L'Egitto e la sua ascesa

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MaxDragonheart
00mercoledì 26 gennaio 2011 14:42
Feudal-Full Vh/Vh



Dopo lunghe ricerche sono finalmente giunto nella libreria che lo studioso di storia orientale mi aveva indicato. Tra gli scaffali polverosi ho individuato i volumi che cercavo da tempo. Sono li, di fronte a me, mi mostrano il dorso finemente lavorato. Mi aspettano ore di lettura e ricerca. Ma ciò non mi spaventa, ho un lavoro da portare a termine e un libro da mandare in stampa.
Mi accomodo e apro il primo libro.




Cap.1
La dinastia Fatimide



Correva l’anno 1159 e la dinastia Fatimide dopo aver preso il castello di Baqra iniziò a mettere la basi per un’economia fiorente.
L’anno prima l’Imam al-Fa’iz bi’Ahkami e il fratello Wali l’-ahd al-‘ Adib bi’Ahkami prendono il castello pianificando bene l’assedio e sperando in una rapida presa dello stesso.




Alcune spie erano state fatte introdurre nel castello, sia per cercare informazioni precise sulla guarnigione sia per sperare di corrompere le guardie delle porte e far entrare Imam ed erede prendendo la guarnigione alla sprovvista. Proprio per evitare che i due eserciti, composti da lancieri, arcieri e cavalleggeri, fossero avvistati nella loro lunga marcia attraverso il deserto, l’Imam pensò bene di imbarcare gli eserciti su una flottiglia di sambuchi mercantili. La flotta fece vela verso il castello e in poche settimane arrivarono di fronte al piccolo porto su cui si affacciava il villaggio di pescatori. L’Imam aveva pianificato tutto. Per non insospettire il re di Baqra era stata inviata una piccola barca con un emissario per negoziare un attracco sicuro e avviare scambi commerciali. Il re accetò senza esitare perché un tale accordo era una implicita accettazione da parte dei fatimidi della supremazia su quelle terre dello stesso, ciò comportava quindi un disinteressamento degli stessi fatimidi a quel castello come era usanza in quel periodo.

Il re inorridì quando vide i 2 eserciti sbarcare e si sentì sconfitto quando, impartendo gli ordini per organizzare le difese, gli dissero che le guardie delle porte avevano disertato aprendo le porte del castello e bloccandole. Lì capì che per lui era giunta la fine.
L’erede per primo varcò le mura indifese, precipitando dentro i lancieri che si posero a formare un muro dietro il quale gli arcieri si posizionarono in attesa che la guarnigione del castello venisse a scacciare gli assedianti. Occupata la via principale stabilmente, l’erede nell’attesa che anche il fratello giungesse, posizionò i cavalleggeri nelle vie laterali.
La carica degli avversari fu vana. Le prime file furono infilzate dalle frecce, le successive dalle lance. La cavalleria intanto marciava verso la piazza sterminando gli arcieri nemici.
La vittoria giunse con la morte del re ribelle e la resa incondizionata della guarnigione.



Correva l’anno 1159 e l’Egitto iniziava a diventare un piccolo regno.






Gli anni successivi furono di sviluppo economico. Oltre l’economia, i saggi fatimidi, iniziarono a tessere una fitta rete di alleanze(ove possibile) e scambi commerciali.
Il popolo e i nobili guardavano con favore il sovrano. L’economia era fiorente, le alleanze strategiche tenevano. L’Imam giudicava pari alla vittoria in battaglia la riuscita alleanza con i crociati, sebbene comportasse 600 bisanti l’anno, il sovrano sapeva che tenersi buoni i crociati equivaleva a tenersi buona la cristianità tutta impegnata a quel tempo nell’assedio di Kortuba.






Nell’anno 1176, dopo ripetute richieste da parte di emissari alhomadi, turchi e siriani, l’Imam si decise a dichiarare eretica la Shia costringendo il popolo tutto ad abbracciare la fede sunnita. Scelta tanto ardua quanto coraggiosa, il popolo non gradì.



Pochi giorni dopo, un nobile, si proclamò re e marciò su Aswan. Aswan era una città strategica posta nella zona di confine tra i territori egiziani e le ricche terre dell’entroterra africano. Ad Aswan convergevano oltre a spezie rare, anche cammelli e l’avorio chiamato anche oro bianco.
Re Moses sapeva tutto ciò ed era deciso a fondare il suo impero con capitale proprio Aswan.
La notizia dell’assedio di Aswan cadde in un momento decisivo. Salah al-Din Ayyùb, era tornato.




Salah al-Din Ayyùb era un nobile egiziano sunnita. Il padre sapendo che in Egitto non c’erano scuole sunnite lo mandò a studiare a Damasco. Lì aveva appreso non solo la filosofia ma anche l’arte della guerra. Al servizio di Nūr al-Dīn Abū al-Qāsim Mahmūd Ibn ʿImād al-Dīn Zangī, al-Malik al-ʿĀdil, conosciuto anche come Nur ed-Din, Nur ad-Din o Nureddin ma certo ancor più noto nelle cronache latine col nome di Norandino divenne un grande comandante. Presso i crociati era conosciuto come Saladino, era temuto e rispettato.
Quando apprese dal padre morente che l’Imam era deciso ad abbracciare la fede sunnita, si congedò dai siriani e con un esercito di fedelissimi si diresse verso le terre egiziane per portare al suo popolo le conoscenze belliche acquisite dai siriani ma anche per iniziare a mettere le basi per la sua ambizione più grande.
L’Imam non vide di buon occhio quella armata che marciava verso la capitale ma mentre decideva se riunire le forze per difendere al-Qāhira o marciare in soccorso di Aswan, Salah al-Din Ayyùb in persona si presentò con le sue guardie personali davanti alle porte della capitale chiedendo di parlare con l’Imam.
Gli fu concessa udienza, il sovrano fu sorpreso di apprendere le intenzioni pacifiche di Salah al-Din Ayyùb, lo guardava con sospetto. Se avesse voluto, vista la scarsità di difese nella capitale, avrebbe potuto assediarla e prenderla senza troppo sforzo. L’Imam decise di mettere alla prova Salah al-Din Ayyùb e lo mandò a combattere Re Moses. L’Imam stesso si unì all’esercito di Salah al-Din Ayyùb perché voleva essere certo che il condottiero marciasse verso Aswan per difenderla e non per unirsi al “re”. Lasciò il fratello nella capitale dicendogli che se non fosse tornato entro 3 mesi avrebbe dovuto prendere l’esercito e marciare contro Salah al-Din.
Quando furono in vista di Aswan una staffetta consegnò all’Imam una lettera del fratello.



Impallidì il sovrano leggendo quelle parole, Salah al-Din lo notò e quando seppe dallo stesso Imam il contenuto della missiva lo spronò ad attaccare re Moses per evitare di perdere un importante insediamento. Una volta ucciso Moses sarebbero poi corsi in soccorso di Dumyat.
Il sovrano si convinse. La battaglia iniziò.
Re Moses non sapeva dell’arrivo di Salah al-Din Ayyùb e del suo esercito in Egitto. Fu preso alla sprovvista quando vide l’imponente esercito alle sue spalle e cerchò di riorganizzare nel modo migliore il suo esercito quando sentì risuonare il corni di guerra.





Salah al-Din Ayyùb e l’Imam al-Fa’iz bi’Ahkami vinsero nettamente. Salah al-Din si distinse in battaglia, da condottiero valoroso quale era, comandando personalmente più cariche di cavalleria.



Posta in sicurezza Aswan l’esercito riprese subito a marciare verso Dumyat. Le missive del fratello lo preoccupavano sempre di più. La cristianità tutta marciava verso il castello….quasi tutta. I danesi, alleati dei fatimidi, preferirono approfittare del fatto che i norvegesi marciavano verso Dumyat per attaccare le loro terre sguarnite. I crociati alleati restavano a guardare per ora. Ma fino a quando?

Correva l’anno 1178.


L.basil
00mercoledì 26 gennaio 2011 15:36
Bella! Bravo!
MaxDragonheart
00mercoledì 26 gennaio 2011 15:52
Re:
L.basil, 26/01/2011 15.36:

Bella! Bravo!




Grazie [SM=g27965]
Herr Baron
00mercoledì 26 gennaio 2011 15:56
Ma Moses Georgios è preso da Mount&Blade! [SM=x1140520]
Comunque bella cronaca!
The Housekeeper
00mercoledì 26 gennaio 2011 16:02
Finalmente una cronaca fatimide, ottimo!!
MaxDragonheart
00mercoledì 26 gennaio 2011 16:07
Re:
The Housekeeper, 26/01/2011 16.02:

Finalmente una cronaca fatimide, ottimo!!



[SM=x1140522]

Herr Baron:

Ma Moses Georgios è preso da Mount&Blade!
Comunque bella cronaca!



Grazie [SM=g27965]
frederick the great
00mercoledì 26 gennaio 2011 17:37
That's cool [SM=x1140522]
Herr Baron
00mercoledì 26 gennaio 2011 20:39
Re: Re:
MaxDragonheart, 26/01/2011 16.07:



[SM=x1140522]

Herr Baron:

Ma Moses Georgios è preso da Mount&Blade!
Comunque bella cronaca!



Grazie [SM=g27965]



Ma è un evento che hai aggiunto tu o era già presente?
Keirosophos
00mercoledì 26 gennaio 2011 20:45
Molto bella!
Imperatore I
00mercoledì 26 gennaio 2011 21:19
Bravissimo!
Pico total war
00mercoledì 26 gennaio 2011 22:10
Bravo molto bene [SM=g27960]
ora è la volta di creta e cipro [SM=g1598468] [SM=g1598468]
MaxDragonheart
00mercoledì 26 gennaio 2011 23:54
Re: Re: Re:
Herr Baron, 26/01/2011 20.39:



Ma è un evento che hai aggiunto tu o era già presente?



No no c'era già. Infatti è riportato pure nell'evento della comparsa di Saladino [SM=g27963]
MaxDragonheart
00mercoledì 26 gennaio 2011 23:55
Re:
Pico total war, 26/01/2011 22.10:

Bravo molto bene [SM=g27960]
ora è la volta di creta e cipro [SM=g1598468] [SM=g1598468]




[SM=x1140476] [SM=x1140476]
sempre se arrivo a superare la crociata
[SM=x1140476] [SM=x1140476]
Jean Marc de Ponthieu
00venerdì 28 gennaio 2011 17:18
Bella
MaxDragonheart
00martedì 1 febbraio 2011 16:11
Ho preso appunti per il mio libro sull’Egitto medioevale. Il primo volume l’ho finito di leggere in 3 giorni. 1000 e più pagine per descrivere pochi anni in maniera molto dettagliata.
Torno a sedermi tra i banchi di quella polverosa biblioteca non prima di aver prelevato il tomo successivo.




Cap.2
La vendetta di Salah al-Din Ayyùb


L’Imam e il suo nuovo condottiero fecero una disperata marcia verso Dumyat. L’Imam sperava ardentemente che si verificassero 2 eventi:
• il sultano moresco doveva accettare l’alleanza per poter fondare le basi di un blocco islamico utile per fronteggiare le mire di conquista cristiane;
• i crociati, fino ad allora fidati alleati, dovevano restare tali e magari riuscire a dissuadere le nazioni cattoliche di marciare sul castello.

Dei due eventi solo uno si verificò:




I primi a giungere sotto le mura di Dumyat furono gli sciocchi discendeti dei re delle nevi. Pesantemente corazzati, quegli stolti morivano di stenti già prima di essere a tiro degli arceri egiziani. Le armature che indossavano erano dei forni in cui i soldati norvegesi cuocevano.
Quei pazzi osarono addirittura assediare il castello, ma l’ultimo discendente della nobile famiglia Ruzzik seppe farsi valere.
I rampolli delle famiglie nobili norvegesi perirono miseramente e i loro cadaveri , insieme a quelli dei loro stolti soldati, furono lasciati ad essiccare al sole cocente del serto lungo la strada per il porto, come monito per i futuri assedianti.




La prima ondata era stata respinta!!


Nel frattempo il popolo insoddisfatto per la condotta recente dell’Imam iniziò a ribellarsi. I rappresentanti del popolo da Wali l’-ahd al-‘ Adib bi’Ahkami, che faceva ancora le veci dell’Imam impegnato a correre in soccorso di Dumyat, pretesero la costruzione di una sede dell’assemblea. Il fratello dell’Imam fu costretto ad accettare.



La situazione era critica. Le nazioni cristiane erano oramai alle porte del castello, gli eserciti si ammassavano sotto le mura, l’inferiorità degli assediati era schiacciante.
L’Imam, contro i consigli di Salah al-Din Ayyùb, volle attaccare una armata infedele. La sortita riuscì in parte perché sebbene fossero riusciti a mettere in fuga i milanesi si trovarono circondati dalla cristianità tutta.
L’Imam volle cercare rifugio nel castello contro il consiglio di Salah al-Din Ayyùb, la sfortuna volle che i crociati arrivano per primi alle porte.
La battaglia si ebbe di li a poco.



Baldovino du Guesclin comandava l’esercito crociato. La bravura di Salah al-Din Ayyùb nel condurre gli uomini in guerra fu la salvezza per se e l’Imam, poiché fu reso necessario richiamare a difesa del castello anche la guarnigione di Al Qaihra.



La fortuna girò presto le spalle all’Imam quando si trovò circondato e fu costretto ad allontanarsi dalle mura del castello e rifugiarsi presso il forte di Tanta. Solo l’intervento dei nobili e dei loro cavalieri riuscì ad evitare che il sovrano e il suo esercito non perissero. Se così foste stato, l’Egitto sarebbe scomparso di li a poco visto che il solo esercito degno di nota era quello comandato dal sovrano.



Per ogni egiziano morto erano 10 gli infedeli a morire, ma visto lo schiacciante numero di assedianti il castello cadde. La carica dei nobili fu utile solo al sovrano, che riuscì a fuggire ad al-Iskandariyya, molti di loro perirono e anche il fratello dell’Imam rischiò la vita nell’ultima carica.
Il castello, posto da secoli a difesa della foce del Nilo cadde in mano aragonese e i vecchi alleati crociati, che bramavano il suo possesso, sfogarono la loro frustrazione sulla capitale.

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Da qui in poi purtroppo non ci saranno più immagini...non ho capito perchè fraps non me le ha salvate, le inserirò nella prossima parte della campagna... [SM=x1140524]
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La guarnigione a difesa della capitale riuscì però a difenderla e fu con sommo piacere che l’Imam accolse la notizia della morte di Baldovino du Guesclin centrato in pieno insieme alla sua guardia da una palla di fuoco sparata da una catapulta.
<<Brucino gli infedeli!!>> Esclamò.

Salah al-Din Ayyùb guardava i giorni passare senza che la cattura di Dumyat fosse vendicata. L’Imam sembrava essersi rassegnato all’inevitabile constatando anche il fatto che le armate infedeli marciavano alla volta della capitale che oramai contava una piccola e stanca guarnigione.
Il genio militare di Salah al-Din Ayyùb ideò un piano tanto ardito quanto determinate se fosse stato portato a termine. La guarnigione di al-Iskandariyya fu fatta imbarcare insieme ad una catapulta e l’esercito comandato da lui e dal Califfo veleggiò verso San Giovanni d’Acri.
Le spie avevano riferito che la fortezza era miseramente presidiata, il piano era di raderla al suolo e offrirla ai crociati per una tregua. Quei 10 anni di tranquillità avrebbero forse ristabilito gli equilibri e portato l’Egitto ad essere di nuovo una forza da temere.
Acri cadde miseramente, il bottino dovuto al saccheggio fu subito imbarcato per al-Iskandariyya. Quando l’esercito stava per imbarcarsi per tornare a casa una spia riferì a Salah al-Din Ayyùb che Tripoli, presidiata dal più blasfemo tra gli infedeli, Rinaldo di Châtillon, sarebbe stata una facile preda poiché il grosso dell’esercito infedele era diretto ad Antiochia presa da Nur ad-Din. La vendetta di Salah al-Din Ayyùb fu implacabile. Le porte della città furono scardinate. I soldati saccheggiarono e massacrarono per tutto il giorno e fu lo stesso Salah al-Din Ayyùb ad uccidere Rinaldo, decapitandolo.
I crociati si videro presi su due fronti e il loro lebbroso re si vide costretto a fare un passo indietro accettando una tregua con il califfato in cambio di Acri. Salah al-Din Ayyùb voleva che quel lebbroso si inginocchiasse e giurasse fedeltà come vassallo al Califfo ma stranamente l’Imam si accordò con il re infedele per una alleanza in cambio di Tripoli che fu prima depredata di ogni suo bene.

La vendetta fu totale e inaspettatamente fruttuosa.
Correva l’anno 1180.
Eazy_E
00martedì 1 febbraio 2011 17:31
Ottima cronaca.


E ottima scelta di caratteri [SM=g27960]
MaxDragonheart
00martedì 1 febbraio 2011 19:44
Re:
Eazy_E, 01/02/2011 17.31:

Ottima cronaca.


E ottima scelta di caratteri [SM=g27960]




Grazie [SM=g27964]
The Housekeeper
00martedì 1 febbraio 2011 19:48
[SM=x1140522] gran bella cronaca!
L.basil
00martedì 1 febbraio 2011 20:06
Bella cronaca continua così!!!
Tomas Torquemada
00martedì 1 febbraio 2011 20:13
Con tutte queste AAR non ho la minima idea sulla fazione da scegliere nella 6.2.... [SM=x1140476]
MaxDragonheart
00martedì 1 febbraio 2011 20:52
Grazie a tutti, ma il bello è che ora non so che fare. Sono andato avanti 50anni mantenendo l'alleanza con i crociati che nel frattempo hanno mazzolato per bene i siriani. Gli aragonesi sono sempre a Damietta e Surt è bizantina.....mi sa che mi toccherà andare a Cipro e Creta.
L.basil
00martedì 1 febbraio 2011 21:52
Mazzola i crociati! [SM=x1140445]
Keirosophos
00martedì 1 febbraio 2011 21:54
Bellissima cronaca!!
MaxDragonheart
00martedì 1 febbraio 2011 23:01
Re:
L.basil, 01/02/2011 21.52:

Mazzola i crociati! [SM=x1140445]




Sono in inferiorità militare netta con i crociati....pensavo di sbarcare sulle isole perchè non credo che i bizantini vengano a riprendersele con la stessa intensità con cui verrebbero se attaccassi una Tessalonica qualunque....ma ci devo pensà [SM=g27971]

Keirosophos, 01/02/2011 21.54:

Bellissima cronaca!!




[SM=x1140430]
MaxDragonheart
00domenica 6 febbraio 2011 20:02
Cap.3
Al Quds


Gli anni successivi furono all’insegna dello sviluppo e del rafforzamento economico. L’alleanza fidata con i crociati permetteva all’Imam di avere solo guarnigioni di poche unità a difesa dei soli insediamenti strategici. Un esercito vero e proprio non c’era e questo non piaceva a Salah al-Din che non vedeva di buon occhio la politica diplomatica dell’Imam.
Nonostante ciò gli anni passavano e sia i nobili che il popolo erano con l’Imam.



Quello stesso anno l’Imam fu convinto da Salah al-Din a conquistare la ricca isola di Cipro e la strategica fortezza di Adana. Entrambi gli insediamenti erano in mano greca. I greci forti sia economicamente che militarmente erano la nazione in forte ascesa. Combattevano contro i turchi per il predominio sull’Anatolia ed erano in piena espansione in quelle terre.
L’Imam si convinse e decise di comandare lui stesso uno dei due eserciti, quello diretto a Cipro, poiché la sicura conquista dell’isola avrebbe dato maggior lustro alla dinastia fatimide.
Nonostante fosse in età avanzata si imbarcò insieme alle truppe e a comando della flotta diretta a Cipro salpò dal porto di al-Iskandariyya. Giunti di fronte le coste dell’isola le due flotte si divisero, mentre una si avvicinava al porto di Leukosia da ovest, l’altra veleggiava verso est percorrendo una rotta che di li a poco l’avrebbe portata a vedere la fortezza di Adana.



La notizia arrivò d’improvviso al Walì, l’Imam era morto proprio quando la flotta si apprestava ad assaltare il porto. Il nuovo Imam, in ricordo del fratello decretò 7 giorni di festa che sarebbero culminati con la notizia dell’acquisizione dei due territori. Quindi ai nobili alla guida delle due flotte fu confermata la missione di conquista.



La prima a cadere fu Leukosia, ma purtroppo a cadere non fu solo la città.



Adana cadde anch’essa sottomessa al volere del Califfo ma anche questa vittoria portò la morte di un valoroso.



Le notizie che giunsero per Salah al-Din furono davvero ottime. Con la morte degli ultimi due nobili c’era una buona probabilità che alla morte del nuovo Imam fosse designato Walì, inoltre quelle conquiste mettevano il seme al più grande piano di Salah al-Din svelato solo al nuovo Walì che lo considerava da sempre un mentore. Era figlio del nuovo Imam ma fu cresciuto sotto la guida di Salah al-Din, di lui condivideva soprattutto la volontà di rendere l’Egitto una grande nazione e per questo era sempre stato in contrasto con lo zio Imam e con il padre stesso divenuto nuovo Imam.



Due anni dopo la morte del primo Imam morì anche il fratello. Il figlio Habash salì al torno come Imam e designò Walì Salah al-Din.
Nello stesso giorno un emissario egiziano entrò nel palazzo del re crociato a Gerusalemme e parlò direttamente con il sovrano infedele.



Il re si meravigliò dell’azione del nuovo Imam sapeva che i fatimidi erano estremamente deboli militarmente e si apprestò a dichiarare guerra agli egiziani poiché l’onta di quell’affronto andava lavata.
Questo era ciò che volevano l’Imam e il Walì, un pretesto per chiamare a raccolta tutto l’islam, il casus belli per dichiarare una jihad su Gerusalemme.



Fondamentale per il buon fine della jihad era recuperare le vecchie alleanze infrante con i turchi e i siriani. L’Imam e il Walì decisero che la conquista di alcuni insediamenti strategici in Grecia oltre che indebolire gli stessi greci sarebbero stata ottima merce di scambio per una fidata alleanza con le nazioni islamiche, sarebbe così nato un compatto fronte islamico che avrebbe scacciato gli infedeli dalla terra santa.

Salah al-Din si imbarcò insieme con un nutrito esercito facendo rotta verso Creta prima e il Peloponneso poi. La destinazione finale sarebbe stata Atene, importante e ricca città.



La conquista di questi insediamenti portò immense ricchezze nelle casse della nazione. I tre insediamenti conquistati, tra cui una evoluta fortezza, furono saccheggiati e dati ai turchi in cambio di una fidata alleanza e l’accesso militare. I turchi accettarono con immensa soddisfazione di Salah al-Din.
Fu la volta poi della conquista di Damasco e Halab. A damsco fu ucciso lo stesso re crociato.



Gli insediamenti furono donati ai siriani e il fronte islamico contro gli infedeli era oramai una realtà.
Approfittando della situazione l’Imam decise di riprendere Dumyat e restituirla all’Egitto.



L’attacco a Gerusalemme fu fulmineo e coordinato.






Salah al-Din conquistò la città ripristinando il nome arabo, Al Quds, fu successivamente accolto in trionfo dalla popolazione della città.



Con la presa di Al Quds, Salah al-Din vedeva il suo piano, la sua idea e la sua ispirazione diventare piano piano realtà. Sapeva che forse non sarebbe riuscito nel suo intento ma non se ne preoccupava poiché il figlio si apprestava a finire gli studi e avrebbe continuato e coltivato l’ideale del padre.




Tre anni dopo la conquista di Al Quds, la cristianità mosse guerra alla contea reibelle di Edessa riportandola ad essere dominio cristiano.



Accetata con magnanimità la richiesta di una tregua da parte dei crociati, Salah al-Din si conpiaceva di vedere che l’Egitto si apprestava a diventare una grande potenza.



Correva l’anno 1201.


Ho finito anche questo terzo tomo, appena potrò tornerò qui per proseguire la mia raccolta di informazioni. Grazie a questa biblioteca farò un gran bel libro!
Keirosophos
00domenica 6 febbraio 2011 20:11
Bella!!
Pico total war
00domenica 6 febbraio 2011 23:23
I turchi con uno sbarco stile ottomano O.O
avanti ;)
Eazy_E
00lunedì 7 febbraio 2011 11:45
Bella!
MaxDragonheart
00mercoledì 9 febbraio 2011 18:04
Cap.4

I nizariti


Correva l’anno 1208, erano passati 7 anni dalla presa di Al Quds. Quella estate verrà ricordata nei secoli per la nefasta notizia della morte di Salah al-Din.



Il suo posto da Walì fu preso da Abdel, generale valoroso ma poco colto e dai modi rozzi. Non adatto alla vita di palazzo e soprattutto non visto di buon occhio dal popolo che lo riteneva un buono a nulla e uno sprecone per il vizio che aveva di indire baccanali quasi tutti i giorni nella sua fortezza di Adana.
Nonostante il nuovo Walì, Habash governava l’Egitto con la magnanimità di un padre, il popolo lo acclamava, la nobiltà lo ammirava e lo appoggiava, le casse del regno erano piene.



Nell’anno 1209, nella cittadella di Qenah arrivò uno strano individuo. Si faceva chiamare maestro e passava per essere un uomo colto e saggio. Chi lo conosceva bene però sapeva chi in realtà era, cosa in realtà faceva. Errando di regno in regno era la mano di Allah. Allah decideva chi era reo di averlo offeso e lui, come un angelo della morte, gli trovava la giusta punizione.
Seppe che in Egitto si era insediata una dinastia che nel nome di Allah il misericordioso voleva scacciare gli infedeli dalla terra santa e fu per questo che arrivato al porto di Qenah si diresse verso la cittadella sperando di incontrare un emissario dell’Imam. L’incontro avvenne e qualche giorno dopo all’Imam fu consegnata una lettera che lo stesso maestro aveva affidato all’emissario reale.
Il contenuto di quella missiva restò segreto a lungo. Successivamente fu donato al maestro, per diretto volere dell’Imam un’ala dell’accademia reale di Qenah, fu li che si insediò la setta dei nizariti.



Gli informatori dispersi in ogni parte del mondo portarono la notizia che un nuovo popolo si apprestava ad invadere l’estremo nord dell’Europa. Il popolo delle steppe, i Mongoli, uomini nati guerriri. L’Imam rimase indifferente nell’apprendere la notizia, quelle terre erano troppo lontane, quegli eserciti erano troppo lontani per essere considerati una minaccia.



Nel 1213 un devastante terremoto si abbattè sulla regione di Kerak. L’Imam vi si era appena recato per il suo consueto giro delle provincie. Le forti mura della fortezza si sbriciolarono come fa un castello di sabbia sotto al sole. L’Imam moriva pochi giorni dopo in seguito alle numerose ferite e fratture.



Al trono salì Abdel, Walì fu designato il figlio di Salah al-Din appena diciottenne. Le sorti del regno di li a poco sarebbero cambiate.

Gli infedeli nell’anno 1214 marciarono su Tunus, la presero e sterminarono tutta la popolazione di fede islamica. Abdel volle vendicare la morte di quei fratelli marciando con tutto l’islam sulla città santa di Medina che fino ad allora era rimasta saldamente in mano crociata.



Fu il Walì, il figlio di Salah al-Din a conquistare la città, dopo essersi spinto alla conquista di Damasco, Halab, Tripoli e Akka.



Solo Damasco rimase nelle mani del regno, gli altri territori furono donati ai Siriani per migliorare i rapporti diplomatici che si stavano deteriorando con il tempo. Intanto Abdel aveva intrapreso una sua personale battaglia con i bizantini e i georgiani, rei a suo dire di aver offeso l’islam conquistando le terre turche. La realtà era ben diversa, era mosso dal bisogno di rimpinguare le casse del regno che aveva svuotato a causa della sua scellerata condotta. Per il popolo era un impostore. Le sue scorribande servirono a portare nuova linfa nelle casse del regno e le terre donate ai turchi fecero tornare le relazioni tra i due popoli idilliache. Quelle scorribande portarono anche una spettacolare vittoria.




Ma questo non fece cambiare idea al popolo.



La conquista di Medina fu un duro colpo per quel che restava del regno crociato, la fine per loro era oramai prossima.
Qualche anno dopo il popolo richiese la costruzione del parlamento.



Ma sebbene la struttura fu edificata in tempi ragionevoli, l’anno successivo segnò una svolta nella storia del nascente impero egizio.



La setta dei nizariti decise che la condotta di Abdel era offensiva verso Allah. Fecero rivoltare Asyut, Siwa, Baqra e Aswan. Misero le basi per il regno di Allah, il regno nizarita. La capitale fu posta a Siwa.
L’Imam rimase sorpreso di una tale rivolta, in pochi giorni aveva perso la metà del suo regno ma le spie che erano riuscite a fuggire incolumi da quelle terre riportarono la notizia che il maestro della setta erano completamente impazzito. Molti Hashashin furono uccisi in una lotta interna alla setta e quelli che scaparono riportarono la notizia che il maestro, che una volta agiva per diretto volere di Allah, era arrivato a proclamarsi reincarnazione del dio stesso. Chiunque non fosse disposto a giurargli fedeltà ed a morire per lui veniva ucciso senza pietà.
Questo convinse Abdel a mandare una missiva per ordinare l’intervento repentino del Walì, il maestro doveva morire, le terre dovevano tornare sotto lo stendardo egiziano, nessuno doveva rimanere in vita poiché quella follia doveva essere estirpata.

L’anno successivo, rinchiuso nella sua fortezza di Adana, l’Imam morì.



Gli succedette al Mustain Ayyùb, figlio di Salah al-Din che era intento a partire con il suo esercito alla volta delle terre eretiche. Il primo figlio di Habash, Nur, fu designato Walì. Il regno era di nuovo governato da una nobile famiglia. Il popolo e i nobili ne furono sommamente compiaciuti e festeggiarono per la morte di “Abdel il bastardo” come era da loro chiamato.
In quello stesso anno, mentre si apprestava a partire per Siwa, l’Imam decretò una jihad su Bagdad poiché aveva giurato al padre che avrebbe fatto grande l’Egitto.



Nel giro di un anno le armate egiziane riconquistarono gli insediamenti perduti. Siwa fu l’ultima a cadere. Il maestro nizarita, ormai vecchio, mandò il figlio a combattere. Ma la morte lo colpì allo stesso modo con cui colpì il padre. La rivolta era stata sedata, la follia estirpata. A Qenah fu posto un nuovo maestro, fedele però al regno.



L’anno successivo la ricca città di Bagdad cadde in nelle mani del regno e fu lo stesso Imam a comandare l’ultima carica. Degno di suo padre, irruppe nella piazza e sterminò gli infedeli.


Correva l’anno 1223.
Fabius Maximus Germanicus
00mercoledì 9 febbraio 2011 18:11
bella cronaca bravo! ;)
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