Correva l'inverno dell'anno 826 dall'Egira.
Gli avvenimenti di quel freddo inverno erano talmente tanti che nemmeno il cronista ufficiale di Sua Eccellenza il Magnifico Sultano degli Hafsidi riusciva a ricordarseli tutti.
L'inizio dell'inverno aveva visto il Sultano arrivare nella città di Cagliari, la vecchia capitale del Viceregno di Sardegna. L'isola era stata appena conquistata e necessitava di ordine e di buona amministrazione.
Per facilitare il compito Uthman decise di elevare l'isola al rango di Emirato. Le province di Cagliari, Oristano e Iglesias furono così unite nel neo Emirato di Sardegna, con capitale Cagliari e con un proprio esercito. Nei giorni seguenti il valoroso generale Nizar al-Gasani, che aveva con un pugno di uomini sottomesso Oristano e Iglesias, fu eletto Emiro. Uomo fedele, governatore eccellente e ottimo cavaliere, Nizar era l'uomo giusto per quella carica.
Proveniva da una famiglia modesta di piccoli proprietari terrieri di Annaba e affascinato dalle armi aveva servito per qualche tempo come scudiero il Bey di Annaba. Il Bey, che vedeva in Nizar qualcosa di più di un semplice scudiero, lo fece prima sua guardia personale e poi comandante della cavalleria della guarnigione di Annaba. Ma la tranquilla Annaba non soddisfava a pieno Nizar e quando da Tunisi giunse la chiamata alle armi per l'invasione della Sardegna egli non potè fare altro che lasciare tutto e andare in Ifriqiya. Qui, grazie al suo rango, gli fu dato il comando del reparto di cavalleggieri, coloro che a fine battaglia inseguivano il nemico in fuga.
Partiti da Binzart nel 1447 giunsero a Cagliari in pochi giorni. La città, ben difesa, resse qualche settimana ma l'arrivo del Sultano in persona la fece cedere molto prima. Durante la battaglia fu lui a salvare il Principe Abu Zakhariya Yahya da morte certa: infatti durante la mischia un cavaliere sardo in carica era pronto a mozzare la testa all'erede. Nizar, vista la mal parata, si avventò sul principe cinturandolo e facendolo cadere per terra. Il Principe che subito non aveva capito il gesto di quello scriteriato, ebbe un tremito quando vide passare a poca distanza dalla sua testa una lunga spada ed un cavaliere disperato per l'occasione fallita. A fine giornata il Sultano lo premiò dandogli il comando delle armate dirette a Iglesias e Oristano. Queste caddero facilmente e Nizar divenne uno dei generali più importanti tra i tunisini.
Ma questo, forse, era l'evento meno importante di tutti gli altri. Sempre la sardegna fu il teatro di un altro evento. Al largo di Tortolì, nell'est dell'isola, una battaglia navale molto violenta determinò la fine definitiva del Viceregno: le navi tunisine affondarono tutte quelle sarde nelle quali vi era lo stesso Re Don Carlo di Navarra. La Sardegna era annientata.
L'eco di questi successi islamici da tempo allarmava Papa Eugenio IV, che dopo il sacco e la distruzione di Venezia chiamò i sovrani italiani alle armi contro gli infedeli dell'Ifriqiya. A Tunisi la popolazione provò orrore e molta paura nell'udire la notizia e così moli decisero di abbandonare la città per andare a Kairwan, la vecchia città fondata dagli Omayyadi. Se per la popolazione la notizia della crociata ebbe come conseguenza la fuga dalle proprie case al contrario per gli uomini d'armi la reazione fu rabbia e volontà di continuare la propria opera. Nel Friuli le armate veneziane presentatesi per riottenere le terre perdute furono annientate. A Treviso pure.
Ma l'evento che più di tutti doveva sconvolgere le sorti della penisola avvenne nella laguna di Istanbul, la nuova città sorta sulle ceneri di Venezia, saccheggiata nell'estate precedente.
La città era stata occupata dal Marchese Leonello d'Este che, da uomo stolto, pensava di aver reso la città imprendibile. Dulcis in fundo fuori dalla città si era accampato l'ex Governatore di Venezia e Consilier ducale Leon Battista Alberti. Marchese e Conciliere mai si sarebbero aspettati un attacco.
Durante la notte Abd al-Mu'min, succeduto nel comando ad Abu Zakhariya, attaccò le forze veneziane che dopo un violento combattimento e dopo la cattura del loro comandante, si diedero alla fuga. Ma la laguna veneta non dava loro possibilità di fuga e furono sterminati. Il Marchese ferrarese tuttavia alla notizia dell'attacco imminente non si scompose e ordinò di attaccare assieme all'alleato veneto. Abd al-Mu'min non aspettava altro: sconfitti i veneziani ordinò la carica sui ferraresi che nonostante l'eroica resistenza caddero uno dopo l'altro. Il Marchese che tentava la fuga fu catturato e decapitato sul posto. Dopo la battaglia i soldati poterono occupare nuovamente la città nuova.
Qua il generale ordinò la conversione di San Marco a moschea. Inoltre ripristinò l'Emirato della Laguna Veneta, autoincoronandosi emiro. Il neo emirato nasceva da una grande vittoria e con due grandi trofei: le teste di Leon Battista Alberti e del Marchese Leonello d'Este.
La sconfitta veneta apriva la strada del veneto: Padova fu saccheggiata.
La sconfitta ferrarese ebbe invece seguiti più duri: Leonello, ultimo della casata degli Estensi, moriva senza lasciare eredi. Il Marchesato si frammentò: Ferrara, Parma, Modena, Rovigo, Mirandola si dichiararono indipendenti.
Era la fine del glorioso marchesato.
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Matteo mi dispiace tantissimo ma purtroppo non sapevo che era il tuo ultimo familiare
E ora tocca a mantova
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