Per tornare un pò sulla domanda iniziale della discussione:
l'atteggiamento dei musulmani nei confronti delle altre religioni è molto oscillante. In origine si faceva una netta distinzione tra i popoli del Libro (cioè cristiani e ebrei), tollerati in territorio islamico a condizione di pagare un obolo e di essere totalmente estromessi dal potere (nulla di strano) e dalle professioni più remunerative (grande differenza con quello che accadeva invece nell'Europa della "intollerante" Chiesa), mentre gli appartenenti alle altre religioni avevano la morte come unica alternativa alla conversione.
Col tempo, con la sempre più massiccia ed aggressiva annessione di territori, l'islam cominciò a cambiare faccia parificando tutti gli infedeli (da qui il "casus belli" per le crociate). Rimase ancora una certa tendenza all'assimilazione tra le culture (si pensi alla Sicilia arabo-normanna), ma furono dei casi sempre più sporadici fino alla totale chiusura dell'islam nei confronti dell'occidente e del resto del mondo.
Effetti di questa mentalità si vedono ancora oggi: pensiamo ai massacri di cristiani e animisti che si ripetono ciclicamente in Sudan, Nigeria o India da parte dei gruppi musulmani, l'occupazione (nel totale silenzio della comunità internazionale) da oltre 30 anni del nord di Cipro o le innumerevoli restrizioni al culto dei paesi arabi (in Arabia Saudita non è permesso costruire chiese, in altri paesi non si possono nemmeno restaurare quelle esistenti)
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"Lasciate che i miei eserciti siano le rocce, gli alberi e i pennuti nel cielo", Carlo Magno