BARTOLOMEO COLLEONI Signore di Romano, Covo ed Antegnate. Partecipò alla battaglia dell'Aquila nel 1424 contro Braccio da Montone che venne sconfitto e rimase ucciso. Si distinse nell'assedio di Bologna nel 1425. Partecipò attivamente alla guerra tra Venezia e Milano distinguendosi nell'attacco a Cremona del 17 ottobre 1431. Nel 1438 difese validamente la sua Bergamo.
GIAN GIACOMO DEI MEDICI Conte di Lecco, marchese di Musso e di Marignano. Signore di Monguzzo, Chiavenna, e Moncrivello. Avido di denaro, interviene in tutte le imprese per partecipare alla divisione delle prede. Di bassi principi. Figura non inappuntabile dal punto di vista morale, ma senza dubbio coraggioso e pieno di iniziative. "E' riputato bonissimo soldato, e che intende molto bene le guerre: diligentissimo, di molta fatica e di molto pratico. Disegna però sempre all'utilità sua particolare e cerca d'avvantaggiarsi per ogni via". Nel 1522 partecipò come subordinato al forzamento dell'Adda e forse anche alla battaglia della Bicocca. Inoltre contribuì alle campagne di pacificazione contro i guelfi e i francesi che occupavano ancora i paesi di Torno e Lecco. Uccise Ettore Visconti.
LUIGI DAL VERME Conte di Sanguinetto. Signore di Bobbio, Voghera, Castel San Giovanni, Busseto, Nogarole Rocca, Pianello Val Tidone, Pecorara e Borgonovo Val Tidone. Uno dei più infaticabili condottieri del suo tempo. Di gran nome in quei tempi e famoso per il nome paterno. Uomo illustre per le cose della milizia e capitano di buona fama del secolo XV. E’ un aperto nemico dei veneziani. Vinti i fiorentini a Pietrasanta, prese parte alla difesa di Bellinzona e all'infelice scontro tra Orzinuovi e Soncino. Nel 1446, al soldo di Filippo Maria Visconti, accerchiò Cremona.
PETERLINO DAL VERME Signore di Sanguinetto. Buon guerriero. Capitano e podestà in molte città come Parma, Lucca e Treviso è uno dei trentotto personaggi decorato dal cintolo militare, in occasione delle feste celebrate a Verona per l'acquisto di Padova. Venezia lo annovera tra i nobili. Fu tra i condottieri scelti per accompagnare a Roma l'imperatore Sigismondo e assisterne l'incoronazione. Nel 1443, seguendo Luigi, suo fratello, fu fatto prigioniero dai bolognesi, alla battaglia di San Giorgio.
PIETRO DAL VERME Conte di Carmagnola. Signore di Bobbio, Voghera, Castel San Giovanni, Mandello del Lario, Varenna e Bellano. Prode ed esperto guerriero. Generoso cavaliere. Feudatario e condottiero tra i più potenti del ducato di Milano, forte di uomini e di entrate in misura tale da poter costituire una minaccia per gli stessi duchi di Milano. Per i meriti del padre fu investito del Cintolo militare. Prese parte allo scontro di Molinella.
TADDEO DAL VERME Conte di Carmagnola. Signore di Bobbio, Voghera, Castel San Giovanni, Mandello del Lario, Varenna e Bellano. Uno dei condottieri di Francesco Sforza, capitano illustre molto travagliato da Ludovico Sforza che lo spogliò di molti feudi. Un'epigrafe sul suo monumento attesta che, esumato dal sepolcro tre anni dopo la morte, nel 1496, dal braccio asportatogli uscì sangue vivo.
FEDERICO DAL VERME Conte di Bobbio. Signore di Voghera, Castel San Giovanni, Zavattarello, Trebecco, Romagnese e Ruino. Capitano di valore. Si dmostrò provetto capitano. Fu comandante delle milizie ducali al servizio degli Sforza e combatté contro il re di Francia, contribuendo validamente alla cacciata degli stranieri.
GATTAMELATA Signore di Valmareno. Fu soprannominato Gattamelata per la dolcezza dei suoi modi unita alla sua astuzia. Di umili origini. Capitano valoroso, modesto, bellicoso, esperto, avveduto e fedele. Peritissimo dell’arte della guerra. Tra i primi capitani del suo tempo. Famosissimo nella milizia. Uomo di grande ardire e di ingegno. Desideroso di gloria. Nemico dell’ozio. Tenace nel condurre l’azione intrapresa e mai superbo nella vittoria. Ricordato anche per la sua deformità quale i tre testicoli. Partecipa alla battaglia di Montefiascone ed affianca il Montone nell’assediare di Viterbo. E’ impegnato all’assedio dell’Aquila.
CARLO FORTEBRACCIO Conte di Montone, Signore di Fratta Todina e Assisi. Grande, famoso ed espertissimo nell’arte della guerra. Non si mutava panni e portava la barba lunga. Fu l’ultimo difensore di Montone, simbolo del proprio casato. Prende parte alla battaglia di Anghiari, contrasta gli sforzeschi tra Montefortino ed Amandola, partecipa alla conquista di Assisi, prende parte all’assedio di Fano, partecipa alla battaglia di Montolmo.
GIOVANNI DEI MEDICI Signore di Aulla e Fano. Istituì fanterie compatte, disciplinate, con assise uniformi. Uno dei migliori e più geniali capitani di ventura del suo tempo, che riformò alcune concezioni militari contemporanee grazie alla costituzione di unità molto mobili di fanti, dotati di archibugio, appoggiati da cavalleria leggera. "Voleva che i suoi soldati avessero cavalli turchi e ginnetti, e fossero ben armati con le celate alla borgognona, talché per opera sua e per lo comodo di tale uso gli uomini d'arme si sono quasi che dismessi in Italia, facendo questi con minore spesa e con più prestezza spesse volte l'uno e l'altro effetto. Fu ancora quello che rinnovò la milizia che chiamano lance spezzate, la quale si fa di uomini segnalati e bene stipendiati, i quali a cavallo e a piè seguono sempre la persona del loro capitano, senza essere ad alcun altro soggetti; e di queste tali ne nascono uomini di gran reputazione e autorità, secondo il valore loro e benevolenza del signore.
FANFULLA DA LODI Uomo valoroso. Disprezzava ogni pericolo della vita in battaglia.Di animo altero e superbo. Prese parte all’assedio di Pisa del 1499, alla battaglia di Cerignola del 1503, alla disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, alla battaglia di Ravenna del 1512, alla battaglia di Villafranca del 1515, probabilmente anche alla battaglia di Pavia del 24 febbraio 1525.
ETTORE FIERAMOSCA Conte di Mignano Monte Lungo e di Miglionico, Barone di Acquara, Signore di Rocca d'Evandro, Camino, Galluccio, Camigliano, Romagnano ed Acquara. La figura di questo capitano è rimasta nella storia d’Italia come tipico esempio di valore e di coraggio personale. Valoroso soldato. Piccolo di corpo, ma d’animo grande e di forza meravigliosa. Si distinse nella difesa del castello di Offida nel 1497, difese la sua città natale dall'assedio dell'esercito francese nel 1501, partecipò all'espugnazione di Taranto e successivamente all'occupazione di Andria, Canosa, Manfredonia e Barletta nel 1502, alla disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, alla battaglia di Cerignola e poi a quella di Gaeta, alla battaglia di Ravenna dove fu gravemente ferito nel 1512.
FRANCESCO SALAMONI Valoroso, famoso ed esperto soldato siciliano. Onorato. Uomo dabbene e valoroso. Salamone, fu per tradizione familiare cavaliere e cercò sempre di custodire, in mezzo alle brutture della guerra, gli ideali della cavalleria. Fu un uomo colto. Insegnò matematica ed arte delle fortificazioni ad Alessandro Farnese. Studiò nell'ufficio tecnico delle fortificazioni di Napoli, seguendo in ciò una tradizione familiare che vide suoi antenati svolgere compiti di sovrintendenze, per conto dei re di Sicilia, sui castelli e le fortezze del regno. Partecipò alla disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, alla battaglia di Ravenna nel 1512, all'assedio di Parma nel 1521.
RICCIO DA PARMA Uomo valoroso. Si distinse per il suo valore, tanto da essere definito in alcuni atti pubblici del 1500 e 1501 "strenuo uomo". Partecipò alla battaglia di Fornovo del 1495, alla disfida di Barletta del 13 febbraio 1503, alla difesa di Parma assediata dalle truppe francesi e veneziane nel 1521 e fu tra coloro che difesero con successo il bastione strategico di Stradella, più volte assaltato dai francesi.
GUGLIELMO ALBAMONTE Barone di Motta d’Affermo. Tirò una saettata al collo di Paolo De Giorgio, Capitano inviato dal Governo viceregio a ristabilire l'ordine nella tumultuosa Motta. Per sanare tale misfatto si arruolò fra le truppe spagnole al seguito di Consalvo de Cordova. Dopo l'impresa di Barletta ebbe come premio alcuni feudi in Calabria che restituì nel 1506. Nel 1508 figurava quale cavaliere nella Compagnia del Marchese della Padula. Nel 1511 fu nominato Capitano d'Armi dei territori di Mistretta, Capizzi e Motta d'Affermo, fino alla spiaggia di Caronia, per scongiurare il pericolo di assalti di una flotta turca. Si distinse alla battaglia di Ravenna del 1512.
MARIANO ABIGNENTE Eminente capitano. Partecipò alla disfida di Barletta del 13 febbraio 1503. Dal 1503 alla fine del 1515 partecipa a tutte le battaglie combattute tra gli spagnoli ed i francesi, talora stipendiato dal Gran Capitano oppure dal Duca di Termoli, come appare chiaramente dalle Cedole di Tesoreria. Nel 1508 ricevette stipendio insieme a Bartolomeo Fanfulla per l'ammontare di 27,5 ducati e nel 1509 ebbe a compimento di 110 ducati. Prese parte alla battaglia di Ravenna. Nel giugno del 1513 fu inviato con una spedizione di ben 99 cavalleggeri muniti di balestra in Santa Severina per sedare il Conte Andrea Carafa.
ROMANELLO DA FORLI’ Valoroso capitano. Partecipò alla disfida di Barletta nel 1503 e fu attivo oltre che in Romagna, principalmente nell'Italia centrale e meridionale (Basilicata, Puglia, Lazio, Abruzzo). Prese parte alla battaglia di Ravenna del 1512 e morì nel 1525. Fu capostipite della famiglia che da Ravenna si trasferì in Piemonte ed ottenne il feudo a Pontestura, in provincia di Alessandria.
NICCOLO’ PICCININO Marchese. Signore di Orvieto, Pontremoli, Borgonovo Val Tidone, Borgo Val di Taro, Pellegrino Parmense, Varese Ligure, Compiano, Fiorenzuola d’Arda, Frugarolo, Castell’Arquato. Soprannominato Piccinino, Piccolino, Pusillo, Petitto per la bassa statura. Il Piccinino deve essere annoverato tra i più illustri capitani che abbia prodotto l’Italia; perciocché fu il più rapido nelle mosse, il più audace, il più fertile ne’ ripieghi, il più pronto a riparare le perdite, il solo insomma che, dopo una totale disfatta, fosse ancora in stato di far tremare i suoi nemici. Il creatore di una milizia che conservò a lungo il suo nome. Con tenacia incredibile, lo sconosciuto Piccinino seppe tessere nei vent'anni in cui percorse l'Italia alla testa di un esercito, azzoppato da una ferita, sofferente alla vescica e agli occhi, poi semiparalizzato ad un fianco tanto da doversi far trasportare e mettere in sella a braccia da due soldati, quasi immagine grottesca della guerra stessa.
BARTOLOMEO D'ALVIANO Guelfo. Signore di Pordenone, Attigliano, Alviano. Nipote di Corrado d'Alviano. "Era il condottiero italiano più temuto e ammirato dagli oltramontani, per la sua foga unita alla capacità di effettuare rimonte spettacolari. Mente aperta ad ogni innovazione, contribuì ad armare e addestrare alla svizzera le fanterie veneziane, utilizzò grandemente la cavalleria leggera; fu pure valente ingegnere militare. Esperto nel fortificare un accampamento, nella scelta delle posizioni e nel rimaneggiare i fortilizi, adattandoli ai continui progressi delle artiglierie. Si esponeva ai pericoli e sopportava le fatiche come un semplice soldato. Coraggioso.
GUIDANTONIO DA MONTEFELTRO Conte. Signore di Urbino, Cagli, Gubbio, Assisi, Bastia Umbra, Nocera Umbra, Montone, Forlimpopoli, Spello, Urbania, Città di Castello. Fra i migliori e più valorosi capitani del suo tempo. Non apprezzato in guerra, di grande prudenza, amante della giustizia, ottimo principe, gentile, nobile, leale e religioso. Nel 1411 fu scomunicato e con questo pretesto, conquistò Assisi, assediò ed occupò nel 1427 il dominio di Castel Durante.
ANTONIO DA MONTEFELTRO Conte di Cantiano. Valoroso e gentile cavaliere. Di grande animo. Seguì il padre Federico in tutte le successive condotte e vicende militari del Ducato. Nell'agosto del 1470, partecipò, sempre con Federico, alla battaglia di Mulazzano dove fu nominato Luogotenente. Nel 1472 ebbe parte all'assedio e alla successiva presa di Volterra come Luogotenente del padre Federico che gli assegnò il comando dei balestrieri a cavallo.
FEDERICO DA MONTEFELTRO Conte e duca di Urbino, conte di Mercatello e della Massa Trabaria. Signore di Gubbio, Sassorcorvaro, Fossombrone, Urbania, Cagli, Sant’Angelo in Vado, San Leo, Pergola. Insignito dell’ordine della Giarrettiera e di quello dell’Ermellino. Cavaliere di San Pietro. Valoroso capitano. L’ultimo grande condottiero italiano. Da potere essere paragonato ai più distinti capitani di ogni età e nazione. Ai suoi tempi il primo capitano d’Italia. Grande condottiero e figura centrale della politica italiana intorno alla metà del 1400. Nel guerreggiare accorto e spedito; come allievo di Francesco Sforza e di Niccolò Piccinino, partecipe della velocità d’esecuzione e della alacrità di pensiero dell’una, e della esattezza e circospezione dell’altra. La sua specialità, espugnare le città. Peritissimo negli stratagemmi, negli agguati, negli assalti improvvisi, nel far nascere nuove occasioni o approfittarne, nello scegliere e fortificare gli accampamenti, nell’arte degli assedi, nel buon uso delle artiglierie.
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