Nessuna aggravante, Martina era un personaggio particolarmente scomodo e fastidioso e come tale andava messo "fuori uso", diciamo che il fatto di essere la nipote dell'Imperatore casomai sarebbe stato un'attenuante, se fosse stata una qualsiasi forse la pena sarebbe stata più severa.
Tanto per integrare il discorso di Antioco, bisogna considerare che quell'area è da sempre un crogiolo di miti, tradizioni e culture di diverse origini ma alla fine tutte molto simili l'un l'altra (ricordiamo per esempio il tema del diluvio presente tanto nella Bibbia quanto nelle leggende assiro-babilonesi), quindi quando l'Impero divenne non più una realtà "universale" come ai tempi dei romani, ma una realtà regionale (e da Eraclio in poi si volle assorbire molte usanze persiane anche a corte, anche se più che persiane erano diffuse in tutto il medio-oriente), questi fece proprio il patrimonio culturale derivato dal melting-pot di quella regione, in particolare quando come giustamente diceva Antioco, certe usanze erano presenti e giustificate dalla religione e dai testi sacri. La politica in questo caso faceva perno su una tradizione radicata e consolidata (e quindi non faceva nemmeno scalpore tra la gente che la considerava normale prassi).
Il discorso degli eunuchi è un'altra costante del mondo orientale.
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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."
"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."
"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."
"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."
"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”