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Bisanzio e le sue storielle

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2011 16:29
05/08/2010 15:51
 
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la battaglia di Pliska 811 -aggiornamento-
LA BATTAGLIA DI PLISKA (811)

Khan Krum di Bulgaria, con le frequenti incursioni in territorio bizantino,era una spina nel fianco per l'imperatore Niceforo I.
Nell'811 Niceforo decise di porre fine una volta per tutte alla minaccia bulgara e raccolse un esercito di 70mila uomini, era un esercito sfavillante
per le vistose bardature dei maggiori cortigiani di Costantinopoli. Niceforo ritenne infatti saggio portarsi in guerra tutti coloro che in sua assenza avrebbero potuto
tramare contro di lui. Ne facevano parte anche il figlio Stauricio, l'intera Tagmata e unità provenienti dall'Asia Minore e dalla Tracia.
Era un esercito forte in ogni reparto e particolarmente abile nell'assediare le città fortificate. Al popolo di Costantinopoli, che lo vide partire, sembrava che nulla potesse resistere alla sua potenza.
Il Khan bulgaro, intimidito dalle voci dello straordinario esercito cercò subito di trattare la pace. Tuttavia Niceforo non volle vanificare l'impresa di aver raccolto tante forze. I bulgari erano in preda al panico, Krum aveva ritirato le sue truppe a nord, ma Niceforo marciava ugualmente verso Pliska, la capitale bulgara, calando sulla città indifesa, interamente costruita in legno, i bizantini bruciarono il palazzo del Khan e uccisero oltre 12.000 abitanti.
Krum aveva richiamato altre truppe in soccorso a Pliska, ma Niceforo le distrusse completamente con irrisoria facilità.
I bizantini, che fecero pieno bottino del tesoro di Krum, non avevano mai avuto vittoria tanto facile e così completa in Bulgaria. Quando la notizia giunse a Costantinopoli il popolo
gioì, convinto che Niceforo avesse per le sue azioni l'approvazione divina.
Ma Niceforo aveva distrutto la capitale dei bulgari, non il loro esercito, e per dare effetti duraturi alla campagna occorreva distruggere anche quello.
Sulle montagne a nord di Pliska, Krum stava raccogliendo nuove truppe, arruolava mercenari avari e armava persino le donne. I bizantini avrebbero avuto ancora parecchio da fare.

Consapevole di non poter sconfiggere i bizantini in campo aperto, Krum decise di cercare di sfruttare la sua conoscenza dei luoghi per far cadere in trappola Niceforo, confidando anche nel fatto che forse,
per il successo conseguito, egli poteva essere più incauto e disinvolto. E aveva ragione. Convinto che la campagna bulgara fosse ormai poco più che una formalità, Niceforo cominciò a trascurare le normali precauzioni, e soprattutto quella di perlustrare in anticipo la zona in cui si muoveva. Il suo esercito finì così nella trappola che Krum aveva teso in una vallata incassata a nord di Pliska. L'ingente esercito di Niceforo marciava inconsapevole del
pericolo, fino a quando i cavalieri dell'avanguardia gli portarono l'incredibile notizia che i bulgari avevano bloccato lo sbocco della valle con una palizzata di tronchi. Ancor prima che si potesse dare ordine di ritirata, i cavalieri della retroguardia comunicarono che all'ingresso della valle erano comparse delle truppe bulgare che avevano respinto i tentativi dei bizantini di impedir loro di erigere un altra palizzata. I bizantini erano dunque in trappola.


Tutti aspettavano ora la decisione dell'imperatore, i bizantini erano in netta superiorità numerica, ma nello spazio ristretto della valle Niceforo non avrebbe potuto impiegare vantaggiosamente la sua cavalleria. I fianchi fortemente scosciesi della valle impediavano la fuga di lato. La sola alternativa era di farsi breccia attraverso
uno degli sbarramenti a qualunque costo. Di fronte al dilemma, Niceforo si scoraggiò e non riuscì a pensare ad altro che a piazzare il campo. I generali lo pregarono di condurre immediatamente un assalto prima che le truppe si rendessero conto della situazione e si lasciassero prendere dal panico, ma Niceforo rifiutò. E anche quando i suoi ufficiali convinsero il figlio Stauricio a farlo ragionare l'imperatore rifiutò di intraprendere qualunque azione, dicendo appunto "se anche mettessimo le ali, nessuno potrebbe mai sperare di
uscirne vivo".
Per 2 giorni Niceforo e il suo esercito rimasero accampati nella valle, evitando ogni tentativo di far breccia attraverso gli sbarramenti , benchè possedessero armi da assedio. L'imperatore
aveva assunto un atteggiamento fatalista e aveva perso il controllo degli aventi : preferiva aspettare e vedere cosa sarebbe accaduto. Era ciò che sperava Krum, che alla terza notte ordinò
ai suoi di percuotere gli scudi e annunciare alle truppe bizantine la loro disperata situazione.
Dopo aver demoralizzato il nemico, Krum decise di passare all'attacco. Puntando subito sul campo della Tagmata e sulle tende dell'imperatore, i bulgari discesero d'improvviso dalle alture
prendendo di sorpresa i bizantini. Questi furono rapidamente sopraffatti e lo stesso Niceforo fu ucciso sul campo, primo imperatore a morire in battaglia dai tempi di Valente (Adrianopoli 378).
Presi dal panico, i soldati bizantini furono spinti nel letto paludoso di un fiume, dove morirono annegati o massacrati dai bulgari, l'alveo era a tal punto colmo di cadaveri, che migliaia
di uomini ancora vivi poterono attraversarlo passando sul corpo dei compagni morti. Ma chi riusciva a superare le paludi, doveva poi affrontare lo sbarramento di tronchi. Qualcuno riuscì a superare la barriera ma solo per ricadere morto nel profondo fossato sull'altro lato. Altri appiccarono il fuoco ai tronchi e attraversarono le fiamme cavalcando, anch'essi finendo per cadere nel fossato nascosto. Quando i tronchi furono interamente bruciati, i superstiti della grande armata di Niceforo riuscirono a fuggire, rincorsi dai bulgari trionfanti [SM=x1140480] [SM=x1140460] .

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[Modificato da Fulcherio, 05/08/2010 15:54]
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