Medieval 2 Total War
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Legende lusitane

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2011 15:47
04/09/2011 23:24
 
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Il maggior problema che ancora assillava la provincia palestinese era la continua pressione Bizantina su Damasco: ci arrivavano da oriente, perché al loro dominio in quell’area sfuggivano solo Aleppo e Mosul, siriane, ed Edessa, pisana. Nuno colse altre belle vittorie su grandi armate isolate, ma dovette asserragliarsi ad Homs quando, nel 1320, se ne presentarono quattro che badavano bene a mantenersi in stretto contatto.
Il problema secondario era suo fratello Juan che, dopo il ritrovamento della preziosa scheggia, si credeva un padreterno. Per risolvere discretamente la questione, il Re gli affidò l’alto onore di misurare la sua onnipotenza contro la flotta bizantina. Scomparve nelle acque di Rodi.
Più o meno negli stessi giorni, Joba il Cavalleresco espugnò Il Cairo, con assalto in parità numerica in cui risultarono decisive la qualità delle truppe e delle grandi bombarde. I suoi figli, giunti pargoletti al tempo della crociata, furono signori di Damietta e di Alessandria.
In europa gli scozzesi tenterono l’avventura passando i pirenei, ma non gli andò meglio del solito.
Anche i pisani fecero una cosa inaspettata, raggiungendo inosservati Sjdilmassa passando per le piste del deserto. La sabbia li seppellì.

In ogni caso la misura era colma. Si era capito cosa significasse avere i pisani alle porte, imparassero loro ad avere i morti in casa.
L’operazione partì in sordina, con i viaggi di un innocuo mercantile che sbarcò spie presso Ajaccio, effettivo centro del loro potere militare in terra e mare, ed in Sardegna.
Vennero formate due flotte e due armate, che si radunarono presso Ais. Il comando dell’operazione fu affidato a Duarte il Bello di Borgogna, Gran Maestro dell’ Ordine Teutonico e Conte di Portogallo, un giovane di talento che non meritava di annoiarsi a morte nella sonnacchiosa Oporto.
La breve traversta non presentò difficoltà impreviste, anche perché si ebbe cura di sgomberare le acque da ogni legno ostile prima di imbarcare le truppe. L’assalto alla cittadella di Ajaccio fu analogo a quello di Tolosa, ma con perdite decisamente inferiori. Sei mesi dopo fu possible distaccare un robusto contingente che espugnò facilmente Alghero. Il nemico provò a riprendersela con l’armata che, vedndosi precluso il passaggio alle bocche di Bonifacio, aveva desistito dalla marcia su Aiaccio. Non c’erano baliste per fermarlo perentoriamente al secondo cancello, ma i dardi dei Besteriros e l’olio bollente ne spacciorono a centinaia. Chi arrivò in vista della meta fu accolto dal tiro dei balestrieri pavesi e dei pistolieri. I picchieri oltre la grata si limitarono ad assistere allo spettacolo: una volta tanto furono ben felici di esser schieati in prima fila, perché chi stava dietro brontolava che non si vedeva niente. Circa un anno dopo cadde Cagliari, e la presenza pisana sulle due isole fu solo un ricordo.

Il trionfo di Duarte il Bello mise totalmente in ombra la bella impresa di Ruy de Coimbra che, con povertà di mezzi, negli stessi giorni assaltò e conquistò Bejaja in condizioni di inferiorrità numerica.
Questo successo in nordafrica non aveva la medesima importanza strategica della conquista delle due isole, ma non era questa la sola scriminante. Duarte era un rampollo di alto lignaggio, uno di quelli che le principesse si contendono, e comandava il fior fiore delle truppe portoghesi, Ruy un maturo generale venuto dalla gavetta, ed un condottiero dei vucumprà.

Tutto ciò ci porta alla vigilia del 1321, anno in cui il buon Papa Arrigo il Pacifico (smentendo tale suo appellativo) indisse la crociata contro i pisani di Tunisi. Forse volle favorire i compatrioti lusitani, le migliori pecorelle del suo gregge, benchè non si fossero neanche sognati di richiedergli tanto.

In quel momento l’impresa poteva essere compiuta all’istante, ma pria si volle togliere qualche sassolino dai calzari.

In Terrasanta si mobilitarono sia Jorge de Lemos che Stephan da Costa che, profittando del fatto che le armate bizantine avevan finto per disunirsi, ne fecero massacro; si presero anche Aleppo senza bisogno d’assedio, visto che i Siriani si ostinavano a reclutare più truppe di quante la città potesse ospitarne.
Jorge si guadagnò la nomea di sanguinario, il che fece prontamente dimenticare quanto in passato si insinuava sul suo conto.

Duarte sbarcò presso Palermo, la tolse ai Pisani, e se ne tornò a Cagliari. Infine Gonsaulus, Signore del deserto, portò a compimento l’impresa crociata secondo gli intendimenti del Santo Padre, ma non prima di aver cancellato ogni presenza nemica che ancor si frapponeva all’obiettivo. Poi si installò nella rocca poco più a meridione, per gustandosi le semifinali del torneo di Mahdia.



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