Non è proprio una bandiera di una fazione ma è lo "Stemma federalista dei volontari che parteciparono alla prima guerra d'indipendenza accanto alle bandiere congiunte pimontesi, toscane, pontificie e napoletane contro l'Austria."(wiki)
ATTACCO LA REPUBBLICA DI SAN MARCO
nascita: 17 marzo 1848 con Daniele Manin e Niccolò Tommaseo
Fine : 22 agosto 1849
Riporto wiki che spiega un po' la sua nascita e molte altre cose interessanti ;)
it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_San_Marco
IMMAGINE DELLA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA
MANIFESTO DI MANIN DEL 12 AGOSTO 1848
Il 22 marzo 1848, mentre nei generali moti insurrezionali risorgimentali la popolazione di Venezia, insorta, occupava l'Arsenale e proclamava la Repubblica di San Marco con a capo Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, gli abitanti di Mestre, con l'aiuto dei lavoratori della ferrovia, costrinsero la guarnigione austriaca a cedere la fortezza di Marghera.
Nel giugno 1849, però, l'esercito austriaco, vittorioso sul fronte occidentale contro le forze del Regno di Sardegna, si volse contro la repubblica di Manin. Accampatasi a Mestre, l'armata asburgica strinse d'assedio Marghera, dove erano asserragliati 2500 patrioti, in gran parte volontari provenienti dalle più disparate regioni d'Italia. Dopo un lungo periodo di stasi, all'alba del 27 ottobre le forze veneziane, uscite in massa dal forte, assaltarono Mestre, liberandola dagli austriaci: era la Sortita di Forte Marghera. L'operazione ebbe però effetti solo temporanei, rioccupato il borgo, gli austriaci si apprestarono a schiacciare la resistenza del forte, stringendolo d'assedio con un'armata di quasi 30.000 uomini al comando del generale Haynau e martellandolo duramente con l'artiglieria, sino a che il 27 maggio le truppe asserragliate abbandonarono la posizione ritirandosi verso Venezia. Questa, ormai protetta solo dalle acque della laguna, stretta da terra e dal mare e vulnerabile ai tiri dell'artiglieria austriaca, capitolò infine il 22 agosto 1849.
Rioccupata Mestre il 18 giugno 1848, dopo la ribellione del marzo dello stesso anno e la nascita della Repubblica di San Marco, gli austriaci si apprestarono a cingere d'assedio Venezia. Questa, ormai abbandonata dagli sperati soccorsi del Regno di Sardegna, poteva ancora contare sulla protezione costituita dal Forte Marghera e dai vicini forte Manin e forte San Giuliano e alla Ridotta Rizzardi. In tutto si trattava di 140 pezzi d'artiglieria e 2.300 uomini al comando del generale Antonio Paolucci. Durante i caldi mesi estivi i patrioti dovettero sopportare le febbri malariche dovute alla zona acquitrinosa e all'acqua dei pozzi che veniva bevuta. Le numerose truppe alloggiavano, oltre che nelle caserme difensive, anche in baracche di legno, tende ed altri alloggi di fortuna.
La situazione ristagnò per alcuni mesi, fino al 27 ottobre, quando i Veneziani tentarono un'azione di forza per liberare Mestre: la famosa Sortita dal Forte Marghera. All'alba, 2.000 uomini, capitanati dal tenente Antonio Olivi, uscirono dal Forte attaccando le truppe austriache di stanza a punta San Giuliano, ricacciandole verso Treviso. Raggiunti da altri insorti, che avevano liberato Piazza Barche, si diressero tutti al Ponte della Campana, di fronte a Piazza Maggiore, dove erano di guardia quattro cannoni austriaci che, tuttavia, non riuscirono a fermare l'assalto.
Il bombardamento del Forte Marghera in una litografia del 1851.
Mestre venne liberata dagli occupanti, messi in fuga verso Treviso. Era però solo un'operazione di effetto, non destinata a resistere nel tempo, data la sproporzione tra le forze veneziane e quelle austriache comandate dal generale Haynau: 24.000 uomini e 200 cannoni concentrati a Mestre e dintorni. Nei giorni successivi Mestre fu riconquistata definitivamente e, mentre il 2 maggio i Veneziani sostituivano il generale Paolucci, sospettato di tradimento, col giovane colonnello napoletano Girolamo Ulloa, il 4 maggio gli austriaci iniziarono le operazioni per conquistare il forte, che prese ad essere martellato scientificamente dall'artiglieria. In quei giorni la fortezza divenne bersaglio di 70.000 bombe, con 500 tra morti e feriti di parte italiana.
Operando secondo le regole dell'arte militare della presa di fortezza, gli austriaci in pochi giorni, coperti dai tiri d'artiglieria, si avvicinarono al forte procedendo in trincea. Vennero scavate una prima ed una seconda parallela, minacciando sempre più da vicino la fortezza coi loro tiri, finché il 27 maggio, prima che il definitivo attacco austriaco imbrigliasse in una sacca i difensori, il forte venne abbandonato e i patrioti, dopo aver distrutto quanto ancora poteva servire al nemico, si ritirarono attraverso il ponte ferroviario verso Venezia.
Quel giorno scriveva l'inviato della Gazzetta di Vienna al suo giornale, in un articolo pubblicato il 1º giugno:
« Marghera offre un aspetto spaventevole; non si può fare un passo senza incontrarsi nelle tracce di distruzione prodotte da noi; i pochi edifici sono un mucchio di rovine, i terrapieni e le palizzate distrutte in modo che non si riconosce più la loro forma; insomma noi ammiriamo i nostri nemici che hanno sostenuti questi giorni terribili senza cedere prima. »
(Wiener gazette, 1º giugno 1849.)
La città, ora protetta solo dalle acque della sua laguna, divenne vulnerabile ai tiri dell'artiglieria austriaca, che tentò persino un bombardamento aereo con l'uso di mongolfiere, fortunosamente respinte dal vento. Venezia resistette strenuamente per altri tre mesi, stretta d'assedio da terra e dal mare e priva di qualunque speranza di soccorso, fino a che, il 22 agosto, dovette capitolare.
Durissima fu la repressione degli austriaci: fucilazioni, deportazioni, carcere duro per coloro che erano stati protagonisti di quel periodo, eroico e terribile.
(Sortita di Mestre il 27 ottobre 1848.)
(Bombardamento a Forte Marghera, nel 1849 - litografia, ridotto)