Nello stesso anno che vide la prima riunione del parlamento francese, i francesi piansero l’improvvisa dipartita del loro monarca, e la cristianità tutta quella del Pontefice; i due eventi portarono alla revoca della scomunica, malgrado il nuovo Papa guardasse alla Francia con manifesta ostilità.
L’ascesa al trono di Berthelem lo Spietato divise profondamente i nobili del regno rendendo indispensabile, a titolo precauzionale, l’allontanamento di molti di loro dai rispettivi feudi. Privati di risorse economiche e militari, i dissidenti continuarono a mugugnare contro il tracollo finanziario provocato dalla folle avventura russa, senza comunque osare aperti atti di ribellione.
Nella primavera del 1241 Yves Capetigno dovette lasciare in tutta fretta Thun per intercettare la grande armata di Conrad di Duisburg che, dopo aver aggirato la cittadella, si era incamminata alla volta della quasi indifesa città di Liyon. La grande esperienza del condottiero nemico, e lo svantaggio numerico dei francesi, lasciava presagire una battaglia estremamente impegnativa. In realtà lo scontro si risolse in pochi minuti, poiché quello stolto pensò di disperdere i balestrieri francesi con una carica temeraria, e fini impalato sulle lance dei fanti accorsi in loro soccorso; fra le sue truppe si scatenò il panico, e ben pochi armati sopravvissero alla mattanza che ne seguì.
Nel medesimo periodo prese avvio, quasi casualmente, la campagna che in pochi anni avrebbe portato alla riconquista di Brest.
Gli Aragonesi tentarono un assalto a Bordeau, ma dovettero desistere quando il loro unico ariete prese fuoco. Era facile intuire che avrebbero ritentato, essendosi ritirati senza aver subito perdite significative, per cui una colonna di rinforzi venne immediatamente avviata in soccorso della città. Queste truppe, guidate da Blanchet il Cavalleresco, sostennero un paio di scontri che, oltre a prevenire un nuovo assedio della città, costrinsero il nemico a ritirarsi fra le mura proditoriamente assalite una decina di anni prima. Blanchet, che non disponeva di artiglieria né poteva ottenerne, decise di porre l’assedio e di condurre l’assalto con una torre mobile, un ariete ed una scala. La torre andò bruciata, ma l’ariete svolse il suo lavoro e gli arcieri schierati sulle mura non riuscirono a contenere i suoi fanti. Ne seguì un sanguinoso combattimento casa per casa, fino a che restarono solo pochi apelidos a difesa della piazza; questi fecero strage di fanti francesi malamente equipaggiati, e fu necessario abbatterli con le balestre. Fu così che, nell’anno del Signore 1244, la città normanna tornò finalmente alla Francia, preparandosi ad accogliere con gioia il ritorno del Principe Jehanin, suo legittimo signore.
Quell’anno vide anche il termine del lungo viaggio dei tre nobili moscoviti. Al buon Seryam, Primo Consigliere della Vece, che era il membro più attempato e fidato del gruppo, fu conferita la signoria su Firenze. Yaroslav e Malov, ottimi combattenti ma sospettati di sedizione, vennero invitati a raggiungere Thun per partecipare a prossime operazioni belliche contro gli imperiali.
Quei molesti vicini si stavano facendo sempre più arroganti ed impudenti.
Nel 1245 Faucher Sorel dovette accorrere in soccorso di Parigi, assediata da una forte formazione di cavalieri appiedati sostenuta da qualche arciere. Sorel impiegò le sue fanterie raccogliticce come esca sacrificabile, ed ottenne l’annientamento del nemico mediante dardi e ripetute cariche di cavalleria.
Il freddo inverno del 1246 fu denso di eventi.
Yaroslav di Kiev guidò con perizia l’assalto alla fortezza di Staufen, avvalendosi anche delle artiglierie già utilizzate dall’Armée d’Italie; poco dopo, purtroppo, cadeva vittima di una lama assassina.
Il re in persona lasciò Londra e sbarcò presso Brest, ove si fece crociato per la riconquista di Gerusalemme. Il suo interesse alla Santa Impresa, probabilmente, non era del tutto genuino; innanzi tutto, il Papa aragonese aveva minacciato di scomunicarlo se non avesse partecipato; inoltre, una scomunica aveva appena colpito l’Imperatore, il che offriva interessanti opportunità per l’impiego dell’armata crociata in corso di formazione.
Nella città di Brest vennero celebrate le nozze fra il Principe Jehanin e la Principessa Mafalda di Portogallo; in ciò la diplomazia francese non ebbe alcun merito, perché era stata la diretta interessata a farsi latrice della proposta.
Esattamente un anno dopo, lo spietato re crociato era alle porte di Gand. Nel corso della marcia al suo esercito si erano aggregati cavalieri crociati, appiedati e montati, balestrieri pavesi mercenari, ed un riottoso nobile del regno; tre abili spie, intrufolatesi in città, erano in grado di assicurargli un ingresso incontrastato, salvo la trascurabile resistenza di una sola compagnia di miliziani.
Quanto accadde in seguito fu piuttosto singolare. Il re, che aveva preteso l’onore di essere il primo a varcare i cancelli, fu lasciato solo a fronteggiare l’intera guarnigione; il resto della potente armata non mosse un passo, e persino i cavalieri della guardia conservarono un atteggiamento puramente passivo sino a che non videro il proprio sovrano massacrato dal nemico; a quel punto lanciarono un fragoroso urlo di battaglia, e annientarono rapidamente quei miseri fantaccini.
L’armata vittoriosa, se così può essere chiamata, venne lasciata sola a sé stessa in città; le gioie del saccheggio le avrebbero fatto dimenticare l’ancor lontanissima Gerusalemme.
Ancor prima di essere incoronato, il Principe Jehanin inviò a Roma un emissario che avrebbe sorpreso e compiaciuto il Santo Padre, cedendogli Napoli per soli seicento fiorini.
L’offerta era meno generosa di quanto potesse sembrare perchè quella città, spogliata di ogni ricchezza nei momenti più bui, ed insofferente del dominio francese, era solo una fonte di problemi. Grazie alle conquiste ed alla crociata (ed anche l’insperata smobilitazione della flotta del Caspio) le casse del regno era tornato in attivo, ma non era il caso di dilapidare un patrimonio per ricostruirla e conservarla.