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Le mutilazioni nel mondo bizantino

Ultimo Aggiornamento: 20/09/2013 15:06
03/06/2010 01:47
 
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Principe
E' un complesso di tradizioni derivate dal mondo orientale e greco-ellenistico (accecamenti e mutilazioni erano pratiche molto frequenti per eliminare rivali scomodi, a differenza del mondo romano dove non ci si faceva invece problemi ad uccidere), mondo al quale l'Impero attinse moltissimo soprattutto durante gli scontri con i Persiani Sassanidi, mentre è una tradizione estranea a quella latino-germanica dell'occidente, secondo la quale, detta in soldoni, per fare il re bastava dimostrare di esserne capaci; la cosa viene mutuata e codificata poi anche attraverso la legittimazione cristiana dell'Impero, nell concetto che il Basileus ed il suo regno erano il riflesso di Dio e del Regno dei Cieli...e come puoi intuire Dio dev'essere perfetto...

Tu parlando di Isacco II Angelo inoltre citi un concetto che nell'Impero era inteso in modo totalmente diverso rispetto all'occidente. Tu parli di famiglia nobile, ma la nobiltà così come noi la intendiamo nel mondo romèo non esisteva, la scalata sociale (corruzione permettendo) avveniva non per diritto di nascita, ma per concorso pubblico, concorso nel quale contava la propria preparazione culturale per passare di rango. Analogo discorso anche per il mondo militare, dove i soldati di professione scalavano le gerarchie per meritocrazia. Insomma, esistevano delle famiglie nobili intese come famiglie di ricchi latifondisti che di generazione in generazione riuscivano a conservare il proprio status per secoli, ma per la sua struttura nell'Impero poteva giungere al trono anche il figlio di un contadino o di un soldato semplice, la mobilità verticale era molto elevata e l'ascesa si basava sul merito e la cultura (oltre alla corruzione, ahimé), non sul diritto di sangue, che non contava nulla. In fin dei conti la successione al trono era ambigua un po' come nell'antica Roma, non vigeva una legge ben definita e l'erede doveva sempre fare i conti con i cittadini di Costantinopoli, i suoi generali e funzionari, e soprattutto il clero. Uno poteva pur essere pur figlio di un grande Basileus, ma se si dimostrava un pessimo soggetto, una di queste componenti non si sarebbe fatta scrupolo a deporlo e sostituirlo con un candidato più gradito.



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


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