Medieval Total War Italia

Imperium Romanum Sacrum

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    Lan.
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    00 07/01/2011 12:36
    anche noto come "la morte nera"


    Versione: Bellum Crucis 6.1-Feudal Campaign Full
    Difficoltà: VH-VH

    Preambolo

    Nel Natale dell'anno 800, il Re dei Franchi Carlo Magno venne incoronato dal Papa romano come legittimo erede dei cesari romani, nonostante, più a Oriente, l'imperatore bizantino prosperasse.
    Sono passati secoli, e il Sacro Romano Impero vive un periodo difficile. Da secoli ha perso i suoi territori occidentali, dominio formale del Re di Francia, un re che a malapena può uscire dalla sua capitale e il cui suo feudatario, il re inglese, era più un occupante che un sottoposto, mentre il Sud era diviso in tanti piccoli ducati, contee e città libere.
    L'Italia stava vedendo nascere in sé un movimento di rinascita economica e sociale straordinario. Dopo secoli la gente dalle campagne tornava alle città, e borghi più o meno grandi cominciavano a spuntare come funghi. Questa rinnovata ricchezza finiva per far diventare gli italici ottimi mercanti ma pessimi sudditti, e così come Venezia si era ormai affrancanta dal dominio romeo, Milano stava cercando di imporre il suo predominio sugli altri comuni in funzione anti imperiale. Altra potenza emergente degna di nota era la Repubblica di Pisa, ma da cui c'era in apparenza poco da temere vista la sua storica amicizia e fedeltà verso l'impero. Poi Roma, ormai dominio stabile del Papa e infine il Regno dei normanni di Sicilia, una potenza nata sui campi di battaglia contro greci e saraceni, e che in futuro avrebbe potuto rivendicare il trono d'Italia e le terre a nord degli appennini.
    A Oriente non si temevano più minacce di popoli barbari. Gli ungari avevano abbracciato la cristianità da tempo e così i polacchi, mentre a Nord ormai i discendenti dei terribili vichinghi si erano dati alla civiltà e si erano divisi tra i regni di Danimarca, Norvegia e Svezia, coi primi due in procinto di contendersi il dominio della regione.


    1155-La riscossa del Barbarossa




    Quando il giovane Federico I della dinastia Hoenstaufen salì al trono, l'impero era una nazione piuttosto stabile, ma sembrava essere ormai relegato alla sola Germania. L'economia d'altronde era arretrata e ancora legata alla produzione agricola strettamente necessaria alla sopravvivenza. I commerci latitavano e l'autonomia dei comuni del Nord Italia si traduceva in tasse che non entravano nei tesori imperiali.
    Federico conosceva bene la responsabile principale: Milano. Sotto il suo esempio, gli altri comuni si erano liberati dal controllo imperiale. Sapeva bene che i milanesi avrebbero presto sfruttato la loro posizione di supremazia non certo per difendere gli interessi dei comuni ma solo per imporre il suo dominio, e alle sue attenzioni erano già arrivate le suppliche di Lodi, i cui abitanti avevano scoperto di essersi trovati sotto un padrone ben peggiore del loro legittimo sovrano e padre.
    Era sua ferma intenzione ristabilire l'ordine in quelle terre dominate dal caos, ma prima di procedere doveva rilanciare la forza interna di un gigante dalle gambe deboli.
    La recente situazione storica aveva fatto sì che si creasse intorno all'Impero una cintura di piccoli ducati e regni autonomi. Il Regno di Boemia, le città fiamminghe, il Ducato di Pomerania insidiato dai pagani del baltico, la Marca Veronese e il ducato di Lione. A dispetto delle piccole dimensioni erano nazioni con eserciti numerosi e agguerriti. Federico era comunque deciso a prenderne possesso e battere sul tempo i vicini lombardi, polacchi, francesi e aragonesi che dal loro castello in Provenza puntavano al dominio di tutta la Francia del Sud.
    Quando la dieta imperiale venne riunita a Ratisbona e venne domandato all'Imperatore su quale delle regioni volesse concentrare i suoi sforzi, Federico dichiarò con assoluta calma.

    "E' mia ferma intenzione riportare tutti questi domini sotto le ali dell'aquila imperiale, e farlo nel giro di pochi anni".

    La dieta rimase sgomenta dalle intenzioni dell'Imperatore, e quando gli si fece notare che dividendo l'esercito imperiale in così tanti fronti sarebbe stato in pesante inferiorità numerica, Federico rispose non solo che lo aveva messo in conto, ma era parte fondamentale il suo piano.
    Il Barbarossa non perse tempo e organizzo le forze imperiali in quattro parti. Il primo, guidato da lui in persona, prese la via per la rocca di Verona e il marchesato che controllava quasi tutta la regione Veneta.



    L'intenzione era ovvia. Impedire a Milano di puntare a Oriente e "consigliare" alla Repubblica di Venezia di proseguire la via del mare e non tentare avventure sulla terraferma.
    Una seconda armata, guidata da Welf IV della dinastia ononima, puntò verso Gand, città principe della regione fiamminga.



    Una terza, guidata dal governatore dell'Austria, puntò alla Moravia e alla rocca di Olomoc. Infine, sotto il comando di Corrado Wittelbasch e il veterano Enrico il Leone, una quinta forza marciava nel Ducato di Pomerania
    Nel frattempo, un'altra armata era stata allestita in Franconia con obiettivo Praga.
    Erano tutte quante armate parecchio inferiori di numero e armamenti rispetto a quelle che in teoria stavano mettendo sotto assedio. Gli eserciti delle Fiandre, le forze del Ducato di Pomerania e quelle boeme di stanza in Moravia, quando videro quei piccoli contingenti cominciare a mettere l'assedio alle loro piazzeforti, con una punta di allegria e compatimento verso un Imperatore evidentemente impazzito, si apprestavano a contrattaccare e spazzare via gli sparuti invasori.




    Cosa aveva in mente il giovane Barbarossa?
    [Modificato da Lan. 07/01/2011 13:28]

  • Jean Marc de Ponthieu
    00 07/01/2011 13:15
    Bella
  • Jean Marc de Ponthieu
    00 07/01/2011 13:16
    Ma per salvare le immagini della campagna cosa bisogna fare???? Per caso bisogna premere il tasto "Stamp"??
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    Lan.
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    00 07/01/2011 13:18
    Perdere la battaglia e vincere la guerra.
    @Jean Marc:grazie!^^

    Per le immagini, devi premere stamp e le trovi nella cartella tgas. Solo che non sono in formato jpg, e ci vuole un programma ad hoc (io uso irfan view). Altrimenti, puoi scaricare fraps e usi direttamente quello per salvare le immagini direttamente in formato jpg.:D

    Gand-Fiandre Anno Domini 1155


    Persino l'aquila imperiale dello stendardo sembra preoccupata

    Alle porte di Gand, il grosso delle forze imperiali, costituite da milizia scadente, guardava con parecchia apprensione l'esercito fiammingo riordinarsi sotto le mura. Il nemico aveva lancieri corazzati, forze di cavalleria superiori ai due squadroni di cavalieri imperiali e quei picchieri fiamminghi la cui fama era nota in tutta Europa.



    Come poteva un accozzaglia così male armata avere la meglio?
    Se lo chiedeva anche il generale Welf, mentre si ripeteva mentalmente le istruzioni ricevute.
    Federico era convinto che con un buon uso della cavalleria contro masse di fanteria bloccate dai lancieri avrebbe avuto risultati devastanti, che sarebbero stati amplificati dal lancio di dardi infuocati. L'effetto avrebbe potuto atterrire e domare avversari ben più numerosi e meglio armati.
    Mise i lancieri in una fila, con gli arcieri e la cavalleria dietro. Quando vide un contingente di cavalieri staccarsi dall'esercito, mandò all'inseguimento il suo secondo e la sua scorta di cavalieri imperiali.




    Che ebbero gioco facile contro gli inferiori cavalieri fiamminghi.
    Welf mise quindi in pratica la tattica del Barbarossa. i lancieri bloccarono la fanteria mentre frecce infuocate squarciavano il cielo. La sua cavalleria riuscì a compiere alcune cariche e per quanto le forze fiamminghe subirono parecchie perdite, non rompevano le righe poiché il resto della cavalleria fiamminga teneva impegnato Welf e il suo secondo.
    Alfine il numero schiacciante fece mettere in fuga l'esigua linea di lancieri imperiale. Tutto era perduto, quando Welf notò, un particolare.



    I fiamminghi erano così certi della vittoria da non curarsi di richiudere il portone dietro di sè. Approfittando del fatto che le forze nemiche erano impegnate ad inseguire la fanteria imperiale in fuga, Welf e il suo secondo, per un totale di 400 cavalieri, si lanciarono verso la città, occupandola e sprangando le porte. Solo un contingente di lancieri nelle vicinanze cerco di rientrare in città, respinto dai cavalieri di Welf a costo della vita stessa del generale.



    Raramente nella storia si era visto un tale colpo di audacia e fortuna, al punto che le sorti di una sconfitta totale si traducessero nel più completo successo. Con la città occupata e senza più rifornimenti poiché le altre piazzeforti della regione erano già in mano imperiale, le forze fiamminghe si dissolsero come neve al sole.

    I nobili tuttavia non furono affatto felici riguardo come l'Impero avesse sottomesso le Fiandre. Il merito era tutto del grande sacrificio di Welf VI, non della strategia di guerra lampo del Barbarossa, e già si temeva l'arrivo di notizie riportanti pesanti disfatte provenienti da Olomoc e Stettino.
    [Modificato da Lan. 07/01/2011 13:26]

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    Imperatore I
    Post: 722
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    00 07/01/2011 17:31
    Bella, mi piace veramente.



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    Keirosophos
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    Principe
    00 07/01/2011 23:22
    Molto molto interessante! Vediamo come va avanti ;)
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    postremo dicas primus taceas
    parla per ultimo, zittisci per primo




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    the coxer
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    00 08/01/2011 13:34
    Aahah il tamarro di Hokuto...lieto di rileggere le tue croncahe Lan! [SM=g27964]
    [Modificato da the coxer 08/01/2011 13:35]
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    Lan.
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    00 08/01/2011 14:20
    Re:
    the coxer, 08/01/2011 13.34:

    Aahah il tamarro di Hokuto...lieto di rileggere le tue croncahe Lan! [SM=g27964]



    Bravissimo hai colto la leggendaria tattica del fu Algisio da Pirovano. [SM=g27964]


    Questo inizio di campagna è dedicato a te briareos, torna presto!*__*
    [Modificato da Lan. 08/01/2011 14:20]

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    Lan.
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    00 08/01/2011 15:19
    Il Rude d'arena
    Noto presso il volgo anche come "il tamarro da stadio". [SM=g27964]

    Si vociferava infatti che Barbarossa avesse in realtà appreso la sua bizzarra strategia da una conoscenza giovanile poco raccomandabile, un certo Algisio, bullo del volgo di Lambrate, che con quella tattica riusciva a vincere ogni rissa contro le bande locali nonostante lo scarso numero dei suoi.

    Ma il tempo era tiranno per le speculazioni. Le forze del Re di Boemia incalzavano le truppe imperiali a Brno. La Boemia era considerata a pieno titolo territorio imperiale e la Dieta era sul punto di chiedere che l'esercito fosse inviato soprattutto lì prima che il Barbarossa se ne fosse uscito con quel colpo di teatro. L'idea che a Praga potesse sventolare l'aquila polacca non faceva dormire gran parte dei nobili tedeschi.

    Olomoc-Moravia A.D. 1155



    Le forze boeme scesero il colle con sicura arroganza di rispedire a calci i tedeschi in Austria

    Il generale imperiale, il giovane Enrico di Babenber, arretrò la posizione e mise una fila di lancieri con dietro arcieri e la cavalleria, come a Gand. Per evitare, come nelle fiandre, che la guardia a cavallo del generale boemo rompesse le esigue fila di fanteria imperiale, sfidò lui e i suoi a singolar tenzone i cavalieri boemi. trovando una gloriose morte in battaglia.
    Ma la gioia per il generale boemo non era destinata a durare. Nel frattempo la sua fanteria era sotto tiro di frecce e incendiarie e, già impaurita, si ritrovò piombare alle spalle una potente carica di cavalieri tedeschi mercenari. L'impatto fu tale che cominciarono a darsi disorganicamente alla fuga.



    Rimasto solo con un pugno di cavalieri a combattere, il generale boemo consegnò la spada e la fortezza, per salvare i suoi rimasti da morte certa.



    Ad Olomoc la tattica di Barbarossa, o di Algisio, aveva dimostrato che poteva funzionare. La strategia della guerra lampo per espandere i domini imperiali a scapito dei principali vicini, cominciava a sembrare attuale agli occhi dei nobili tedeschi.



    Il divario tra le forze imperiali e quelle del Duca di Pomerania era ancora più grosso che a Gand e ad Olomoc. Sarebbe bastata la tattica del rude d'arena a portare a casa la vittoria e a varcare finalmente l'Oder?

    Stettino, Pomerania A.D. 1155



    Le forze imperiali si sistemarono secondo l'ormai consueta tattica. Il Duca di Pomerania guidò i suoi in testa, deciso a sfondare da subito la linea di fanteria nemica. Tuttavia i cavalieri di Enrico il Leone riuscì a intercettarlo e alla fine dovette retrocedere.

    Mentre il Leone inseguiva il Duca, le fanterie impattarono e le forze pomerane cascarono nella trappola, con il generale Corrado di Wittelbasch libero di agire e caricare la fanteria pomerana alle spalle mentre subiva il fuoco imperiale.



    E all'aquila del ducato fu spezzata prima l'ala destra...



    ...e poi quella sinistra.



    Circondato dalla fanteria e dal Leone, anche il Duca trovò la morte e pochi attimi dopo l'intero esercito pomerano capitolò implorando la resa.




    Nel giro di un paio di mesi, grazie all'audace piano del Barbarossa, l'impero si era ripreso la Moravia, la Pomerania e le Fiandre. Nel frattempo messi arrivarono da Francia, Danimarca e Polonia. L'Impero fece accordi commerciali e alleanza con tutti.

    Ne arrivò anche uno da Milano...



    Nonostante i buoni propositi imperiali, gli infidi milanesi non vollero accettare l'alleanza al punto da rifiutare anche ogni accordo commerciale, segno che le loro intenzioni non sarebbero mai potute essere davvero pacifiche. Ovviamente le trattative sarebbero riprese, ma il Barbarossa non si sarebbe certo dimenticato questo ennesimo affronto.




    [Modificato da Lan. 08/01/2011 15:28]

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    davie
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    00 08/01/2011 16:17
    Complimenti. Seguirò appassionatamente questa cronaca dato che anche io sto usando l'SRI.
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    Keirosophos
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    00 08/01/2011 16:23
    Ottima tattica! [SM=x1140522]
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    postremo dicas primus taceas
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    Fabius Maximus Germanicus
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    00 10/01/2011 02:01
    le buone vecchie tattiche dei tamarri... [SM=x1140520] [SM=x1140520] [SM=x1140520] bella cronaca [SM=x1140522]

    ps si aprono le scommesse su chi sarà il primo generale... a sopravvivere ad una battaglia [SM=g27964]
    O=======================================================================================O



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    Lan.
    Post: 710
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    00 10/01/2011 06:03
    Re:
    Fabius Maximus Germanicus, 10/01/2011 2.01:

    le buone vecchie tattiche dei tamarri... [SM=x1140520] [SM=x1140520] [SM=x1140520] bella cronaca [SM=x1140522]

    ps si aprono le scommesse su chi sarà il primo generale... a sopravvivere ad una battaglia [SM=g27964]




    Lol Fabius hai colto nel segno, bé diciamo che si tratta di una selezione per verificare quali generali siano davvero degni della nobiltà imperiale (il dinamico duo Corrado-Enrico ce l'ha fatta, anche se a Stettino ho trovato l'armata più facile da battere fino ad ora).U_U

    Scemenze a parte, devo dire che il grosso non è tanto il maggior numero di uomini o la presenza di truppe meglio armate e addestrate (a Gand era un incubo, cavalieri, picchieri e fanti corazzati O_O"), ma quella fetentissima guardia del generale. Sono peggio di terminator, se caricano frontalmente una compagine di lancieri ordinata la sterminano e mandano in rotta in (li ho tipo contati :P) una ventina di secondi circa. Una roba mostruosa, tanto che uno dei miei generali lo devo mandare a farsi ammazz..erh volevo dire a duellare a singolar tenzone con il generale nemico.

    Fortuna che ho quasi finito con le tattiche dei tamarri (i costi per il bilanciamento cominciano a marciare a 1000 bisanti a ogni nuovo insediamento quindi mi sono dovuto stoppare con l'economia da barboni che mi ritrovo). Ma di questo narrerò tra poco coi prossimi aggiornamenti. [SM=g27964]
    [Modificato da Lan. 10/01/2011 06:05]

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    Wolfman2485
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    00 11/01/2011 08:53
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    Wolfman2485
    Post: 46
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    00 11/01/2011 08:54
    Avanti Lan! Fonda un'altra Algisiograd!
    [SM=x1140552]
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    Lan.
    Post: 710
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    00 11/01/2011 15:28
    Re:
    Wolfman2485, 11/01/2011 8.54:

    Avanti Lan! Fonda un'altra Algisiograd!
    [SM=x1140552]



    In questo caso sarebbe meglio Algisioburg. [SM=g2194595]

  • Jean Marc de Ponthieu
    00 13/01/2011 11:20
    Bella continua così
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    Lan.
    Post: 710
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    Conte
    00 15/01/2011 14:48
    Gli artigli imperiali.

    Un anno dopo le rapide conquiste in Moravia, Slesia e Fiandre, le ultime armate dell'esercito imperiale raggiunsero gli obiettivi di Praga, Lione e Verona.
    A Praga risiedeva l'ultimo esercito a disposizione del Regno di Boemia, pronto a difendere la propria indipendenza fino all'ultimo uomo. D'altro per l'impero la guerra in Boemia era vista come nient'altro che la riconquista di uno dei suoi territori più antichi e importanti.




    I mesi passati tra le prime conquiste e la battaglia di Praga non furono costellati solo da lunghe marce. Il consiglio di guerra ebbe modo di analizzare a fondo la tattica del tamarro di Lambrate dell'Imperatore, e pur riconoscendoli il merito di quei fulminei successi, occorreva ammettere che si trattava di una tattica rischiosa, il cui minimo errore avrebbe portato alla disfatta.
    Andava migliorata e perfezionata, fu così che al giovane Luigi di Turingi venne chiesto di testare su quel campo cruciale la versione modificata.
    Così come l'aquila ghermisce la preda trapassandola in più punti coi suoi artigli, così l'esercito imperiale avrebbe colpito come un'enorme zampa d'aquila. La fanteria si sarebbe subito lanciata sull'esercito nemico, bloccandola alle porte, impedendo di schierarsi per far valere la propria superiorità numerica. Pressati dalla fanteria e tormentati dalle frecce incendiarie, il terzo artiglio, quello letale, sarebbe stato il colpo di maglio della cavalleria ai lati dello schieramento nemico.



    Gli effetti furono più lieti di ogni più ottimistica previsione. Alla carica della cavalleria imperiale diversi reparti boemi batterono in ritirata, così che i prodi cavalieri penetrarono fino al cuore dello schieramento come un coltello nel burro.



    Di fronte al disastro, di reparto in reparto i boemi si arresero in massa, e alle porte della città, senza andare oltre, il generale implorò la resa.



    Il trionfo di Praga fu la chiara dimostrazione alla Cristianità di cosa erano in grado di fare le milizie imperiali, e l'evento venne accolto dalle altre potenze tra un misto di ammirazione, invidia e timore.
    Pochi giorni dopo furono le armate del Delfinato a dare battaglia alle truppe del Principe Corrado.
    A Lione, stavolta con l'ausilio di un secondo gruppo di cavalieri della guardia imperiale, compensati però dalla presenza tra le truppe nemiche di diversi cavalieri, venne ripetuto il colpo dell'artiglio di aquila.



    La cavalleria nemica riuscì solo a posticipare l'inevitabile momento del crollo.



    Questo diede il tempo ai primi reparti nemici fuggiti, di ricompattare le fila, rifocillarsi e tornare a combattere, così che la battaglia continuò in un'ultima, quanto vana resistenza, tra le vie della città.



    Anche a Lione sventolava il vessilo imperiale. Il Delfinato era stato riconquistato, e solo un caso fortuito per cui la dinastia provenzale aveva unito i propri destini alla corona di Aragona, che si era al fine presa la regione, impediva alle milizie imperiali, per il momento, di marciare fino al mare.



    Venne infine il turno dell'Imperatore Federico, pronto a combattere contro le forze del Marchersato di Verona.
    I veronesi agirono d'astuzia, e per impedire il colpo dell'artiglio, uscirono dalla fortezza ben prima che le milizie imperiali potessero raggiungere le porte di Verona.



    L'Imperatore si trovò quindi costretto a riprendere la vecchia tattica del tamarro di periferia e dopo un duro combattimento che costò la vita anche al suo secondo.



    Riuscì ad avere ragione dei veronesi e a prendere la fortezza.



    L'ultimo giro di successi portò l'impero a riprendersi interamente la Boemia, il Veneto, rimettendo quindi un piede stabile in Italia, e nel delfinato, così da ricordare alle corone di Francia, Inghilterra ed Aragona, nonché ai vari potentati locali, come le terre ad Occidente erano sempre considerate dominio imperiale dai tempi di Carlo Magno.
    Questa rapida espansione aveva però martoriato le finanze già fragili a causa di un'economia ancora arretrata, e la Dieta decise che si doveva fermare l'avanzata per integrare i nuovi domini nell'Impero e rilanciare l'economia. Si sarebbero fatte eccezioni solo per obiettivi sensibili che era consigliato prendere prima dei propri rivali, in particolare la Romagna e la Prussia. Purtroppo nel secondo caso, il tempo necessario alle forze imperiali di stanza in Pomerania per riposare e attendere rinforzi, consentì ai polacchi di mandare il proprio esercito a Danzica e battere sul tempo gli odiati vicini occidentali.




    La cosa fu accolta con un certo dispiacere ma senza drammi. Per quanto fosse allettante la prospettiva di tagliare alla Polonia ogni sbocco sul mare, aver ripreso la Boemia e la Pomerania in tempo utile e senza trascurare gli obiettivi occidentali e italiani, era già un grandissimo successo.
    [Modificato da Lan. 15/01/2011 14:51]

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    Keirosophos
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    00 15/01/2011 15:07
    Ottimo!!
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    postremo dicas primus taceas
    parla per ultimo, zittisci per primo




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    Imperatore I
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    00 15/01/2011 15:11
    Molto bello, continua così



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