comunque devi sempre tenere a mente una cosa, a Costantinopoli i concetti di "classe nobiliare" e "dinastia" erano sconosciuti, potenzialmente chiunque poteva venire associato al trono, soldato o contadino, mercante o funzionario, greco o straniero. Senza contare che c'era di base una forma di istruzione pubblica accessibile a tutte le classi sociali di ogni angolo dell'impero e generalmente l'ascesa sociale era mossa dal principio meritocratico basato sulla cultura, più eri colto e più facilmente potevi passare le selezioni che aprivano le porte ad incarichi più prestigiosi (e relativi benefici economici)...e più ti dimostravi capace e più possibilità avevi di ricoprire incarichi a corte (idem per gli ufficiali dell'esercito, i più capaci e valenti venivano promossi). Una volta a corte potevi guadagnarti i "voti" necessari ad ascendere al trono.
Quindi puoi ben immaginare che una concezione simile del potere regale non fosse quella dinastio-feudale occidentale e dava maggior adito a congiure...se la corte, l'esercito, il clero ed il popolo ritenevano un sovrano indegno non ci mettevano molto a cacciarlo ed a sostituirlo con qualcun altro di loro gradimento, indipendentemente da chi fosse e da dove venisse.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.
"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."
"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."
"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."
"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."
"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”