne. Il tercio è composto principalmente da soldati di professione, disciplinatissimi e molto combattivi, sempre molto temuti dai loro nemici, tanto che la loro apparizione in battaglia o il semplice sapere che sarebbero scesi in combattimento provocò spesso diserzioni tra i nemici. Questo esercito non è composto interamente da spagnoli, ma anzi per gran parte è formato da mercenari tedeschi, italiani, valloni e fiamminghi. I quadri sono comunque spagnoli, che si distinguono per disciplina e professionalità. Combinando la rigidità della linea dei picchieri e la potenza di fuoco a lunga gittata dei moschettieri, il tercio si rivelò ideale sia per la difesa che per l'offesa. I "rodeleros" sono un'unità tipicamente iberica, introdotta nelle Guerre d'Italia e tra i conquistadores nel Nuovo Mondo, e verrà in seguito riformata per poi essere inclusa nel Tercio. Sono soldati dotati del tipico scudo d'acciaio rotondo (di diametro di circa 60 cm, detto "rodela"); completano l'equipaggiamento: elmo, una buona armatura (maglia o corazza) e la spada da lato (donde il nome alternativo spagnolo di "espadachín", in italiano "spadaccino").
{Rodeleros_Tercio_descr_short}Ben corazzati e armati di spada e scudo rotondo, questi fanti professionali risultano devastanti contro truppe di minor caratura.

{Cavalls_Alforrats}Cavalls Alforrats
{Cavalls_Alforrats_descr}Questi cavalleggeri catalani montano cavalli scoperti ("cavalls alforrats" in catalano) e sono molto rapidi nelle manovre, ideali per attaccare e aggirare i fianchi dello schieramento nemico, per inseguire i nemici in fuga e per effettuare incursioni in territorio nemico. Fino alla metà del XIV secolo agivano al modo dei "jinete", impegnando il nemico in schermaglie con giavellotti, ma in seguito vennero riformati in cavalleria leggera armata di lance, capace di caricare con successo la schiera avversaria purchè non troppo corazzata. Dovendo caricare e affrontare i nemici in mischia, il loro equipaggiamento si fece più pesante: ad elmetti, brigantine e protezioni di piastre per le gambe, si aggiungeva il solito scudo rotondo in cuoio.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni siciliane
{Cavalls_Alforrats_descr_short}Rapidi cavalleggeri catalani su destrieri scoperti, dotati di elmetti, brigantine e scudo rotondo in cuoio.

{Jinetes}Jinete
{Jinetes_descr}Influenzati dalle tradizioni iberiche e moresche, i "jinete" sono cavalleggeri che evitano le corazze pesanti e le lance in favore di armature leggere e giavellotti. Introdotti in Italia dagli Aragonesi, costituiscono unità molto versatili e longeve: vengono reclutati dal XIII al XVI secolo, non solo tra i nobili inferiori di origine iberica ma anche tra i siciliani. Questi abili guerrieri sono veloci e agili, in grado di adottare la tattica di tiro in cerchio. Esaurita questa fase, i jinete sfoderano le spade e si gettano nella mischia.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni siciliane
{Jinetes_descr_short}Cavalleggeri veloci e agili, i jinete scagliano giavellotti prima di sfoderare la spada e impegnare in corpo a corpo.

{Cavalls_Armats}Cavalls Armats
{Cavalls_Armats_descr}Sebbene i popoli iberici siano celebri soprattutto per la loro cavalleria leggera, non bisogna trascurare l'impatto che questi cavalieri pesanti possono avere sul campo di battaglia. Composti da nobili catalani montati su destrieri bardati ("cavalls armats"), costoro rappresentano la cavalleria pesante per eccellenza dei sovrani aragonesi; dotati di elmo, corazza di piastre, lancia pesante e spada per la mischia, la loro carica può rivelarsi devastante e in grado di annichilire quasi ogni forma di schieramento nemico, eccezion fatta per i picchieri.
{Cavalls_Armats_descr_short}Cavalieri nobili catalani su destrieri bardati, dotati di elmo, corazza, lancia pesante e spada.

{Genitors}Genitòrs
{Genitors_descr}La cavalleria spagnola, sul finire del XV secolo, viene riorganizzata divenendo semi-regolare, sull'esempio delle compagnie d'ordinanza francesi e borgognone. I sovrani iberici comunque non possono permettersi di mantenere molte compagnie d'ordinanza, essendo truppe permanenti oltre che professionali, dunque molto costose. Anche per Castiglia e Aragona il sistema si basa sulla "lancia", un unità di base che comprende l'uomo d'arme, due tiratori e tre servitori a cavallo: l'equipaggiamento dell'uomo d'arme, in ogni caso, si fa meno pesante, mentre il ruolo dei cavalleggeri diventa sempre più attivo, operando e organizzandosi separatamente dai cavalieri. I "genitòrs" sono cavalleggeri spagnoli armati di lancia e dotati di morione, brigantina o leggera corazza "da munizione": rappresentano l'evoluzione dei "jinetes" medioevali. Cavalli e cavalieri provengono dal sud della penisola iberica (lo scudo di questi guerrieri è il moresco "adarga"), tuttavia questi guerrieri hanno abbandonato il tradizionale giavellotto per adottare una lancia ed una spada.
{Genitors_descr_short}Cavalleggeri professionali ispanici, dotati di lancia, spada e leggera corazza a piastre.

{Herreruelos}Herreruelos
{Herreruelos_descr}La cavalleria spagnola, sul finire del XV secolo, viene riorganizzata divenendo semi-regolare, sull'esempio delle compagnie d'ordinanza francesi e borgognone. I sovrani iberici comunque non possono permettersi di mantenere molte compagnie d'ordinanza, essendo truppe permanenti oltre che professionali, dunque molto costose. Anche per Castiglia e Aragona il sistema si basa sulla "lancia", un unità di base che comprende l'uomo d'arme, due tiratori e tre servitori a cavallo: l'equipaggiamento dell'uomo d'arme, in ogni caso, si fa meno pesante, mentre il ruolo dei cavalleggeri diventa sempre più attivo, operando e organizzandosi separatamente dai cavalieri. Gli "herreruelos" sono cavalleggeri dotati di leggere corazze, pistoletto e spada; supportano la cavalleria pesante e spesso impiegano la tattica del tiro in "carosello", creando una sequenza ininterrotta di fuoco e caricamento. Una volta che il nemico sia stato fiaccato da ciò, essi attaccano per finirlo con la spada.
{Herreruelos_descr_short}Cavalleggeri ispanici di professione, armati di pistoletto, spada e protetti da una leggera corazza.

{Gendarmes}Gendarmes
{Gendarmes_descr}La cavalleria spagnola, sul finire del XV secolo, viene riorganizzata divenendo semi-regolare, sull'esempio delle compagnie d'ordinanza francesi e borgognone. I sovrani iberici comunque non possono permettersi di mantenere molte compagnie d'ordinanza, essendo truppe permanenti oltre che professionali, dunque molto costose. Anche per Castiglia e Aragona il sistema si basa sulla "lancia", un unità di base che comprende l'uomo d'arme, due tiratori e tre servitori a cavallo: l'equipaggiamento dell'uomo d'arme, in ogni caso, si fa meno pesante, mentre il ruolo dei cavalleggeri diventa sempre più attivo, operando e organizzandosi separatamente dai cavalieri. I "gendarmes" ispanici sfoggiano elmo, corazza completa (ma non troppo pesante) e usano una "lanza d'armas" più leggera del "lanzon" medievale; per la mischia sfoderano le spade. I cavalli sono ancora pesantemente corazzati, ma all'inizio del XVI secolo inizierà a prevalere l'abitudine di scoprirli per renderli più agili nelle manovre, necessarie per aggirare le schiere di picche.
{Gendarmes_descr_short}Superba cavalleria pesante ispanica professionale, ben corazzata ma egualmente agile e veloce, armata di lancia e spada.

{Azagayeros}Azagayeros
{Azagayeros_descr}La tradizione militare spagnola annovera molte truppe mobili e leggere, appiedate o a cavallo, che utilizzano il giavellotto fin dall'epoca preromana. Queste truppe vengono reclutate tra i contadini spagnoli, dotate di armature leggere e giavellotti, il che consente loro di colpire i nemici restando sufficientemente mobili da tenersi a debita distanza, secondo uno stile tipicamente iberico. L'assegai ("azagaya" in antico spagnolo) è per l'appunto il giavellotto usato da questi uomini. Molto leggero (in legno, con solo la punta in ferro) ma resistente, costituisce un'arma letale nelle mani esperte di questi spagnoli; fu importato dai berberi nordafricani e divenne popolare tra gli spagnoli nel periodo della Reconquista, per poi essere diffuso in tutto il mediterraneo cristiano dagli stessi iberici. \n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni siciliane
{Azagayeros_descr_short}Queste truppe, reclutate tra i contadini spagnoli, sono dotate di armature leggere e giavellotti, secondo l'antico stile iberico.

{Grifuni}Grifuni
{Grifuni_descr}"Uguagliavansi i combattenti di cuore, d'orgoglio, e a un dipresso di forze; perchè [benchè] il nemico [angioino] ci vantaggiava nel numero degli uomini e de' legni [navi], cedea negli ordini del combattere, per cagion di què suoi terzi vogatori, nè pratichi nè aitanti al saettare, da meno assai de' balestrieri stanziali, freschi e spediti, ch'avea l'ammiraglio siciliano [Ruggero Loria]. [...] Montaner dà lunghe lezioni militari intorno al vantaggio de' balestrieri scritti, o vogliam dire stanziali, e l'impaccio de' terzi remiganti, che nel combattimento facessero da balestrieri. Ei li chiama "tersols" [...] I balestrieri stanziali son detti da Montaner "en taula", perchè l'ufficio dell'arruolamento si chiama taula in catalano."\n
Michele Amari, La guerra del vespro siciliano\n\n
"Ormai tutti i generali sono impegnati in prima persona nella mischia....i fanti senza guida si limitano a tenere le posizioni e quando possibile a bersagliare i nemici con dardi,palle,insulti e sputi.Cosi fanno i balestrieri aragonesi del Micheletto che con due accurate scariche di quadrelle sterminano uno degli esausti squadroni del braccio....e cosi fanno i schioppettari del Nicolò che tra botti e fumo procurano gravi danni alle compagnie di cavalieri dello Jacopo costringendoli infine alla rotta."\n
Battaglia di San Martino\n\n
Questi tiratori aragonesi della Sicilia hanno una lunga tradizione guerresca, che risale alle guerre dei Vespri Siciliani, in cui i balestrieri detti "grifuni" sconfissero ripetutamente, in terra e in mare, i rivali provenzali al servizio degli Angioini. A differenza delle altre armi da lancio, la balestra è un dispositivo potente pronto per essere usato anche con un addestramento minimo; è lenta da ricaricare e ha un raggio più corto degli archi, ma compensa con la sua grande potenza. Nonostante la relativa facilità di utilizzo, gli Aragonesi preferiscono mantenere specifiche unità di balestrieri stanziali ("en taula") piuttosto che ricorrere alla ciurma dei terzi remiganti ("tersols"), per assicurarsi tiratori ben allenati e preparati alla mischia, che affrontano con le spade. Per proteggersi indossano cotte di maglia o brigantine.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni siciliane
{Grifuni_descr_short}Balestrieri aragonesi della Sicilia in cotta di maglia o brigantina, ben allenati e preparati alla mischia, che affrontano con le spade.

{Candoleros}Candoleros
{Candoleros_descr}"Et per declarare da prima in questo Reame non si conoscea che cose fossero spingarde, quando venne Re Renato [d'Angiò] indusse seco 60 spingarderi: lo Re Renato, et dui altri deli detti spingarderi solamente sapeano lo Coso dela polvere [la composizione della polvere da sparo] [...] lo Re d'Aragona [Alfonso V] fece fare molte spingarde ma la polvere non era naturale e non operavano per niente [...] foro tutti pigliati [gli spingarderi angioini di Re Renato] et costretti [a rivelare il segreto della polvere pirica] [...] e subito foro impiccati. [...] In questa forma ciascuno imparò de fare la polvere, et moltipliaro le spingarde, in quelli tempi li Catalani la chiamavano la "Candola franciosa" (candela francese).\n
Documento napoletano del XV secolo\n\n
Chiamate "armi da fuoco a mano" per distinguerle dai pezzi di artiglieria, le spingarde (dette "candele" dagli aragonesi) sono la forma più antica di arma da fuoco individuale. La voce spingarda era usata in origine per indicare una specie di macchina da guerra che serviva per lanciare pietre; con l'invenzione della polvere da sparo e la costruzione di armi da fuoco, passò ad indicare una specie d'artiglieria che lanciava, al più, delle palle da cinque a sei libbre di peso, scendendo fino alle palle di sei once, e per la marina, anche di una sola oncia (sul tipo dello smeriglio). Quelle più piccole diventavano vere e proprie armi portatili e quasi manesche, come il fucile. Le grosse spingarde avevano un mascolo per mettervi la carica; le più piccole ne erano sprovviste, ed erano tutte di un sol pezzo come i cannoni. Armi simili causavano più timore che danni reali alle truppe nemiche, scosse dal frastuono e dal fumo generati durante lo sparo. Data la loro scarsa gittata, i pistolieri necessitano di armature robuste e di capacità in corpo a corpo.
{Candoleros_descr_short}Fanti aragonesi armati di rudimentale arma da fuoco e spada, indossano una buona armatura.

{Arcabuceros_Tercio}Arcabuceros de los Tercios
{Arcabuceros_Tercio_descr}"Tercio" è un termine utilizzato dall'esercito spagnolo per descrivere un tipo misto di fanteria. Questo tipo di formazioni militari e le loro tecniche belliche sono formalizzate e sviluppate soprattutto dal condottiero Gonzalo Fernández de Córdoba, durante le Guerre in Italia: rappresenta la trasformazione e il passaggio dalle istituzioni militari medioevali a quelle moderne. Il tercio è composto principalmente da soldati di professione, disciplinatissimi e molto combattivi, sempre molto temuti dai loro nemici, tanto che la loro apparizione in battaglia o il semplice sapere che sarebbero scesi in combattimento provocò spesso diserzioni tra i nemici. Questo esercito non è composto interamente da spagnoli, ma anzi per gran parte è formato da mercenari tedeschi, italiani, valloni e fiamminghi. I quadri sono comunque spagnoli, che si distinguono per disciplina e professionalità. Combinando la rigidità della linea dei picchieri e la potenza di fuoco a lunga gittata dei moschettieri, il tercio si rivelò ideale sia per la difesa che per l'offesa. Gli "arcabuceros" aragonesi sono dotati di archibugio, corazza e spada per la mischia. Usato a distanza ravvicinata, l'archibugio è piuttosto preciso e raramente esplode uccidendo chi lo usa. Questo primo tipo di arma da fuoco è in grado di sparare salve letali che penetrano gran parte delle armature. Il fragore e il fumo prodotti sono così spaventosi da mettere in fuga molti degli avversari. Se necessario, gli archibugieri sfoderano le spade per la mischia.
{Arcabuceros_Tercio_descr_short}Dotati di corazze e spade, questi archibugieri aragonesi professionali sparano salve mortali a distanza ravvicinata.



MARCHESATO D'ORISTANO
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Milizia cittadina:
1- NO - village (villaggio)
2- Virghe Sardesche (lancia corta) AOR town (borgo)
3- Lanzelonghe (lancia lunga) AOR large_town (cittadina)
4- Piquieri (picca) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)
richiede gilda:
6- NO - huge_city (megalopoli)

Fanteria feudale:
1- NO - village (forte)
2- Pelliti (daga) AOR town (roccaforte)
3- Teraccos (roncola) AOR large_town (castello)
4- Barrusi (alabarda) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)

Cavalleria:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Caddigatori (spada) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Bardaneri (giavellotto) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Kita de Buiakesos (lancia) PEN city (fortezza)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)
5- NO - large_city (cittadella)

Tiratori:
1- NO - village (villaggio o forte)
2- Birrudu (giavellotto) AOR town (borgo o roccaforte)
3- Balistari Oristanesi (balestra) AOR large_town (cittadina o castello)
4- Archibuyu (pistola) PEN city (città)
5- NO - large_city (metropoli)

Marinai:
1- NO - large_city (metropoli)
2- NO - huge_city (megalopoli)

{Virghe_Sardesche}Virghe Sardesche
{Virghe_Sardesche_descr}"L'esercito sardo da un lato era forte, poteva contare sulla forza dei temibili balestrieri genovesi, ma dall'altro i fanti non avevano corazze ed erano armati di una rudimentale arma, chiamata virga sardesca."\n
Cronaca Pisana\n\n
Le "virghe sardesche" sono truppe che portano le omonime armi in asta. La virga è caratterizzata da un corpo ligneo piuttosto lungo e presenta una cuspide piramidale d'acciaio abbastanza tozza, risultando più adatta a sfondare armature resistenti come le corazze a piastre. Questi guerrieri indossano un pesante mantello e sono praticamente privi di armatura, poichè evitano lo scontro aperto e prediligono muoversi agilmente in tattiche di agguato. La virga è una antichissima arma shardana, una sorta di bastone ricurvo, nato come arma da lancio: era scagliata al modo degli antichi frombolieri shardana (sfruttando la spinta centrifuga) piuttosto che alla maniera classica dei giavellottisti. Questi strani "boomerang" nel tempo si trasformarono in giavellotti (età romana) e infine in arma da mischia (nel periodo giudicale). Usata come lancia corta, presenta una lama più lunga del giavellotto sardo classico (birrudu), ed è ricurva all'estremità.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Virghe_Sardesche_descr_short}Questi schermagliatori sardi sono dotati di una lancia detta "virga" e non indossano l'armatura, ma solo un pesante mantello.

{Lanzelonghe}Lanzelonghe
{Lanzelonghe_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Già dal XIII secolo la lancia delle milizie italiche divenne più lunga, tanto da esser definita "longa lancea" per differirla dalle precedenti in uso. La posizione del fante appariva ovviamente la più rischiosa, dovendo con scudo e corpo resistere all’urto nemico; perdipiù la fuga gli era preclusa, combattendo appiedato. Questi miliziani cittadini sono stati addestrati nell'uso della lancia lunga e, a differenza delle milizie inferiori, sanno difendersi bene da una carica di cavalleggeri, ma soccomberebbero di fronte alla cavalleria pesante. Combattono utilizzando la tecnica della difesa ad anello e sono protetti da cotta di maglia e dal caratteristico scudo allungato (ovale o a mandorla).\n\nUNITA' AOR: reclutabile nelle regioni italiche
{Lanzelonghe_descr_short}Miliziani italici dotati di lancia lunga e cotte di maglia, sono ben addestrati e possono formare una difesa ad anello.

{Piquieri}Piquieri
{Piquieri_descr}"Pedites cum lanceis longis, che poscia furono nominati picchieri."\n
Lodovico Antonio Muratori\n\n
Sebbene la "lanzalonga" (lancia lunga fino a 3-4 metri) sia in uso nelle milizie italiche fin dal XIII secolo, è solo dalla fine del '400 che i picchieri diventano un punto fermo delle guerre rinascimentali. Prendendo a modello i celebri mercenari svizzeri, questi italici usano picche (lunghe fino a 5-6 metri) anzichè lanzelonghe, e si muovono in formazioni molto più dinamiche che in passato, attribuendo alle schiere di picchieri un ruolo più attivo e offensivo. Tutto ciò richiede molta più organizzazione e addestramento dei semplici lancieri; se a questo si aggiungono i costi dell'equipaggiamento (i picchieri sfoggiano leggere e moderne corazze a piastre d'acciaio) si intuisce che reclutare un'unità di questo tipo è tutt'altro che economico.
{Piquieri_descr_short}Picchieri italici, dotati di leggere e moderne corazze d'acciaio, in grado di contrastare con successo quasi ogni tipo di cavalleria.

{Pelliti}Pelliti
{Pelliti_descr}"La Sardegna produce bestiame [...] chiamati mufloni, e con le loro pelli vengono usate dai pastori per fare le corazze. Usano anche una corazza leggera di cuoio e una daga corta."\n
Strabone\n\n
I pastori sardi, detti "pelliti" fin dall'età antica, usano scudi tondi di cuoio, corte daghe, e corazze fatte di cuoio e di pelli di muflone pressate. Guerrieri fieri e selvaggi delle montagne sarde, in gran parte seminomadi e banditi, questi combattenti sono avvezzi alle lotte intestine, alle razzie e ai rapimenti. Notoriamente indisciplinati, pur con la loro carica bellicosa non rappresentano un problema per unità corazzate capaci di rimanere in formazione; possono comunque rivelarsi utili formando un muro di scudi a protezione dei tiratori.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Pelliti_descr_short}Pastori sardi dotati di corazze di cuoio rinforzato, sono muniti di daga per il corpo a corpo e possono formare un muro di scudi.

{Teraccos}Teraccos
{Teraccos_descr}I "teraccos" (letteralmente: "figli" o "ragazzi"), detti anche "culibertos", "serbos" o "serbidori", costituiscono la base della servitù feudale di terra: contadini sardi legati al proprio signore come servi della gleba. Oltre al lavoro nei campi, costoro possono essere chiamati alle armi con compiti di presidio e sorveglianza. Sono quasi del tutto privi di esperienza marziale e di addestramento, ma possono contare sul buon equipaggiamento che il signore fornisce loro: elmetto, usbergo e un'arma da mischia, solitamente una accetta detta "istrada".\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Teraccos_descr_short}Giovani contadini sardi, servi della gleba, dotati di elmetto, usbergo e accetta detta "istrada".

{Barrusi}Barrusi
{Barrusi_descr}Un guerriero sprezzante del pericolo viene definito in sardo "barrusu" (ovvero: spavaldo). Solo i combattenti più temerari vengono ammessi a far parte della guardia personale dei nobili, con una conveniente equipaggiatura: elmo metallico, corazza di piastre, alabarda. Costoro, quando le circostanze lo richiedono, vengono schierati a difesa delle principali fortezze oppure sul campo di battaglia, in modo da formare un solido nucleo all'interno della formazione di fanteria. Le corazze consentono loro di sostenere l'impatto della fanteria avversaria, mentre le lunghe e affilate alabarde sono un'arma micidiale sia per i nemici appiedati che per i cavalieri.
{Barrusi_descr_short}Spavaldi guerrieri sardi, dotati di elmo, corazza di piastre e alabarda.

{Caddigatori}Caddigatori
{Caddigatori_descr}I "caddigatori" (letteralmente: cavalieri) rappresentano la tipica cavalleria leggera sarda, costituita dalla chiamata alle armi di tutti gli uomini liberi ("lìeros mannos") che possono permettersi un cavallo. Il loro equipaggiamento è assai modesto e prevede almeno un giaco protettivo, una spada e uno scudo. Agili e veloci, il loro ruolo consiste nell'affiancare e coadiuvare la cavalleria pesante, ma possono anche rendersi utili in manovre autonome, per falciare gli imprudenti tiratori nemici tagliati fuori dal proprio schieramento.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Caddigatori_descr_short}Milizia a cavallo formata da uomini sardi liberi, dotati di giachi protettivi e spade.

{Bardaneri}Bardaneri
{Bardaneri_descr}I "bardaneri" sono una tipica unità sarda dedita alla schermaglia in battaglia e, al di fuori delle battaglie, al furto del bestiame nemico. Questi assalti repentini e imprevedibili, seguiti da una ritirata altrettanto veloce, è chiamata "bardana" nel gergo locale. Costoro sono la cavalleria leggera locale che affianca i cavalieri pesanti; sebbene non ci si possa fare troppo affidamento, sono utili per dare la caccia agli arcieri e ai nemici in fuga. Dotati di usberghi o brigantine, sono armati di giavellotti e ascia per la mischia.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Bardaneri_descr_short}Cavalleria leggera sarda con giavellotti e ascia, utile per fare schermaglie e per inseguire i nemici in fuga.

{Buiakesos}Kita de buiakesos
{Buiakesos_descr}"I buiakesos erano soldati a cavallo scelti per la guardia del corpo del Giudice; squadra (kita) di armati, di vigilanza ai confini; la vigilanza era fissata in turni di una settimana (da kita deriva cida, col significato di settimana)."\n
"La difesa personale del sovrano era affidata alla Kita de Buiakesos, (nel Logudoro e nell'Arborea) che era costituita da guardie armate di verruda, un'arma simile a una roncola tagliente, della quale al tempo si parlava con terrore."\n
"Il nome kita deriva da "kita de buiakesos" l'antico corpo di guardia dei sovrani sardi di età medievale, i cosidetti judikes. Si trattava di una scorta di cavalieri scelti, i migliori, quelli che garantivano la tutela della vita dei regnanti della nazione sarda."\n
Cronache sarde\n\n
La "kita de buiakesos" (letteralmente: "compagnia di guardiani") costituisce la fedele guardia del corpo del giudice di Arborea, carica spiritualmente ereditata dal marchese di Oristano. Si tratta di esperti cavalieri, scelti tra i migliori della nobiltà sarda, destinati principalmente alla protezione del sovrano e delle più importanti figure politiche della Sardegna, ma anche al controllo delle fortezze e alla vigilanza dei confini più a rischio di invasione. Sono dotati di elmi, corazze di piastre e "verruda", un'arma ad asta tagliente e penetrante, simile ad una roncola.
{Buiakesos_descr_short}Cavalieri sardi, guardiani del sovrano e dei nobili più importanti, equipaggiati con corazze e verruda.

{Birrudu}Birrudu
{Birrudu_descr}"Sa berruda, come era conosciuta al tempo dei Judikes è stata resa famosa dal figlio di Costantino giudice di Torres, Salthar(o), che prese parte all'assedio delle baleari, guidando un contingente di armigeri del regno di Torres assieme ad un drappello del giudicato di Calari. Con la sua Berruda fece strage di mori e veniva usata sia come giavellotto che come arma da taglio."\n
Cronache Pisane\n\n
Questi guerrieri sardi sono dotati del "birrudu", ossia del verrutto o verruda, un giavellotto di origini romane (dal latino "verutum"). Indossano un pesante mantello e sono praticamente privi di armatura, poichè evitano lo scontro aperto e prediligono muoversi agilmente in tattiche di agguato o schermaglia. Preferiscono evitare lo scontro aperto, ma se sono costretti alla mischia non si tirano certo indietro, sfoderando le daghe.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Birrudu_descr_short}Questi schermagliatori sardi sono dotati di giavellotti e daghe, non indossano l'armatura, ma solo un pesante mantello.

{Balistari_Oristanesi}Balistari_Oristanesi
{Balistari_Oristanesi_descr}"Alla battaglia [Aidu de Turdu] partecipò il fratello del giudice stesso, Giovanni d’Arborea, insieme ad un contingente di 250 cavalieri e trecento balestrieri oristanesi, con il compito di evitare ai regnicoli un’imboscata."\n
Cronaca sarda\n\n
L'unica vera unità di balestrieri della Sardegna degna di nota è rappresentata da questo contingente, proveniente da Oristano, ma reclutabile e dislocabile su tutta l'isola. Costoro si distinsero nelle battaglie per l'indipendenza dell'Arborea contro gli Aragonesi, combattute nel corso del XIV secolo, e una volta sconfitti accettarono di servire i nuovi signori. Coraggiosi e preparati, sono dotati di elmetti, cotte di maglia, balestre e spade per la mischia.\n\nUNITA' AOR: disponibile nelle regioni sarde
{Balistari_Oristanesi_descr_short}Coraggiosi e preparati, sono tiratori sardi dotati di elmetti, cotte di maglia, balestre e spade per la mischia.

{Archibuyu}Archibuyu
{Archibuyu_descr}"Tra' i ferrai di arte fina avevano luogo, anzi il primo luogo, gli armaruoli, de' quali era in Tempio gran numero prima che a lunghi schioppi sardi di canne di Spagna si andassero sostituendo i fucili a due colpi."\n
Angius, cronaca sarda\n\n
"Lassat su arquibuxiu pedrinale a baingiu fara figiu de andria fara jure legati."\n
Pancrazio Mudadu, testamento di Bartolu Cossu di Martis, 1653\n\n
Questi tiratori sardi, una milizia cittadina semi-permanente al comando dei governatori locali, sono armati di "archibuyu pedrinale" (con accensione a ruota), l'archibugio sardo di importazione, probabilmente derivato dalle più rudimentali spingarde angioine (i primi schioppi o "escopete" vennero introdotti sull'isola all'inizio del XV secolo, durante la resistenza contro l'occupazione aragonese). I Sardi impararono in fretta a fabbricare autonomamente queste nuove armi da fuoco: alcuni centri (come quello di Tempio) diverranno celebri per l'abilità degli armaioli e per la qualità degli archibugi e degli schioppi. L'abbigliamento tipico degli archibugieri sardi prevede un berretto frigio di color nero ("sa berritta"), la gabbanella nera con guarnizioni di velluto blu ("su capotinu"), i calzoni di orbace corti neri ("sas ragas"), un prestigioso giustacolore rosso ovvero un giubbetto spesso provvisto di bottoniere e con maniche squarciate all'avambraccio ("sa camiyola"), i calzoni bianchi di lino stretti alle ginocchia, i borzacchini di pelle ed un largo cinturone sempre di pelle marrone alla vita, che fungeva probabilmente anche da cartucciera ("sa garrighera"). Oltre all'archibugio, i tiratori sardi sono dotati di spada corta ("sa daga") per la mischia.
{Archibuyu_descr_short}Tiratori sardi dotati di protezioni leggere, archibugio e daga per la mischia.
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