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Domanda sulla Turchia...

Ultimo Aggiornamento: 19/06/2011 20:12
24/02/2010 14:30
 
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ma va?



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


04/03/2010 22:30
 
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Gli Stati uniti riconoscono lo sterminio degli armeni come "Genocidio" e la Turchia richiama l'ambasciatore...

www.corriere.it/esteri/10_marzo_04/massacri-armeni-usa-genocidio_953f2a4e-27d2-11df-badf-00144f02aa...

E questo paese dovrebbe entrare nella UE... [SM=x1140421]
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«I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.» D. Siciliani

«Il cielo stellato sopra di me la legge morale in me.» I. Kant

"Un esercito non può dare di più di quanto non gli sappia chiedere e offrire il suo paese." Generale Luigi Caligaris
05/03/2010 09:28
 
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allora secondo questo ragionamento noi dovremmo ritirare gli ambasciatori dall'Iran perché Ahmadinejad nega l'olocausto?



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04/04/2010 16:49
 
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Com'è andata a finire.


La maggior parte dei militari arrestati per il tentato golpe sono stati rilasciati per mancanza di prove.

www.ilgiornale.it/esteri/il_golpe_contro_erdogan_era_solo_bufala_tutti_scarcerati_generali/04-04-2010/articolo-id=434911-page=0-co...
[Modificato da _Tiberias_ 04/04/2010 16:49]
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06/04/2010 10:08
 
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la cosa puzza...



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15/04/2010 22:16
 
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Re:
Sebastianus, 9/22/2009 7:20 PM:

Salve vorrei sapere il vostro pensiero sulla turchia in europa?




Dipende come si considera l'UE. Se la consideri un unione politica ed economica allora non vedo il motivo di escluderla: le istituzioni sono quelle europee. Ataturk infatti ha fatto un ottimo lavoro se si considera l'occidentalizzazione istituzionale turca.
Nel caso in cui tu consideri l'UE come non solo un unione economico-politica, ma anche culturale, allora la mia risposta è un secco no. C'è troppa disparità riguardante le donne ed il nazionalismo è ancora troppo radicato e le etnie diverse dalle loro sono troppo malviste.
Insomma, è un bel casino! [SM=g27964]
16/04/2010 08:41
 
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Le riforme di Ataturk stanno andando a farsi benedire grazie al governo di un partito religioso...se c'era una cosa sulla quale Mustafà Kemal non transigeva era proprio la laicità dello stato...



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"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


05/06/2010 14:09
 
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Erdogan e il declino dei turchi: Ankara torna fuori dall'Occidente



Le forze speciali israeliane e i loro comandanti sembravano sconvolti di fronte alla violenza incontrata nel loro tentativo di abbordare la nave Mavi (“Blue”) Marmara. Non avrebbero dovuto stupirsi. Non ho dubbi che “gli attivisti della pace” turchi a bordo della nave considerassero le truppe israeliane come qualcosa di simile alla seconda venuta delle SS di Hitler.

Seguire il discorso turco negli ultimi anni equivale a seguire un declino nazionale verso la follia. Immaginate circa 80 milioni di persone sedute nel crocevia tra Europa e Asia. Non parlano una lingua indo-europea e forse centinaia di migliaia di loro possono accedere significativamente a qualsiasi media esterno. Le informazioni che la maggior parte di loro ne ricava sono filtrate da una stampa laica che a confronto fa apparire i comunisti italiani come di destra... Gli argomenti A e B (o B e A, non importa realmente) sono nati dalla cattiva influenza di Israele e degli Stati Uniti sul mondo.

Per esempio, mentre i nostri media si sono occupati con grande interesse della questione “chi ha perso la Turchia?” quando alle forze statunitensi è stato impedito di entrare in Iraq da nord nel 2003, una simile autoanalisi non è stata chiaramente fatta ad Ankara o a Istanbul. Invece, ai turchi venivano quotidianamente propinate irreali atrocità perpetrate dalle forze statunitensi in Iraq, spesso con l’insinuazione che stessero agendo per conto degli ebrei. Il giornale Yeni Safak, tra le letture quotidiane del primo ministro Tayyip Erdogan, asseriva che gli americani stessero gettando talmente tanti corpi iracheni nel fiume Eufrate che i mullah locali avevano emesso una fatwa con l’ordine per gli abitanti di non mangiare il pesce. Lo stesso giornale affermava ripetutamente che gli Stati Uniti utilizzassero armi chimiche a Fallujah. E riportava che soldati israeliani fossero stati schierati insieme alle forze statunitensi in Iraq e che le forze statunitensi stessero raccogliendo gli organi interni dei morti iracheni per destinarli alla vendita nel “mercato degli organi”degli Stati Uniti.

Il quotidiano laico Hurriyet, nel frattempo, accusava i soldati israeliani di uccidere personale della sicurezza turca a Mosul, ed affermava che gli Stati Uniti stessero avviando un’occupazione dell’Indonesia (musulmana) sotto le spoglie di aiuti umanitari. L’ambasciatore statunitense in Turchia, Eric Edelman, in realtà ha sentito il bisogno di organizzare un’assemblea telefonica per spiegare ai media turchi che i test nucleari segreti degli Stati Uniti non sono stati la causa dello tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano. Una delle teorie più folli che circolavano ad Ankara era che gli Stati Uniti stessero colonizzando il Medio Oriente perchè i loro scienziati sapevano che a breve un asteroide avrebbe colpito l’America settentrionale.

Le storie di Mosul e della raccolta degli organi sono state presto riunite in un film di successo turco, dal titolo “La Valle dei Lupi”, che ho visto in un centro commerciale di Ankara nel 2006. Conoscendo poco la lingua, ho avuto alcune difficoltà di comprensione. Ma si vedeva chiaramente che le parti del corpo dei morti iracheni venivano messe in casse marcate New York e Tel Aviv. Non è un’esagerazione affermare che un simile anti-semitismo non era stato mostrato al grande pubblico in Europa dal Terzo Reich.

Quando ho intervistato il primo ministro Erdogan (in uno dei numerosi incontri) nel 2006, non era turbato dal racconto.

Erdogan: “Credo che gli autori di questo film si siano basati sui resoconti dei media…. Prendiamo ad esempio la prigione di Abu Ghraib: l’abbiamo vista in televisione, ed ora stiamo vedendo la Baia di Guantanamo in tutti i media del mondo, e certamente è possibile che questo film sia stato realizzato sotto tali influenze”.

Io: “Ma lei crede che siano in molti i turchi che hanno un’opinione simile dell’America, che ci considerano quel genere di persone capaci di andare in Iraq per uccidere la gente e prenderne gli organi?”

Erdogan: “Nel mondo accadono cose di questo genere. Se non è successo in Iraq, allora sta succedendo in altri paesi”.

Io. “Quale genere di cose? Uccidere persone per prenderne gli organi?”

Erdogan: “Non sto dicendo che vengano uccise….. ci sono persone povere che in questo vedono un mezzo per fare soldi”.

Sono stato colto alquanto di sorpresa dal fatto che il primo ministro non sia riuscito a condannare una diffamazione di sangue romanzata. Non avrei dovuto stupirmi. Erdogan e il suo partito hanno approfittato da sempre dell’odio per l’America e Israele. E’ molto probabile che la flottiglia turca che ha sfidato il blocco israelo-egiziano di Gaza fosse organizzata con la sua approvazione, se non con il suo incoraggiamento. Il ministro degli esteri turco, Ahmet Davutoglu, è fautore di una filosofia che spinge la Turchia ad allentare i legami occidentali con Stati Uniti, NATO ed Unione Europea, oltre a cercare la propria sfera di influenza in Oriente. Il recente accordo della Turchia per aiutare l’Iran nell’arricchimento dell’uranio non dovrebbe suscitare alcuna sorpresa.

Purtroppo, la Turchia non ha avuto alcuna credibile forza di opposizione da quando i suoi partiti laici e corrotti si sono arresi ad Erdogan nel 2002. Il People’s Republican Party, ispirato ad Ataturk, si è già sbarazzato di un leader che vedeva complotti CIA ovunque, sostituendolo con un altro che vuole aumentare la spesa nazionale proprio mentre tutte le casse del resto del mondo sono al collasso. E per di più, i turchi sembrano continuare a non vedere le loro evidenti ipocrisie. Provate a chiedere come si sentirebbero se altri paesi organizzassero un convoglio “di aiuti” (simile alla flottiglia di Gaza) per la loro minoranza curda: in tutta risposta otterrete sguardi fissi e silenzio.

L’angolo cieco della Turchia sulla questione curda è particolarmente impressionante ogni volta che si richiama alla memoria il fatto che la Turchia abbia quasi invaso la Siria nel 1998 per finanziare il terrorismo curdo. Il leader dei separatisti curdi, Abdullah Ocalan, è stato poi rimbalzato tra le capitali europee, per finire con l’essere catturato in Kenia e riconsegnato ai turchi dalla CIA. L’alleanza antiterroristica della Turchia con Israele e gli Stati Uniti non avrebbe potuto essere più naturale.

Ancora, il primo ministro Erdogan è stato uno dei primi leader mondiali a riconoscere la legittimità del governo di Hamas a Gaza. Ed ora sta innalzando la retorica dopo le provocazioni ad Israele per conto di Hamas. E’ stato Israele, ha dichiarato, a sconvolgere “la coscienza dell’umanità”. Il ministro degli esteri Davutoglu sta sfidando gli Stati Uniti: “ Ci aspettiamo piena solidarietà da parte vostra. Non dovrebbe sembrare una scelta tra Turchia e Israele. Dovrebbe essere una scelta tra giusto e sbagliato”.

Ma per favore. I buoni leader si impegnano per calmare le tensioni in situazioni come queste, non per intensificarle. Nessun americano dovrebbe essere ingannato, credendo che le motivazioni di questi uomini siano vere: sono soli demagoghi, che fanno ricorso ai peggiori elementi dei loro paesi e dell’intero Medio Oriente.

La ovvia risposta alla domanda. “Chi ha perso la Turchia?”- ovvero la Turchia filo-occidentale - è: “Sono stati i turchi”. La vera domanda che rimane da porsi è quanto abbiano danneggiato il processo di pace attualmente in atto nella regione.

Robert L. Pollock
(The Wall Street Journal) Traduzione di Benedetta Mangano.

Fonte:

L'Occidentale
[Modificato da _Tiberias_ 05/06/2010 14:10]
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E questi dovrebbero pure entrare in UE...e rispedirli negli altopiani dell'Asia centrale da cui provengono no?



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Concordo...


05/06/2010 20:40
 
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beh effettivamente in tema di rispetto delle minoranze i turchi dovrebbero essere i primi a tacere, almeno per un minimo di decenza.
05/06/2010 20:42
 
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Dopo aver sterminato gli armeni è anche il minimo.


05/06/2010 21:41
 
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Altra analisi interessante.


Che fine sta facendo la Turchia

Se la Turchia fosse in Europa, Recep Tayyip Erdogan avrebbe ugualmente usato toni così bellicosi contro Israele («un sanguinoso massacro», che deve essere «assolutamente punito»)? O, ancora, se la Turchia fosse membro della Ue, oggi Erdogan sarebbe premier? La risposta a entrambe le domande è “sì”. Bruxelles ha commesso i suoi errori, ma è pur vero che dal 2002 la Turchia ha preso un'altra strada.

Il 2002 è l'anno in cui il partito Giustizia e Sviluppo (Akp) guidato da Recep Tayyip Erdogan vince per la prima volta le elezioni, dopo anni di avvicendamenti di governi a guida kemalista (la formazione repubblicana “Chp” fu fondata da Kemal Ataturk nel 1923). L'Akp è un partito islamico e moderato, e sin da subito questa sua caratterizzazione ha animato le preoccupazioni dei vicini europei e degli alleati della Nato, americani in testa. Sono proprio gli Stati Uniti che premono affinché l'Europa apra le porte ad Ankara. Una piccola potenza regionale islamica che non sia integrata alla Ue (e quindi poco controllabile) può sempre volgere il suo sguardo ad est, e la Turchia confina con l'Iran, la Siria e l'Iraq. Una posizione geograficamente cruciale e politicamente “scottante”.

Erdogan si premura immediatamente di rassicurare la Nato e i Ventisette: il suo partito, dice, è profondamente europeista e attuerà tutte le riforme necessarie per avere diritto a un seggio nel Parlamento di Strasburgo. E sono tante, a cominciare da una riscrittura del codice penale, cancellando gli accenni nazionalistici contro le minoranze in favore della cosiddetta «turchità» e la pena di morte. Ma la diplomazia di Ankara ha sempre spiccato per il bizantinismo delle sue dichiarazioni e l'ambiguità nei fatti concreti. I negoziati per l'adesione alla Ue partono ufficialmente nel 2005 e si basano su 35 capitoli. Finora ne sono stati affrontati otto e il processo è in stallo dopo il “niet” dell'asse franco-tedesco. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy non sono favorevoli all'ingresso della Repubblica turca in Europa e finché ci saranno loro tutto resterà bloccato.

Ma è sbagliato vederla solo dal punto di vista di Bruxelles. La prospettiva turca, infatti, offre tutto un altro scenario. Recep Tayyip Erdogan non ha vinto le elezioni perché i suoi elettori chiedevano a gran voce l'Europa, ma perché volevano uno Stato diverso da quello dove hanno vissuto fino al 2002; con militari meno “invadenti” nella vita pubblica, un laicismo “più morbido” e la lotta alla corruzione dilagante. Erdogan è riuscito a realizzare quanto promesso? Per i suoi elettori in parte sì. Nel 2008 la Turchia è diventata la sesta economica europea, riducendo il suo debito pubblico dal 74% al 39%. Nello stesso anno, i dati del Transatlantic Trends (che analizza gli orientamenti dell'opinione pubblica in America e in Europa), parlavano chiaro: il 55% della popolazione turca non si sentiva parte dell'Occidente.

Oggi quella percentuale è ancora più ampia e l'Europa è sempre più lontana. Non solo a causa del gran rifiuto di Bruxelles, ma anche e soprattutto in seguito ai cambiamenti della società turca negli ultimi dieci anni. Cambiamenti interni che hanno un riverbero sulle questioni internazionali.

L'uomo che ha ridisegnato lo scacchiere degli equilibri politici nella regione, tra Balcani, Caucaso e Oriente è Ahmet Davutoglu. Fino al 2009 l'accademico e ambasciatore è stato il consigliere-ombra di Recep Tayyip Erdogan e ha tratteggiato una nuova «visione» della politica estera turca, il cosiddetto “neo-ottomanismo”.
Dallo scorso anno il professore, spesso criticato per l'ostentazione della sua fede islamica, è a capo della diplomazia di Ankara e non nasconde il suo progetto di dare una nuova architettura all'intera regione, nella quale la Turchia vuole svolgere un ruolo di primo piano. Davutoglu è l'uomo che ha ricucito il dialogo con la Siria, che ha fatto ripartire quello con l'Armenia (anche se la normalizzazione dei rapporti è ancora in stallo) e che ha rafforzato le relazioni con Teheran. È una sorta di Kissinger alla turca, profondamente convinto che l'approccio del Paese debba essere multilaterale e in grado di progettare strategie future con gli altri attori della regione e non solo tamponare le crisi quando accadono, come la Turchia ha fatto fino all'avvento dell'Akp di Erdogan. Ciò significa, concretamente, rafforzare i rapporti con i “fratelli musulmani” dei paesi vicini. La durezza nei confronti di Israele ha assicurato alla Turchia un ampio margine di manovra nel mondo musulmano. Ankara ha teso la mano all'Afghanistan e al Pakistan, alla Cina e al Montenegro. In occasione della guerra in Iraq il premier ha raffreddato per la prima volta i rapporti con Washington e nel 2009 a Davos, con Shimon Peres, ha espresso la sua netta condanna per l'operato israeliano a Gaza chiedendo «one minute», un minuto, per “litigare” con il presidente dello Stato ebraico.

E proprio “One minute” è stato lo slogan ieri dei giovani dell'Akp che hanno chiesto “giustizia” per i morti del blitz israeliano sulla nave turca della flottiglia del Free Gaza Movement. Un'ondata di rigurgiti anti-israeliani che affondano le loro radici nella riscoperta di un'appartenenza (e comunanza) religiosa, quella islamica. È questo che è cambiato negli ultimi dieci anni in Turchia. Il nazionalismo kemalista ha ceduto il passo alla forza di valori religiosi che fino ad allora erano stati compressi. Il governo di Erdogan ha dato la stura alla nascita e alla crescita di una nuova borghesia, rigorosamente musulmana. Oggi in Turchia gli affari e i soldi li fanno gli islamici e le loro donne con il capo coperto dal velo comprano a peso d'oro costosi articoli griffati nei negozi più lussuosi. Questa nuova borghesia musulmana vede in Erdogan il suo padre putativo e nell'Europa una cosa lontana, complicata, distaccata dalla realtà turca e, sostanzialmente, indifferente.

È questo l'humus politico, culturale e sociale che ha fatto da fertilizzante alla concezione neo-ottomana delle relazioni internazionali plasmata dal ministro degli Esteri Davutoglu. Ed è forte di questa «nuova visione» della centralità turca che il capo della Diplomazia di Ankara ieri ha incontrato Hillary Clinton, chiedendole formalmente «una condanna chiara» per il raid israeliano.

Anna Mazzone

Fonte:

Il Riformista
[Modificato da _Tiberias_ 05/06/2010 21:45]
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«I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.» D. Siciliani

«Il cielo stellato sopra di me la legge morale in me.» I. Kant

"Un esercito non può dare di più di quanto non gli sappia chiedere e offrire il suo paese." Generale Luigi Caligaris
07/06/2010 13:54
 
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...mi sa che dobbiamo iniziare a preoccuparci...



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Κωνσταντίνος ΙΑ’ Δραγάσης Παλαιολόγος,
Xρoνoκράτoρ και Koσμoκράτoρ
Ελέω Θεού Βασιλευς και Αυτοκράτορ των Ρωμαίων.





"Ci sono quattro grandi cause per cui vale la pena di morire: la Fede, la Patria, la Famiglia ed il Basileus. Ora voi dovete essere pronti a sacrificare la propria vita per queste cose, come d'altronde anch'io sono pronto al sacrifico della mia stessa vita.
So che l'ora è giunta, che il nemico della nostra fede ci minaccia con ogni mezzo...Affido a voi, al vostro valore, questa splendida e celebre città, patria nostra, regina d'ogni altra.
Miei signori, miei fratelli, miei figli, l'ultimo onore dei Cristiani è nelle nostre mani."

"Ed allora questo principe, degno dell'immortalità, si tolse le insegne imperiali e le gettò via e, come se fosse un semplice privato, con la spada in pugno si gettò nella mischia. Mentre combatteva valorosamente per non morire invendicato, fu infine ucciso e confuse il proprio corpo regale con le rovine della città e la caduta del suo regno.
Il mio signore e imperatore, di felice memoria, il signore Costantino, cadde ucciso, mentre io mi trovavo in quel momento non vicino a lui, ma in altra parte della città, per ordine suo, per compiervi un'ispezione: ahimè ahimè!."

"La sede dell'Impero Romano è Costantinopoli e colui che è e rimane Imperatore dei Romani è anche l'Imperatore di tutta la Terra."

"Re, io mi desterò dal mio sonno marmoreo,
E dal mio sepolcro mistico io ritornerò
Per spalancare la murata porta d'Oro;
E, vittorioso sopra i Califfi e gli Zar,
Dopo averli ricacciati oltre l'Albero della Mela Rossa,
Cercherò riposo sui miei antichi confini."

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà”


09/06/2010 22:00
 
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Di questo passo non credo proprio che la turchia entrerà nell'UE, soprattutto per il raffreddamento dei rapporti con gli USA. Inoltre è ormai evidente coma la turchia cerchi di espandere la sua influenza nel medio oriente islamico in senso anti-semita......
06/07/2010 21:22
 
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Re: Re:
Federico II Hohenstaufen, 22/09/2009 20.41:




Sono d'accordo...poco tempo fa ho visto un video greco: "The capital of Greece is Constantinople"

Via gli infedeli dal suolo europeo! [SM=g27975]






08/07/2010 19:14
 
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In un'intervista in esclusiva al Corriere della sera, il presidente Obama auspica che presto la Turchia entri nell'UE.

Se ha tutta questa voglia di ancorare la Turchia all'Occidente, perché non la fa entrare negli USA? C'è un'espressione in siciliano che ben illustra la situazione, purtroppo è il dialetto ed estremamente volgare, il significato sarebbe: "è bello far l'amore con il lato B degli altri".
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08/07/2010 20:19
 
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secondo me la turchia potrebbe anche entrare nella ue, per allontanarla da derive integraliste, molto poco probabili comunque.
ricordiamoci che è una repubblica laica e nel laicismo fonda le sue origini, il padre della patria ataturk è l'equivalente di mazzini per noi.
se facciamo entrare la bosnia, l'albania [SM=x1875401] , il kossovo [SM=g27981] e il montenegro [SM=g27983] cadrebbero quelle distinzioni religiose che sarebbero il primo ostacolo e pretesto all'integrazione
se consideriamo poi la altrettanto stravagante idea della adesione di israele perchè allora non la turchia ?
a patto, si intende, che riconosca come genocidio la strage degli armeni e che dia garanzie alle minoranze tipo bulgari e soprattutto curdi
08/07/2010 20:57
 
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Per me Albania e Montenegro possono entrare tranquillamente, Turchia ed Israele no. Non sono Europa.
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08/07/2010 21:10
 
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vabbè non è europa geografica, ma un accordo privilegiato alla lunga si imporrà perchè la storia sembra abbia preso la piega di favorire l'integrazione fra vicini per non essere egemonizzati da potenze come cina, usa e russia

far entrare israele vuol dire dichiarare guerra ai palestinesi, o come minimo con hamàs e forte tensione con iran, sarebbe un avventura



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