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Medieval Total War Italia

Historia de Regni Germanicus

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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 20/11/2012 11:41
    Bellum Crucis 6.3 h/h - Campagna Storica -
    Facciamo una premessa: avevo iniziato una campagna con gli inglesi, ma purtroppo, i problemi personali, il pc e la tesi mi hanno costretto ad abbandonare e cancellare medival dal computer. Ora la situazione è cambiata e ho tempo, voglia ed entusiasmo per concentrarmi sulla campagna. Detto questo, una piccola nota.
    1. Le varie "aggiunte" di storie, saranno fatte su modello delle antiche cronache storiche, tenendo conto dell'uso medievale di fare le cronache in base ai singoli sovrani, su modello di Michele Psello.
    2. Oltre alle battaglie, verranno riportate le azioni diplomatiche eseguite nel corso del gioco, trattati di pace (nel dettaglio), accordi economici e via cosi.
    3. Verrà seguito il consenso del sovrano: è importante il consenso, in quanto un aspetto fondamentale della politica federiciana durante e dopo il Barbarossa.

    Ora, sveliamo gli obbiettivi principali.
    1.Ripristinare l'autorità imperiale sulla penisola italiana.
    2.Estendere l'influenza imperiale su maggior parte del continente, creado un impero egemonico, rispolverando la strategia romana del primo principato.

    Ora, attendente la morte del Barbarossa (sono si e no al 1161 ca) e vedrete le prime mosse dell'impero germanico. [SM=g2194595]
    [Modificato da BasilioIIBulgarotocne 20/11/2012 11:43]
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    ~ Cerbero ~
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    00 20/11/2012 18:02
    Attendo di leggere le imprese dei Sacri Romani Imperatori. Buona fortuna!




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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 28/11/2012 14:00
    Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa.
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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 28/11/2012 14:24
    Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa.
    Anno del Signore 1155. Il Sacro Romano Impero non ha ancora un suo imperatore, dalla morte di Corrado III, ma la Germania, ha il suo Re in Federico I detto il Barbarossa. L’ascesa del Barbarossa è un compromesso tra le varie casate in lotta per il potere, tra le quali quella di Welfen e gli Staufen di Svevia e da tre anni, nella Germania regnava la pace. Il regno/impero si estendeva dal Mare del Nord alle Alpi austriache, dove cittadini, castelli e villaggi, punteggiavano una delle terre più grandi e floride del continente: le vie d’acqua sono abbondanti, con il Reno, il Meno, parte del Danubio e l’Elba che costituiscono le principali tratte fluviali; le foreste sono rigogliose, i campi fertili e lo spazio, tanto, vasto, disabitato quasi: le zone di maggior concentrazione sono nei pressi della Lotaringia, vicino al Reno, la zona delle Fiandre e le coste del Mare del Nord, al confine con il regno di Valdemaro di Danimarca, dove Brema ospita la sede dell’Hansa, l’associazione mercantile che controlla i traffici del Nord. Il re Federico, da quando è sul trono, coltiva un sogno: andare a Roma. La, sul soglio di san Pietro, vuol farsi incoronare Imperatore.
    Gli ambasciatori del Pontefice hanno promesso: “Non toccare le nostre cose e noi ti renderemo la Corona imperiale.” E lui mantenne la promessa: ma le grane, la gestione di un regno molto esteso e le montagne, tardarono la sua discesa. Non si dimenticò della promessa fattagli anni addietro, quando fu incoronato Re di Germania e quando convocò la Dieta di Costanza. Ora, dopo quattro anni, poté volgere lo sguardo a Sud, all’Italia e a Roma. L’inverno austriaco è duro, tosto. Ma Federico Barbarossa non si scoraggiò e varcato il passo del Brennero, con una scorta, scese in Trentino: passò a Bolzano, Trento, Rovereto, le città del Veneto e aggirò il temibile potentato di Verona. Continuò a scendere, varcando l’Adige, il Po e l’Arno, passando vicino a Bologna, Firenze, Spoleto e giungendo, infine, a Roma: qua fu accolto dal pontefice che, con somma gioia lo accolse nella città Eterna: era l’inverno del 1156, quando papa Adriano pose sul capoccione del Barbarossa la corona di Imperatore.
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    In quell’anno, non erano successe chissà quali cose: i suoi dignitari e vassalli, avevano svolto i loro compiti senza particolare affanno; importanti furono gli accordi che i Mercanti dell’Hansa strinsero con i rappresentanti Danesi. Il commercio sul Baltico era un aspetto fondamentale da tenere in considerazione nella politica della Germania: poteva aprire nuovi sbocchi nella Pomerania, dando impulso alla colonizzazione che, Alberto di Ascania soprannominato l’Orso (e potete immaginare il perché), contribuiva a incentivare nel suo territorio, il Brandeburgo, del quale era Mangravio. Le azioni dei mercanti dell’Hansa continuarono: gli accordi interessarono il Regno di Polonia e la Norvegia; quest’ultima rivestiva un incognita, ma era fondamentale per le sue penetrazioni nell’entro terra svedese, dato che i Danesi di Valdemaro I si limitavano alla costa meridionale di quella ricca penisola.
    Fu il ritorno in Germania, nella sua sede preferita, Salisburgo, che giunse una notizia inaspettata per certi versi: Valdemaro, il re di Danimarca, offriva la principessa Caterina Lavard in sposa al nuovo imperatore: l’incoronazione aveva già fatto il giro dell’Europa. Il Barbarossa accetta di buon grado: è celibe, ha bisogno di continuare la progenie. Il sovrano ha già un successore, Corrado, ma la certezza di continuare la gloriosa dinastia degli Staufen non è piena e il matrimonio è la cosiddetta “manna dal cielo”: e sicuramente, con questo, oltre a dare il via ad una stagione di monta, da la possibilità al nuovo imperatore di poter allungare la sua ombra sulla Danimarca. Lo stato di Valdemaro è in un ottima posizione e potrebbe fare comodo, in futuro, non solo per la difesa del confine nord, ma per una eventuale rivendicazione delle terre che gli appartengono: l’erede, se nascerà, sangue di Federico Barbarossa, potrà far valere la sua discendenza dai regnanti Danesi. Ma il suo esempio è seguito anche dall’erede, Corrado: grazie alla mediazione di un fedele amico, Giovanni di Dusseldorf, le trattative con la corona del regno franco portano in dote la bellissima e fiera principessa Alice Capeto, creando una salda alleanza tra il Regno di Francia e l’Impero Germanico.
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    Gli anni che seguono, sono tutti all’insegna dell’accorto utilizzo della diplomazia: una rete di alleanze, promossa soprattutto per proteggere i confini, venne tessuta sapientemente dai funzionari dell’imperatore. Si alleò con il regno di Polonia: l’accordo fu fatto per potersi spartire, in futuro, i ruderi del regno di Boemia; i vicini occuparono la Moravia, lasciando libera appunto la Boemia che, presto o tardi sarebbe caduta nelle grinfie del sovrano tedesco. Le alleanze con Norvegia e la repubblica di Pisa furono un altro tassello al grande mosaico che stava prendendo forma nella mente del sovrano, che per il momento non aveva un progetto chiaro: a lui importava rafforzare il regno e non avere rogne. Cosa semplice da fare se disponi di grandi risorse. Ma il regno, o l’impero, aveva le casse vuote o quasi: aumentare le tasse sarebbe stato da matti, una rivolta non valeva un forziere più pesante: “Cosa farebbe un re ambizioso che vuole riportare lustro al suo regno, ma che non vuole inimicarsi il popolo?”, era una domanda che rivolgeva ai suoi ministri. Un rappresentante dei Fugger gli consigliò di investire: d’altronde, se si voleva crescere economicamente, culturalmente e tecnologicamente, bisogna investire, spendere. E più la ricchezza aumentava, più la vita, le conoscenze e la produttività migliorava: e con del denaro e delle ricchezze da parte, l’impero poteva rimettere mano all’esercito. Infondo, di soldi ce n’erano, ma non bisognava esagerare. Ed ecco che fu fissato un limite di spesa: si investiva, ma con raziocino.
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    Si spendeva e reclutava, ma con morigeratezza: l’impero non era ancora tanto forte e ricco da potersi permettere una guerra. Ma intanto, poteva ristabilire la sua autorità su qualche territorio. La Boemia ad esempio. Federico I, all’altezza di un esercito, seguito dal giovane Simone II di Lorena, portò l’assedio a Praga. Intanto, come se fossero due corpi, ma un'unica testa, Corrado gestiva il governo del padre: l’azione in Boemia poteva avere conseguenze anche nefaste, con armate Polacche vicino all’isolata Vienna, Gemma del Danubio. Ed allora, ecco rinsaldare bene i legami di amicizia, offrendo e dando fiducia all’alleato, con l’accesso militare reciproco. E intanto, dopo un anno di assedio, Federico entra trionfante per le strade di Praga. La città è piegata, la popolazione riconosce nel Barbarossa il suo signore. Lascerà il giovane Simone II a governare il ducato: la sua istruzione, sotto Ottone I di Wittelsbach è stata esemplare. Ma soprattutto, fa visita, finalmente, dopo anni, alle terre del Nord, dove i vari Herzog gestiscono il potere in suo nome: visita il Brandeburgo di Alberto, la Sassonia di Corrado, che lo rende partecipe dei progressi di Brema e della sua felice posizione. Va in Olanda, Lotaringia, nelle terre natie di Svevia, in Svizzera e poi ritorna, finalmente, dopo 3 anni di assenza a Salisburgo: a Vienna, Enrico II di Badenberg sta svolgendo un lavoro eccellente: la sua attenzione alle vicende danubiane, lo ha portato a stringere un alleanza con il regno di Ungheria e anche l’impero Romeo di Manuele I Comneno; per i vicini ungheresi, un tempo nemici terribili, razziatori senza scrupoli, l’accordo economico promosso dallo stesso Enrico qualche anno prima, ha solo il sapore del primo passo verso una possibile pacifica convivenza e divisione delle due sfere d’influenza: l’alto Danubio, con Vienna, all’impero e il resto del grande fiume al giovane Regno, che vanta appena cent’anni di vita.
    Intanto però, iniziano a delinearsi i primi obbiettivi: l’impero sembra saldo. Le truppe, rinfrescate dell’antica forza germanica. E l’imperatore, desideroso di rimettere le cose al loro posto: la fine della dinastia Ottoniana aveva creato un enorme vuoto in Italia. I Salii, predecessori di Federico I, avevano fatto in modo che l’Italia del Nord, quella che un tempo componeva il Regno d’Italia, si frammentasse. Potentati autonomi erano sorti in lungo e in largo, senza che veniva riconosciuta l’autorità dell’imperatore. E nemmeno quella del papa, se dobbiamo essere puntigliosi. Ma in principio, l’impero non poteva permettersi di fare campagne militari di cosi ampia portata. Un male, perché ci pensò una Lega di Comuni Lombardi: questi costruirono, negli anni in cui Federico muoveva i primi passi incerti da imperatore, un dominio che inglobava quasi tutto il nord Italia: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia, Tuscia e Caton Ticino erano sotto il controllo di questa lega, che aveva la sua guida nel potente comune di Milano.
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    Più a sud, in Maremma, Pisa aveva esteso il controllo all’intera fascia costiera e aveva sconfitto la terribile rivale, Genova, la potente città della Lanterna che per anni aveva conteso le acque del Tirreno Mare ai Pisani. Ora il tutto inizia a prendere forma: tutte quelle alleanze e quegli accordi.
    La penna colpisce più della spada, ricordatevelo!” diceva l’imperatore ai suoi Herzog ogni anno che si riunivano a Rasensburg, in Bassa Baviera. Ed era vero: Corrado di Wittelsbach, Herzog di Sassonia, lo aveva intuito e seguito l’esempio; ecco spiegata l’alleanza con la Norvegia: gli scandinavi erano molto più refrattari al rispetto dei patti, la loro “mancanza di tatto”, come li definiva il Sassone, era una delle carte da sfruttare al momento in cui, Danesi e Norvegesi, nelle lande innevate della Svezia, avrebbero incrociato le asce da guerra. Lo aveva capito Simone II, che proseguiva l’opera in comune con Enrico di Bandeberg: il primo, ammansiva i Polacchi. Il secondo, teneva d’occhio gli Ungheresi, che stretti tra tre fuochi (Impero, Regno di Polonia e la Romania di Manuele I Comneno), avrebbero commesso un passo falso. E Corrado, che sguinzagliò ancora una volta il suo fedele amico, Giovanni, che andò in Provenza per intavolare le trattative con la corona di Aragona: gli aragonesi erano refrattari a concedere le informazioni sui propri territori. Ma un alleanza con loro avrebbe rafforzato il fronte occidentale, con un unione delle forze militari dell’Impero tedesco, del Regno di Francia e della Corona d’Aragona. L’accordo commerciale, per un libero scambio era fattibile, l’alleanza anche... erano quelle informazioni che proprio non andavano giù. I due stati lavorarono per mesi, ma alla fine, il trattato si fece e Federico I accettò, di buon grado, di alleggerire la sua borsa di mille monete sonanti: aveva imparato da Badenberg. L’uomo che reggeva la Marca dell’est infatti, aveva imparato a trattare con i popolo orientali e i Romei non erano di certo nuovi ad essere difficili da convincere. Diffidenti e strani, doveva però riconoscere che come diplomatici erano davvero abili, tanto che riuscire ad ottenere un alleanza con loro era risultata un impresa. Aveva però imparato la lezione e aveva consigliato il trucchetto al novellino di Boemia. E al suo sovrano, che da uomo esperto, sfruttò al meglio il consiglio: un po’ di soldi scioglievano anche i dubbi più difficili. E sapeva, tramite la bella Alice, sua nuora, che gli Aragonesi non se la passavano bene: pochi soldi, truppe da pagare, una guerra nella penisola iberica che li stava logorando. Insomma, tutte questioni che portarono a far pendere la bilancia dalla parte imperiale, con buona pace della Lega Comunale: l’accerchiamento, era completato. Repubblica Pisana, Regno di Francia, Corona d’Aragona, Regno d’Ungheria e l’Impero. Un attacco coordinato di cinque nazioni avrebbe spazzato via ogni resistenza. Ma coordinare un attacco era l’impresa più ardua. E serviva il movente: attaccare, senza motivo, poteva portare l’imperatore dalla parte del torto.
    Il diritto di riavere quelle terre è sacrosanto, ma devo passare per l’aggredito, non per l’aggressore”.
    Insomma: provocare una guerra e far si che i tuoi alleati ti seguano. Facile a dirsi e a farsi per il primo. Il secondo invece... fu un miracolo riuscire a stringere accordi commerciali con il pontefice e i normanni del sud Italia, attestati ai confini della Marca Anconata, in mano ai soldati della serenissima. Coordinare gli attacchi non fu semplice e quando la guerra scoppiò, le uniche cose che si poterono registrare, furono gli accordi economici fatti con la repubblica della lontana Novgorod, i Cumani e i potenti Almohadi di Spagna. L’aggressione, sul passo del Brennero fu rallentata da un piccolo corpo di cavalleria, comandato dal capitano Ottone. Corrado di Monferrato, che reggeva le sorti dell’Alta Baviera , fermò un esercito della Lega sotto le mura di Salisburgo. Mattia di Lorena invece, ne bloccò un altro tra le montagne della Svizzera. Ma il colpo di pennello fu dato dall’imperatore: posto l’assedio a Lugano, dove c’era il signore di Milano, attese l’arrivo di una truppa di rinforzo, che però apparteneva alla Lega.
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    Doppia battaglia, contro due armate separate: l’enorme numero di fanti da parte italica, permise all’imperatore un utilizzo della cavalleria per chiudere la fuga, con un attacco da tergo, comandato da lui stesso. Con in nemico in rotta, anche il Signore di Milano fu costretto a combattere e a essere sconfitto. I prigionieri, furono massacrati: niente prigionieri. Nessuna pietà.
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    Ciò aveva messo in moto le alleanze: Regno di Francia, d’Aragona e Repubblica pisana ruppero gli accordi con la Lega. A Oriente i Polacchi blanditi sferrarono l’offensiva sui Magiari, impegnati a ribattere ai Romei colpo su colpo. E Corrado, dalla Svevia, marcia con un esercito pronto a fare di Milano la sua preda. Le sconfitte dei capitani in terra borgognona, sono mitigate dall’ingresso dei cari amici Francesi: Alice dalle belle gote ha deciso di far valere tutta la sua forza. Che diamine, alla fine è una futura imperatrice. Se non ha lei le palle. Cosi, mentre il suo sposo si batte con la spada, lei, tramite Giovanni di Dusserdolf, si batte con la penna. E i suoi compatrioti obbediscono: la dimostrazione di forza dimostrata dal Barbarossa, li fa ragionare. Ma il Papa, uomo di spirito e di pace, chiede pietà: i fratelli. I fratelli non si ammazzano tra di loro.
    Corrado non è come l’imperatore: lui è religioso, anche se si lascia andare a certi eccessi. Corrado è il principe, è un guerriero. Non bada alle sottigliezze. Per lui, i Leghisti devono solo prendere legnate. E tante anche. Ma desiste: l’imperatore lo comanda. Il papa vuole il ritiro? E lo avrà. Una scomunica sul testone non vale il rischio di un malcontento nelle zone periferiche del regno. E né una grande città del Nord Italia, simbolo e guida della Lega Comunale. Una grana nei territori tedeschi sarebbe impensabile. E Federico Barbarossa incassa. Si piega ai voleri del Pontefice. Ma se lui accetta, i signori di Milano sembrano fare i sordi e rincarano la dose: i capitani di Borgogna vengono spazzati via senza pietà, resistendo fino alla fine. Solo l’Altissimo Redentore sa quanti figli di Germania sono morti. Si parla di quasi 2000 soldati. E la scomunica arriva sul groppone della Lega Comunale.
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    Ora Corrado ha via libera, e fa bene: l’esercito non è stato smobilitato e l’assedio di Milano si compie, per la seconda volta. E ancora una volta, a liberare il Signore che si oppone all’imperatore, intervengono non uno, ma ben due capitani. Corrado si ritira, ma non demorde e li affronta tutti e tre in campo aperto: una sfida alla pari, numericamente.
    I temibili Condotta da una parte. La furia guerriera germanica dall’altra. Lo scontro vale la vita del principe: ci si batte per la vita, non per la città di Milano; la battaglia è furiosa. Reparti di saggitarii gettano gli archi e si buttano nella mischia. Sergenti armati incrociano le lance con i condotta. Principe e il Signore di Milano si battono con furia. Poi... il nemico muore. I cavalieri trucidati. La battaglia è vinta, ma i feriti piangono i morti, tanti morti presenti sul campo: ancora poco e l’esercito imperiale sarebbe stato spazzato via. Ma Milano cade. E la peste, bastarda, infame, accoglie tra le sue oscure braccia la mal ridotta armata imperiale. Sarebbe la fine, ma la principessa Alice fa valere la sua posizione: i Francesi fanno scendere le loro truppe dalle Alpi e invadono il Piemonte con forza: lo devastano, si battono con le armate comunali. E i repubblicani pisani invece si danno l’anima e prendono a saccheggiare il Piemonte meridionale.
    A 57 anni, Federico Barbarossa sente che la morte si avvicina. Corrado sta resistendo alla peste. Ha resistito all’epidemia e comanda che venga ricostruita l’armata imperiale. Ha dato mano libera ai suoi soldati, che hanno dato il via ad una violenza gratuita, sterminando, saccheggiando e stuprando. L’imperatore non pensa alla morte. Pensa a porre le basi per l’erede, che guiderà, con molta probabilità, il regno di Germania. Si prepara a redigere un testamento e far valere la parola scritta dei suoi Herzog e duchi vari: giurare fedeltà a Corrado. Servirlo. E onorare l’impero che dopo Corrado il Salico aveva conosciuto tutto meno che la potenza. L’opera deve essere imperitura e non morire con il suo creatore, cosi come fece l’impero di Ottone I il Sassone. Ma la strada era lunga e solo lo scorrere del tempo, ci avrebbe detto come sarebbe andata.

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    Ps - non ci sono tutte le immagini, anche perchè star li a modificare le immagini è lunga. E il testo, come vedete, è lungo. [SM=x1875396] Arriveranno, tra un pò, la nuova immagine del sovrano, cioè Corrado. Se avrete pazienza ben inteso hehehe
    PPS - potreste cancellare la parte prima, che non ero riuscito ad aggiungere il testo per sfiga. E se volete, vi carico il documento .doc
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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 28/11/2012 23:55
    L'imperatore, è MORTO! - si tirano le somme del regno di Federico -
    Gli ultimi anni del Barbarossa sono trascorsi nella più totale tranquillità dell'Alta Baviera. Le operazioni, affidate a Corrado, che risiede a Milano con l'esercito imperiale, stagnano: la Lega Lombarda sta subendo sconfitte ripetute dagli eserciti di Francia, che stanno ponendo sotto assedio la cittadina di Asti, in Piemonte.
    La grande famiglia si allarga: i Welf, parenti del Barbarossa, contano tra i ranghi nuovi giovani, rampanti e pieni di entusiasmo. La vecchia classe dirigente lentamente ha lasciato Federico I: prima Alberto di Ascania, poi Enrico di Badenberg, Welf IV. Hanno seguito poi, sempre per vecchiaia, Ottone di Wittelsbach e a breve distanza l'uno dall'altro, Corrado di Wittelsbach, che reggeva la Sassonia e Mattia di Lorena, la Svizzera. Ora l'imperatore piange, nonostante sangue fresco sia giunto a rimpolpare le fila dei "Pari" del Regno (si vocifera che un certo Siegfrid Merowinger sia lontano parente dei Merovingi). E' inverno quando Corrado, a Milano, riceve la notizia: l'imperatore è MORTO! si è spento nell'inverno dell'anno del Signore 1183, dopo 30 anni di regno sulla Germania e 27 da imperatore. La Germania piange. I Comuni Lombardi sperano. Corrado sa che deve correre a Colonia: una corona lo aspetta e con essa, la fedeltà dei suoi vassali. Il nuovo erede? Un rappresentante dei Welf. La gestione dell'impero resta un affare di famiglia quindi. Corrado sarà solo un intermezzo di qualche anno: forse non potrà essere incoronato imperatore, ma sicuramente, il nuovo sovrano, con almeno 30 anni di regno davanti a sé, provvederà a farlo e a realizzare i progetti del suo lontano parente, di cui ha sposato la nipote.

    Bilanci
    In circa 27 anni di campagna, con quindi 58 turni all'attivo, sono state conquistate tre province. La Boemia, la Lombardia e il Canton Ticino. Il meccanismo delle alleanze si è rivelato ancor più saldo ed efficente di quanto pensassi.Vi riporto da basso, lo status delle allenze:
    R. di Francia: 10/10
    R. di Polonia: 7/10
    R. di Danimarca: 10/10
    Repubblica Pisana: 10/10
    R. di Norvegia: 8/10
    Corona d'Aragona: 7/10

    Per quel che riguarda invece l'economia e le province, ci sono su, 13 regioni, 6 città e 6 castelli e una fortezza. I tesoro reale ammonta 32517 basanti, senza ricorso a trucchi e prestiti: la riserva aurea è stata via via alzata, cercando di mantenere sempre il bilancio di fine turno in attivo, anche solo di 100 basanti.
    Per quanto ne concerne le forze militari, le unità "inutili" per i compiti di guarnigione sono state lentamente congedate, mentre altre sono state licenziate e sostituite per difendere i confini: attualmente, di eserciti "professionali" cioè, dediti propriamente alle azioni belliche serie, che non contemplano banditi e altre robe varie, sono 3: l'armata imperiale di stanza a Milano; l'armata di Germania, composta da truppe AOR delle regioni tedesche e l'armata d'oriente, composta in gran parte da truppe AOR dell'Europa Orientale, soldati delle regioni polacche (lo so, mi piace molto diversificare: diciamo è per farle sembrare più motivate ecco [SM=g27963] ). Le guarnigioni di Staufen e Thun seguono il criterio regionale di reclutamento: l'idea sarà quella di fare delle poche zone di massima concetrazione militare, da smistare poi per ogni eventualità nei vari settori vicini, sulla base della strategia egemonica del Principato Romano di Augusto. La politica mercantile quasi assente, a parte gli accordi commerciali con gli altri stati.
    Rimangono il Consenso e il Collegio dei Cardinali.
    Per il primo, dopo l'incoronazione a imperatore, Federico I ha sempre cercato di comportarsi bene. Presente sul fronte di guerra nel momento di maggior bisogno, vicino ai vari duchi del suo regno, visitandoli tutti almeno una volta; ho cercato di non passare per la parte che offendeva, ma per quella offesa, riuscendo a far scomunicare i Comuni Lombardi e ottenendo quindi campo libero per colpire i miei nemici. E soprattutto, ho sempre cercato di tenere ben presente che un buon pastore, non scortica il suo popolo, ma lo tosa, lo cura... prendi per dare, insomma. L'unico eccesso possiamo annoverarlo nell'unica battaglia combattuta dall'imperatore (per ora di battaglie ne ho fatte si e no una decina), dove ha fatto sterminare i prigionieri. Il collegio cardinalizio, non è stato semplice conquistarlo. La scomunica che gravava sui Leghisti mi ha aiutato e agevolato, perchè da quel momento, mentre tutti si scannavano e venivano presi a calci in culo e scomunicati, il mio consenso presso il papa cresceva, tanto che ora, 7 seggi vengono controllati dai cardinali di origine Tedesca (quasi tutti i miei pretonzi per intenderci). In 30 anni quasi, quindi sono riuscito ad ottenere un controllo sul collegio dei cardinali, cosi come sul Consiglio: 9 esponenti sono a favore (Burocrate, Sacerdote Supremo e Signore Spie) come potete vedere dalle immagini. Il controllo totale, difficilmente riuscirò a raggiungerlo (mi è capitato una volta, nel 6.1 e durò appena due turni) ma penso che tenere sotto controllo il consiglio con 10 elementi a favore sarebbe una buona cosa. Infine, una piccola postilla sulla politica familiare: oltre alla dinastia regnante, ho provato ad agevolare, senza successo la dinastia dei Lorena, che vanta al momento solo due esponenti. Con i Welf in lizza per la futura nomina ad imperatore, la situazione potrebbe ancora cambiare, ma mi trovo nella posizione in cui delle vecchie "casate" questi ultimi sono la maggioranza:
    4 Welf
    2 Hohenstaufen e Lorena
    1 Turingia
    Gli altri sono tutti presi dai matrimoni delle figlie dei nobili: mai visto tante figlie femmine in un albero genealogico!!!! Ecco questo è quanto nel primo regno della mia campagna. Pazientate e seguite il cammino dei Crucchi. [SM=g27960]

    ps-La Grande Strategia dell'Impero Romano dal Primo al Terzo Secolo d.C. (Baltimora, 1976), ISBN 0-8018-2158-4 vi consiglio di leggerlo, i concetti strategici trattati in questo libro, secondo me, si possono applicare benissimo a questo gioco. Saluti, o colleghi strateghi.
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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 08/12/2012 15:55
    Di Corrado IV Hohenstaufen: un radioso intermezzo. (1183 – 1196)
    Pochi sovrani, nella storia, da che ben ricordo, si sono impegnati nel loro breve regno e hanno fatto si di fregiarsi del titolo di “Magnifico”.
    imageshack.us/photo/my-images/849/kingdoms201211282220...
    L’imperatore Corrado IV, che al momento della nomina stava combattendo i Comuni della Lega Lombarda in Italia, riuscì a fare ciò che nemmeno il suo predecessore s’immaginava. La salita verso Colonia, per ottenere la Corona imperiale e affidare le operazioni al nipote Teodorico e a Corrado di Monferrato. Mai scelta si rivelò più saggia. Le battaglie infuriavano mentre la figlia, Berthlenda, fu data in sposa al giovane Eusebius di Wittelsbach, nuovo rampollo dell’omonima casata: rafforzare il legame con i futuri pari del regno era fondamentale e alla base della politica imperiale. Intanto però, in Italia, i capitani comunali tentarono il tutto per tutto per fermare la grande offensiva di Teodorico, che dovette affrontare una battaglia durissima per conquistare la cittadina di Bologna. Il Signore della Lega fu sconfitto e la città fu saccheggiata (1185). Ma nulla sarebbe potuto succedere con la battaglia delle Alpi: Corrado di Monferrato pensò bene di varcare il Brennero e scendere lungo il Trentino, stando ben attento a non avanzare fino alla pianura padano - veneta; l’obbiettivo era distrarre parte delle forze comunali e fu centrato in pieno: purtroppo per lui, l’armata proveniente dall’alta Baviera, composta in maggioranza da soldati del posto, fu costretta a scendere a battaglia dopo un primo tentativo di svincolarsi dallo scontro. Quella che ne seguì fu uno scontro durissimo e vide l’Herzog di Baviera retrocedere fino a perdere quasi tutti i soldati: i comunali pagarono però la battaglia a caro prezzo, furono costretti a rimanere bloccati sulle Alpi per il resto dell’inverno ed esattamente un anno dopo, Teodorico conquistava anche Verona, riuscendo ad approfittare della temporanea inferiorità numerica della guarnigione, ridotta ai minimi termini. L’assalto, condotto con scale, torri e catapulte, fu pieno di morti da entrambe le parti: il figlio naturale di Federico Barbarossa entrò trionfante nel castello veronese, togliendo ai propri avversari la prima fonte di reclutamento presente nel loro territorio. Ma la guerra era lungi dal finire e intanto, dalla Germania, re Corrado IV, dopo l’incoronazione a Colonia nel 1185 stava scendendo il più velocemente possibile alla volta dell’Italia con al seguito la cavalleria germanica di mercenari. La discesa del sovrano, in concomitanza con la pretesa della corona imperiale è in qualche modo devastante: nel 1187, d’estate, sconfigge un armata della lega con le truppe provenienti dal Canton Ticino, Veneto e Romagna, oltre ai mercenari della Lombardia; nell’inverno seguente riesce a respingere un'altra forza comunale, questa volta nella battaglia degli Appennini: la carica della cavalleria Germanica riesce a mettere in fuga l’erede del signore. Avanzando ancora, cinge d’assedio Firenze (1187).Nel 1188 la città cade e viene saccheggiata dalle fanterie germaniche, ormai ridotte allo stremo. Corrado continua la sua discesa, arrivando nel Lazio, dove, nell’inverno del 1189 ottiene la corona imperiale dal pontefice, in cambio di una promessa di pace. Pace, che almeno con la Lega arriva: è il 1190 quando le ostilità cessano e le prime avvisaglie di scontri con la Repubblica Veneta vengono messe subito a tacere dal trattato di pace; la Lega, ridotta alla sola Spoleto, deve sottostare all’autorità imperiale.
    imageshack.us/f/40/kingdoms201212021456546.png/
    Un colpo che aumenta il prestigio dell’impero agli occhi dei politicanti vicini: i Regni di Francia, Danimarca, Norvegia e Polonia rendono omaggio all’imperatore, complimentandosi per la sua vittoria. E Corrado IV, prova a cavalcare l’onda del momento favorevole: invia in tutta l’Orbe i suoi emissari, scelti dal suo Primo Burocrate e Alto Cancelliere Johannes di Dusseldorf. Per cinque anni, cinque uomini scelti vengono spediti in giro per il continente e oltre per intrattenere rapporti diplomatici con le varie entità statuali e raccogliere anche delle utili informazioni su di esse.
    imageshack.us/f/687/kingdoms201212062134418.png/
    I lettori perdoneranno la mia zelante volontà di riportare, analiticamente, tutti i movimenti diplomatici di questi anni:
    Trattative con il R. di Danimarca: 5000 basanti + scambio informazioni geografiche (1191)
    Trattative con il R. di Polonia: 4000 basanti + scambio informazioni geografiche (1191)
    Trattative con il R. di Francia: 5000 basanti + scambio informazioni geografiche (1192 e.)
    Trattative con la Repubblica di Novgorod: 2000 basanti + scambio informazioni geografiche (1192 in.)
    Trattative con il R. di Polonia: tributo di 500 bas. (x2 turni) + scambio informazioni geografiche + assistenza contro il R. d’Ungheria per 5 anni (1192 in.)
    Trattative con Impero Romeo: fallite
    Trattative con Khanato Cumano: fallite
    Trattative con R. di Scozia: fallite
    Trattative con il R. di Castiglia: accordo commerciale + scambio informazioni geografiche + 2500 basanti
    Trattative con il R. di Scozia: tributo di 500 bas. (x4 turni) + scambio informazioni geografiche
    Trattative con impero Romeo: tributo di 400 bas. (x4 turni) + scambio informazioni geografiche + alleanza
    Trattative con Khanato Cumano: tributo di 200 bas. (x5 turni) + scambio informazioni geografiche
    Trattative con Califfato Almohade: tributo di 200 bas. (x5 turni) + scambio informazioni geografiche
    Trattative con R. di Portogallo: alleanza + diritti commerciali + scambio informazioni geografiche (alleanza verrà annullata nel 1194, in inverno, a seguito della guerra con il regno di Francia, mio fedele e molto potente, alleato)
    Trattative con R. di Georgia: alleanza + diritti commerciali + scambio informazioni geografiche
    Ereditato il Regno di Danimarca (di seguito,dopo l’elenco)
    imageshack.us/photo/my-images/694/kingdoms201212070849...
    Trattative con il Principato di Rus: tributo di 500 bas. (x5 turni) + scambio informazioni geografiche + accordo commerciale
    Trattative con il Sultanato di Selgiuchide: tributo di 200 bas. (x5 turni) + scambio informazioni geografiche + accordo commerciale
    Trattative con il R. di Norvegia: ricevuto tributo di 200 bas. (x10 turni) + scambio informazioni geografiche + cessione della città di Lund al Regno di Norvegia.
    Trattative con R. di Gerusalemme: alleanza + diritti commerciali + scambio informazioni geografiche
    Trattative con gli Atabeg di Siria: diritti commerciali + scambio informazioni geografiche
    Trattative con gli Al Misr di Siria: diritti commerciali + scambio informazioni geografiche; ---> unica fazione islamica con cui ci sono dei buoni rapporti:(relazioni a 9/10)

    (Non avevo segnato tutte le date, quindi l'elenco è incompleto di informazioni al riguardo...)

    La lungimiranza di Federico I Barbarossa fu la chiave del successo di Corrado: la politica matrimoniale e diplomatica indetta dal Barbarossa, fu seguita a mena dito per tutto il resto del regno, curando le relazioni con i potentati vicini. Corrado IV mantenne fede a tale procedimento, mettendo in atto anche una vera e propria campagna diplomatica, atta a rafforzare il potere imperiale.
    imageshack.us/f/231/kingdoms201212070850413.png/
    Il capolavoro arrivò nel 1193, quando i nobili Danesi, morto il loro re, diedero al reggente la facoltà di decidere del proprio regno: questi, si lasciò guidare dalla ragione o dall’opportunismo, non lo sapremo mai, ma decise di porgere le terre danesi al suo vicino, ben più potente, imperatore Corrado. Il nostro signore decise quindi di accettare, con somma sorpresa, l’eredità della cognata danese mentre era in soggiorno a Milano. Quando gli giunse la notizia, che il legame del nipote con la cognata aveva dato in dote il regno di Danimarca, esclamò: “Amo la diplomazia: è un arte dove non spendi e puoi guadagnare molto”. A mio parere un po’ contro senso, dato che durante il suo regno, ben 31900 basanti sono partiti solo per la politica diplomatica: certo, la potenza non è una cosa che si ottiene a buon mercato, idem dicasi per il prestigio: l’aura di grandezza che doveva suscitare l’Impero Germanico, doveva scoraggiare eventuali aggressori e quindi, a voler ben vedere, per il momento erano soldi ben spesi. L’arrivo quindi delle province dell’ormai defunto regno di Danimarca, fruttarono ulteriore prestigio al sovrano, che si spense, 3 anni più tardi, a Brema. Fu scelto Wikerus Welf, in mancanza di eredi maschi da parte dell’imperatore. Ma le vicissitudini di questo giovane sovrano, saranno oggetto del prossimo capitolo.

    Bilanci:
    Sotto Corrado l’impero si è senza dubbio allargato: alla morte del nostro protagonista di questa sezione, l’impero vanta praticamente la conoscenza di quasi tutte le aree della mappa e uno stato delle relazioni diplomatiche abbastanza buono. La politica edilizia è stata portata avanti nella prima fase in maniera abbastanza assidua e costante: le uscite per la diplomazia, mi hanno costretto però a dover poi mollare la presa, con un rallentamento della crescita economica da parte dell’intero complesso statale. In 13 anni di regno, Corrado ha praticamente portato a termine quello iniziato dal proprio predecessore, anche se all’appello, mancano ancora un po’ di cose: prima di tutto, le regioni italiane di Piemonte (Asti), Liguria (Genova) e Maremma (Pisa) che potrebbero portare, finalmente, alla rinascita del regno Italico. La situazione è abbastanza complicata, perché mi trovo in una posizione dove i miei due alleati non voglio mollare, dietro anche un buon pagamento, le loro province. Per i Francesi posso anche soprassedere, ma la repubblica Pisana ha terminato di svolgere la sua utilità, quindi dovrò studiare, con il nuovo sovrano che arriverà, una strategia di conquista. L’arrivo delle terre danesi sono un ottimo incentivo: Roskilde regala molti proventi, (2200 ca.) e Arus è il baluardo nell’estremo nord che mi mancava: con Verona a Sud, Magdeburgo a Est, assieme a Vienna che lentamente inizierò a preparare e alla catena Thun - Staufen – Lugano ho le difese per i quattro punti cardinali, con il castello di Wurzburg che potrà fare da riserva in caso di infiltrazioni indesiderate in quella regione. Il criterio delle truppe è sempre lo stesso e anche in Italia, non fa eccezione la presenza di una forte componente locale nell’armate di guarnigione. Il consenso è sempre stato alto e l’incoronazione a imperatore, assieme alla politica diplomatica è servita a rafforzare l’autorità, senza ricorre a stratagemmi poco ortodossi, ossia i sicari.
    Per quanto riguarda invece il consiglio dei cardinali, la situazione è ben diversa: il papa è ancora una volta tedesco.
    imageshack.us/f/600/kingdoms201212062130597.png/
    Inoltre, il consiglio cardinalizio è occupato, in tutti suoi membri, al momento, da cardinali imperiale (più tardi si aggiungeranno 3 francesi). imageshack.us/f/231/kingdoms201212062131056.png/
    Ora, con i Welf al potere e in maggioranza, spero che una sola famiglia controlli l’impero. Ho voluto privilegiare la diplomazia, in quanto non sempre la guerra è una soluzione; io amo dire che la diplomazia “è l'arte di farti apparire forte e ottenere quello che vuoi anche quando non sei nelle condizioni di farlo.” In questo caso, ho seguito i consigli di Costantino VII Porfirogenito. [SM=g27960]
    Beh questo è il regno di Corrado IV, dove la spada e la piuma hanno mostrato il loro lato migliore. Alla prossima avventura... ditemi un po’ che ne pensate eh... non voglio fare monologhi senza fine compiuto.
    [SM=g27960] [SM=g27963]

    ps- vorrei far vedere alcune immagini... uso il codice IMG nel redigere il testo, ma non mi appaiono... perchè?
    [Modificato da BasilioIIBulgarotocne 08/12/2012 15:57]
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    deemax87
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    00 08/12/2012 16:12
    caricare le img
    vai su " le mie immagini" poi per l'immagine che vuoi uppare schiaccia su "i" e copia l'url evidenziato.
    Io quando uppo le immagini metto sempre "non ridimensionare" non so se ridimensionandole cambia qualcosa....fai qualche prova nel caso non ridimensionarle e funziona sicuro [SM=g27960] !







    "Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto."
    Cit. - Sun Tzu, L'arte della guerra
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    deemax87
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    00 08/12/2012 16:20
    Re: Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa.
    BasilioIIBulgarotocne, 28/11/2012:


    PPS - potreste cancellare la parte prima, che non ero riuscito ad aggiungere il testo per sfiga. E se volete, vi carico il documento .doc



    da qualche giorno grazie alle modifiche sulla sicurezza delle sezione da parte di mather puoi editare tutti i tuoi post, anche quelli vecchi! basta che schiacci "edit" di fianco a "canc & cita" nella testa del post in questione e fai tutte le modifiche che vuoi !!! [SM=g27964]

    [Modificato da deemax87 08/12/2012 16:24]





    "Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto."
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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 10/12/2012 10:54
    Re: Re: Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa.
    deemax87, 08/12/2012 16:20:

    BasilioIIBulgarotocne, 28/11/2012:


    PPS - potreste cancellare la parte prima, che non ero riuscito ad aggiungere il testo per sfiga. E se volete, vi carico il documento .doc



    da qualche giorno grazie alle modifiche sulla sicurezza delle sezione da parte di mather puoi editare tutti i tuoi post, anche quelli vecchi! basta che schiacci "edit" di fianco a "canc & cita" nella testa del post in questione e fai tutte le modifiche che vuoi !!! [SM=g27964]





    Grazie mille per entrambi i consigli. [SM=g27963]

    ~ Cerbero ~, 20/11/2012 18:02:

    Attendo di leggere le imprese dei Sacri Romani Imperatori. Buona fortuna!



    Hehehe mi sa che al prossimo sovrano ne servirà tanta [SM=g27960]
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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 20/12/2012 22:01
    Di Wikerus Welf: dalla polvere all’altare.
    Le vite dei sovrani germanici sono sempre state molto complicate: persino Ottone il Grande aveva avuto dei problemi con i grandi vassalli del regno di Germania e i discendenti di certo non se l’erano passata bene.
    imageshack.us/f/829/mortecapofazione.jpg/
    La nomina del Welf come sovrano, con l’immediata incoronazione a Colonia, evitò di lasciare un eventuale vuoto istituzionale (meramente simbolico) come invece era successo al predecessore Corrado, impegnato con le guerre in Italia. Mai impero ereditato fu più forte di questo, specie per primo e più immediato colpo di teatro: il Matrimonio con una principessa Altavilla, del reame di Sicilia dell’erede designato. Il primo passo, compiuto, portò ad un secondo passo, la discesa in Italia per la cingere la corona imperiale, posta sulla fronte dall’ennesimo papa di origine tedesca. La discesa, specie nel punto delle alpi svizzere, è lunga e mentre la corona imperiale non è sulla fronte, alcuni dei vassalli più irrequieti iniziano ad alzare la testa: mai come questo momento il potere imperiale si trova a dover fare i conti con una situazione delicata: l’impero è forte, è il sovrano che deve riuscire ad essere altrettanto. Wikerus Welf, uomo cresciuto nelle Fiandre, nordico, ha deciso di scendere a sud e presentarsi comunque a Roma: le notizie provenienti da alcune delle terre della Germania non sono incoraggianti. L’Herzog von Zahringen, il figlio dell’Herzog di Schwaben, il Duca di Praga e figlio, il Conte di Ticino e il Pfalzgraf bei Rhein, infatti, sono sul piede della ribellione.
    imageshack.us/f/94/guerracivile.jpg/
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    imageshack.us/f/820/conciliodeinobili.jpg/
    imageshack.us/f/191/anno1198wikerusimperato.jpg/
    L’incoronazione avvenuta nel 1198, a termine della doppia trattativa con il Califfato Abbasside e la Repubblica di Venezia. Importanti le trattative con la Serenissima, perché servirono per stabilizzare il fronte veneto: l’armata imperiale, ancora in forte deficit di truppe, doveva essere ricostruita per intero, in modo che potesse far bene la guardia alle terre d’Italia.
    L’incoronazione a imperatore, non porta però i risultati sperati: gli uomini citati sopra non mostrano segni di fedeltà e il prestigio cala precipitosamente; la guerra civile incombe, ma fortunatamente gli abitanti dell’impero, i sudditi, fanno in modo che i 6 uomini vengano cacciati dai loro palazzi, con solo la scorta e vengano spediti nelle campagne germaniche, spargendosi per la “Germania Magna”, quella terra cioè che corrisponde alle originali terre di Federico I Barbarossa. E le campagne della Germania diventano le terre dei sei traditori che al quinto anno di regno, il terzo da imperatore, si ribellano alla sovranità di Wikerus, che ritornato in patria con un piccolo seguito di truppe, gira per due anni l’impero in lungo e in largo per sconfiggerli e ucciderli tutti, grazie ad un reparto di milites mercenari assoldati come guardia del corpo. L’ultimo a morire, nel 1203 è il Conte di Ticino, che pone fine alla guerra. La situazione porta nell’imperatore profondo sconforto verso quei nobili che, tramite il matrimonio entrano a fare parte della cerchia dei pari che si può riunire a Ragensburg ogni cinque anni per delineare le strategie imperiali, portandolo a decidere di nominare, prima per le regioni al confine, poi per alcuni dei territori italiani, dei generali che non sono legati da vincoli con la corona e che possono avere dei cavilli per poter ambire alla corona: dei generali non legati all’imperatore da vincoli di sangue, si possono eliminare senza problemi e soprattutto, senza rimorsi.
    Ma mentre il potere della corona si rafforza, con un nuovo giuramento dei pari del regno rimasti fedeli a Wikerus, il gran Maestro dei Portaspada, con le truppe raccolte dalla fortezza di Arus, sbarca in Finlandia, assediando il castello di Abo: si aprì una guerra contro la repubblica di Novgorod, sfruttando la debolezza di questi, in conflitto con i Rus di Kiev, che stavano avanzando verso occidente con forza, riducendo sempre di più i territori della repubblica baltica.
    imageshack.us/f/821/guerrainutile.jpg/
    Ma l’imperatore, come per tradizione, vuol seguire l’esempio dei suoi due illustri predecessori, scendendo in campo personalmente. Non in nord Europa, ma in Italia: l’alleato di ormai mezzo secolo, il regno di Francia, era entrato in guerra con la repubblica di Pisa e l’imperatore armò un esercito imperiale, con truppe quasi totalmente reclutate in Germania per scendere in quella che chiamavano la “Prefettura Italiae” e raccolte truppe da Ragensburg, Salisburgo e Verona, all’alba del 1208 il Kaiser era in piena pianura Padana, pronto ad andare in Liguria, mentre il suo Luogotenente, Corrado di Wittelsbach, alla guida di un armata composta principalmente da truppe italiane, marciava in maremma alla volta di Pisa.
    imageshack.us/f/534/battagliadipisacazzotti.jpg/
    Gli attacchi, contemporanei, avvennero nel 1210: Corrado, in campo aperto, distrusse con lo sfondamento della prima linea e una manovra aggirante la difesa pisana, mentre Wikerus assaltò una Genova scarsamente difesa, non riportando praticamente caduti.





    Le due città furono prese proprio mentre Asti, in mano ai francesi, cadeva in mano nemica. La situazione creatasi fece congiungere, prima diplomaticamente, poi con la forza delle armi, le strategie contro i pisani: i Francesi tenevano impegnate le armate sulle alpi, mentre l’imperatore, con i rinforzi provenienti da Nord, quelli comandanti dal gran maestro dei Portaspada, assaltò Asti, conquistandola e nell’estate del 1215, dopo una battaglia fuori dalle mura e il successivo assedio. Era il completamento di progetti iniziati con Federico I Barbarossa a Roncaglia nel 1153: sei mesi dopo, a Milano, Kaiser Wikerus Welf, fu incoronato Rex Italiae, ricostituendo, di fatto, il Regno d’Italia.





    Ho parlato, prima, dei rinforzi del GranMaestro: questi, abbandonata Abo e trattò con i Norvegesi la cessione dei territori finlandesi in cambio di un tributo annuo, per cinque anni, di 1000 bisanti. Le truppe però, invece di riportarle al castello, seguirono il loro comandante che su ordine dell’imperatore, scese in Italia per consentire di tenere impegnate parte delle forze nemiche: arrivato nel 1214 a nord di Milano, alcune truppe norrene andarono a rinforzare il contingente imperiale, che si occupò di conquistare la città di Asti per conto dell’imperatore.
    imageshack.us/f/843/interessanteiselgiuchid.jpg/
    Seguì la tregua con la repubblica Pisana (che di pisano ormai aveva solo il nome, occupando Corsica, Sardegna e le coste tunisine), mentre l’imperatore, rinsaldò i legami con il regno di Sicilia, che a causa della guerra contro Pisa aveva deciso di annullare l’alleanza. Ritornato in patria però, Wikerus ha ancora sete di battaglie e la guerra lo chiama da lontano: con l’impero in pace, Venezia uscita ridimensionata dall’alleanza imperiale con il Regno di Sicilia e l’autorità imperiale che tramite il cugino e braccio destro Markus Welf ancora più rafforzata, l’imperatore decide di partecipare alla crociata. Non una crociata qualunque: liberare Costantinopoli, caduta in mano Selgiuchide. Dopo aver raccolto le truppe dei sacri Ordini di Lazzaro e Teutonico, alla guida di un numeroso esercito, l’imperatore si mise in marcia, arrivando in Dalmazia, da dove con una flotta partita da Ravenna, s’imbarcò, con destinazione Epiro. Una volta sbarcato, dopo aver passato le terre albanesi e cacciato un avanguardia ungherese aiutando il proprio alleato, arrivò sulle coste della Macedonia, dove la flotta attendeva di nuovo per imbarcarlo: mercenari del luogo si unirono alla sua armata per rimpiazzare i disertori e una volta sulla nave, nel 1224 (dopo 5 anni dalla sua partenza), l’imperatore assediò e conquistò la città simbolo dell’impero Bizantino, restituendola, senza chiedere nulla in cambio, ai propri alleati Romei. Reimbarcatosi, la nave crociata, riuscì ad eludere le sorveglianze nemiche. Ma alle porte dell’adriatico, la flotta fu intercettata e affondata davanti alle acque di Bari.
    La morte di Wikerus però non alterò, gli equilibri: la notizia non era ancora arrivata e Markus, cugino leale, continuò l’opera facendo le veci del re di Germania, senza tralasciare comunque l’Italia, in qualità di erede e reggente formale del potere. La notizia della morte di Wikerus arrivò nel 1227, un anno quindi: Markus, sul letto di morte, nominò il figlio Hermann suo successore al trono. Il potere rimaneva in mano della famiglia Welf. Ma ora, bisognava vedere cosa sarebbe accaduto.

    Bilanci:
    Un impero cosi forte non si era mai visto. Diplomaticamente, la forza imperiale è tale da poter muovere intere nazioni, come la cessione delle terre finlandesi ai Norvegesi e l’ingresso di questi in guerra contro Novgorod, l’alleanza del regno di Francia che, ancora una volta, ha concesso la possibilità al sottoscritto di allargarsi in Italia e poterla unificare nel regno, oltre al fatto che, con l’espansione francese, arrivata sino in piena Castiglia, per poi esaurirsi contro gli Almohadi, mi ha concesso di rompere alleanze ormai “inutili”, vedi con i Pisani e il regno d’Aragona, oltre a garantirmi la protezione del lato occidentale dell’impero. Senza dubbio, un'altra cosa che può far sorridere è l’aumento della ricchezza, che dopo la crociata viaggia su un forziere di 75/85.000 bisanti, oscillando sempre tra questi valori ogni cambio di turno: con un occhio al bilancio, il progresso edilizio continua costante, con una netta divisione tra risorse economiche per la città e investimenti militari per i castelli. Dal punto di vista territoriale, per il momento l’impero ha perseguito il suo principale obbiettivo, cioè riprendere il controllo dell’alta Italia: mancano Venezia e l’Istria all’appello, ma ora come ora vorrei fermarmi un attimo: il progetto futuro prevede infatti un ampliamento verso sud e basta, ma prima di pensare di unificare l’Italia, stavo pensando di tentare l’avventura isolana, conquistando Corsica e Sardegna. Alla morte di Markus, che è rimasto un anno sul trono, la situazione era questa:
    Alleanza con R. di Francia, R. di Norvegia e Impero Romeo con rapporti (9/10)
    Il collegio cardinalizio presenta 12 cardinali tedeschi
    Il consiglio presenta 9 membri a favore.
    Ora vedrò bene col nuovo imperatore... spero soltanto di riuscire a portare avanti l’idea che ho in mente. Alla prossima.

    imageshack.us/f/708/arrivanoimongoli.jpg/
    imageshack.us/f/855/lostupormundiinsicilia.jpg/
    imageshack.us/f/441/peaceu.jpg/
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    [Modificato da BasilioIIBulgarotocne 20/12/2012 22:04]
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    LordFerro
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    Principe
    00 21/12/2012 11:26
    se sei intorno al 1200, stai attento, a momenti arriverà Federico II Hohenstaufen, eroe sia dei Normanni che degli Imperiali.
    Sarebbe bello vederlo come capofazione di un grande regno, ma per averlo devi prendere il controllo di Palermo prima della sua comparsa.
    L'unica differenza è che in mani Normanne l'esercito avrà i cavalieri Normanni montati ed appiedati, in caso contrario saranno cavalieri imperiali.
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    BasilioIIBulgarotocne
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    Fante
    00 24/12/2012 19:50
    Re:
    LordFerro, 21/12/2012 11:26:

    se sei intorno al 1200, stai attento, a momenti arriverà Federico II Hohenstaufen, eroe sia dei Normanni che degli Imperiali.
    Sarebbe bello vederlo come capofazione di un grande regno, ma per averlo devi prendere il controllo di Palermo prima della sua comparsa.
    L'unica differenza è che in mani Normanne l'esercito avrà i cavalieri Normanni montati ed appiedati, in caso contrario saranno cavalieri imperiali.



    Sono al 1230. Si c'è Federico II, ma se lo sono preso i Normanni [SM=g27969] uff.. pazienza dai..
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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 10/01/2013 00:21
    Di Hermann Welf: LA FINE DEL GIOCO (1227 – 1263) partita persa =(
    Quando re Markus lasciò questo mondo, il giovane Hermann era poco più che diciannovenne.
    Nato e cresciuto a Colonia, che era sempre appartenuta alla dinastia Welf, Hermann si ritrovò con in testa la corona reale giovanissimo.
    Una lunga vita davanti a sé.
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    Egli era l’uomo giusto e celibe, ora diventava anche il miglior partito d’Europa: detentore del titolo di Re di Germania, d’Italia e (nominalmente) di Boemia, erede dei regnanti Danesi... nessun sovrano cristiano poteva vantare di governare una struttura statale tanto solida e potente. Quando il giovane prese il potere, sapeva che davanti aveva più di quarant’anni di regno, se sarebbe sopravvissuto alle battaglie che aveva in mente. Il suo, sarebbe stato il regno più lungo quindi. Ma prima di fare questi progetti, c’era una corona da indossare: quella del Re di Germania. L’incoronazione, avvenuta a Colonia, formalizzò quello che era già in atto, cioè l’inizio di un nuovo regno. Il giovane doveva però completare tutta la procedura “simbolica”: scese in Italia e a Milano, dal cardinale, ottenne la corona ferrea di Re d’Italia. Autorità più sufficiente di questa non c’era: ma tanto per ribadire chi comanda, Hermann, fresco marito della principessa d’Aragona, si presenta a Roma e ottiene, dal papa, la corona d’imperatore. Il processo d’investitura è completato: prima la corona di Germania, per rivendicare il ruolo di guida del popolo tedesco; poi la corona ferrea d’Italia, per perpetrare l’eredità che da generazioni risale ai tempi di Carlo Magno. E infine, il titolo imperiale, che gli conferisce un aura di superiorità, elevandolo ben oltre il semplice rango di sovrano temporale: egli infatti, si pone in contrapposizione con l’imperatore (basileus) bizantino, dell’impero romano d’oriente. Non rivendica l’eredità romana. Sa bene, il kaiser, che di romano nel suo impero non esiste niente, se non le basi del diritto. La cultura, la storia, le tradizioni, sono una mescolanza tra quelle nordiche e barbare dei franchi, dei longobardi, degli ostrogoti e in parte, dei latini. Quello che però vuol far valere, è il carattere non tanto sacrale, ma l’aura di potenza e superiorità rispetto a tutti gli altri sovrani in circolazione: la sua forza, non è data dalla superiorità morale (a quello pensa il Pontefice), ma dalla sua superiorità militare, territoriale, dalla sua grande forza che unisce, sotto una sola persona, alcuni dei più importanti regni del continente. La sua autorità poi, basta a muovere le nazioni.
    “Fino a che gli stati si faranno guerra perché un kaiser lo vorrà, allora esisterà un impero e un imperatore”, è questa la politica e il pensiero di Hermann, che dopo tre generazioni di sovrani, ha il compito di guidare uno stato ricostruito su basi solidissime e che ora può guardare ad una politica di più ampio respiro. Fin quando l’autorità dell’imperatore (e quindi dello stato che guida) sarà superiore a quella di qualsiasi altro stato continentale (anche quella del regno di Francia, fedele e potentissimo alleato dell’impero), allora nulla sarà precluso. E nessuna rivendicazione di superiorità sarà campata per aria, se supportata da valide argomentazioni.
    Il regno di Hermann, dopo l’incoronazione, inizia con la grande campagna militare organizzata contro il vicino Regno di Polonia: Omoloc e Stettino sono gli obbiettivi e la campagna, con due distinte armate, si conclude con due conquiste e l’ampliamento delle regioni a est, con l’unificazione della Boemia e lo spostamento oltre l’Elba, della dominazione tedesca. imageshack.us/f/833/kingdoms201212221505363.jpg/



    Il trattato di pace, porterebbe alla cessazione delle guerre, ma Hermann, giovane e volenteroso, si lancia nell’avventura della crociata, spendendo 30.000 bisanti per far indire la crociata (1230). L’imperatore partecipa attivamente e, dopo un lungo viaggio, giunse sulle spiagge della terra Santa con un forte esercito: diviso in due tronconi l’armata e arruolati altri mercenari, pone con un pezzo l’assedio al castello di Acri, mentre con un'altra armata, conquista e saccheggia la città di Gerusalemme, dopo aver sconfitto sul campo la guarnigione che era uscito ad affrontarlo. Sempre nello stesso anno (1234), anche il castello di Acri cade in mano imperiale. L’impero ha riconquistato alla cristianità la terra Santa.



    Il capolavoro arriva due anni dopo: gli Aragonesi decidono di donare all’imperatore di Germania le terre dell’Aragona (1236).



    L’impero è giunto alla massima espansione. Ma proprio l’apice raggiunto, porta i primi problemi: le casse dello stato iniziano a perdere fondi, le truppe sono troppe e le linee di comunicazione iniziano a diventare scomode, lunghe e impervie. Per amministrare quest’enorme impero, il giovane imperatore deve fare delle rinunce: l’attività edilizia è quasi del tutto ferma, Roskilde viene ceduta ai Norvegesi. E i guai non vengono mai da soli: la guerra contro la Serenissima, seppur breve, contribuisce ad aggravare una situazione di precario equilibrio finanziario e militare. Fortunatamente, il ritorno dell’imperatore in Italia, consente la cessazione delle ostilità, ma i problemi rimangono. Eppure la spinta espansionistica non si arresta: in Spagna, da Barcellona parte la riconquista di Tortosa, guidata da Berenguer; il De Mirabel invece, da Maiorca, tramite trattive con gli assediati, riesce ad ottenere la città di Valencia(1241/1245).



    In terra Santa, Welf del Tirolo e Arnold Elmolt attaccano rispettivamente il Castello di Kerak e la città di Alessandria (1246). La città egizia viene saccheggiata e distrutta, ma le trattative di pace con gli Al-Misr, portano subito alla tregua e la città egiziana viene restituita.


    In Spagna, dopo la presa e la distruzione di Granada da parte di De Mirabel, un nuovo fronte si apre: i Cumani compaiono sotto le mura di Omoloc (1249). Respinta l’invasione, l’impero passa all’offensiva, con la marcia di Jobst II su Krakow, che viene assediata e conquistata (1250). imageshack.us/photo/my-images/838/kingdoms201301051705...
    Proprio mentre un armata cumana si rifà sotto, le trattative portano ad una tregua e al salvataggio di una città scarsamente difesa.
    In Terra santa, la Situazione è instabile: morto Welf il Cavalleresco, Arnold prende la reggenza di Gerusalemme e nel giro di poco tempo da il via ad una guerra corsara sulla costa libanese, rompendo l’alleanza sancita con gli Atabeg; Tripoli (1251) e Antiochia (1252) vengono conquistate e saccheggiate, ma tenere quei territori è impossibile.



    Le finanze imperiali stanno scendendo inesorabili. Hermann, è costretto a fare i conti: l’equilibrio precario si sta rompendo e bisogna intervenire. E la decisione e senza precedenti.
    Nel giro di 3 anni, le terre in oriente, ad eccezione di Gerusalemme e le terre di Spagna, esclusa Palma di Maiorca, vengono ceduta a Francesi e Atabeg: Kerak, Tripoli e Antiochia; Barcellona, Tortosa, Valencia.
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    Hermann perde tutto quello che aveva acquisito con la forza e con la diplomazia. Le casse respirano, ma la crisi non cessa. La Jihad incombe, cosi come i Veneziani si rifanno sotto, approfittando del momento. Il Kaiser respinge la repubblica Veneta e in una grande battaglia, pone fine alla vita della famiglia del doge e ai domini della Serenissima. La doccia fredda è il tradimento degli Atabeg: circondato, il nuovo visconte di Gerusalemme, Nikolas Hummel, deve cedere la città (1258).


    Il resto è solo pace, ma ormai la situazione non si può cambiare: gli Atabeg vincono la partita, sottomettendo Selgiuchidi e Al-misr come vassalli e conquistando tutto il medi oriente.
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    Ho provato a rimandare l’inevitabile, attaccando gli Egiziani con la crociata in terra Santa. La crisi è iniziata guarda caso da li, ma forse la situazione di declino è iniziata a monte: Wikerus Welf, aveva ottenuto una crociata su Costantinopoli. Non avevo ricordato che i 30000 bisanti venissero sborsati per ottenere ciò e infatti, non me ne ero accorto. E infatti, da li credo, sono iniziati i problemi. Questo è quanto. 4 imperatori e una graduale espansione, ottenuta più con la diplomazia che con le armi. La campagna Storica non è andata a buon fine, ma spero di aver tratto comunque degli insegnamenti da questa partita. Ora inizierò con un'altra fazione. Grazie per avermi seguito.

    ps - aggiungerò le immagini più avanti. mi sono preso male per aver perso [SM=g27969]
    [Modificato da BasilioIIBulgarotocne 10/01/2013 09:46]
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    -witchking-
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    Ausiliario
    00 10/01/2013 09:22
    Bella Cronaca, molto interessante!




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    BasilioIIBulgarotocne
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    00 10/01/2013 09:47
    Re:
    -witchking-, 10/01/2013 09:22:

    Bella Cronaca, molto interessante!



    Certo l'esito però non è quello che volevo =( mi sono rovinato da solo con le mie mani....