Medieval 2 Total War
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Il miglior generale di sempre

Ultimo Aggiornamento: 25/01/2014 15:50
01/04/2011 22:39
 
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Re:
Zames, 01/04/2011 18.40:

Non è facile dare risposta, perché pochissimi condottieri ebbero sia incidenze importanti sulla Storia, sia riuscirono ad attuare sempre le loro strategie a lungo termine.

Comunque, a mio giudizio come condottiero sul campo il migliore rimane Annibale: genio tattico come pochi, è uscito dalle principali battaglie che ha combattuto sempre vincitore...tranne l'ultima.
Su Zama ci sarebbero parecchi punti interessanti da discutere, per esempio il fatto che lui utilizzò gli elefanti che gli furono forniti anche sapendo che erano poco addestrati e quindi anche poco affidabili, scelta tattica che sembra non avere senso per un generale attento e intelligente come lui: ci sono infatti alcune teorie secondo le quali Annibale prevedeva che i pachidermi avrebbero sbandato sulla sua cavalleria, inferiore di numero, inducendola a fuggire. La fuga sarebbe stata simulata, perché avrebbe in realtà portato la cavalleria romana (tra cui la famigerata cavalleria numida) fuori dal campo di battaglia, lasciando così lo scontro alle fanterie.
Anche questo sembra senza senso, se pensiamo sempre ai Romani come alla forza di fanteria migliore del mondo antico, ma ricordiamoci che all'epoca della battaglia ancora non lo erano, e che Annibale era ancora un avversario degno di essere temuto (infatti gli unici che dettero veramente filo da torcere ai romani repubblicani furono condottieri di tipo ellenistico, e Annibale era a tutti gli effetti uno di questi, questo discorso è un po' lungo e andrebbe approfondito, vi consiglio il libro "Canne" di Bocchiola e Sartori, davvero ottimo).

Come stratega, molto audace ma purtroppo non tiene in conto alcuni punti sui Romani, primo fra tutti la capacità di rigenerarsi dalle loro ceneri; molto audace perché prende decisioni impreviste, come l'attraversamento delle paludi in Etruria, esperienza che gli costerà un occhio. Il suo obiettivo di scardinare l'alleanza italica per far scendere Roma a patti non riesce, e questo manda all'aria tutta la campagna in Italia; vorrei ricordare che comunque Annibale Roma non voleva di certo conquistarla o raderla al suolo, il suo obiettivo era far scendere a patti i Romani per ottenere condizioni vantaggiose per Cartagine (anche se lui viveva nei "personali" domini dei Barca in Spagna, una sorta di loro regno personale).
Come incidenza storica Annibale non ne ebbe molta, se non ci fosse stato credo che la Storia sarebbe proseguita tutto sommato abbastanza simile a come è andata dopo.
Annibale inoltre è quasi pefettamente il generale descritto in "L'arte della guerra" di Sun Tzu, che consiglio di leggere a tutti gli appassionati di Storia militare, per farne anche confronti con comandanti che non lo avevano mai letto.

Altri due grandi furono Napoleone e Alessandro: il primo ebbe anche una gigantesca incidenza sulla Storia d'Europa, infatti dopo di lui nulla fu mai più come prima, così come il secondo, che lasciò un segno immenso in Asia ed Europa Mediterranea.
Anche il primo fu un genio, rivoluzionando anche l'esercito e le tattiche, ma commise un errore madornale in Russia; quanto a Waterloo, pare che stesse non molto bene e che i comandi effettivi passarono ad alcuni ufficiali.
Il Macedone è praticamente imbattuto, però ricordiamo che morì giovane, se avesse proseguito la sua vita chissà, forse avrebbe trovato chi lo avrebbe sconfitto.

Tutti e tre quelli che ho citato erano tenuti in grande stima presso i loro eserciti.

Ce ne sarebbero tanti altri, magari li scriverò, ma i miei più importanti (e preferiti) sono questi.




Mi associo alle considerazioni di Zames, anch'io ritengo Annibale il miglior tattico, incontrastabilmente il migliore dell'antichità: mi permetto di aggiungere alcune considerazioni.

A prescindere dall'essere sopravvissuto ed aver riportato clamorose vittorie in territorio nemico per 15 anni (!!!), sempre in netta inferiorità numerica, in assenza di rinforzi di qualità (nel senso dell'equipaggiamento e dell'addestramento, giacché in loco ebbe soprattutto aiuti dai galli che avendo più impeto che disciplina utilizzò prevalentemente come "carne da macello" in prima linea), ha conseguito in particolare la vittoria di Canne, che probabilmente è uno dei pochissimi casi nella storia di vittoria totale contro un nemico enormemente più forte e contro la migliore fanteria del mondo antico. Consiglio a quanti non l'abbiano mai fatto di studiarsi un resoconto tattico di quella battaglia: conscio del punto di forza dei romani li ha praticamente indotti a puntare proprio su quello per farli cadere nella trappola creando un effetto ad "elastico", ovvero con i poco corazzati galli in prima linea che ritirandosi verso le linee arretrate si sono trasformati in una sorta di imbuto nel quale le legioni si sono buttate, ammassandosi tutte insieme ed impacciandosi a vicenda, furono accerchiate (dopo l'annientamento della cavalleria romana operata da quella numida e la sua successiva carica) da un nemico che numericamente era poco più della metà. Di 80.000 e più soldati romani e alleati ne scampò forse 1/10 alla morte o alla prigionia (forse). Questo breve resoconto solo per darvi un'idea di chi stiamo parlando.





Per quanto riguarda il fallimento della sua strategia di ampio respiro, ovvero la rivolta degli italici, è dovuto sicuramente ad un concorso di fattori, non tutti a lui imputabili:

1) forse generalizzò troppo la situazione dei galli, effettivamente insofferenti al giogo romano, e di alcune città della Magna Grecia, non considerando che invece le popolazioni centro-italiche, molto più affini ai romani anche culturalmente, avevano tratto anche ampi vantaggi dalla dominazione romana (aumento dei traffici, stabilità, fine di saccheggi e guerre fratricide) e che quindi non si sarebbero facilmente ribellate: questo è forse il principale errore a lui imputabile;

2) la mancanza di appoggio concreto da parte del suo stesso popolo, o meglio della sua élite: Annibale era visto come un eroe leggendario da parte della "plebe" cartaginese, e l'oligarchia mercantile di Cartagine, capeggiata da Annone, temeva una sua irresistibile ascesa al potere se avesse vinto la guerra coi romani: non lo supportarono mai adeguatamente con la flotta, che al posto di potenziare lasciarono più o meno inalterata, lasciando di fatto il dominio dei mari ancora ai romani, e con esso impedendo de facto ogni serio invio di rinforzi di qualità (fanteria libica, elefanti, cavalleria numida) che avrebbe ulteriormente fatto pendere la bilancia a favore di Annibale. Qui emerge il grande problema di fondo: Annibale era un genio guerriero ma era un uomo solo, i romani erano un intero popolo guerriero, e per ogni legione distrutta se ne poteva sempre riformare un'altra; i cartaginesi erano un popolo di mercanti, che anelava più alla tranquillità dei commerci e alla ricchezza, preferendo queste all'addestramento ed alla vita militare. Senza capire che con Roma non era un problema di contrattazioni, ma di sopravvivenza stessa (l'unico a capirlo fu Annibale stesso e più in generale i Barcidi tutti, dal padre al cognato ai fratelli). Di fatto il destino del tramonto di Cartagine è scritto proprio in queste righe, Annibale non fece che ritardare l'inevitabile;

3) il fatto che non abbia preso Roma dopo Canne non fu un errore, ma una scelta calcolata (e a mio modo di vedere giusta): innanzitutto il suo esercito oltre ad essere non sufficientemente consistente dal punto di vista numerico non era equipaggiato per una guerra d'assedio, e la sua arma letale, la cavalleria numida, era fortissima solo in campo aperto, e totalmente inutile sotto le mura, dove al contrario la fanteria romana avrebbe potuto dispiegare tutto il suo valore; sarebbe penetrato nel cuore del territorio nemico, senza la sicurezza delle retrovie per il vettovagliamento e il ripiegamento (ricordo che lui si trovava solo in territorio nemico, una sola sconfitta gli sarebbe stata fatale, tutti i suoi "alleati" dell'ultima ora gli avrebbero voltato le spalle), correva il rischio di essere schiacciato sotto le mura da un eventuale intervento di legioni dei socii che l'avrebbero chiuso in una morsa, inoltre era probabilmente in attesa di rinforzi che invece non arrivarono mai. Inoltre Roma avrebbe potuto saccheggiarla, non tenerla per via sempre dei ben noti problemi. Forse avrebbe potuto ammazzare tutti e raderla al suolo, ma non credo che questo fosse nelle caratteristiche del personaggio (ricordo che mostrò sempre grande rispetto per i nemici vinti vivi o morti che fossero, in particolare i comandanti, cosa che i romani non fecero verso di lui, lanciandogli la testa del fratello oltre le mura del suo accampamento); di fatto qui la mossa fu giusta, la causa principale del non poter prendere Roma si ricollega sempre al punto 2).

4) sconfitta di Zama: secondo me se la giocò al meglio delle possibilità che aveva, contando che delle sue truppe le uniche di qualità erano i 15.000 veterani d'Italia più parte della cavalleria superstite sempre della campagna d'Italia. E concordo sull'idea degli elefanti usati espressamente per costringere i romani alla formazione in colonna, che li avrebbe indeboliti in una battaglia d'attrito che il barcide probabilmente intenzionalmente cercò, come secondo me volontariamente decise di allontanare la cavalleria, visto che la sua fanteria era più numerosa dei legionari, e il rapporto tra veterani era quasi lo stesso (15.000 vs i 17.000 romani).
Nonostante Scipione fosse tutto meno che uno sprovveduto ed avesse studiato al meglio le tattiche di Annibale, i romani arrivarono molto molto vicini alla sconfitta, se non fosse tornata in tempo la cavalleria numida probabilmente sarebbero stati fatti a pezzi dalle forze fresche dei veterani d'Italia...

per un buon (ma sintetico) resoconto: it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Zama
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